Premio Calabrese, Soriano Capitale del calcio per un giorno

Premio Calabrese, Soriano Capitale del calcio per un giorno

SORIANO NEL CIMINO (VT) – Vi raccontiamo  la quarta edizione del Premio Nazionale Pietro Calabrese, manifestazione istituita in memoria del noto giornalista romano ex direttore de La Gazzetta dello Sport, Il Messaggero e Panorama scomparso nel 2010. Tra i premiati Inzaghi, Malagó, Veltroni, Giorgia Rossi e Bruno Giordano.

Un interessante pomeriggio di sport in un angolo suggestivo del Lazio, tra prestigiose firme del giornalismo sportivo, personaggi celebri del mondo del calcio ed un pubblico appassionato di qualsiasi età. Si potrebbe riassumere così la bella giornata che abbiamo passato a Soriano nel Cimino, in occasione della sesta edizione del Premio Nazionale intitolato al compianto Pietro Calabrese, una firma preziosa nella storia del giornalismo sportivo come poche altre, ideata da Antonio Agnocchetti e che abbiamo seguito anche negli anni precedenti.

L’evento, organizzato dalla figlia di Pietro e giornalista Mediaset Costanza Calabrese in collaborazione col Coni e la Figc, conferisce ogni anno la Castagna D’Oro (simbolo del tipico prodotto made in Tuscia) a presidenti, calciatori, allenatori e giornalisti sportivi di assoluto prestigio.

Che dire poi della location? Noi di MyWhere conosciamo benissimo Soriano e vi abbiamo raccontato qui diverse manifestazioni che si sono tenute in questo spettacolare borgo della Tuscia.

Il Premio Calabrese si è svolto in una terrazza ai piedi della collina di Soriano nel Cimino, palcoscenico naturale del premio. Questo piccolo centro, che consta circa 8000 abitanti a pochi chilometri da Viterbo, racchiude in se tutte le caratteristiche tipiche della Tuscia, con il suo ben conservato borgo medievale dominato dal Castello Orsini (XII-XIII sec.), in un territorio di arte e natura, tradizioni enogastronomiche e paesaggi ben tutelati dominati dal castagneto e dai noccioleti, poco distante dal bellissimo lago di Vico.

La manifestazione è stata condotta dalla bella giornalista Sky Federica Masolin, particolarmente nota a tutti i fan della Formula 1, in compagnia di Giuseppe Di Piazza e Antonio Agnocchetti. Dopo un breve discorso di apertura dedicato alla memoria di Pietro Calabrese, la parola è passata immediatamente al Sindaco di Soriano Fabio Menicacci, che ha voluto ringraziare i presenti con un classico discorso di rito.

La buona riuscita dell’evento è stata determinata dal fatto che i premiati non si sono limitati a dei semplici ringraziamenti di rito ma hanno animato una vera e propria tavola rotonda sui problemi del calcio, non con discorsi generali, ma raccontando le loro esperienze personali valorizzando il loro carattere di “interlocutori privilegiati”.

Si è parlato del ritiro di Francesco Totti, della cocente sconfitta della Juventus e delle prospettive della Lazio, argomento quest’ultimo molto sentito a Soriano, che si annovera da sempre come uno dei più animati feudi biancocelesti della regione. E poi, se tra i premiati figurano Bruno Giordano e Simone Inzaghi, tutto viene da sé.

Mi piacerebbe vedere una Lazio protagonista per due anni di fila – ci dice il grande Bruno Giordano, mai troppo benevolo con la gestione Lotito – troppe volte negli ultimi anni, ho visto i biancocelesti fare una grande stagione, conquistare l’Europa e poi crollare l’anno successivo. Ecco il mio auspicio è che Simone (Inzaghi n.d.r) riesca a farsi comprare giocatori importanti, in grado di dare una dimensione europea alla mia squadra del cuore”.

Il Mister della Lazio, tra i più applauditi della giornata, prende la palla al balzo: “Oggi sono qui per ricevere un premio importante, dedicato a una persona speciale, ma sul futuro della Lazio posso solo dire che per reggere 3 competizioni è necessario costruire una rosa ampia, con giocatori pronti ed entusiasti”.

Lazio, Lazio e ancora Lazio. A celebrare i colori biancocelesti, nonostante la non troppa gioia del simpatico Giuseppe Di Piazza (tifoso romanista) è Riccardo Cucchi, storica voce di Tutto il Calcio Minuto per Minuto: “Ora che mi sono ritirato dalle telecronache posso dirlo, sono biancoceleste! Tra le telecronache che ricordo con maggiore commozione c’è sicuramente quella di Perugia-Juventus, dove la sconfitta dei bianconeri decretò lo scudetto della Lazio”.

Di Piazza non ce la fa più: “Ma oggi si parla solo della Lazio? – dice scherzosamente – “Parliamo dell’addio del Capitano, e per farlo chiamo sul palco Massimo Cecchini, autore nel 2009 del libro Francesco Totti, Vita, parole e imprese dell’ultimo gladiatore”. Dopo i ringraziamenti di rito, Cecchini pronostica il futuro del Pupone: “Non so cosa farà, so solo che Francesco vuole svolgere un ruolo attivo e non solo legato al suo nome. Non ce lo vedo a fare l’ambasciatore e l’uomo immagine”.

Arrivati a metà cerimonia l’attenzione si trasferisce sui giornalisti sportivi. Le firme premiate per questa edizione sono Marco Mazzocchi di Rai Sport, che rivendica con orgoglio il servizio pubblico nonostante le difficoltà, la bellissima Giorgia Rossi e Alberto Brandi entrambi appartenenti alla squadra di Premium Sport, soffermatisi invece sugli ottimi risultati di Mediaset per la messa in onda della Champions League.

I due interventi più toccanti sono stati senza dubbio quelli di Walter Veltroni e del Presidente del Coni Giovanni Malagò.

Ritirare un premio intitolato a un amico di sempre mi fa strano – afferma l’ex sindaco di Roma – Pietro era una persona incredibile, amata da tutti. Ha dedicato la sua vita al giornalismo, dirigendo Il Messaggero, Panorama e la Gazzetta dello Sport, sempre proponendo un giornalismo moderno, modernissimo. Ma ciò che ricordo maggiormente di lui e con grande affetto è la sua tranquillità. Anche quando ci discutevi non perdeva mai la calma e il rispetto.”

Veltroni ha voluto anche salutare tutti i tifosi juventini ricordando che il dolore per la sconfitta non sempre rappresenta qualcosa di negativo: “Per me la Juve è una passione fortissima. E’ come un amore, e quando si soffre, vuol dire che si ama davvero. Ci rifaremo, state tranquilli”.

Infine Malagò, molto commosso durante la consegna della Castagna d’Oro, non ha perso l’occasione di salutare il suo vecchio amico: “Pietro era una persona fortissima, con un senso del dovere pazzesco. Odiava i ritardi e le imprecisioni, dava sempre il massimo. Ma nella vita privata era di una dolcezza infinita, un vero amico. Con lui ho passato momenti molto belli, abbiamo fatto vacanze insieme, parlato di tutto, di donne, di figli, di vita. Una curiosità. Pietro nel suo studio non aveva quadri, fotografie o premi incastonati nella parete. Aveva solo una maglia appesa. Sapete di chi era la maglia? Di un certo Francesco Totti”.

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Paolo Riggio

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