Marguerite Duras, la scrittrice del desiderio

Marguerite Duras, la scrittrice del desiderio

MONDO – Ricordiamo oggi Marguerite Duras, che venticinque anni fa ci lasciava (il 3 novembre 1996). La grande intellettuale francese, fu la signora del piacere e del dolore, la donna del desiderio e dell’erotismo uno spiraglio verso l’emancipazione.

Si chiamava Marguerite Germaine Marie Donnadieu, per tutti Marguerite Duras. Una donna in grado di suscitare sempre grande scandalo, libera e selvaggia. Nessuno riuscì mai a cambiarla e con il suo essere ha saputo correre rischi per la sua vita, per l’amore e per la politica. Ha avuto la forza di un uragano, di un’apocalisse, in grado di aprire  le porte delle pulsioni estreme, oscene, alla natura umana. Siamo di fronte a una delle figure femminili più importanti dell’intero Novecento.

Marguerite Duras e l’infanzia

La storia di questa grande donna, inizia nelle giungle afose dell’Asia coloniale. Marguerite nasce il 4 aprile 1914 a Gia Dinh, vicino Saigon (Vietnam), in quella che allora era la colonia francese dell’Indocina. Il padre Henri è direttore di una scuola dove sua madre, Marie, lavora come istitutrice.

A soli quattro anni perde il padre e questa assenza segnerà la vita di Marguerite che con il tempo, finirà per contare su Paulo, fratello con il quale ha un rapporto bellissimo e intenso.

A dieci anni, si trasferisce prima a Sadek e poi a Vinh long, sulle rive del Mekong, fino a quando non si stabilizza con tutta la famiglia in Cambogia dove la madre ottiene una concessione di risaie. L’impossibilità di coltivare queste terre manda in rovina la famiglia, come ha raccontato Marguerite nel suo romanzo Una diga sul Pacifico. Il rapporto con la madre è sempre stato difficile. Marguerite amava molto quella donna forte e fragile al tempo stesso, dalla quale eredita la forza di volontà, la follia, la violenza, l’indole meschina, il senso della giustizia sociale e la certezza della sconfitta.

Marguerite Duras MyWhere

L’amante cinese e la scrittura

A 15 anni ecco la svolta che dette, forse, inizio a quella che sarebbe diventata Marguerite Duras. Su un traghetto, infatti, conosce l’amante cinese, il personaggio che tanti anni dopo descriverà nel libro che più di ogni altro l’ha resa celebre oltre i confini francesi, L’amante.

È in quel periodo che la vocazione alla scrittura inizia a manifestarsi in modo pressante. La scrittura è l’unica reale espressione della verità; non serve solo per raccontare storie, ma a rivelare ciò che non è comprensibile e a dare significato a ciò che sembra non averne. Ma è solo l’inizio.

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Il rapporto con l’Indocina

Indocina e Marguerite. Marguerite e l’Indocina. Un rapporto inscindibile dalla sua vita e dalla sua opera. Il posto che più di tutto ha iniziato a influenzare il genio visionario della scrittrice. Ama il suo luogo di nascita e con il fratello minore, con cui ha un rapporto morboso, preferisce la vita indigena rispetto a quella coloniale. Vive per bagnarsi nel fiume, camminare a piedi scalzi, consumare cibo cinese. Detesta il cibo francese e il tentativo di ricreare la Francia in quei luoghi. Qui si sente davvero viva.

L’idillio presto finisce. A diciotto anni, vola in Francia. Ancora non lo sa, ma Marguerite non metterà mai più piede nella sua amata e accogliente Asia.

La Francia e la Resistenza

In Francia, la giovane Duras studia e inizia a scrivere. Da questa passione, comincia a frequentare gli ambienti intellettuali francesi, descritti poi anche nei suoi libri.

Sono gli anni in cui taglia completamente i ponti con la famiglia, cambiando il suo cognome, anche a seguito della morte di Paulo. Rivedrà la madre un’ultima volta nel 1949.

In Francia conosce Robert Antelme, intellettuale, scrittore e partigiano francese che sposa nel 1939. Marguerite comincia a lavorare al Ministero delle Colonie e nel suo primo scritto ufficiale L’Empire français (realizzato su richiesta del Ministro della propaganda) afferma il diritto delle razze superiori a civilizzare quelle inferiori.

