Joseph Pulitzer, 110 anni dalla morte di un visionario

Joseph Pulitzer, 110 anni dalla morte di un visionario

MONDO – Oggi, 29 ottobre, ricorrono i 110 anni dalla morte di Joseph Pulitzer, un uomo che è stato in grado di cambiare il modo di fare giornalismo.

Joseph Pulitzer ha dedicato tutta la sua vita professionale tentando di rendere il giornalismo la più nobile delle professioni. Si fece portavoce dei cittadini e della democrazia, svelando corruzione e disagi sociali. E il premio, che da lui prende il nome, è considerata la più alta onorificenza giornalistica negli Stati Uniti.

Le origini di Joseph Pulitzer

Joseph Pulitzer nasce a Makò, in Ungheria il 10 aprile 1847. Per la precisione, nel Regno d’Ungheria, facente parte ancora dell’Impero Asburgico. Comincia a muovere i suoi primi passi in un paese che è più simile a una polveriera che a un Regno. I magiari aspirano, infatti, a separarsi dagli austriaci (l’Ausgleich) e, dopo le ribellioni soffocate nel sangue del 1848, grazie a un lungo percorso diplomatico nel 1867 si costituisce l’Impero austro-ungarico. Ma il giovane Joseph non si trovava più in terra magiara.

A 17 anni, nel 1864, inseguendo la carriera militare, vola negli Stati Uniti. È senza un soldo e non conosce la lingua. Ma non sarà certamente questo a frenare il ragazzo che si arruola nell’esercito nordista, in un reparto straniero pieno di tedeschi, e combatte nella Guerra di secessione.

La svolta e il Westliche Post

Finita la guerra si ritrovò poverissimo, tanto che per cinquanta centesimi gli fu vietato l’ingresso al French’s Hotel a New York. Nel 1868 riesce a trasferirsi a St. Louis, in Missouri. Si fa in quattro per portare a casa la cena, con due lavori di otto ore ciascuno. Non bastando, risponde a un’inserzione di un agente che cerca braccianti per una piantagione di zucchero in cambio di una provvigione di 5 dollari a testa. Non sanno che è una truffa e vengono abbandonati a 60 km da St. Louis.

Dopo tre giorni riescono a tornare in città e un giornalista chiede a Pulitzer di scrivere un resoconto in tedesco della brutta esperienza. È la svolta. Il direttore del giornale, il Westliche Post, resta così impressionato che lo assume.

L’interesse per la politica

Pulitzer non si dedica solo a un costante lavoro. Nel 1869 il Partito Repubblicano lo presentò come candidato di bandiera in un collegio e fu eletto, battendo il favorito candidato democratico, e intraprese una strenua lotta alla corruzione pubblica e privata. Partecipò, poi, alla breve avventura del Partito Liberale Repubblicano (1871-72), ma divenne un punto di riferimento per il Partito Democratico, di cui divenne deputato nel 1885. La politica fece sempre parte della sua vita e ne dettò i ritmi in egual misura del giornalismo.

I primi investimenti

Nel 1872, dopo aver cominciato a ingranare, per quasi 3000 dollari acquista il Post. Ma non gli basta. Passano sei anni e, nel 1878,  investe soldi per fondere i quotidiani Evening Post e St. Louis Evening Dispatch, danno i natali al St. Louis Post-Dispatch. L’operazione si rivelerà un successo. L’ambizioso editore-giornalista aspira ad un pubblico vasto, non radicato alla periferia.

Il New York World

Joseph Pulitzer non è più quel povero ragazzo magiaro arrivato dal vecchio continente senza uno spicciolo e senza conoscere la lingua. Gettatosi anche nella finanza è diventato un uomo ricco. Un uomo che è in grado d’investire, bene, i propri soldi. Così, nel 1883, decide di comprare da Jason Gould, imprenditore ferroviario, per 346 mila dollari il New York WorldIl giornale è in perdita ogni anni di 40 mila dollari, con una tiratura di sole 15 mila copie. L’impronta di Joseph si nota subito.

Sotto la sua direzione,  il giornale si interessò di notizie sociali, di scandali e sensazionalismi. Pulitzer voleva essere il collegamento tra la società statunitense e gli immigrati del XIX secolo. Fu, inoltre, il primo a far inserire le rubriche degli annunci commerciali. Il New York World cominciò ad arricchirsi di firme prestigiose come Richard F. Outcault (1885) per disegnare illustrazioni basate sulla vita quotidiana nei quartieri più poveri (famosissimo divenne the yellow kid) o Elizabeth Cochran (conosciuta con il nome di Nellie Bly).

