Smettere di lavorare è possibile? L’incredibile storia di Francesco Narmenni

Smettere di lavorare è possibile? L’incredibile storia di Francesco Narmenni

ITALIA – Qualche anno fa, Francesco Narmenni ha lasciato tutto per vivere senza lavoro. Non è stato un salto nel vuoto, dietro c’era un progetto, un’idea che ancora oggi Francesco racconta nei suoi libri e sui suoi canali social. Con  lui parliamo di risparmio, di affrontare il mondo in modo alternativo, di etica del lavoro e di come ha fatto a uscire da uno stile di vita che non lo rendeva libero.

Qual è la cosa più importante nella vita? Francesco Narmenni, scrittore e creatore del blog Smettere di Lavorare con relativo canale YouTube (più di 60 mila iscritti), risponderebbe il tempo. E forse, aggiungerebbe la libertà.

La sua è una storia che colpisce, specialmente in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Narmenni ha 42  anni, è un ex programmatore informatico laureato in fisica e da circa 7 anni ha preso la decisione di smettere di lavorare. Non siamo di fronte ad una forma di pazzia o ad una crisi mistica. Tutt’altro. Francesco, sposato con una ricercatrice universitaria (che come lui ha abbandonato il lavoro) e con due figli piccoli a carico, non ne poteva più. Non ne poteva più dello stress del lavoro, del basso stipendio ma soprattutto del tempo che il lavoro gli prosciugava. Cos’ha fatto? Ha iniziato a sperimentare metodi alternativi per guadagnare denaro, ha scritto tre libri di successo, ha portato avanti il suo canale YouTube e ha messo a punto un sistema di economia domestica che gli consente di limitare le spese.

Ascoltando la sua storia, mi è venuto in mente il film Matrix. Neo, come Francesco Narmenni, era un programmatore informatico stufo di tutte quelle ore passate a ricevere ordini da qualcuno e a non avere tempo per nulla. Il suo incontro con Morpheus lo spinge a prendere la pillola rossa e a togliersi le catene che la società gli aveva imposto.

Mi sono dilungato fin troppo. È arrivato il momento di conoscere la storia del creatore del progetto Smettere di Lavorare. Ecco a voi Francesco Narmenni.

Ciao Francesco, è un vero piacere averti tra le righe di MyWhere. In un video riassuntivo della sua mission ci spieghi che da 8 anni hai smesso, appunto, di lavorare. Ci racconti come hai fatto e perché hai preso questa decisione?

Molti anni fa lavoravo come programmatore software per grandi società nel settore sanitario e bancario, ero sempre in trasferta, sono stato per anni a Bologna, Milano, Parla, Brescia e Roma. Apparentemente avevo una vita normale, anzi, invidiabile: una casa, una moglie e un lavoro a tempo indeterminato. Una mattina però, mentre mi recavo in ufficio, mi sono fermato e mi sono posto la più banale delle domande, che tuttavia quasi nessuno si pone: sono felice? La riposta è stata “no”, non mi sento veramente felice. Inizialmente non riuscivo a comprenderne il motivo: perché pur incarnando perfettamente la vita agiata che tutti cercano non mi sentivo felice? La risposta è arrivata quando ho compreso che di fatto non ero libero: ogni giorno non potevo scegliere cosa fare, ero obbligato a recarmi in ufficio, eseguire ordini impartiti da qualcuno, stare tutto il tempo con persone (i colleghi) che non mi ero scelto, in un luogo dove (se avessi potuto scegliere) non sarei mai stato, a fare cose che (se avessi potuto scegliere) non avrei mai fatto, almeno non a quelle condizioni. E cosa sarebbe accaduto dopo venti o trent’anni chiuso lì dentro? Sarei invecchiato, mi sarei guardato indietro e avrei pensato: ma cosa ho fatto della mia vita? Tutto tranne quello che avrei veramente desiderato fare? E così mi sono licenziato e ho deciso di vivere senza lavorare. Non è stato un salto nel vuoto, c’è stata preparazione. Prima ho imparato a vivere con poco, quasi niente, togliendo tutto il superfluo. Per superfluo intendo ogni cosa che non sia necessaria alla sopravvivenza. Poi sono diventato energeticamente indipendente, installando un impianto fotovoltaico con cui vendo l’energia in surplus allo Stato, tagliando la legna nel bosco e coltivando due orti. Infine ho iniziato a guadagnare piccole cifre gestendo il mio blog (smettteredilavorare.it), l’omonimo canale YouTube e scrivendo libri. Dicevano che non si poteva fare, che avrei fallito e sarei tornato presto a lavorare: nel 2021 il progetto Smettere di lavorare compirà 10 anni.

“Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.”  Questa è una citazione di Khalil Gibran che credo rispecchi in un certo senso le tue idee. Sei d’accordo?

Avere sempre “il meglio di tutto” non è possibile perché il Sistema in cui viviamo insinua in noi sempre nuovi desideri sfornando sempre nuovi prodotti. Dopo che ti sarai comprato l’iPhone 12 spendendo 1200€, uscirà il 13 e poi il 14 e tu vivrai nella perenne sensazione di un bisogno mai saziato. Nel frattempo, per ottenere il denaro necessario a colmare questo vuoto, resterai chiuso in un ufficio per tutta la vita; in questo modo non solo non raggiungerai mai la felicità, ma avrai buttato al vento la tua esistenza.

