Denzel Washington, uno dei più grandi interpreti del Cinema mondiale, compie oggi 67 anni

Denzel Washington, uno dei più grandi interpreti del Cinema mondiale, compie oggi 67 anni

ACCADDE OGGI – Il 28 Dicembre 2021 il grande Denzel Washington compie 67 anni. Abbiamo pensato di fargli i nostri migliori auguri ricordando quattro film della sua lunga carriera. Non abbiamo scelto i più famosi o i più premiati, ma quelli meno pubblicizzati in Europa. Pellicole nelle quali la sua interpretazione eleva la qualità dell’intera storia.

Quando aveva undici anni, i suoi genitori hanno divorziato e lui è rimasto nello stato di New York a vivere con la madre. Ben presto però la donna decise di mandarlo a vivere in collegio. Questa infanzia sfortunata ha accelerato la crescita di Denzel Washington, che è diventato un ometto prima degli altri. Si è laureato in teatro e giornalismo, poi si è iscritto all’American Conservatory Theater di San Francisco.

Quando ha finito la sua formazione è entrato nel mondo del cinema. Come dicevamo, Denzel Washington è uno degli attori più conosciuti e apprezzati sul pianeta. Ha ricevuto tre Golden Globe e due Premi Oscar, alcune pellicole nelle quali ha recitato vengono proposte in tv una decina di volte l’anno e lo share non delude mai.

Oggi non parliamo di Philadelphia, Malcom X, Il tocco del male, Il collezionista di ossa, Hurricane, Training day, Man on Fire, American Gangster. Questi sono film con copioni fortissimi e trame accattivanti che lui ha reso eccezionali, ma che comunque avrebbero avuto una vita lunga nelle sale.

Oggi parliamo di film con una sceneggiatura non brillantissima che Denzel ha reso imperdibili. Grazie al suo talento ha trasformato il banale in unico ed il sufficiente in ottimo.

DENZEL WASHINGTON IN MISSISSIPPI MASALA

Foto da: imdb.com

È un film del 1991 da Mira Nair, regista e sceneggiatrice indiana che ha la necessità d’inserire la sua patria in ogni lavoro. Un po’ come se il parmense Bernardo Bertolucci, in Ultimo Tango a Parigi, avesse inserito fra le battute di Marlon Brando un monologo sulla stagionatura del Culatello di Zibello. Sono un po’ contro chi è indiano e parla di India, chi è omosessuale e parla di gay, chi è nero e parla del movimento Black Panter.

Detto questo, ho trovato questo film banale nella trama. Un cliché romantico-razzista già visto in tante altre pellicole. Mira Nair ha scritto una sceneggiatura scontata, ma è stata fortunata o furba nella scelta dell’attore protagonista.

Denzel Washington è Demetrius Williams, un afroamericano che vive a Greenwood nel Mississippi. S’innamora di Mina, Sarita Choudhury, una ragazza indiana nata in Uganda e scappata in America con la su famiglia.

Il Mississippi è conosciuto per il razzismo ed il Ku-Klux Klan, un amore puro fra etnie diverse, una comunità popolata da bigotti che non accettano le diversità, lei indiana con il puntino in fronte, lui afro e cotonato: un polpettone indigesto di cliché.

Denzel Washington mi ha fatto dimenticare la scarsa fantasia della regista e mi ha fatto immergere in una storia d’amore vera. L’attore è molto giovane, ad una delle sue prime esperienze, ma già si denota la stoffa del fuoriclasse. Grazie a lui spicca il tema delle diseguaglianze sociali, con semplicità lineare conduce un ruolo mostrando la forza e l’energia di un ragazzo innamorato.

DENZEL WASHINGTON IN THE EQUALIZER

Foto da: darumaview.it

Generalmente sono attratto dai film di Antoine Fuqua perché originali, girati con intelligenza e mai scontati. Questa pellicola è uscita nel 2014, ma non l’ho gradita come altre. Mi è sembrata la brutta copia della serie televisiva degli anni ottanta Un giustiziere a New York.

La vendetta è un tema affascinante ma sin dai tempi del Conte di Montecristo, funziona se la trama narrativa non è scontata, se lo spettatore non immagina sino alla fine come andrà a finire la vicenda.

Denzel Washington è Robert Mc Call, un buono dal passato oscuro che diventa il paladino delle cause perse. Si capisce sin dall’inizio del film che il protagonista finirà per sgominare il male ed il marcio che gli passa accanto ogni giorno.

L’abilità di questo grande attore però emerge fotogramma dopo fotogramma. Il timido inserviente di un grande magazzino che passa le sue serate a leggere la Bibbia in una tavola calda, si trasforma facendo emergere il suo passato. La ferocia con la quale annienta i nemici mette in risalto il lato scuro, quello sepolto per motivi di sicurezza.

Ha anche un lato umano molto spiccato che brilla nei suoi occhi quando decide di vendicare una giovane prostituta usata come carne da macello. La sua interpretazione regala alla storia purezza e verità. Ha il merito di sfruttare ogni inquadratura come fosse l’ultima. Il pubblico s’innamora del suo personaggio camaleontico che di giorno riordina scaffali e di notte sgozza nemici con un cavatappi.