La tiratura raggiunse le 600.000 copie, facendo del giornale il primo quotidiano degli Stati Uniti.

La rivalità di Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst‎

Nel 1895 ‎‎William Randolph Hearst‎‎, ricco editore e imprenditore, acquistò il‎‎ ‎‎New York Journal,‎‎ un tempo era stato di proprietà del fratello di Pulitzer, ‎‎Albert.‎‎ Hearst, nonostante fosse un grande ammiratore di del NYW‎‎, entrò in conflitto con Joseph. Questa competizione  portò, con tutta probabilità, l’America a entrare in guerra con la Spagna a causa di storie sensazionalistiche o esagerazioni delle terribili condizioni a Cuba. Tutto ciò legò il nome di Pulitzer al così detto yellow journalism, cioè quel giornalismo che cercava di vendere tramite notizie fasulle (o quasi) e che presentavano solo titoli accattivanti‎‎. Dunque dei contenuti privi di valore intrinseco.

‎Pulitzer e Hearst furono anche la causa ‎‎dello sciopero dei giornalisti del 1899,‎‎ una campagna guidata dai giovani per forzare il cambiamento nel modo in cui i giornali di Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst compensavano i loro venditori ambulanti di giornali bambini.

pulitzer
Vignetta editoriale di Leon Barritt, 1898. Gli editori di giornali Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst, a figura intera, vestiti come Yellow ‎‎Kid‎‎ (il popolare personaggio dei cartoni animati dell’epoca), spingono ciascuno contro i lati opposti di un pilastro di blocchi di legno che scrive WAR. Questa è una satira del ruolo dei giornali Pulitzer e Hearst nel tamburellare l’opinione pubblica degli Stati Uniti per andare in guerra con la Spagna.‎

La malattia e il Liberty

L’intenso lavoro per trasformare il World in uno dei giornali più importanti degli Stati Uniti ha un prezzo salato. La salute di Pulitzer. Le aspre battaglie legali in cui si deve impegnare per difendersi da critiche e accuse non aiutano e la sua vista s’indebolisce così tanto da renderlo praticamente cieco, oltre a renderlo sensibilissimo al rumore Il medico ha un’unica soluzione: si deve allontanare da quella frenetica vita.

La sua salvezza è Liberty, un super panfilo fatto costruire apposta per venire incontro a tutte le sue esigenze. Ma non è comunque capace di tenersi lontano dal suo lavoro e anche dal Liberty segue il World , impartisce ordini e si fa leggere e riassumere tutti i giornali possibili ogni volta che lo yacht fa tappa in un porto.

La scuola di giornalismo e il premio Pulitzer

Nel 1892 Pulitzer propose al presidente della Columbia University, Seth Low, di istituire una scuola di giornalismo. Si offrì come finanziatore del corso. Sarebbe stata la prima scuola di giornalismo al mondo.

All’inizio si vide rifiutata la proposta. Deve aspettare il 1902, quando il nuovo presidente della Columbia, Nicholas Murray Butler, accolse la richiesta. Il progetto venne però realizzato solamente dopo la morte di Pulitzer, che non poté ammirare il proprio sogno realizzato, grazie anche ai soldi (2 milioni di dollari) lasciati da Joseph nel suo testamento. Nel 1912 nacque la Scuola di studi avanzati di giornalismo.

Nata la scuola, fu la volta del celebre premio a lui intitolato, il premio Pulitzer. Questo è suddiviso in 21 categorie. L’assegnazione dei premi avviene ogni anno a partire dal 1917. Ancora oggi considerato il massimo riconoscimento per il giornalismo, è gestito dalla Columbia University di New York.

Il primo riconoscimento va a Herbert Bayard Swope del World per la categoria “Reportage internazionale”, al New York Tribune per l’ Editoriale”, a J.J. Jusserand per il “Libro di storia” e a Larua E. Richards e Maude Howe Elliot per il “Libro biografico”.

La morte

Joseph Pulitzer muore mentre si trova a bordo del suo amato yacht nel porto di Charleston, nella Carolina del Sud, nel 1911.

I meriti del giornalista e editore sono indiscutibili. Pulitzer ha rivoluzionato il giornalismo, trovando la via migliore per parlare a un pubblico ampio possibile, cercando di dedicare il suo lavoro alla causa del popolo piuttosto che a quella dei potentati della borsa.

Francesco Frosini
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