I prodotti a base di CBD sono legali? Scopriamo componenti e normative sull’utilizzo della canapa

I prodotti a base di CBD sono legali? Scopriamo componenti e normative sull’utilizzo della canapa

ITALIA – Qual’è la normativa vigente in Italia circa l’utilizzo della canapa? Quando si parla di canapa sativa legale, sono molte le contraddizioni a cui si va incontro. Nell’articolo che segue faremo luce su questi componenti e sulla normativa vigente in Italia circa l’utilizzo della canapa.

Nell’immaginario comune, Cannabis è ancora sinonimo di droga, e molti ignorano la differenza che esiste tra i due maggiori principi attivi di questa pianta: il CBD appunto, e il THC. Nell’articolo che segue faremo luce su questi componenti e sulla normativa vigente in Italia circa l’utilizzo della canapa.

Principi attivi della Cannabis sativa

La canapa sativa (Cannabis sativa, L. 1753) è una pianta erbacea annuale, originaria dell’Asia minore. Non ha fiori particolarmente belli e il suo aspetto è anonimo; allora perché si sente sempre più spesso parlare di questa specie vegetale?

Nel corso della storia, la canapa ha avuto un ruolo predominante nella produzione tessile, grazie alle sue fibre estremamente resistenti, utilizzate anche nella produzione di vele e cordami per le navi. Oltre all’industria tessile, questa pianta ha dato un contributo unico alle pratiche mediche – soprattutto orientali – essendo utilizzata per contrastare numerosi disagi, tra cui insonnia, emicrania, disturbi gastrointestinali.

Cosa rende la Cannabis sativa così utile alla medicina e contemporaneamente oggetto di numerose discussioni (non sempre a suo favore)?

Il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC).

In questo articolo ci concentreremo sul CBD, ma vogliamo comunque darvi una breve descrizione del THC, in modo da farvi comprendere meglio il perché la canapa viene, ancora oggi, demonizzata.

THC e CBD

Il Delta-9-tetraidrocannabinolo (più semplicemente THC) è il principio attivo più “famoso” della Cannabis. La sua fama deriva dal fatto che si tratta di una sostanza psicotropa (in altri termini si tratta di uno stupefacente) capace di modificare lo stato psico-fisico di una persona.

A questo aspetto si aggiunge il fatto che ha proprietà antidolorifiche e antiemetiche (ovvero limita il disagio provocato dalla nausea), quindi viene utilizzato – in piccole percentuali –  in alcuni farmaci per la terapia del dolore.

L’attività psicotropa del THC viene contrastata dal suo principale antagonista, il secondo maggiore principio attivo della Cannabis: il cannabidiolo (più semplicemente CBD).

Si tratta di un metabolita che ha effetti rilassanti in tutto l’organismo, inoltre è un efficace antinfiammatorio e antiossidante.

Come per il THC, anche nel CBD sono stati accertati i suoi effetti nella gestione dell’ansia e del dolore, con la differenza che non svolge una funzione stupefacente. Non altera le funzioni psico-attive dell’organismo e non causa dipendenza.

Grazie a queste caratteristiche, il cannabidiolo è stato oggetto di molti studi scientifici che ne hanno dimostrato l’utilità in ambito medico e farmacologico.

Tuttavia, le regole che gravitano attorno l’utilizzo di questo metabolita sono ancora poco chiare e spesso contraddittorie. In Europa, e in Italia, la normativa sul CBD è stata da poco ridefinita. Nel paragrafo che segue, analizzeremo le leggi del nostro Paese.

Normativa sul CBD

Come già accennato, le leggi che regolamentano l’uso della Cannabis, e del cannabidiolo in particolare, sono confuse e spesso entrano in contraddizione con altre normative.

Per questo, organizzazioni internazionali come l’ONU e l’OMS, hanno deciso di scendere in campo con l’intento di fare chiarezza sull’argomento canapa.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare, ha dichiarato una volta per tutte che il CBD non crea dipendenza e non è dannoso per la salute, anzi dimostra peculiarità mediche e farmacologiche importanti.

Una bella inversione di marcia, se si pensa che nel decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, la canapa, a prescindere dal suo contenuto di THC e CBD, veniva considerata “pianta da droga”.

Oggi sappiamo che il CBD non è classificato tra gli stupefacenti, in quanto non crea dipendenza, ed è l’unico principio attivo della cosiddetta Cannabis legale.

La legge che ne regolamenta l’utilizzo è la n. 242 del 2016, secondo la quale la coltivazione viene addirittura consigliata. L’articolo 1 della legge, infatti, così recita: “la presente legge reca norme per il sostegno della coltivazione della canapa quale coltura in grado di contribuire alla diminuzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e alla perdita di biodiversità”.

Sembra bello, e sembra chiaro, la realtà è che non lo è. Il CBD non viene menzionato, quindi si è davvero sicuri che la sua assunzione sia effettivamente legale?

Al momento non ci sono ancora leggi che ne vietano utilizzo e assunzione, quindi possono stare tranquilli tutti quegli store che vendono Cannabis legale, come Justbob, nati cavalcando l’onda del successo che la canapa ha riconquistato negli ultimi anni.

La legge sopra citata, discrimina i prodotti della canapa con una percentuale di THC superiore allo 0,2%. Quelli sì che sono vietati. Federcampa sta tentando di far alzare il limite allo 0,5%, ma al momento è ancora tutto in divenire.

Conclusioni

Nonostante la normativa in Italia sia ancora un po’ confusa, abbiamo la certezza che il CBD, e conseguentemente la Cannabis light (così viene anche chiamata la Cannabis legale, proprio per l’assenza di THC), sono legali e sono utili al nostro organismo.

Quindi, se volete liberarvi dallo stress della vita quotidiana, fatevi un giro nel nostro sito e scoprite quali prodotti a base di cannabidiolo fanno al caso vostro.

Steve Moss

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