Quale impatto ha avuto il COVID 19 sulle nostre vite?

Quale impatto ha avuto il COVID 19 sulle nostre vite?

ITALIA – Saremo migliori? Peggiori? Riusciremo a convivere con queste nuove misure restrittive, che abbiamo dovuto adottare al fine di evitare la diffusione della pandemia COVID 19, ma che sono destinate a diventare abitudini fino a quando, almeno, non avremo certezza dell’esito sulla sperimentazione di un vaccino? 

Dà vita a dei buoni esempi: sarai esentato dallo scrivere delle buone regole.” Frase attribuita a Pitagora, filoso vissuto tra il 500 e il 400 A.C, eppure attualissima in questa epoca ove ci si interroga  sull’impatto e sulle conseguenze che il COVID 19 ha avuto sulla vita di ciascuno. Saremo migliori? Peggiori? Riusciremo a convivere con queste nuove misure restrittive, che abbiamo dovuto adottare al fine di evitare la diffusione della pandemia, ma che sono destinate a diventare abitudini fino a quando, almeno, non avremo certezza dell’esito sulla sperimentazione di un vaccino? In Italia il dibattito  si è acceso fin dai primi giorni ed ha finito per condizionare l’opinione pubblica e i governanti europei. Addirittura è nato un osservatorio filosofico sul Covid 19, si chiama Pan/demia: nelle intenzioni dei suoi creatori la realizzazione che quando «le certezze della scienza vacillano, mutano le sue interazioni con la politica, così come muta il rapporto tra cittadini e istituzioni, la tecnologia assume al contempo forme salvifiche e minacciose, emergono sentimenti collettivi finora sconosciuti, come l’angoscia e la paura dell’altro, fino allo stravolgimento di tutte le modalità organizzative del vivere intimo e sociale». Per descrivere l’angoscia e il senso di smarrimento in questo scenario pandemico, i politologi hanno utilizzato un vocabolario bellico, paragonando le conseguenze del virus a quelle di una guerra; di contro i filosofi che hanno focalizzato la loro analisi sul cambiamento, come Umberto Galimberti, che ha evidenziato come il termine guerra sia inappropriato per descrivere una pandemia, poiché il virus non si interrompe siglando una pace, ma imponendosi dei cambiamenti che, secondo.

Massimo Cacciari saranno addirittura accelerati, con profonde modifiche sull’essenza dell’economia e del capitalismo. Sulla stessa linea, sia pur da un punto di vista differente, il filosofo Luigi Alici, docente all’Università di Macerata e già presidente nazionale di Azione Cattolica, dall’immane tragedia si dovrebbe uscire scrivendo un nuovo “codice comunitario”, ispirato all’amore trinitario e che ponga al centro l’inclusione. Non sappiamo quali saranno nel medio e lungo termine i comportamenti umani, se si riuscirà a fare tesoro delle riflessioni che ognuno di noi ha fatto durante i momenti più duri del lockdown, ma proprio allora, mentre molti di noi sono stati invitati a restare a casa per contrastare la diffusione del virus, altri sono stati chiamati sul campo a combattere questo terribile virus e, senza avere tempo per riflettere o fare bilanci sulla propria esistenza, hanno scritto tante piccole ma grandi storie che ci lasciano ben sperare. Donne e uomini, giovani e meno giovani, con professioni importanti e non, a volte precari e quindi privi di certezze economiche o semplicemente volontari, hanno donato il loro tempo, le loro risorse, magari mettendo a rischio la loro stessa vita, per aiutare gli altri. Il loro sacrificio è stato premiato dal Capo dello Stato con un importante riconoscimento. Si tratta di cinquantassette connazionali distintisi durante l’emergenza Corona virus che sono stati insigniti dal Presidente Mattarella del titolo di Cavalieri del Lavoro: tra questi ci sono l’infermiera di Cremona, la cui immagine – stremata dopo un turno in ospedale – è diventata iconica, il rider che ha comprato mille mascherine per la Croce Rossa a Torino, o la preside dello Zen di Palermo che ha organizzato una raccolta di vecchi pc per aiutare i suoi studenti che altrimenti non avrebbero potuto seguire le lezioni in remoto. Ne consegue che dalla pandemia si uscirà migliori nella misura in cui, per farsi trovare pronti e adeguatamente competitivi alla ripartenza, o per dirla come Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow Food che ha dichiarato “questo virus ci obbliga a migliorare il nostro mondo”, intendendo con questo che bisognerà dare maggiore spazio alla comunità e a produrre il cibo di qualità, puntando ad una dimensione più umana e che rispetti l’ambiente. Le immagini della natura che si è riappropriata dei propri spazi durante l’”assenza” dell’uomo ci ha fatto riflettere ancora di più sull’importanza dell’ecosostenibilità. La riconoscenza dimostrata dal Presidente della Repubblica verso questi “eroi” sembra essere un augurio: che si può essere migliori anche nei momenti più brutti, che si può essere esempio di virtù in maniera naturale.

 

Carmen Porcelli
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