Ovidio tra miti e amori in mostra alle Scuderie del Quirinale

Ovidio tra miti e amori in mostra alle Scuderie del Quirinale

ROMA – Fino al 20 gennaio 2019 alle Scuderie del Quirinale sarà possibile visitare la mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie: un dialogo tra poesia e arte, tra immagini e parole che crea connessioni e rinvii tra diversi linguaggi.

Insolita la scelta di realizzare una mostra incentrata sulla parola e su Ovidio, uno degli autori antichi più apprezzati. Con oltre 250 opere, concesse in prestito da circa 80 musei tra italiani e internazionali, il percorso si snoda attraverso alcuni temi principali cari al poeta.

L’importanza della parola è chiara sin da subito nel percorso espositivo in via XXIV maggio; ad accogliere i visitatori, un’installazione site specific realizzata per la mostra da Joseph Kosuth in cui neon colorati riproducono alcuni celebri versi ovidiani in latino tradotti in inglese.

Ovidio

La mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie, vuole raccontare il poeta di Sulmona attraverso le immagini che, contemporaneamente, vengono spiegate dalle sue stesse parole. Un circolo in cui è evidente come i capolavori scelti illustrino la poesia ovidiana che a sua volta contribuisce a spiegare le opere di grandi artisti.

La scelta ricaduta su Ovidio è dovuta al progetto portato avanti con l’Università di Padova in occasione della ricorrenza dei 2mila anni dalla sua morte. Il poeta fu dal punto di vista storico anche un testimone fondamentale di cruciali momenti della storia di Roma: sono gli anni in cui Augusto, preso il potere, trasformò la Repubblica in Impero.

Ovidio

Fu a quel punto che le parole di Ovidio iniziarono ad essere censurate e mal viste tanto che il governo aveva osteggiato il poeta più o meno apertamente. Nonostante l’esilio dell’8 agosto d.c. sulle rive del Mar Nero la memoria di Ovidio sopravvisse immortale grazie alla sua poesia, come lui stesso aveva preannunciato:

I libri sono per me un monumento più grande e duraturo …ho fiducia che daranno al loro autore fama e immortalità (Tristia, 3, 3, 77-80)

Nelle prime sale del piano terra il focus è sulla figura del poeta, presentando i codici miniati e i primi volumi a stampa che hanno veicolato le sue parole nel corso dei secoli. Si passa poi all’illustrazione della sua concezione dell’amore con oggetti che si ricollegano ai suoi precetti sulla bellezza e sull’eros, rintracciabili nell’ Ars Amatoria.

Infine lo scontro con Augusto che oltre all’avversità personale mostra la diversa concezione nei confronti di divinità come Apollo, Diana e Giove. A questi déi cari al pantheon, Ovidio nei suoi testi contrappone figure ben lontane dalla dignitosa severità degli déi ufficiali.

Ovidio

Ad esempio troviamo Apollo, protettore della nuova era inaugurata da Augusto, trasformarsi in un giovane in preda a infuocati amori o scosso dall’ira nel duello musicale con Marsia. Ed ecco Giove che seduce e conquista Leda trasformandosi in cigno.

Il nucleo più denso di opere all’interno del percorso espositivo ruota intorno alle Metamorfosi, l’opera per eccellenza con cui Ovidio riuscì ad evocare immagini attraverso le parole. Un potere evocativo che la mostra rende visibile chiaramente. Le parole si trasformano in immagini, dopo essere state rese eterne dalla fama immortale di Ovidio.

Il testo ovidiano delle Metamorfosi è indubbiamente una delle fonti di ispirazione più forti di sempre, in grado di attraversare duemila anni e di alimentare costantemente la produzione figurativa dei secoli a venire.

Ovidio

Le sue storie sono animate da figure sensuali e vivaci, che possono essere paragonate agli stessi uomini, colti da passioni ed istinti.

Capolavori provenienti da alcuni dei più importanti musei italiani, ci fanno conoscere il mito i più o meno famosi in cui si alternano fanciulle, amate rapite o abbandonate (Arianna e Proserpina) e giovani dai tragici destini (Meleagro e Icaro). Storie che restano attuali tanto da esser scelte con secoli di distanza dai grandi artisti della pittura dell’età moderna.

Tra i capolavori in mostra sono presenti la Venere Pudica di Botticelli, il Narciso di Domenichino, la Caduta di Fetonte del Carracci, insieme a Tintoretto, Saraceni, Ribera, Poussin e Batoni.

Uno mostra in cui era necessario rendere visibile quanto la poesia e la parola evocano. E a cosa più delle opere d’arte si può ricorrere per tradurre un contenuto poetico e letterario in un percorso espositivo?

Statue, dipinti, monete o monili, capolavori proveniente da vari contesti e periodi, ma le opere d’arte tutte, assolvono questo importante compito: essere veicolo di un contenuto, materializzano visivamente una storia, un’idea, un contesto.

Ovidio. Amori, miti e altre storie

Ho ormai compiuto un’opera che non potranno cancellare nè l’ira di Giove nè il fuoco, nè il tempo divoratore ( Met. 15, 871-873)

Come indica la citazione riportata a conclusione della mostra, essa si conclude con l’apoteosi di Ovidio che viene raccontata tramite l’apoteosi di Ganimede, giovane rapito e divenuto coppiere degli déi. Una metafora in cui si legge l’apoteosi del poeta che supera l’esilio, la morte e il tempo divenendo di fatto immortale.

Ovidio. Miti, amori e altre storie
Scuderie del Quirinale Roma.
17 ottobre – 20 gennaio

Per maggiori informazioni consultare il sito delle Scuderie.

Giulia Chellini

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