MONDO – Sia che ci si riferisca alle sue origini pagane, i saturnali della Roma antica o le feste dionisiache della Grecia, sia che si consideri la festa legata al Cristianesimo, di certo il Carnevale è un momento di follia, di divertimento senza regole, di abbandono e di svago. Il Carnevale con le sue maschere, soprattutto quella di Arlecchino, ha ispirato l’opera di numerosi artisti. Ve ne parlo qui.
A caratterizzare il carnevale è soprattutto il travestimento, la maschera. L’atto di divenire altro da sé ha anche come conseguenza il fatto di annullare le differenze e rendere per un effimero momento tutti gli individui uguali, immersi nella medesima condizione esistenziale. La maschera cela la reale identità e insieme fissa per sempre quella che si mostra attraverso di essa. Esiste simbolo migliore dell’inafferrabilità dell’individuo? Sarà forse per questo che le maschere tipiche del Carnevale hanno rappresentato un’ispirazione per molti artisti ? Da Degas a Renoir, da Cézanne a Picasso, Da Miro a Dufy. Le maschere tradizionali del Carnevale con Arlecchino in testa sono i soggetti ideali per molti artisti.
Arlecchino e gli altri
La maschera che più di ogni altra ha segnato l’immaginario degli artisti di varie epoche è sicuramente quella di Arlecchino. Lo troviamo accanto a Colombina in un dipinto di Renoir e nel celebre quadro di Cézanne conservato al museo Puskin di Mosca il cui titolo originale è Mardi Gras e ritrae Arlecchino e Pierrot insieme.
Il simbolo per eccellenza del Carnevale nonché maschera principale della Commedia dell’Arte trova però con Picasso il suo cantore ideale. E’ uno dei temi iconografici preferiti dall’artista spagnolo tanto da meritarsi dai critici anche l’appellativo di Arlecchino dell’arte. Diventa una sorta di alter ego, lo accompagna nelle varie fasi della sua pittura dal periodo blu a quello rosa e nella sua esperienza d’avanguardia cubista. Una figura ambigua comica e sprezzante eppure malinconica.
Sembra che queste opere di Picasso abbiano suggestionato anche un altro artista iberico Joan Mirò che realizza nel 1925 il suo Carnevale di Arlecchino, una composizione surrealista piena di colori, di movimento e allegra confusione in perfetta sintonia con l’atmosfera di momentanea sospensione della ragione e della logica che è tipica proprio del carnevale.
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