La rivoluzione digitale del teatro è Instabile e Vagante: Anna Dora Dorno e il progetto Beyond Borders

La rivoluzione digitale del teatro è Instabile e Vagante: Anna Dora Dorno e il progetto Beyond Borders

ITALIA – Tra i settori più colpiti dall’emergenza Covid c’è purtroppo anche, e soprattutto, quello teatrale. Superare le difficoltà non è certo facile, ma l’unico modo per affrontarle è aguzzare l’ingegno e tirare fuori tutta la creatività possibile. Un bell’esempio in questo senso, ce lo fornisce la Compagnia Instabili Vaganti. Ecco la nostra intervista con Anna Dora Dorno. 

Incontriamo Anna Dora Dorno, regista, direttrice artistica e fondatrice, insieme al performer Nicola Pianzola, della Compagnia Instabili Vaganti. Dopo il successo di 8 e ½ Thetare Clips – Come la pandemia ha cambiato le nostre vite in 8 episodi e ½, la Compagnia è in procinto di lanciare i nuovi progetti di web serie performative che rientrano anch’esse nel grande progetto interculturale Beyond Borders.

LA MAGIA DEL TEATRO RIVIVE IN FORMA AUDIOVISIVA

È un piacere poter raccontare progetti creativi come i vostri. Ci parli di come nasce l’idea di Beyond Borders?

Il progetto Beyond Borders nasce durante il primo lockdown, dall’esigenza di continuare a collaborare con artisti di diversi paesi e superare l’isolamento nel quale ci eravamo improvvisamente trovati. Non potendo più viaggiare e quindi condividere una ricerca con altri artisti, in presenza, abbiamo deciso di creare una sorta di “stanza virtuale”, attraverso le piattaforme on line, per superare i nuovi confini generati dalla pandemia. Così, ogni venerdì, per sei mesi, ci siamo connessi via Zoom, Skype, Telegram, WhatsApp, con il resto del mondo, creando pian piano una comunità internazionale con la quale abbiamo cominciato a condividere le nostre riflessioni e soprattutto a sperimentare una nuova forma di espressione artistica “a distanza”, attraverso il video. Il progetto nasce quindi da un momento di crisi, al fine di trasformare una difficoltà in opportunità, un ostacolo in uno stimolo alla ricerca, seguendo diverse azioni: la creazione di un forum internazionale di confronto su temi filosofici e metodologici, la produzione di web video performance, che prevedono la collaborazione con un artista di un altro paese e l’ideazione di uno spettacolo, dal titolo Lockdown Memory , che ha debuttato in forma di primo studio nell’unico periodo in cui era possibile esibirsi dal vivo, e cioè a settembre dello scorso. 

Ci racconti la vostra storia? Come e quando avete deciso di collaborare?

Abbiamo deciso di collaborare quando eravamo all’ultimo anno di Università, al DAMS di Bologna, per intraprendere il difficile percorso di creazione di una compagnia indipendente, che basa il suo lavoro sulla ricerca e la sperimentazione. Siamo nati come duo artistico ufficialmente nel 2004 mentre lavoravamo alla nostra prima idea di spettacolo e continuavamo ad auto formarci sperimentando diversi training e metodi di lavoro che avevamo appreso dai nostri maestri. Nel corso degli anni abbiamo poi costruito una nostra poetica, intrapreso un nostro percorso artistico che basa la sua centralità sulle potenzialità estreme del performer e sulla sua capacità di interagire con altri mezzi. Abbiamo cominciato ad utilizzare diversi linguaggi e ad interagire con altre discipline artistiche, grazie anche ai differenti percorsi formativi dai quali provenivamo: le arti visive e il teatro fisico. Siamo una coppia nella vita e sulla scena e credo che questo aspetto ci consenta di immergerci completamente nel nostro lavoro, la nostra vita è il nostro lavoro ed è anche la nostra passione. Così, abbiamo seguito quello che ci consentiva di coniugare questi diversi aspetti in un unico percorso. Ci siamo sempre sentiti un po’ stretti nelle regole del panorama teatrale nazionale, nelle sue strette suddivisioni tra categorie, discipline, settori e abbiamo preferito spaziare in contesti più ampi, dirigendo progetti in diverse parti del mondo, collaborando con artisti di differenti paesi, portando i nostri spettacoli nei maggiori festival internazionali, a volte anche in situazioni molto difficili e pericolose ma che ci consentivano di rimanere coerenti con la nostra visione artistica che coniuga etica ad estetica. In questo modo, siamo diventati più “Instabili” e “Vaganti” di quello che avevamo immaginato quando abbiamo scelto questo nome e adesso crediamo che la nostra caratteristica distintiva sia proprio l’internazionalità, la mobilità  e la capacità di lavorare in situazioni molto diverse fra loro. 

