Ridley Scott: il libro d’esordio di Riccardo Antoniazzi è un omaggio al creatore di Alien e Blade Runner

Ridley Scott: il libro d’esordio di Riccardo Antoniazzi è un omaggio al creatore di Alien e Blade Runner

ITALIA – Il redattore di MyWhere Riccardo Antoniazzi ha appena pubblicato il suo primo libro. Di cosa parla? Di Ridley Scott in tutto il suo genio. Ecco la nostra intervista con lui.

Quali sono i migliori film di guerra della storia del cinema? E i migliori kolossal? E quali sono i film coreani da non perdere? In questi anni, Riccardo Antoniazzi ha risposto a tutte queste domande per MyWhere attraverso le sue top 10 cinematografiche. Oggi, però, Riccardo si presenta in un’altra veste. È infatti uscito il suo primo libro. Si intitola Ridley Scott. Cinema e visioni dalla New Hollywood (Edizioni Npe) e racconta uno dei cineasti fondamentali della Settima Arte.

SINOSSI DEL LIBRO

 

 

Autore tra i più versatili della New Hollywood, Ridley Scott è un regista talmente eclettico da destreggiarsi con i generi più vari (storico, fantascienza, thriller, commedia) senza far venire mai meno il suo stile sempre riconoscibile e incisivo. Fin dagli esordi pubblicitari, passando poi per le inquietanti architetture cyberpunk di Blade Runner o le arene di sangue e sabbia de Il Gladiatore, la sensibilità visiva di Scott è sempre stata straordinaria, mai sminuita da lavori in tono minore come Un’ottima annata, Hannibal o Robin Hood; anzi, tale sensibilità è sempre attenta a proporre contenuti stimolanti che fanno da fondamenta ad alcune delle immagini più iconiche della storia del cinema. Un saggio critico interamente dedicato a Ridley Scott, visionario pioniere della fantascienza hollywoodiana.

E allora, facciamocelo raccontare questo libro. Ecco la nostra intervista al nostro Riccardo Antoniazzi.

Ciao Riccardo, fa strano leggerti su MyWhere in un’altra veste. E’ uscito da poco il tuo libro dedicato all’arte cinematografica di Ridley Scott. Come ti è venuta l’idea?

L’idea per questo libro è nata praticamente per caso. Da che ho memoria ho sempre scritto recensioni amatoriali di film che mi colpivano; e quando ho visto che nel corso del tempo avevo coperto quasi tutti i titoli di Ridley Scott, ho deciso di raggrupparle, dargli una forma più saggistica e impreziosirle di ulteriori analisi e aneddoti che sono andati ad accumularsi nel corso della stesura.

In cosa secondo te Ridley Scott si è distinto maggiormente attraverso il suo stile in questi anni?

Sicuramente la creazione del sottogenere cyberpunk per come lo conosciamo ora e la ridefinizione del kolossal storico, quest’ultimo spesso imitato e mai eguagliato da altri cineasti. Oltre a questo potrei citare la nascita del concetto di director’s cut (che spesso stravolge il senso ultimo della pellicola, come accaduto con le innumerevoli versioni di Blade Runner); la creazione di personaggi scolpiti nel marmo che avanzano problematiche capaci di attraversare i secoli e rimanere sempre attuali; un uso antinaturalistico dell’illuminazione che ancora oggi fa scuola a registi come Denis Villeneuve. Il tratto distintivo che però, secondo me, rende così grande Ridley Scott è la sua estrema versatilità, oltre che un’impronta estetico-tematica che ricollega e fa dialogare film dei generi disparati, totalmente diversi per tono e ambizioni: dal rapporto padre-figlio al duello inteso come lotta per la vita o gli ideali, per arrivare all’indagine sul senso del bene e del male. Non scorderei, inoltre, la ricca produzione di spot pubblicitari con la quale Scott ha fotografato le ossessioni e le mode degli anni Ottanta.

Quanto ci hai messo a scrivere il libro e quali sono gli obiettivi che si prefigge il tuo lavoro?

Tra stesura iniziale delle recensioni e la pubblicazione effettiva posso dire che a questo libro ho dedicato almeno quattro anni di vita. Il mio primo obiettivo era semplicemente rendere omaggio a un genio del cinema che ancora oggi, checché ne dicano i detrattori, continua a offrire prodotti di qualità alla Settima Arte. Poi però le ambizioni sono cresciute, e ora nella mia visione il saggio vuole essere un excursus che avvicini il neofita o porti alcuni spettatori a rivedere certi film controversi con uno sguardo diverso.

La tua top 3 dei film di Scott? E la tua top 3 dei personaggi ideati dal buon vecchio Ridley?

A parte un paio, amo praticamente tutto ciò che Scott ha fatto, anche a livello pubblicitario. Dovessi scegliere solo tre titoli direi Il Gladiatore (il film che non solo mi ha fatto conoscere il regista, ma mi ha pure avvicinato al cinema), l’ovvio Blade Runner e Thelma & Louise, quest’ultimo vero imbattuto manifesto femminista di Hollywood. Per quanto riguarda i personaggi cito Massimo da Il Gladiatore, che Russell Crowe ha recitato con la stessa verve di un Charlton Heston dei tempi moderni; il lebbroso Re Baldovino di Gerusalemme da Le Crociate, delineato quasi come una “figura christi” afflitta dal fardello del potere, la cui decadenza corporea contrasta con la sua grandezza spirituale; l’androide David da Prometheus e Alien: Covenant, diretto discendente del Roy Batty di Blade Runner a cui Scott ha innestato sottili pieghe di malvagità sul filo delle teorie hitleriane sulla razza ariana: un personaggio davvero oscuro, spaventoso e proprio per questo riuscitissimo.

La tua carriera di scrittore è appena cominciata. Su quale altro grande regista ti piacerebbe scrivere?

Sempre per Edizioni NPE sono già al lavoro su un saggio riguardante un altro rinomato regista dell’odierno mainstream. Ma in futuro mi piacerebbe scrivere anche di cinema orientale, che agli occhi del pubblico italiano non ha ancora la considerazione che merita.

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Paolo Riggio

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