Nuove professioni: com’è cambiato il mondo del lavoro? Intervista ad Anna Martellato

Nuove professioni: com’è cambiato il mondo del lavoro? Intervista ad Anna Martellato

ITALIA- Il mercato del lavoro è in continua evoluzione: le nuove esigenze impongono la formazione di personale altamente qualificato e dalle competenze specifiche, ma questa specializzazione è davvero un vantaggio? Lo abbiamo chiesto alla giornalista Anna Martellato, scrittrice e autrice di format televisivi.

Vi è mai capitato di scorrere gli annunci di lavoro e di leggere i nomi di mansioni fino a quel momento a voi sconosciute, come l’Energy manager, il Qa specialist, l’HR generalist? Negli ultimi anni il mondo del lavoro si è arricchito di risorse umane dai compiti sempre più specifici, nuove professioni che in precedenza erano parte integrante di altri mestieri o che ancora non erano considerate tali.

NUOVE PROFESSIONI SANITARIE E TECNICO-SCIENTIFICHE

Foto da Pixabay

In ambito sanitario i corsi di laurea sono sempre più vari e includono numerose sottocategorie. Visitando i siti delle nostre università non è difficile imbattersi in queste denominazioni: tecnico della riabilitazione psichiatrica, tecnico della prevenzione dell’ambiente e dei luoghi di lavoro, tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria.

Diverse facoltà scientifiche hanno ampliato l’offerta formativa, come quella dell’Università degli Studi Roma Tre che,  ai corsi di Scienze biologiche e Scienze geologiche, ha aggiunto negli ultimi anni quelli di Scienze e culture enogastronomiche e di Scienze per la protezione della natura e la sostenibilità ambientale.

Molti istituti professionali si sono dovuti adattare alle normative fornendo corsi più mirati, da integrare eventualmente con i percorsi universitari: se prima il tecnico di laboratorio chimico-biologico diplomato poteva operare nei laboratori analisi pubblici, da alcuni anni questa possibilità è preclusa, a meno che il possessore del diploma non lo abbia conseguito prima dell’introduzione dello specifico corso di laurea (tecniche di laboratorio biomedico).

E’ IL DIGITALE A DECIDERE…

Foto da Pixabay

Complice di questa varietà è lo sviluppo tecnologico: nel campo delle risorse umane, ad esempio, il digital HR si occupa di ricercare e selezionare il personale per le imprese avvalendosi di social network come Facebook e Linkedin.

Compaiono nuove professioni persino nell’ambito della comunicazione: pensiamo solo al successo di blogger e influencer, ruoli che in passato avremmo etichettato come hobby.

NUOVE PROFESSIONI: IL PROJECT GENERATOR JOURNALIST

Che dire del giornalismo? Anche questo settore ha subìto dei cambiamenti. Di cosa si occupa un project generator journalist? Ce lo spiega Anna Martellato, giovane giornalista e scrittrice, autrice del romanzo Il nido delle cicale (Giunti Editore), già in libreria, di cui avremo modo di parlare nei prossimi giorni.

Foto di Rossella Belardi

Tutti parlano, tutti pensano di comunicare senza in realtà chiedersi cosa, come e perché. (Anna Martellato)

Anna, sei una project generator journalist. Puoi spiegarci in cosa consiste il tuo lavoro?

Aiuto le aziende a esprimere la loro identità, creando per loro e con loro progetti di rilevanza mediatica. In particolare storytelling classico e storytelling narrativo, progetti editoriali e format televisivi-web.

La figura del giornalista è inevitabilmente associata alle notizie. Qual è il connubio tra la professione giornalistica e quella di ideatrice di progetti? Come si fondono queste due attività apparentemente distanti?

In realtà è grazie alla mente analitica del giornalista che focalizzo gli aspetti più rilevanti, mediaticamente parlando, dei progetti di cui mi occupo. Sapere cosa accende l’attenzione della gente è importante per non far passare inosservato un progetto. Se non c’è questo elemento, un’ottima idea piacerà solo a noi e al cliente, e questo non va bene perché poi il progetto dovrà affrontare il mondo. E se parte già con dei buoni assi nella manica per farsi notare, tanto meglio.

Quale iter segui per trasformare un’idea in un progetto da concretizzare?

Prima cosa, ascoltare. È importante ascoltare le necessità del cliente, la sua storia, la sua voce, quali sono gli obiettivi da raggiungere e molte altre informazioni. Questa è in assoluto la fase più importante. Generalmente mi vengono già delle idee: è come se mi si accendessero delle lampadine, che poi sottopongo al cliente per arrivare a capire qual è il progetto che fa al caso suo.

Da alcuni anni stiamo assistendo alla comparsa di nuove figure professionali che prima erano inglobate in altre. Secondo te questa specializzazione del mercato del lavoro lo sta arricchendo o complicando?

Arricchendo, senz’altro. La specializzazione e quindi il differenziarsi è la chiave per emergere e quindi per aumentare il business, tuo e dei tuoi clienti. È sempre un win-win, per me. Ma prima di lanciarsi sul mercato e proporsi è necessario avere le idee chiare su due cose: chi siamo e quali sono le nostre competenze, le hard skills e le soft skills. E poi anche dove vogliamo andare, qual è la fetta di mercato che ci interessa. Io ho investito molto su me stessa negli ultimi anni per capirlo: anche questo è stato un processo di evoluzione importante, ma necessario. Come fanno le cicale.

Come si diventa project generator journalist?

È la definizione che una grande professionista, Fiorella Pallas, ha dato di me, di quello che faccio. E io l’ho fatta mia (con il suo benestare, ovviamente!). Di certo formarsi e avere un’esperienza giornalistica, unita a uno spiccato senso di creatività e strategia definisce questa mia professione.

Al di là della definizione, il mio consiglio è quello di capire quali sono i propri talenti: quando sappiamo quali sono è come avere una mappatura del genoma. Da lì possiamo partire per un viaggio speciale: quello che ci porterà a capire chi vogliamo essere e qual è la nostra strada.

Quali scrittori hanno influito sul tuo modo di raccontare e di “fare” giornalismo?

Uno su tutti: Italo Calvino. E la scrittura asciutta di Don DeLillo. E vogliamo parlare di Buzzati? In realtà ogni nuovo scrittore a cui mi appassiono mi lascia qualcosa. Quindi anche la mia scrittura evolve: qualche traccia, seppur impercettibile, la lascia. Per la parte giornalistica ha influito molto Beppe Severgnini, soprattutto agli inizi della mia professione: mi è sempre piaciuto il modo in cui giocava con le parole e con le figure retoriche. Oggi la mia fonte inesauribile di ispirazione è Mario Sechi. Lui lo sa, mi sono già dichiarata.

Quali consigli daresti a chi volesse intraprendere questa carriera?

Non so se posso dare dei buoni consigli, diffido da chi ha sempre la ricetta in tasca. Però ci sono regole che valgono per tutti e che non sono mai sbagliate: a me sono servite. Le prime tre: leggere, leggere, leggere. Va benissimo sia per il giornalismo, che per la scrittura narrativa. Poi investire sempre su sé stessi, specializzarsi, non smettere di formarsi. Non farsi abbattere da situazioni frustranti o quando le cose vanno male: porte in faccia, delusioni (e anche qualche leggera coltellata tra le scapole) le abbiamo avute tutti. Per crescere e spiccare il volo si passa anche da lì.

Per tenervi aggiornati sulle novità di Anna Martellato potete seguire il sito ufficiale e le pagine social!

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La foto di Anna Martellato è di Michela Antolini.

Rossella Belardi

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