Tutto quello che c’è là fuori non serve, abbiamo già la cosa più preziosa al mondo, l’unica che non può essere comprata con il denaro: il tempo. Quando ogni mattina puoi decidere come sarà la tua giornata, quando nessuno può chiamarti per obbligarti ad andare da un cliente o lavorare nel week-end, quando puoi passeggiare nel bosco o lungo la spiaggia senza guardare ogni due minuti l’orologio, ti accorgi che la felicità non dipende da ciò che hai, ma dal grado di libertà che riesci a raggiungere.

Ritengo che l’aspetto più complicato di smettere di lavorare sia il rinunciare a tutte le comodità che la società ci fornisce, ovviamente con un prezzo. Tu come hai fatto? C’è qualcosa che ti manca del tuo vecchio stile di vita?

Le comodità sono tali solo perché non abbiamo più il tempo dalla nostra parte: è comodo pagare per prendere la pizza d’asporto, ma solo perché non abbiamo il tempo per prepararla in casa, abbiamo altro da fare per tutto il giorno e viviamo questo come una difficoltà. Quando non lavori, in una bella mattina di primavera puoi scegliere di spenderti un’ora per impastare a mano: in quel momento non stai rinunciando alla pizza d’asporto, ti stai rilassando. La stessa cosa vale per il taglio della legna nel bosco; è faticoso e persino pericoloso, ma hai tutto il tempo del mondo, lavori con calma nella pace e nel silenzio del bosco, mangi un panino e ti fermi quando meglio credi. La maggior parte delle cose che chiamiamo “comodità” sono superfluo di cui ti puoi liberare.

Quali sono i primi passi pratici per arrivare a smettere di lavorare?

Prima di tutto serve un’analisi dei propri consumi per capire dove si può risparmiare e quindi quanto denaro serve veramente per vivere. Io ho presto un anno sabbatico durante il quale segnavo su un foglio Excel ogni spesa e cercavo strategie per avere gratis quello che mi serviva. Nessuno vive con zero euro, un po’ di soldi servono, quindi è importante capire l’importo mensile di cui abbiamo bisogno. C’è l’argo margine di risparmio su ogni nostra spesa, soprattutto se rinunciamo a tutto il superfluo. Fatto questo bisogna costruirsi una piccola entrata alternativa basata su quello che amiamo (o possiamo) fare. Nel mio caso questa entrata deriva dallo scrivere, ma alcuni amici vivono affittando un appartamento, allevando lumache, facendo lavoretti saltuari mentre girano il mondo in camper. Ognuno deve crearsi la propria entrata in base al proprio contesto. Una volta avviata questa piccola attività parallela allora ci si può licenziare.

L’emergenza Covid sta portando ad una crisi senza precedenti in Italia. Prendendo come spunto il tuo libro “Mollo tutto e vado all’estero”, lasciare il nostro Paese potrebbe essere la soluzione per i tanti giovani e meno giovani in difficoltà in questo periodo?

No. L’estero è un miraggio alimentato da molti blogger o canale YouTube, ma fuori dall’Italia ci sono le stesse difficoltà che abbiamo qui. Spesso abbiamo quest’idea che all’estero finzioni tutto meglio e che ci sia lavoro per tutti, ma non è così. Quando ho scritto il libro che hai citato stavo cercando un luogo dove trasferirmi, un posto dove la vita costasse poco e ci fosse un bel clima tutto l’anno. L’ho trovato nell’isola di Fuerteventura, dove ho preso casa e ho vissuto a lungo; mentre ero lì ho visto arrivare orde di italiani convinti che sarebbe bastato aprire un baretto sulla spiaggia per cambiare vita, ma quasi tutti hanno fallito e sono tornati a casa dopo poco. Cercando e studiando l’economia e le leggi di molti Paesi, ho capito che non esiste un Eldorado: in ogni luogo del mondo c’è per te lavoro e prosperità solo se hai le competenze che lì sono richieste.

Per sostentarti pratichi attività necessarie come fare il pane, prenderti cura del tuo orto e praticare l’agricoltura. Come hai imparato a fare tutte queste cose?

Non ci vuole molto, oggi in rete (soprattutto su YouTube) ci sono tutorial per fare ogni cosa. L’altro giorno mi si è rotto lo sciacquone e l’ho aggiustato con una fascetta seguendo un tutorial proprio su YouTube. Quanto sarebbe costato l’intervento dell’idraulico? Oggi non serve nemmeno acquistare libri o corsi a pagamento, si trova tutto gratis, basta cercare.

In conclusione ti chiedo: qual è il tuo video che ha riscosso più successo e che ha colpito di più il tuo pubblico?

Hanno certamente fatto scalpore i video dove suggerisco di non acquistare mai niente, perché viviamo in un mondo dove le persone sono convinte che la prosperità dipenda da quanti soldi ti puoi permettere di spendere. Quando spieghi che in realtà più spendi più sei povero, probabilmente alcune certezze crollano, assieme all’intera scala di valori che fin da piccoli ci hanno inculcato. Proprio l’altro giorno ho pubblico un video che sta facendo il giro del web dove spiego che il sistema di Cashback del Governo è in realtà una patrimoniale nascosta: vedo ora che è stato visto da 250.000 persone su Facebook, ma dal grafico penso sia destinato ad arrivare a breve al mezzo milione.

COME SEGUIRE NARMENNI – SMETTERE DI LAVORARE

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Paolo Riggio

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