Mario Giordano suona i “Tromboni” nel suo ultimo libro

Mario Giordano suona i “Tromboni” nel suo ultimo libro

FROSINONE – Per la rassegna culturale Incontriamoci a Veroli, il giornalista Mediaset Mario Giordano ha presentato il suo ultimo libro Tromboni. Tutte le bugie di chi ha sempre la verità in tasca, edito da Rizzoli.

Ecco il nostro video della presentazione del libro Tromboni di Mario Giordano

Estate torrida di (timide) riaperture anche per il turismo e la cultura. La città di Veroli presenta una stagione estiva ricchissima di appuntamenti nella realtà delle piazze, fatte di presenze fisiche e spazi pubblici vissuti, dopo tanto distanziamento e le discusse misure anti contagio, che si fanno periodicamente più o meno stringenti al ritmo delle varie “ondate”.

Nel mese di luglio sono in corso ben due rassegne che, nelle cornici di Piazza S. Salomè e del Chiostro di S. Agostino, ospitano grandi nomi del giornalismo, dello spettacolo e dell’Università. La prima è il Festival della Filosofia, all’insegna quest’anno del tema “la libertà, tra limiti e responsabilità”, che terminerà giovedì 14 con la partecipazione di Gad Lerner.

Di più ampio respiro è invece la seconda, organizzata in collaborazione con la libreria Ubik di Frosinone e intitolata Incontriamoci a Veroli, che durerà sino a lunedì 25 luglio. La kermesse ha già avuto come ospiti, fra gli altri, l’attore Paolo Calabresi, il giornalista Alessandro Sallusti, il magistrato Luca Palamara e il giornalista Mario Giordano. Quest’ultimo, noto volto Mediaset e conduttore della trasmissione Fuori dal coro, in onda su Rete 4, è stato presente martedì 28 giugno per parlare del suo nuovo libro, dal titolo Tromboni. Tutte le bugie di chi ha sempre la verità in tasca, edito da Rizzoli.

mario giordano tromboni
Alcune copie del nuovo libro “Tromboni”, di Mario Giordano

Di ricerca della verità a tutti i costi, diritto all’informazione e trasparenza si sente molto parlare, soprattutto in relazione a coloro che dell’informazione hanno scelto di fare il proprio mestiere, ossia i giornalisti. Eppure è proprio nei confronti di questi che si è levato il pubblico j’accuse di Giordano, con quella viva voce, riconoscibilissima, che tanti vorrebbero mettere a tacere e che è stata oggetto di squallido dileggio anche da parte di giornalisti come Lilli Gruber, la quale ha affermato di non ritenerlo un suo collega.

Da quando denunciavamo i fatti del novembre scorso, la fantasia ha superato la realtà. L’Italia sarebbe dovuta rinascere con un fiore, invece è sprofondata in una torsione autoritaria senza precedenti. La dichiarazione rilasciata dal premier Draghi il 22 luglio 2021 si è dimostrata clamorosamente falsa: “Il Green Pass è una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività […] con la garanzia, però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. Stesso dicasi per quelle proferite con indigeribile supponenza dal sottosegretario al Ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, secondo il quale dire che i vaccinati potessero contagiare sarebbe stata una “baggianata”. Poco male se nel frattempo l’inverno 2022 sia trascorso in uno scenario distopico, all’insegna di una spietata caccia all’uomo fisica e mediatica, giustificata da un apparentemente sacrosanto “la tua libertà finisce dove inizia la mia”.

Già, perché non solo abbiamo visto l’imposizione di un green pass “rafforzato” che ha introdotto in forma coatta la vaccinazione obbligatoria con ben tre dosi (per ora) di farmaci dimostratisi poco efficaci e pericolosi, ma qualcuno vorrebbe convincerci che sia stato per il nostro bene. Poco efficaci perché i vaccinati, forti del loro lasciapassare, hanno continuato a circolare liberamente e a infettarsi, anche in forma grave, perfino in situazioni in cui non avevano più l’alibi dell’untore no-vax, al quale è stato tolto il diritto di lavorare, prendere un mezzo pubblico e acquistare beni che non fossero stati inseriti nella lista di quelli di prima necessità dai tecnici del “governo dei migliori”. Figurarsi cosa avrebbero fatto i peggiori. Pericolosi perché, con buona pace della coltre di omertà montata ad arte da chi dovrebbe per lavoro e deontologia raccontare la verità, abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a un’ecatombe di malori improvvisi, come mai prima d’ora, anche fra soggetti, giovani, sani e sportivi (spesso crollati di colpo davanti alle telecamere nel pieno delle loro performance). Non è un caso che i dati sulla effettiva sicurezza dei vaccini siano negati, secondo stessa ammissione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), per ragioni che attengono al segreto militare e all’ordine pubblico. Sarà per questo che per assumerli e ottenere l’agognata patente di essere umano degno di tal nome occorreva fornire il proprio consenso scritto, che tanto “informato” forse non lo era. Poco male se, mentre quelli che fra i nostri medici che hanno continuato a curare i pazienti secondo scienza e coscienza siano stati radiati dall’Ordine e cacciati dalle corsie, la guerra divampata in Ucraina ha contribuito a mostrare al mondo quanto siamo buoni e inclusivi. I medici ucraini sono stati infatti chiamati a rimpiazzare quelli nostrani pur avendo un titolo di studio non riconosciuto nell’Unione Europea e non comprendendo una parola di italiano. Come gli studenti ucraini sono stati promossi nelle scuole che li hanno accolti indipendentemente dal loro profitto. Ma si sa. L’Italia è un Paese pensato per tutti, meno che per quelli che hanno avuto la disgrazia di nascerci. E guai a dirlo, per carità. È stata “la scienza” a decidere, non gli uomini. Per cui zitti tutti. A meno di essere inclusi nelle liste di proscrizione dei no-vax, filoputiniani e terrapiattisti. Categorie interscambiabili, del resto. Se poi sei stato un premio Nobel per la medicina e azzardi delle obiezioni, diventi anche tu un “rincoglionito con problemi di demenza senile”. Così si esprimeva a mezzo televisivo l’infettivologo-sex symbol-cantante Matteo Bassetti su Luc Montagner, scomparso lo scorso 8 febbraio.