VIRTUALITY

Foto da: spietati.it

Questo è uno dei peggiori film di thriller-fantascienza che abbia mai visto, nonostante il budget iniziale sia stato molto elevato ed il cast di primissimo ordine. Una lotta fra il bene ed il male futuristica nella quale gli effetti speciali non sono stati sufficienti a regalare grandi emozioni.

È del 1995, diretto da Brett Leonard. Denzel Washington è il buono, un poliziotto finito in prigione di cui poi lo stato si serve per riportare l’ordine. Il cattivo è Russel Crowe: questo conferma che le premesse c’erano tutte, ma senza sceneggiatura la visione resta zoppa.

Cito questo fiasco al botteghino, solo per mettere in luce le doti atletiche di Denzel Washington. Ha girato molte scene senza controfigura ed ha dato prova d’essere pronto a girare un action movie. Ancora molto giovane, ma perfettamente a suo agio nel rotolarsi per terra con una pistola in mano e saltare da un palazzo all’altro.

Risulta molto credibile anche durante le corte battute a lui concesse. Purtroppo, il regista lo ha sfruttato più per il suo aspetto muscoloso che per le sue doti recitative. Avere un attore come lui e non farlo parlare, è come avere Francesco Totti e lasciarlo in panchina: altro motivo per cui non ho apprezzato molto questa pellicola.

FLIGHT

Foto da: film.it

Questo film del 2012 non è affatto male, diciamo che ha una ottima base di partenza, una trama che ricorda un fatto realmente accaduto: Volo Alaska Airlines 261. Il regista è Robert Zemeckis, che gli amici chiamano scherzosamente The smart one, il furbo. Beh, anche in questo caso si è dimostrato scaltro nella scelta del protagonista.

Una vicenda come questa per risultare vincente aveva bisogno di una interpretazione magistrale, di qualcuno che rendesse reale il problema dell’alcoolismo, di un uomo capace di maltrattare il proprio fisico per tutta la durata delle riprese.

È la storia di un pilota di linea che ha un terribile incidente aereo, un esperto e bravissimo comandante che però è dipendente dall’alcool. Si tratta di un uomo che a causa della bottiglia è stato abbandonato da moglie e figlio, un ufficiale civile che è convinto di essere in grado di volare nonostante il suo vizio.

L’aereo andrà in avaria e lui riuscirà a farlo atterrare in modo singolare mettendo in salvo quasi tutti i passeggeri. Questo non contribuirà a farlo smettere, anzi il protagonista precipiterà ancora più a fondo abusando anche di droghe.

Un Denzel Washington spettacolare, da applausi in ogni scena del film. Mostra la catastrofe umana, la pochezza del nostro essere quando viene schiacciato dalle dipendenze. È magistrale nelle scene in cui non ammette di avere un problema, proprio come capita a quegli uomini dentro ad un tunnel che sono convinti d’essere ancora liberi.

DENZEL WASHINGTON: COME RIESCE A CAMBIARE LE SORTI DI UN FILM

Foto da: pinterest.it

Marito della collega Paulette Pearson da più di 40 anni e padre di quattro figli ormai adulti, è un artista e uomo senza ombre, che ha avuto la forza di costruire il suo nome senza far parlare di sé.

È un professionista molto serio che prende a cuore ogni ruolo che decide d’interpretare. Sceglie di girare una pellicola quando ci vede del potenziale, quando capisce di poter fare la sua parte ed elevarne il successo. Da quel momento studia, modifica il suo corpo, la sua mente, inizia a pensare come farebbe il protagonista che deve portare in scena.

Pensiamo ad Hurricane – il grido dell’innocenza, ad una storia che probabilmente avrebbe avuto comunque un discreto successo perché parla di una vicenda realmente accaduta, una serie di onde perfette che catturano lo spettatore nella rete. Ma questo film senza Denzel sarebbe stato lo stesso? La mia risposta è: molto probabilmente no.

Pochi altri lavorano il personaggio come è abituato a fare lui. Dopo aver letto il copione ha chiesto un incontro con regista e produzione ed ha chiesto di poter posticipare l’uscita del film di sei mesi. Gli hanno chiesto perché, e lui ha risposto che voleva inquadrature complete che mettessero in luce il suo fisico dalla testa ai piedi.

Non era in gran forma in quel periodo, ma dalla mattina seguente ha lavorato cinque ore al giorno con l’allenatore professionista di boxe Terry Claybon ed ha iniziato una dieta sportiva. Allo stesso tempo ha letto tutto quello che poteva sulla storia del campione che avrebbe interpretato.

Un mese prima delle riprese ha salutato la famiglia e si è trasferito nella palestra del suo allenatore. Musica rap, allenamenti all’alba, flessioni fino a scolpire il suo corpo e a modellare le sue braccia. Al termine del lavoro Terry Claybon aveva quasi paura di quell’inquilino che parlava solo di pugilato.

Non era un attore che stava imparando una parte, era un uomo che non vedeva l’ora di buttare al tappeto qualcuno.

Buon compleanno Denzel!

Francesco Danti

Leave a Reply

Your email address will not be published.