MONDO – Nel calcio scrivi 7 e leggi dribbling, talento, imprevedibilità e (da qualche decennio) anche tanti gol. Nel mese in cui celebriamo il numero 7 in tutte le sue forme ecco i 7 numeri 7 più forti del calcio.
Nella vita di tutti i giorni non gli diamo troppa attenzione, ma nel calcio i numeri, tra cabala, numerologia e misticismo, rappresentano una parte fondamentale di questo meraviglioso sport. E tra i numeri magici del calcio, il 7 occupa sicuramente uno dei primi posti. Perché sì, i bambini crescono sognando di indossare il 9 o il 10, ma vestire il 7 riscontra spesso un fascino maggiore. Perché il 7 attrae così tanto nel calcio? Sarà per quello rappresenta nella simbologia (e in questo mese ve lo racconteremo in tutte le forme) o sarà perché è stato indossato da campioni unici e differenti dagli altri, sotto ogni aspetto. Questi campioni hanno impresso col fuoco il 7 sulla loro maglia, sui gadget e nella mente di milioni di tifosi. Solitamente scelto da un giocatore di fascia, negli ultimi due o tre decenni il numero è stato adottato anche da un numero di giocatori centrali più avanzati, veri e propri assassini d’area. Di chi stiamo parlando? Cerchiamo di scoprirlo insieme. Ecco i 7 numeri 7 più forti del calcio.
7) Raul Gonzales Blanco
Leggenda vivente del Real Madrid. Senza dubbio uno dei giocatori più amati dei blancos. Raul detiene il record di presenze con la gloriosa maglia delle Merengues (741 volte). Numeri impressionanti quelli dell’attaccante spagnolo, 323 le sue reti col Real, grazie a uno dei suoi punti di forza, un mancino devastante, insieme all’abilità nel gioco aereo. L’amore e l’attaccamento per il 7 erano talmente forti per il giocatore spagnolo, che neanche Cristiano Ronaldo – nonostante il marchio registrato CR7 all’Istituto Nazionale della Proprietà Industriale portoghese – riuscì a convincerlo a privarsense e dovette “accontentarsi” per una stagione del numero 9. Lo stesso, era avvenuto qualche anno primo con un altro Mr.7, David Beckham che fu costretto a prendere il 23 al Real Madrid.
6) David Beckham
Parli del diavolo e spuntano i Red Devils. Parli dei Red Devils e spunta il numero 7. Nel Manchester United, i calciatori più rappresentativi della storia del club hanno indossato questo numero. Tra questi non si può non citare David Beckham, campione in campo e icona di stile fuori. Lo Spice Boy – a differenza di Raul – le caratteristiche ancestrali del 7 le aveva tutte. Era un’ala destra, veloce, abile nel dribbling, con un estro non indifferente e un piede fatato che gli permetteva di effettuare assist e cross da qualsiasi distanza. Becks ereditò la 7 dello United da Cantona e quel 7 divenne parte integrante del suo personaggio dentro e fuori dal campo.
5) Bruno Conti
Velocità, assist in quantità industriale, ma soprattutto, dribbling mai visti prima, non irridenti e mai di troppo. Bruno Conti è stato l’ala italiana più forte di tutti i tempi e uno dei migliori della storia del calcio. Era un esterno sinistro, quindi non un 7 classico. Trascinò la Roma alla conquista dello scudetto dell’82/83 e fu uno dei calciatori più importanti della Nazionale italiana nello storico mondiale vinto di Spagna 82 (che Conti vinse indossando il numero 16). Marazico, questo il soprannome di Conti alla Roma, era mancino ma a differenza della maggior parte dei sinistri, aveva un destro educato che quasi sembrava il suo piede preferito.
4) Andrij Shevchenko
C’è una bella storia legata a Sheva e al numero 7 e a raccontarla fu proprio lui qualche anno fa in un’intervista: “Appena arrivai al Milan incontrai Ibrahim Ba che mi disse: ‘Se vuoi ti lascio questo numero’. Io ringraziai, era perfetto. Due giorni dopo mi chiamò un amico d’infanzia, mi disse: ‘Sai che in lingua ebraica sette si dice Sheva?’ Io non ci potevo credere. Mi disse che mi avrebbe portato fortuna”. Che portò fortuna caro Sheva non ci sono dubbi. L’attaccante ucraino resta ancora oggi uno dei calciatori più forti della storia del Milan (tra i 5 calciatori ad aver vinto il Pallone d’Oro in rossonero c’è anche lui). Shevchenko era un attaccante moderno, un precursore. Prolifico, potente, veloce, abile nel dribbling e in grado di svariare su tutto il fronte d’attacco. Del classico 7 Sheva aveva poco, non era un’ala o un esterno, ma non dubitiamo che con quella corsa, quell’accelerazione e quella resistenza avrebbe addirittura potuto ricoprire quel ruolo.
