ITALIA – Cos’è l’atassia? Quando notate che i movimenti seguono un andamento irregolare, tremolante, con traiettorie anormali nello spazio, cercate di capire da cosa sono determinati. Se notate instabilità, disturbi dell’andatura e incoordinazione, o anche alterazioni varie tra cui quella dell’eloquio, forse si tratta di atassia: ossia l’“assenza di ordine”.
Ci piaceva camminare per il centro storico, tra i vicoli, le discese e le salite. E amavamo in modo particolare le scale. Ci facevano sentire forti, o semplicemente ci piaceva sentire aumentare il battito cardiaco di pari passo con il fiato che si accorciava. Poi fermarci sulle terrazze che si dischiudevano sul panorama. Per poi riprendere a camminare tra i negozietti e fermarci in piazzetta a bere un caffè.
Lo facevamo appena gli impegni lavorativi e famigliari ce lo permettevano.
Passeggiare nella città vecchia è stata sempre la nostra valvola di sfogo. A volte camminavamo anche in silenzio, la stanchezza del tran tran quotidiano veniva interrotta e rigenerata da quei pomeriggi in compagnia.
Un pomeriggio abbiamo forse esagerato, ho pensato che avevamo salito e sceso troppi gradini tra i vicoli che si arrampicano nel centro storico. Ti ho visto percorre dei tratti con un andamento irregolare e tremolante, eri instabile. Non gli ho dato molta importanza, le attività del quotidiano e lo stress era sempre tanto per cui ho pensato che accusassi più stanchezza del solito. Ci siamo sedute per bere una bella bibita fresca, ripreso a parlare di noi e delle nostre preoccupazioni nella gestione famigliare, e non ci ho pensato più.
Ma è capitato sempre più spesso. Uscivamo a fare la spesa per le stradine impervie e spesso notavo la tua difficoltà a mantenere la stazione eretta, addirittura ti vedevo perdere l’equilibrio e camminare male. A volte scherzando ti ho detto: “non ci siamo ancora fermate per un bell’aperitivo ma tu mi sembri già ubriaca!”. A ripensarci mi sento male…
Ho cominciato a non riconoscere la tua andatura, sei sempre stata con quel busto eretto che grazie anche alla tua struttura giunonica ti faceva apparire quasi potente nella tua bellezza. Ora quest’armonia non la vedevo più, scompariva sotto i miei occhi.
Mi seguivi senza tenere il passo perdendoti spesso in traiettorie anormali. Qualche volta ti prendevo affettuosamente sotto braccio perché vedevo un’instabilità che non conoscevo. Ti facevo mille domande ma tu non sapevi rispondermi.
Provavo a non mostrami preoccupata dando la colpa ai nostri ritmi, lo stress e i dispiaceri che a volte ci lasciavano insonni. Ma tu hai cominciato ad avvertire le vertigini anche quando salivamo al centro storico senza spingerci fin sul belvedere della montagna. Una volta ho notato peggiorare i tuoi disturbi dell’andatura e ci siamo fermate, e qui sei stata colpita da nausea e vomito. Mi parlavi in modo un po’ confuso ed io ho tagliato corto, “dobbiamo capire cosa sta succedendo. Dobbiamo indagare. Cercherò di prendere l’appuntamento con un neurologo al più presto, questa storia comincia a preoccuparmi”.
E’ qui che ho sentito per la prima volta parlare di atassia, che può appartenere alle atassie congenite o essere cerebellare.
Ma quali sono le più frequenti cause di atassia?
L’atassia cerebellare è dovuta a lesioni del cervelletto (che ricordiamo comunica direttamente con i sistemi motori della corteccia cerebrale) e gestisce un’enorme quantità d’informazioni da quelle sensitive, vestibolari, visive.
In particolare il cervelletto con la sua azione garantisce il perfezionamento dei movimenti controllando fluidità, regolarità e coordinazione. Poi ci sono i disturbi di natura degenerativa, che invece sono molto più difficili da trattare in quanto coinvolgono tutto il cervelletto ed hanno un andamento progressivo.
Ma tra le più frequenti cause di atassia c’è anche l’ictus ischemico o emorragico determinato da una lesione diretta del cervelletto. O può essere determinato da infezioni virali, associato alla patologica produzione di autoanticorpi, oppure da virus o da effetti avversi di alcuni farmaci antiepilettici o chemioterapici. Da non sottovalutare la possibilità di un’intossicazione acuta da alcol, metalli pesanti, solventi, pesticidi.
Invece le atassie congenite (ossia presenti dalla nascita) sono dovute ad anomalie strutturali. Un decorso cronico progressivo è tipico delle forme ereditarie e di quelle neurodegenerative. Infatti le forme ereditarie dovute a mutazioni di singoli geni, sono responsabili della maggioranza delle sindromi atassiche a esordio infantile e di circa un terzo di quelle a esordio adulto.
Ma come si cura l’Atassia?
La maggior parte delle indagini diagnostiche iniziali sono mirate a trovare una sottostante causa trattabile (es. rivascolarizzazione acuta in caso d’ictus ischemico, trattamento dell’infezione sottostante, eliminazione dell’agente tossico, correzione dei disturbi metabolici o deficit vitaminici o anche trattamento del tumore, ecc.); nel caso di neuropatie immunomediate può essere indicato un trattamento immunomodulante.
Tuttavia non sempre queste misure riescono a far rientrare completamente il sintomo, inoltre per la gran parte delle cause di fatto non esiste una terapia specifica efficace. Risulta quindi di fondamentale importanza il ruolo del trattamento riabilitativo.
La riabilitazione
Il recupero funzionale dopo una compromissione cerebellare dipende strettamente dalla causa e dal sito della lesione. La riabilitazione dell’atassia è volta primariamente al miglioramento dell’equilibrio statico e dinamico, dell’esecuzione dei movimenti complessi che richiedono la coordinazione tronco-arti e alla prevenzione delle cadute. Per raggiungere questi scopi
L’obiettivo è sempre quello di, attraverso un trattamento riabilitativo ed una combinazione di approcci finalizzati, il recupero della funzionalità persa di pari passo con quelli volti allo sviluppo di capacità compensatorie.
Ci eravamo ritrovate con le nostre scelte, diverse, che si erano incontrate nel prediligere a vivere in una comunità più ospitale delle nostre grandi città di origine, tu del nord ed io del centro Italia. Ci aveva accomunato la ricerca della quiete e della comodità che ci collegava alla Capitale in poche decine di chilometri. Non ci siamo mai pentite, anzi, della vita provinciale che forse con un po’ di snobismo avevamo desiderato e apprezzato negli anni.
Ora gli scorci del paese si dischiudono davanti ai nostri occhi, e tu sei bravissima nella gestione del tuo malessere senza farlo mai pesare. Vedere la fiducia nei tuoi occhi e l’impegno quotidiano che applichi per riacquistare la coordinazione nei tuoi passi incerti mi trasmette una gran forza, e senza nostalgia percorriamo le stesse strade, evitando scale, col fine di giungere sempre più in alto a sfiorare l’orizzonte con un dito.
Tutte le foto sono MyWhere©
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