Gianni Versace al MANN: il linguaggio della moda si interfaccia con l’Archeologia

Gianni Versace al MANN: il linguaggio della moda si interfaccia con l’Archeologia

NAPOLI – Fino al 20 settembre 2017 avrete una scusa in più per visitare la bella Partenope. Infatti al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ci sarà la mostra Dialoghi / Dissing. Gianni Versace Magna Grecia Tribute. La mostra è un omaggio alla sua visione della moda e dell’arte dai forti legami con la Magna Grecia, che espone la collezione privata di abiti e oggetti raccolti negli anni da Antonio Caravano. Ecco come il linguaggio della moda può interfacciarsi con l’Archeologia.

Non è un caso che sia stata scelta Napoli come sede per la mostra del creatore di Moda più geniale che l’Italia ricordi.

Come sappiamo la storia di Napoli è millenaria, Parthenope (il nome deriva dalla nome dalla Sirena Eponima) venne fondata dai Cumani alla fine dell’VIII secolo.

E non è un caso che l’arte greca sia la fonte d’ispirazione di Gianni Versace. Lui che amò la bellezza femminile, sensuale e statuaria delle top model, le donne più belle che le passerelle possano ricordare le ha create lui, da Helena Christensen, Cindy Crawford a Claudia Schiffer, passando per Naomi Campbell, Carla Bruni e Linda Evangelista.

Guardando le icone femminili di Gianni Versace, non possiamo che riferirci al Canone delle proporzioni della bellezza e dell’armonia del primo trattato sull’anatomia umana dello scultore Policleto (purtroppo documento perduto, risalente a circa il 400 a.C. ). Considerato che quest’ultimo è stato il primo trattato che teorizza la “regola” delle proporzioni in uno studio tra equilibrio e razionalità definito “classico”.

Versace

Non è un caso che sia stato scelto un museo come il MANN, Il Museo archeologico nazionale di Napoli considerato uno dei più importanti musei archeologici al mondo ed il più importante della città, che annovera un ricco patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico della storia dell’epoca greca e romana.

Nulla è un caso in questo connubio di luce nella bella partenope che dedica una mostra in onore di uno stilista troppo arguto, troppo avanti, troppo visionario, troppo genio e, diremo, dato la tragica morte violenta di cui non si e mai saputo nulla (date per interrotte le varie indagini dopo vari depistamenti…), diremo anche troppo sfortunato.

E sfortunati noi a non aver potuto godere a lungo della sua arte, che oggi, a distanza di vent’anni, ancora osanniamo nella lettura avanguardistica di Gianni Versace.

Gianni Versace era nato a Reggio Calabria il 2 dicembre del 1946, era 8 anni più giovane di Armani e ben 14 più giovane di Valentino. Arrivò come una rivoluzione: esplosiva e propositiva. Un inno alla donna. E così noi, ragazze degli anni ’80, non abbiamo amato che lui.

Troppo distante l’arte stilistica elitaria e regale di Valentino. Così come ci siamo sentite anni luce distanti dall’androginia ed anoressia dei canoni invocati da Armani.

Sono solare, mediterranea, e meridionale. Amo l’arte e le origini dalle quali veniamo (compresa, se non per prima, l’arte ellenica). La Moda l’ho sempre e solo vista in funzione dell’esaltazione dell’io, interiore ed esteriore, come espressione della personalità e come espressione della sensualità. Gianni Versace tirava fuori il fascino della consapevolezza.

L’arte dell’eccesso come gioco ma anche come religione alle quali è riuscito a convertire donne che, a parte il ruolo pubblico, non brillavano certo per fascino e personalità (vedi Lady Diana). Ma lui costruiva, scolpiva con i suoi abiti le linee d’espressione dei caratteri più intellegibili.

Il progetto di questa esposizione, accompagnata da eventi, incontri e performance nasce a Napoli: è un omaggio alla sua visione della moda, dell’arte. Ho visitato la mostra con la speciale guida di Sabina Albano, ideatrice e curatrice della mostra. Mi ha raccontato come, attraverso la collezione privata di abiti e oggetti raccolti negli anni da Antonio Caravano, in coproduzione con il Mann e con la collaborazione scientifica di Maria Morisco, hanno creato questa esposizione che dimostra il forte legame tra Gianni Versace e la Magna Grecia.