BEYOND BORDERS: LA NUOVA MULTIETNICA DEL TEATRO

Instabili Vaganti
Nicola Pinzola, fondatore insieme ad Anna Dora Dorno degli Instabili Vaganti

Ci parli di 8 ½ Theatre Clips? Cosa avete voluto comunicare con questo progetto?

Con questo progetto ci interessava molto esplorare come le regole imposte dalla pandemia stavano modificando le nostre abitudini, sia come artisti che come persone comuni, e cioè quindi negli aspetti della vita di tutti i giorni. Volevamo oltrepassare le barriere e i confini che ci erano stati imposti per far comprendere al pubblico che era ancora possibile continuare a viaggiare con la fantasia, continuare a sperare e a dialogare con gente di altre culture, nonostante tutti i limiti e le difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare. Come artisti e performer siamo stati tra le categorie più colpite dalle regole di contenimento della diffusione del virus, tuttavia non ci siamo lasciati sconfiggere e abbiamo reagito ideando un ambizioso progetto di collaborazione a distanza con uno dei paesi più difficili da raggiungere attraverso le piattaforme di web conference. In Iran, infatti, non è possibile usare zoom, i social network come Facebook sono bloccati e quindi non è stato semplice realizzare un progetto di questo tipo. Il nostro quindi voleva anche essere un esempio possibile di reazione, o resistenza culturale e interculturale, un modo per continuare a creare e a collaborare a livello internazionale.

Parliamo ora della web serie SIE7E, generata dall’incontro tra Instabili Vaganti e il collettivo spagnolo Cross Border. Quali sono i temi che tratterete?

Con SIE7E, web serie prodotta dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, esploreremo i confini tra le diverse arti, le loro specificità ma anche e soprattutto la fluidità delle diverse discipline che sono tutte presenti nel teatro, o meglio nella nostra idea di teatro totale. Da sempre abbiamo lavorato collaborando con musicisti, fotografi, video maker, danzatori, convinti che l’opera d’arte non abbia in realtà distinzione di generi ma può essere creata attraverso modi e tecniche diverse, seguendo molteplici visioni della realtà in grado di generare un’esperienza estetica in chi osserva. Con il collettivo Cross Border Project condividiamo questo pensiero, pur avendo una poetica molto differente. Insieme indagheremo sette arti, dall’architettura alla fotografia, dalle arti visive alla danza, fino ad arrivare al teatro, o meglio alla nostra visione teatrale, capace cioè di comprendere in sé tutte le altre discipline artistiche. Per far ciò lavoreremo anche in location molto diverse tra loro: musei, biblioteche storiche, parchi naturali, nel tentativo di coniugare la bellezza dei luoghi materiali con quella del nostro patrimonio immateriale di cui il teatro fa parte. 

Vi siete interfacciati con molti paesi per il progetto Beyond Borders. Quale realtà vi ha stupito maggiormente dal punto di vista teatrale?

Da sempre come compagnia siamo abituati a realizzare i nostri progetti e presentare gli spettacoli in diverse parti del mondo. Tutti gli artisti con i quali stiamo collaborando sono in Paesi che conoscevamo già dal punto di vista teatrale, perché avevamo svolto in passato delle tournée oppure perché avevamo diretto workshop e progetti di ricerca. Tuttavia il Paese che forse ci ha sempre stupito di più e continua a stupirci è sicuramente l’India perché custodisce forme performative appartenenti ad una tradizione millenaria ma anche una dinamicità ultra moderna e contemporanea. La collaborazione che stiamo portando avanti con artisti di questo paese, la danzatrice Anuradha Venkataraman e il video maker Ashwin Iyer, è infatti molto particolare perché ci consente di coniugare tradizione e innovazione ma soprattutto di trovare elementi fondanti in comune tra le nostre due culture. Il progetto, dal titolo Video Dante, prodotto dall’Istituto Italiano di cultura di New Delhi, è ispirato alla Divina Commedia in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, e vuole esplorare le connessioni tra la filosofia e la spiritualità indiana e il viaggio iniziatico del Poeta nei regni ultraterreni. Per noi è davvero affascinante provare a tradurre e coniugare le “mudra”, i gesti simbolici delle mani usati durante le danze tradizionali indiane, con la poesia dei canti danteschi e con il nostro linguaggio sperimentale, e non smettiamo mai di stupirci studiando tutti gli aspetti in comune che le nostre culture avevano già in un’epoca così lontana e apparentemente senza contatti diretti.  

