Un’estate al lago con Anna Martellato: Il nido delle cicale

Un’estate al lago con Anna Martellato: Il nido delle cicale

ITALIA – Anna Martellato torna nelle librerie con il suo ultimo romanzo, Il nido delle cicale: una storia delicata ma che lascia il segno, perchè indaga la fragilità, le debolezze e la forza che sono in ognuno di noi. La giovane giornalista ci svela alcune curiosità. Scopriamole insieme!

Qualche giorno fa, tra le varie copertine esposte in libreria, una in particolare ha attirato la mia attenzione: raffigurava una ragazza accoccolata su un letto di fiorellini viola, apparentemente malva. Mi sono avvicinata alla vetrina e ho letto il titolo: Il nido delle cicale. La domanda, anzi, le domande si sono succedute rapidamente nella mia mente: Perché un titolo del genere? Le cicale hanno un nido? Cosa vorrà dirci l’autrice?

Ho appuntato il titolo sullo smartphone e ho proseguito oltre. Più tardi ho letto la quarta di copertina: una ragazza torna nella casa materna per fare una pausa dalla routine in cui è intrappolata e schiarirsi le idee, ma lo scontro con quella realtà familiare che non le appartiene più e con i vecchi rancori è inevitabile.

Cover Il nido delle cicale

Il nido delle cicale evidenzia i problemi comuni in molte famiglie: l’incapacità di saper ascoltare, gli scontri generazionali genitori-figli, la necessità di reagire e, allo stesso tempo, la paura dei cambiamenti, la voglia di tornare a vivere come dopo un lungo letargo e vincere il torpore dell’abitudine che è diventato opprimente, quasi una gabbia.

Altro tema fondamentale è il tentativo di reagire ad una perdita facendo rivivere le persone care nei nostri gesti e comportamenti:

Mentre i suoi litigavano, Mia si chiudeva in camera sua, proprio come era abitudine di Mattia. Si schiarì un po’ i capelli con lo shampoo alla camomilla, che le donava dei riflessi più chiari sulle punte, di quel biondo come i boccoli di suo fratello. Vestiva in modo meno appariscente. Era più silenziosa. Aveva dovuto uccidere una parte di sé per sopravvivere. Essere un po’ di più come Mattia faceva, in qualche modo, vivere in lei una parte di lui.

I PUNTI DI FORZA

La forza di questo libro sta non solo negli argomenti trattati, ma anche nella caratterizzazione dei personaggi: Mia, la protagonista, indipendente e allo stesso tempo succube del compagno, uomo ambizioso e volitivo; la madre, Vittoria, tendente al vittimismo e riluttante ai cambiamenti, e la simpatica Efra, tata avanti con gli anni che è il punto di riferimento delle due donne, madre e figlia. Altro protagonista del romanzo è Luca, che ha avuto il coraggio di intraprendere un progetto che il padre non appoggiava.

Anna Martellato ce li presenta ad uno ad uno facendo emergere le loro personalità tramite gesti, espressioni del viso e dialoghi.

Lago di Garda-Foto da Pixabay

L’ambientazione è quella del lago di Garda, dal clima mediterraneo, che abilmente la scrittrice descrive con i giusti dettagli, senza annoiare. Al contrario, sembra quasi di sentire il calore sulla pelle e di avvertire nell’aria le fragranze delle piante aromatiche: l’elicriso, la calendula, il rosmarino, la lavanda. Il lettore passeggia insieme a Mia tra i filari delle piante officinali e, come lei, prova un senso di calma, di libertà dalle paure.

 

Perché leggere Il nido delle cicale? Perché un libro deve emozionare e lasciare un’impronta. Quale? Ce lo spiega la stessa Anna nell’intervista rilasciata alcuni giorni fa, in cui ci ha parlato della sua esperienza come project generator journalist.

L’AUTRICE RACCONTA…

Anna Martellato-Foto di Michela Antolini

Anna, il titolo del tuo ultimo romanzo, Il nido delle cicale, è più che appropriato, in linea con la trama, perché un nido protegge ma è allo stesso tempo un luogo  da abbandonare. Come ti è venuto in mente il paragone con il ciclo di vita di questi insetti in particolare?

Cercavo un titolo che contenesse la parola Nido, proprio partendo dal concetto del nido-gabbia in cui si ritrova Mia, ma che ci riguarda tutti: ognuno di noi ha delle comfort zone da cui non vuole uscire (a volte lamentandosene anche, come fa Vittoria, la madre di Mia). Scrivevo ed era estate, l’incessante frinire delle cicale faceva da sottofondo. Mi è capitato di vedere quei corpuscoli vuoti aggrappati al tronco di un albero, e di osservarne la ferita sul dorso. È stato allora che mi è “arrivato” il titolo. È stato un click.

Nemmeno io sapevo la loro evoluzione: ho fatto un po’ di ricerche e tutto sembrava collegarsi. Il nido, l’attesa sotto terra per anni, la rinascita, la resurrezione. Per gli antichi greci le cicale erano simbolo di resurrezione e si credeva fossero la reincarnazione di artisti. Tutto tornava, con questo titolo. Non poteva che essere questo. E quando è così lo sai, lo senti fin sotto la pelle.

Foto da Pixabay

La tua protagonista, Mia, in parte si sente al sicuro in quella casa che è stata costruita per lei, “il nido”, ma allo stesso tempo si sente in gabbia, perciò sua madre non ha tutti i torti definendo quell’abitazione “la cella”. A volte con le nostre scelte ci intrappoliamo da soli e impieghiamo anni a rendercene conto nonostante qualcuno ci abbia messi in guardia. Nel caso di Mia il problema è stato l’orgoglio, il non voler ammettere che la madre avesse ragione o l’inesperienza e la mancanza di lungimiranza?