“Ho in mente questo progetto davvero da molto tempo. Mi ha ispirato la convinzione che le parole della moda possano leggere la storia. Il linguaggio della moda è per me un linguaggio storico, un codice che può decifrare tutto. Parlare di Gianni Versace e della Magna Grecia significa andare alle radici della nostra cultura. In fondo, sono un’archeologa con la passione della moda. Un abito degli anni ’90 non è altro che un reperto, figlio di iconografie artistiche, anch’esso un pezzo di storia: la nostra”.

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Qui Sabina Albano mi mostra come il particolare dell’interno renda ogni abito “doppio”. L’interno è più ricco dell’esterno, e su  ogni dettaglio è posta un’attenzione unica.

Perché avete scelto come titolo Dialoghi/Dissing? Cosa vuol dire esattamente Dissing?

– Il titolo Dialoghi/Dissing non è casuale. Un nome come Gianni Versace all’Archeologico è un grande contrasto, come lo è la dissing battle per i rapper.  Dissing però è anche un dialogo, per questo abbiamo voluto rafforzare questo concetto. Infatti poi la colonna sonora è stata affidata alle musiche di Lunare Project, con “Yo Soy La Moda”, un brano con Grazia Raimo, Pippo Cyborg e il rapper napo-domenico Marvin Florian El Cojote che si sono sfidati a colpi di dissing verbali. Gianni Versace è stato un creativo a “tutto tondo” che ha abbracciato tutte le espressioni artistiche: le sue collezioni pescano a piene mani dalla nostra cultura, dalle nostre radici reinventandole come nuove. La contaminazione con le altre espressioni artistiche, musica, teatro, danza, hanno sempre prodotto una messa in scena dove le indossatrici diventavano attrici a tutti gli effetti, personaggi che interpretavano il suo gusto, i suoi colori e la musica che amava. Un sincretismo perfetto. Un melting-pot di tutti i linguaggi.

Gianni Versace al MANN
Il video del “dissing” qui proiettato con audio

Approfitto del fatto che Sabina Albano sia stata raggiunta dall’Ufficio Stampa del MANN Ornella Falco e chiedo: immagino che non sia stato molto facile promuovere questa mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli…

– No, è stata una sfida accolta con piacere dal direttore del M.A.N.N Paolo Giulierini che ha prontamente accolto il progetto Dialoghi/Dissing, aprendo le porte della Sala del Cielo Stellato e gli altri spazi a questa nuova sfida. Il confronto tra elementi così diversi è solo apparentemente un contrasto. Gianni Versace può confrontarsi con le nostre comuni radici, quelle della Magna Grecia. Cerniera imprescindibile della cultura Occidentale ed Orientale,  il Sud Italia è stato per il couturier un patrimonio da diffondere nel mondo e non solo quello della moda. Interprete carismatico del proprio tempo, Gianni Versace ha diffuso, attraverso i propri abiti, l’iconografia del passato, catapultandola nel futuro. Le sue camicie sono un colto résumé di immagini  che questo Artista Geniale ha fatto girare nel mondo. Con la mostra dedicata alla creatività di Gianni Versace abbiamo voluto dimostrare che esiste una continua contaminazione tra le arti. Le iconografie del mondo antico si ritrovano dappertutto negli sgargianti abiti di Versace. Un museo che conserva la storia della moda non poteva non essere la culla di questa mostra di arte contemporanea.

Gianni Versace al MANN
Io con Ornella Falco e Sabina Albano alla mostra di Gianni Versace al MANN

Gianni Versace al MANN

Quello che mi ha colpito di più, e conquisterà il visitatore, è il riuscito abbinamento, realizzato con la consulenza scientifica di Maria Morisco, tra gli abiti della collezione privata di Antonio Caravano e reperti storici. Ho chiesto a Sabina Albano di illustrarmene qualcuna più nel dettaglio:

– Gianni Versace uomo del Sud aveva nel Dna tutte le immagini della cultura classica che poi ha stampato sugli abiti. Così una giacca/mini dress in seta policroma è stata abbinata a una Testa in terracotta della prima metà del III secolo avanti Cristo e a una Testa femminile con potos Terracotta del IV secolo a.C.; una camicia in seta policroma e gonna pieghettata in seta bianca e nera è stata abbinata a una maschera di schiavo del I secolo d. C. e a una brocchetta trilobata in bronzo del I secolo dopo Cristo.