Poi scoppia la guerra e nella Parigi occupata dai nazisti, in qualità di segretaria della commissione per i libri, riesce a giocare d’astuzia con la Propagandastaffel e a non negare la carta a scrittori ebrei e comunisti. Sul lavoro conosce Dyonis Mascolo, del quale s’innamora pur continuando ad amare anche Robert e perciò si impegna a far sì che il marito e l’amante diventino amici.

Sceglie, poi, di entrare nella Resistenza sotto la guida di François Mitterand. Proprio il futuro presidente della Repubblica riuscirà ad impedire l’arresto di Marguerite da parte della Gestapo, mentre niente potrà per impedire la deportazione di Robert a Dachau, dove verrà ritrovato proprio da Mitterand.

Il dopoguerra

Il decennio postbellico segna un nuovo inizio per Marguerite caratterizzato anche dall’amicizia con Elio Vittorini e sua moglie Ginetta. Lo scrittore italiano si interessa ai suoi lavori e propone la pubblicazione di Una diga sul Pacifico a Giulio Einaudi. Ma il successo di quegli anni fu accompagnato dalla tragica e devastante morte del suo primo figlio nel 1942.

Pochi anni dopo, divorzierà da Antelme per iniziare nuovamente una relazione con Dionys Mascolo. Il tradimento, raccontano in un diario scritto alla fine della guerra, finirà per angosciare e addolorare enormemente la donna, soprattutto quando emerge la scomoda verità di un nuovo amore nato alle spalle dell’ormai ex marito. Nonostante la relazione con Mascolo si concluderà dieci anni dopo, tra i due e Antelme resterà sempre una preziosa amicizia.

La Duras viene espulsa anche dal Partito Comunista, che mal vedeva i suoi comportamenti.  Lei decide di lasciarlo dopo sette anni di militanza insieme a Mascolo e Antelme. Marguerite apprende in quel momento l’arte e il gusto della sovversione, che sarà la chiave del suo pensiero e della sua opera: rovesciare le situazioni, rifiutare la rigidità dell’ordine costituito. Si dichiara contraria alle istituzioni, alla morale, ai luoghi comuni e ogni tipo di routine.

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La trasformazione di Marguerite Duras

Negli anni ’50 avviene un’altra svolta importante. Marguerite, sempre impegnata politicamente, si schiera contro la guerra in Algeria e firma il Manifesto a favore del popolo algerino.

Sono gli anni in cui inizia a bere, trasformando l’alcolismo in un vero problema. Sarà infatti ricoverata più volte in ospedale per la disintossicazione.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 si appassiona al teatro e alla cinematografia occupandosi della sceneggiatura di capolavori come Hiroshima mon amourLe ravissement e India Song. La scrittura però rimane una costante nella sua vita e nel 1982 pubblica La maladie de la mort, un saggio che indaga il rapporto dei sessi e che racconta la storia di un uomo che paga una donna per trascorrere del tempo con lui e insegnargli ad amare. Nel 1984 pubblica L’amante, che le vale il premio Goncourt e diventa ben presto il libro più venduto del secolo in Francia. Tradotto in oltre cinquanta lingue, fa di Duras la scrittrice più famosa del mondo.

Sono gli anni in cui inizia un legame e una convivenza con il giovane omosessuale Yann Andrea. A lui sono dedicati i due libri Occhi blu e capelli neri e Yann Andrea Steiner.

Nell’88 viene ricoverata per una crisi respiratoria e finisce per essere tenuta per cinque mesi in coma farmacologico. Riesce a riprendersi in maniera sorprendente, nonostante la cannula respiratoria in gola. A partire dal 1994 le sue condizioni di salute peggiorano costantemente, i danni provocati dal coma si accentuano fino alla morte che la coglie a Parigi nel 1996.

Venticinque anni fa, si è spenta una donna alla ricerca costante dell’infinito. Una donna amante degli eccessi e dell’amore, quel desiderio come potente forza da accogliere e vivere e fino in fondo. Amava ciò che ogni nuova relazione le permetteva di scoprire, la beatitudine, il piacere visti come strumento di conoscenza.

L’amore e la scrittura le permettevano di oltrepassare i propri limiti, quei limiti che noi abbiamo superato con lei.

Francesco Frosini
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