Mario Giordano presenta il libro Tromboni
Un momento della presentazione di Giordano in Piazza S. Salomè

Sono tanti i tromboni, gli esperti, quelli che sanno la verità e hanno il diritto di esprimerla. O meglio, di “somministrarla”, come un farmaco, una “cura Ludovico”, al popolino incapace di decidere per sé. L’informazione andrebbe infatti “somministrata dall’alto”, secondo l’ex premier Mario Monti, che non ebbe pudore di fare una simile affermazione in uno studio televisivo, dove ormai nessuno si scandalizza più neppure di fronte all’inaccettabile. Se anche chi vi parla ha raccolto e conserva a memoria futura le documentazioni di questo e molti altri momenti mediatici che esemplificano il deterioramento democratico che attanaglia il nostro (ex) Bel Paese, Mario Giordano ha avuto il coraggio di passarli in rassegna criticamente nel suo libro. I protagonisti sono sempre loro: i tromboni. Quelli della politica, dell’economia, della scienza, dell’ambiente, della bontà, della giustizia, del politicamente corretto e, ovviamente, del giornalismo. Sono senz’altro i più grotteschi, gli ultimi. Quelli che non hanno il minimo sussulto nel vedere la libertà di stampa in Italia posizionata al quarantunesimo posto nel mondo, all’interno della classifica stilata da Reporters Sans Frontières. Come non battono ciglio nel vedere come il governo possa stilare una lista di azioni “consentite” ai cittadini. Si può di fatto vivere perché qualcuno ce lo “consente”, non in quanto esseri umani dotati di diritti naturali inalienabili. Un insospettabile giornalista liberale di sinistra come Beppe Severgnini ha anzi redarguito il Professor Andrea Crisanti in uno studio televisivo, quando il virologo esprimeva dubbi sulla vaccinazione per i bambini. “Ci sono i congressi per dire queste cose, se voi le ripetete in prima serata la gente si spaventa”, è stata la sua dichiarazione.

Presentazione del libro "Tromboni", di Mario Giordano

Con l’estrema chiarezza di esposizione che caratterizza anche le sue trasmissioni televisive, anche nel libro Tromboni Mario Giordano utilizza il linguaggio semplice e diretto che gli è proprio, riassumendo i fatti salienti degli ultimi due anni e informandoci su come sia semplice per il potere, attraverso una buona comunicazione, far sì che l’assurdo venga considerato normale e il “buon senso” arrivi a includere ciò che altrimenti si considererebbe irricevibile. Così abbiamo accettato che, a suon dei DPCM di Conte prima e di decreti-legge poi, un uomo solo operasse ed operi indisturbato al di sopra di un Parlamento completamente esautorato. È accaduto nell’Italia dell’antifascismo permanente, che vede nel “nazionalismo” e nel “razzismo” i germi dei nuovi Mussolini, mentre plaude al fatto che un Draghi possa assommare in sé poteri straordinari, agendo “come un dittatore” (Galimberti). Questo vuol dire essere “fuori dal coro”, ci dice Giordano, “facendosi venire un mal di pancia in più”, ma nella consapevolezza di aver cercato di indurre nella gente a mantenere la lucidità e la ragione necessaria a vivere il presente consapevolmente, a discapito delle verità spacciate per assolute. Non è difficile, del resto, perdere in poche battute cose che oggi ci paiono scontate, ma che sono costate secoli di lotte e sacrifici. Peggio sarebbe giungere all’irreparabile percorrendo da dormienti e sulle proprie gambe la via per il precipizio.

 

Stefano Maria Pantano

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