3) George Best
La leggenda del numero 7 nel calcio, la sua importanza e il suo prestigio, nasce con George Best. Controverso, amatissimo e ancora oggi attuale. Best è stato infatti la prima vera star a tutto tondo del mondo del calcio, una sorta di David Beckham o Cristiano Ronaldo dell’epoca, corteggiato da tabloid e sponsor. Insomma genio e sregolatezza, un fenomeno in campo, un playboy fuori.
In frasi come “Ho speso gran parte del mio denaro per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato” o “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita” è raccolta tutta la filosofia di vita di George Best.
Il filo conduttore della sua vita è rappresentato dalle donne. Tante, forse troppe. Una passione dietro l’altra. “Che cosa posso fare– diceva Best- se mi saltano addosso?”. Veniva soprannominato il “quinto Beatle” per il suo look simile a una rockstar e per l’attrazione verso gli eccessi. Ha avuto due mogli ma gli sono stati attribuiti decine e decine di flirt, tra i quali sette con donne che avevano conquistato il titolo di miss mondo.
a sarebbe ingiusto parlare solo di Best inteso come icona pop anni 70. George è stato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi.
Dotato di un dribbling incredibile, il suo stile di gioco comprendeva velocità, equilibrio, abilità palla al piede e una grande facilità nel superare i difensori.
Il suo palmares, nonostante una carriera molto breve è incredibile: 1 Champions League (vinta grazie a un suo gol in finale contro il Benfica di Eusebio) 1 Coppa d’Inghilterra, due Charity Shield e, ciliegina sulla torta il già citato Pallone d’Oro 1968.
2) Garrincha
Chi l’ha detto che negli anni 50′ e 60′ non esistevano i bad boy nel calcio? Oltre a George Best, c’è un altro numero 7 leggendario che se avesse rigato dritto e non si fosse fatto trascinare dai suoi mille vizi, avrebbe potuto regalarci addirittura di più. Il 7 in questione è Garrincha, stella brasiliana seconda solo a Pelè in quel periodo, uno che di mestiere, attraverso i suoi dribbling, umiliava gli avversari, lasciandoli col sedere per terra. E dire che Garrincha, l’ala più forte di sempre secondo molti, di difetti congeniti ne aveva molti. Garrincha aveva una gamba più corta dell’altra, era strabico e aveva il bacino sbilanciato, eppure nessun terzino è mai riuscito a fermare quei dribbling innovativi, quella potenza mista a tecnica, quella capacità di calcio e cross che ancora oggi non vedono eguali.
1) Cristiano Ronaldo
Al primo posto tra i numeri 7 più forti del calcio non poteva che esserci lui. Cinque palloni d’oro. Cinque Champions. Un campionato europeo col Portogallo. Vittorie su vittorie in ogni competizione possibile, dalla Primeira Liga portoghese alla Premier League fino ad arrivare alla Liga Spagnola e alla Serie A. Tutti col 7 sulla maglia. 735 gol in carriera, 4 Scarpe d’Oro e una miriade di altri accomplishment che fanno invidia a qualsiasi altro sportivo di ogni storia e ogni tempo. Cristiano Ronaldo è Cristiano Ronaldo. Un fenomeno, un galattico, una rockstar, un vero e proprio brand. E quando si parla di brand e di Cristiano, non si può non citare il 7. Per dirla in una parola CR7, marchio che produce decine di milioni di euro ogni anno e che identifica il calciatore stesso. Ronaldo nasce come numero 7 tradizionale, era un esterno destro a inizio carriera, ma andando avanti con gli anni si avvicina alla porta divenendo un esterno d’attacco atipico capace di segnare una media di 30 gol all’anno. E pensare che Ronaldo avrebbe voluto indossare il 28 per tutta la carriera. Era il suo numero fortunato, ma quella vecchia volpe di Sir Alex Ferguson, ai tempi dello United, gli diede subito 2 ordini appena trasferitosi a Manchester: via le mèches bionde e via il 28, meglio il tradizionale. Il resto è storia.
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