Donare l’arte: due tele del Mastelletta alla Pinacoteca di Bologna

Donare l’arte: due tele del Mastelletta alla Pinacoteca di Bologna

BOLOGNA – Le opere sono state donate dal raffinato connaisseur d’art e collezionista Eugenio Busmanti. Andrea Donducci detto il Mastelletta, allievo di Ludovico Carracci fu un pittore ‘bizzarro’ sulla scia del celebre Manierismo emiliano.

Un buon comportamento, anzi ottimo, del vivere civile e sociale è la pratica benemerita della donazione da parte di privati cittadini di opere d’arte a istituzioni pubbliche, così da incrementare ed arricchire il patrimonio di tutti. Interi musei in epoca moderna sono nati da lasciti di munifici mecenati.

Possiamo ben dirci fortunati qui a Bologna se ancor oggi capitano eventi del genere. Infatti la Pinacoteca Nazionale di Bologna ha ricevuto in dono due dipinti eccezionali, due grandi tele di Andrea Donducci detto il Mastelletta, allievo di Ludovico Carracci, coetaneo di  Guido Reni, pittore ‘bizzarro’ sulla scia del celebre Manierismo emiliano di  Parmigianino e di Niccolò dell’Abate. A Roma nei primi anni del ‘600 ebbe molte e prestigiose committenze; e proprio dalla celebre quadreria romana del marchese banchiere Vincenzo Giustiniani proviene la impressionante e tenebrosa coppia di tele in pendant di soggetto biblico, Sansone e Dalida e L’offerta di Abigail a David.

GRAZIA GAZZONI FRASCARA OMAGGIA LA GENEROSITA’ DI EUGENIO BUSMANTI

Questo eccezionale lascito si deve alla generosità di Eugenio Busmanti raffinato connaisseur d’art e collezionista accurato prematuramente scomparso l’anno scorso. Grazia Gazzoni Frascara così lo ricorda: “Eugenio era un amico sicuro. Una persona gentile, con un garbo melanconico che lo rendeva a volte, lontano, come se pensasse ad altro. Ma era attento e grande osservatore, conosceva bene le vie lucenti della Bellezza: nella Pittura, che amava con dedizione, e nelle frivolezze, così importanti nella vita.

Era generoso e gli piaceva ricevere nella sua bella casa, gli amici amatissimi; sotto l’allegra sovrintendenza della sua intelligente, vivacissima Madre, la Brunilde. Pur avendo una profonda cultura, avendo dedicato ogni giorno della sua vita allo studio appassionato della Pittura, non volle scriverne. Forse la timidezza lo frenava; forse quel suo garbo melanconico reputava l’impegno scritto, un involgarimento inutile, una banalizzazione della Sublime Bellezza.

Ho qui a casa, una kenzia che Eugenio mi regalò anni fa. Immensa, splendente, come la sua amicizia.”

I DIPINTI DEL MASTELLETTA ALLA PINACOTECA DI BOLOGNA DAL 20 NOVEMBRE

Pur essendo e volendo restare un giocatore libero, Eugenio Busmanti era stato consigliere dell’associazione Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna detta Società di Santa Cecilia (dal capolavoro di Raffaello conservato nel museo). Ne condivideva l’obiettivo principale, quello di accrescere e mantenere vivo nei bolognesi l’interesse per la Pinacoteca nella consapevolezza che l’amore per l’arte e la cultura hanno, in ogni tempo e in ogni luogo, rafforzato il senso di appartenenza alla comunità.

Dal 20 novembre i due dipinti faranno parte del percorso espositivo della Pinacoteca e andranno ad arricchire il patrimonio di opere di Mastelletta già presenti in galleria, provenienti dalle soppressioni napoleoniche e dalla donazione Zambeccari.

INFO

Silvia Camerini Maj

3 Responses to "Donare l’arte: due tele del Mastelletta alla Pinacoteca di Bologna"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   22 Novembre 2019 at 11:27

    Sono d’accordo con tutto quello che hai scritto. Ho conosciuto Eugenio Busmati solo superficialmente, ma ne apprezzavo il gusto alla Mario Praz. Il Mastelletta andrebbe studiato meglio. Ingabbiarlo come fanno in tanti con l’etichetfa “Manierismo” a me sembra cancellare quel tratto di follia pittorica che lo caratterizza. Sono d’accordo con le donazione, a patto che le istituzioni ci restituiscano la possibilità di ammirare le opere. Come nel caso che tu hai elegantemente presentato.

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  2. Antonio Bramclet
    Antonio   23 Novembre 2019 at 16:16

    Scusate, voglio fare la voce fuori dal coro. Se fossi il figlio di Busmati forse me ne fregherei dello sguardo pubblico e ci terrei ad avere il Mastelletta appeso alle pareti di casa mia. Questo cripto comunismo artistico per cui le opere debbano andare nei musei mi fa girare i cosiddetti. L’arte deve andare a chi la ama. Solo in tempi recenti gli artisti hanno cominciato a dipingere pensando ai musei. Una volta la committente era privata o fortemente polarizzata a spazi rituali (sacri). I musei attuali stanno segregando tutta l’arte del passato, imponendo una fruizione scolastica, burocratizzata. Dovrebbero invece conservare, restaurare per poi ridistribuire, anche solo in affitto, le opere.

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    • vincenzo   25 Novembre 2019 at 10:11

      Antonio ha una idea strana di ridistribuzione dei beni artistici. Io credo che dovremmo inchinarci di fronte alla generosità di persone che permettono ad un bene estetico di essere visto da tutti.

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