Tutte queste cose assieme, più una: la paura di restare sola. Diciamo la verità: a tutte (o quasi) è capitato almeno una volta nella vita di aver paura di non trovare la persona giusta per noi. Motivo per cui, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovate in relazioni sbagliate. Succede – forse deve succedere – di stare con la persona sbagliata, fa parte del normale processo di maturazione di una donna. Sono le relazioni sbagliate a farti capire cosa vuoi davvero, ma soprattutto cosa non vuoi. E quando scatta questa cosa nella testa sai che sei cresciuta. Diventi un po’ più saggia e non sei più ingenua.

L’importante, appunto, è che la consapevolezza scatti: ovvero svegliarsi, capire che questa persona non fa per noi, che “nuoce gravemente alla salute”, ci spegne, ci cambia (in peggio). Ci sono mille campanelli d’allarme, ma noi tendiamo ad ignorarli per coltivare un ideale. Ne basta uno giusto per cambiare le cose e farti prendere la decisione giusta. In quel caso saremo pronte per iniziare il processo di trasformazione.

Nel tuo libro parli del rapporto conflittuale tra genitori e figli e ciò che emerge è il problema della mancanza di comunicazione, l’incapacità dei figli di esternare i loro sentimenti e quella dei genitori di saperli ascoltare e di accettarne le scelte, una difficoltà che, se non viene affrontata, si fossilizza negli anni. Come si potrebbe ovviare a questa carenza?

Non ho una risposta, e forse non l’avrò mai. Credo che il rapporto genitori-figli, ma ancora di più quello madre-figlia sia il più grande irrisolto di tutti i tempi. Ecco perché penso non esista una risposta. Ogni caso è a sé, e sono talmente tante e profonde le sfaccettature di questo rapporto che viviamo dal primo battito del cuore in poi, che è difficile rispondere. Però possiamo affrontarlo con tutta la saggezza e la consapevolezza che riteniamo necessaria, facendoci aiutare, se serve, per scavare e sbloccare i nodi nel rapporto (che, prima ancora, vanno individuati. E non è semplice).

Foto da Pixabay

Questa storia affronta vari temi: il riscatto, la necessità di un cambiamento, i contrasti familiari, il coraggio di opporsi a chi ha scelto per noi un’altra strada. Ce n’è uno che ti è caro più degli altri?

La famiglia è sempre stata al centro dei miei romanzi, delle storie che amo scrivere. Tutto parte da lì. Ma il tema che amo di più sviluppare è il cambiamento. L’evoluzione, la rinascita. I miei personaggi all’inizio e alla fine sono persone completamente diverse.

Cosa vuoi che resti nei lettori al termine della lettura?

La speranza.

Ho trovato molto interessante la passione di Luca per la coltivazione delle piante officinali e il loro uso farmacologico e cosmetico, una pratica che da alcuni anni sta riscuotendo successo nel nostro paese. Anche tu hai la passione per questo settore come il tuo personaggio o la scelta di inserire quest’attività produttiva è dipesa da altro?

Quando si scrive si trasferisce sempre qualcosa di sé stessi ai propri personaggi e a Luca ho dato questo, di me. Io trovo terapeutico affondare le mani nella terra e mi ha sempre attirato il mondo officinale. Quando ho iniziato a pensare a Luca non ne sapevo nulla. Ho scoperto il grande potere degli oli essenziali proprio grazie alle ricerche condotte per questo libro. Gli oli essenziali sono l’anima delle piante e non avevo idea che si potessero ricavare da così tante piante: alcune non sapevo nemmeno esistessero. Mi è piaciuto così tanto quel mondo che, quando ho terminato di scrivere il romanzo, ho pensato che era di questo settore che volevo occuparmi, come project generator journalist.

Foto da Pixabay

Luca corre il rischio di essere soffocato dai tanti impegni, seppure attinenti al lavoro che ama. Tu ti dedichi a molti progetti. Come riesci a mantenere l’equilibrio?

Semplice, non lo mantengo. È impossibile. Sono una libera professionista: alcuni giorni mi ritrovo inaspettatamente del tempo per dedicarmi a ciò che amo, altri – e sono la maggior parte – nemmeno per respirare. Anche se, soprattutto nell’ultimo anno, ho imparato a dire molti no, a selezionare, a ritagliarmi del tempo per me stessa e per le persone che amo. Non è mai abbastanza ma è una scelta che non rimpiango.

Poco fa ti ho chiesto cosa pensi debba lasciare nel pubblico la lettura del tuo libro. Ora rivolgo la stessa domanda a te: cosa ti ha lasciato, in qualità di scrittrice, Il nido delle cicale?

La mia scrittura è cambiata. Si è fatta più introversa, introspettiva, riflessiva. Più asciutta. Il primo romanzo, La prima ora del giorno, resterà sempre nel mio cuore perché lì c’è la storia della mia famiglia, quella di mia nonna, e anche la storia dell’isola greca di Rodi durante la Seconda Guerra Mondiale, in Grecia, che in pochi hanno raccontato e che quasi nessuno conosce. Ma questo… scrivere Il nido delle cicale è stata pura grazia. Non so se riuscirò mai a scrivere un libro più bello di questo. L’ho amato molto. Per i temi che affronta e per i suoi personaggi.

Prossimo progetto?

Misurarmi con Il Nido non sarà facile, ma devo provarci. Perché il terzo romanzo sarà il più complesso dei tre, il più strutturato. Ma, qualcuno dice, anche il più bello.

 

Altre informazioni riguardanti Il nido delle cicale sono disponibili sul sito ufficiale di Anna Martellato.

Il nido delle cicale- Editore Giunti

 

Le foto dell’autrice sono state scattate da Michela Antolini.

Rossella Belardi

Leave a Reply

Your email address will not be published.