Luigi Da Porto: il fantasma che scrisse (veramente) Romeo e Giulietta

Luigi Da Porto: il fantasma che scrisse (veramente) Romeo e Giulietta

ITALIA – San Valentino si tinge di dark. La festa degli innamorati non è sempre sinonimo di coppie felici, ma molto spesso di amori non corrisposti o travagliati. Anche Verona, definita la città più romantica d’Italia, ha trovato l’ambientazione della tragedia d’amore di Shakespeare “Romeo e Giulietta”. Ma è stato davvero lo scrittore inglese a inventare una storia d’amore così originale?

A quanto pare la nota novella esisteva già ed era stata precedentemente scritta dal poeta e scrittore vicentino Luigi Da Porto (1485- 1529). La novella originale è infatti custodita presso la biblioteca Bertoliana di Vicenza. Lo scrittore vicentino si era ritirato nella sua villa a Montorso Vicentino dopo che era stato ferito in una battaglia alla gola e a una gamba. Da lì riusciva a vedere il noto castello di Romeo, che dista a pochi km e la residenza estiva della veronese Giulietta, entrambi siti a Montecchio Maggiore (Vi). Da Porto si ispirò a una sua vicenda personale: era innamorato di una sua cugina friulana, che poi sposò un altro uomo. Ambientò la storia nella Verona del Trecento. Alla fine del 1500, circa 50 anni dopo che la tragedia fu scritta da Da Porto, Shakespeare la rielaborò e la fece sua…

IL FANTASMA 

Il fantasma di Luigi Da Porto
Villa Da Porto

La leggenda narra che Luigi Da Porto si aggiri ancora nella sua villa sotto forma di fantasma, inquieto, sia per le sue pene d’amore, sia perché non gli sono stati riconosciuti dai posteri i suoi meriti letterari.

E così, questa imponente Villa, ai piedi della Valle del Chiampo, rimane avvolta dai misteri. Della casa padronale, nel centro del paese, abitata dallo scrittore ai primi del ‘500, non rimane in realtà quasi nulla: un antico porticato e un torrione. Al posto di quella dimora è sorta la bella villa palladiana “Da Porto Barbaran”, opera del francese Cherrette, costruita a partire dal 1662. La villa, a due piani e di eccezionale altezza, si compone di un settore centrale, aperto in tre intercolumni tra due pareti chiuse, mentre quattro fusti ionici di modulo gigante reggono il frontone triangolare.

Al suo interno, in epoca pre-Covid, si svolgevano spettacoli di danza, concerti, teatro, cene e le attività della Compagnia degli Arcieri.

La famiglia di cui era originario Luigi da Porto risulta stabilita a Vicenza fin dal secolo XI, proveniente, secondo le ipotesi più accreditate, da Portogruaro, al tempo in cui Ulderico, Patriarca di Aquileia, accusato di eresia, fu cacciato dalla laguna, ed a seguito della sua fuga numerose famiglie nobili furono costrette a spostarsi in terraferma. Essendo la sua famiglia d’origine imparentata con quella di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino, fu mandato, non ancora ventenne, presso la corte fredericiana per completare il proprio apprendistato.

LUIGI DA PORTO: L’EMBLEMA DELL’AMORE NON CORRISPOSTO

Foto scattata durante l’evento “Girando tra colline e castelli” del 9/06/2019
Grazie al Comune di Montorso Vicentino, alla Pro Loco Montorso Vicentino e a La filigrana. Fonte: Pag facebook @villadaportobarbaran

A Vicenza invece frequentò un circolo accademico-mondano cui partecipavano tutti i nomi di maggior spicco della cultura e della nobiltà vicentina. In prima persona visse le vicende della lega di Cambrai, di cui fu testimone attento, curioso, prima di esserne direttamente partecipe prendendo parte a varie imprese militari, nel corso dell’ultima delle quali fu gravemente ferito.

La sua attività letteraria si esplica in un canzoniere di rime di stile petrarchesco, in una novella dedicata alla storia di Giulietta e Romeo e nella raccolta delle Lettere storiche. Luigi Da Porto morì a Vicenza il 10 maggio 1529.

Sono in molti a dire di aver visto il fantasma del letterato. La sua storia viene ancor oggi studiata da chi si occupa di paranormale. Il povero Luigi è rimasto nella storia come l’emblema dell’amore non corrisposto e travagliato e i veneti lo ricordano con simpatia.

Entrando in paese a Montorso, i cittadini sono subito pronti a esprimere solidarietà al loro antenato. Dicono spesso: “Nella Villa c’è veramente il fantasma. Shakespeare gli ha rubato i diritti d’autore!”.

 

Testo di Marta Cardini

Marta Cardini

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