LA SALVAGUARDIA DELLA CULTURA IN ITALIA: L’OPINIONE DEGLI INSTABILI VAGANTI

Instabili Vaganti

Nel Paese, che secondo l’Art.9 della Costituzione dovrebbe occuparsi della promozione della cultura e della ricerca, gli investimenti pubblici in tali settori vengono tagliati come in nessun’ altra nazione europea e il diritto alla cultura è da tempo negato in un incoerente silenzio. Voi che usate la rete come canale culturale che ne pensate? Cosa si dovrebbe fare per salvare il teatro in Italia?

Purtroppo, secondo noi, il panorama teatrale in Italia è ancora molto diviso a causa delle superflue e rigide classificazioni imposte dal Ministero ma anche dagli atteggiamenti stessi di artisti, critici, operatori che non riescono a fare fronte comune e quindi a generare una forza comune in grado di modificare la situazione. I criteri imposti dal Ministero per entrare a far parte dei finanziamenti sono caratterizzati da parametri quantitativi molto rigidi che, in situazione di questo tipo, ormai non hanno più alcun senso. Il sistema poi non premia e non ha mai premiato progetti innovativi, di ricerca e interdisciplinari come il nostro confondendo la qualità con l’istituzionalità, aspetti chiaramente molto diversi tra loro. I teatri nazionali in questo momento stanno producendo praticamente solo grandi lavori o comunque i propri progetti interni, spesso realizzati dagli stessi direttori, il che è praticamente un conflitto d’interessi. Nessuno ha però il coraggio di criticare apertamente situazioni di questo tipo perché non vuole perdere occasioni future creando uno scontro. Credo che per salvare il teatro ci sarebbe bisogno di una vera e propria rivoluzione, e non certe di piccole riforme, che di fatto non mutano lo status quo ma variano soltanto regole e parametri. Come compagnia abbiamo ormai quasi vent’anni di lavoro e di fatto siamo sempre nella condizione di essere “precari” o “emergenti”. Non siamo più neanche “giovani” perché non rientriamo nell’under 35, e quindi di fatto siamo completamente tagliati fuori dal mercato. Come noi tantissime altre realtà che sono invece la parte produttiva e innovativa del teatro italiano, sia per condizione anagrafica che per qualità di progetti. Chi appartiene alla nostra generazione non riesce realizzare i propri progetti con stabilità, con fondi sufficienti e l’adeguato sostegno da parte delle istituzioni, per cui è costretta a dipendere dai bandi periodici che fondazioni, teatri e istituzioni locali cambiano di volta in volta in base alle proprie priorità. Mancano anche strutture adeguate, luoghi di lavoro attrezzati e professionalità in ambito organizzativo e manageriale, perché il nostro è un settore troppo povero per potersele permettere. Servirebbe uno scossone generale capace di portare innovazione per generare un cambiamento sostanziale, anche se credo che la maggior parte dei teatri e dei teatranti sia in realtà restia ai cambiamenti.

VIDEODANTE: L’OMAGGIO AL SOMMO POETA DEGLI INSTABILI VAGANTI

Vi presentiamo il trailer  di VideoDante: la prima delle nuove web serie performative degli Instabili Vaganti che esordisce nel 2021. Il progetto sarà composto da sette episodi che celebrano il VII centenario della morte del sommo Poeta e trae ispirazione dalla Divina Commedia  e – in particolare – dalle influenze della filosofia e teologia orientale nell’opera dantesca. La regia del progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana di New Delhi e Culture Monks, è di Anna Dora Dorno. In scena il perfomer italiano Nicola Pianzola e la danzatrice classica indiana Anuradha Venkataraman.

Il primo dei sette episodi previsti sarà visibile on – line sui canali social della Compagnia e dell’Istituto di Cultura di New Delhi il 17 febbraio 2021.

 

Paolo Riggio

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