MONDO – Per ogni bambina che sogna in grande, c’è una principessa a mostrarle che è possibile… Ecco la nostra recensione di Cenerentola, disponibile su Amazon Prime.
Ma, chi sono le principesse di oggi? Non più ragazze fragili e indifese che aspettano di essere salvate da un principe su un cavallo bianco, ma giovani donne tenaci e caparbie che, alla fin fine, si salvano da sole. Addio, quindi, alla classica Cenerentola, la più amata da tutte le bambine. Il nuovo film, targato Amazon Prime, rivoluziona la fiaba, dando un tocco magico e moderno alla principessa.
Cenerentola è un musical, prodotto da James Corden e diretto da Key Cannon, produttrice e sceneggiatrice della saga De Pitch Perfect e della serie tv New Girl. La protagonista è la bella cantautrice cubana Camila Cabelo, che si è cimentata, per la prima volta, in un ruolo cinematografico, dando alla tradizionale Cenerentola un’ondata di novità.
La storia prende ispirazione dalla fiaba che noi tutti conosciamo, per poi prendere vita propria e spiccare il volo in un universo del tutto nuovo, o quasi. La Cenerentola di Cannon è gentile, solare e affettuosa, come quella classica, ma ha un sogno, che non ha nulla a che vedere con il bel principe Robert, interpretato da Nicholas Galitzine. L’amore non è il filo conduttore della storia, o non come ci si aspetterebbe da una fiaba. A vincere, stavolta, è l’amore per se stessi e per i sogni da realizzare.
Cenerentola è una ragazza determinata, intrepida, che sogna di fare la stilista e creare abiti propri in un mondo dove è impensabile che la donna abbia una sua attività. La ragazza vuole essere indipendente e libera, proprio come il suo bruco, che diventa farfalla e spicca il volo, trasformandosi nell’attesissima fata madrina, o meglio Fab G, genderless di Billy Porter. Non troviamo, quindi, la classica fatina che canta “BidibiBodidiBu”, ma un Porter eccentrico, simpatico, il cui ruolo si inserisce pienamente nella mentalità delle nuove generazioni, dove la classicità è morta.
Sullo sfondo, però, non mancano elementi tradizionali, come il ballo a corte o la scarpetta di cristallo. Tuttavia, anche in questo caso, ciò che realmente esalta all’occhio dello spettatore è l’elemento rivoluzionario. Cenerentola non perde la scarpetta, ma la scaglia volutamente contro le guardie del principe, decisa a rinunciare a Robert, pur di mantenere la sua indipendenza.
L’intera storia è, quindi, un grido verso l’emancipazione femminile: Woman Power, diremmo noi oggi. La stessa matrigna (Idina Menzel) se è così perfida e malvagia è solo perché ha dovuto rinunciare alla sua indipendenza, per essere una moglie perfetta. Il ruolo della donna spicca anche all’interno della famiglia reale: la regina si batte per far ascoltare la propria voce e l’erede al trono non sarà Robert, ma sua sorella minore, la ragazza che vuole cambiare il regno, un po’ come le nuove generazioni vogliono cambiare il mondo.
Non manca, tuttavia, il lieto fine, sulle note di Let’s Get Loud di JLo, grido di battaglia che incita a non restare in silenzio, ma a far ascoltare la propria voce, facendo un gran rumore.
L’intera colonna sonora del film alterna brani conosciuti, come Material Girl di Madonna, o Perfect di Ed Sheeran, con altri totalmente inediti. La musica, tuttavia, può essere un elemento abbastanza disturbante, dato che lascia spazio a pochi e semplici dialoghi. Ciò che disturba maggiormente, però, sono le riprese troppo frenetiche, veloci, di scarsa qualità, tanto da far venire il capogiro a chi vuole solo godersi il film.
Nonostante ciò, Cenerentola è comunque un perfetto mix tra tradizione e modernità, un invito a prendere il meglio del passato e ad arricchirlo come più ci piace.
Questa principessa non sarà bionda e regale, ma è impavida e spavalda, un po’ come Mulan, o Pocahontas, o, la stessa Anna di Frozen, segno che, nonostante tutto, c’è e ci sarà sempre una principessa in ognuna di noi, forse meno fiabesca, ma con una marcia in più.
Testo di Elena Calabrese
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