Qual’è per te l’iconico l’abito iconico?

Stella della collezione è senz’altro l’abito Metal Mesh, fatto di una maglia metallica snodata con sembianze di seta dorata, ammiratissima.

Infatti noi l’abbiamo messo in home page con tutto il suo riflesso dorato.

Gianni Versace al MANN

Nella sala in bella mostra sono visibili anche le opere di Manuela Brambatti, gli acquerelli di Bruno Gianesi e Marco Abbamondi, i ritratti di Ilian Rachov, mentre al centro del giardino c’è una scultura di Marcos Marin.

Gianni Versace al MANN

Insomma non servono scuse per visitare la bella Napoli, ma ricordate che avete solo un mese ancora per visitare la mostra di Gianni Versace al MANN!

E se volete indicazioni su cos’altro vedere tra la Via dei Musei, o le stazioni dell’Arte, o dove alloggiare, vi segnalo gli altri articoli su Napoli. E intanto godetevi la nostra ricca Gallery fotografica per avere un assaggio di questa bella mostra.

INFO: Dialoghi / Dissing

Gianni Versace Magna Grecia Tribute

Dal 14 luglio al 20 settembre 2017 mostra

al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Versace

Fabiola Cinque

2 Responses to "Gianni Versace al MANN: il linguaggio della moda si interfaccia con l’Archeologia"

  1. Federica Chinnici   20 Settembre 2017 at 18:16

    Ho trovato interessantissima la mostra e soprattutto ben organizzata.
    Ho sempre avuto una grande ammirazione nei confronti di Gianni Versace e ho apprezzato moltissimo questo binomio moda e archeologia. Come dice la stessa autrice dell’articolo, guardando le grandi icone femminili dello stilista, nonchè le top model più belle che le passerelle possano ricordare, viene abbastanza spontaneo il riferimento ai canoni di bellezza dell’età classica. L’ esposizione dimostra in tutto il suo splendore il forte legame tra Gianni Versace e la Magna Grecia, e sono rimasta molto entusiasta dall’abilità degli organizzatori dell’evento di riuscire ad abbinare perfettamente gli abiti della collezione con i reperti storici.
    Consiglio vivamente di visitare la mostra a chi non lo avesse ancora fatto.

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  2. francesca pirani   20 Settembre 2017 at 19:34

    Mi dispiace molto non aver avuto modo di partecipare a questa mostra e, altrettanto, di non aver mai avuto l’occasione di visitare il Mann di Napoli.
    La cosa certa è che attraverso le varie immagini e articoli di giornale, in qualche modo è come se avessi avuto la possibilità di percepire l’atmosfera respirata tra gli abiti di Versace.
    Ritengo che una buona mostra si distingua per le emozioni e i sentimenti che è in grado di suscitare, altrimenti risulterebbe un’esposizione di “freddi trofei da museo”; sicuramente la curatrice dell’evento è riuscita a cogliere uno degli aspetti fondamentali delle idee dello stilista, quella di far innamorare dei suoi abiti, senza poter tornare indietro e, senza via di scampo. La filosofia di Gianni Versace punta su questo concetto, rielaborando quello che in Grecia era il potere magnetico e fatale di Medusa, nonché suo simbolo e logo. Seduzione, bellezza, ricchezza e tradizione sono le sensazioni che mi arrivano, fuse con quell’aria di magia e di mistero tipiche della mitologia ellenica.
    Sicuramente sarebbe interessante avere la possibilità di vedere questa mostra itinerante per l’Italia, perché no magari in altri luoghi tipici della nostro territorio e della tradizione, o in luoghi che hanno segnato la storia della moda o dello stilista, o ancora poter trovare altre relazioni tra altri aspetti riguardanti la filosofia greca e il nostro tempo.
    Occasioni come questa dimostrano ancora una volta che quello della moda non è solo un mondo di frivolezza e superficialità, ma che spessore e collegamenti geniali, spesso, costituiscono il successo di stilisti ma anche di manager, organizzatori e studiosi, come in questo caso con Sabina Albano.

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