AMERICA – Una mostra dedicata ai fiori nell’arte, a Denver, illustra la poesia delle pennellate impressioniste.
Gli itinerari di viaggio in America ci lasciano immaginare sempre le mete più note, come New York, Los Angeles e San Francisco. Ma grazie alla moda queste le ho già visitate e “vissute” nelle situazioni più disparate e sempre terribilmente piacevoli. Il Colorado era fuori dai miei itinerari previsti e tanto più Denver, città a me sconosciuta fino allo scorso agosto. Sorpresa di respirare un’aria piacevole e sensuale di una magnifica e ricca città dove cultura, lusso (non sfarzoso!), eleganza e gusto convivono.
Sarà che ero in ottima compagnia, di una PR internazionale originaria di Denver, che conoscendo gli aspetti più “cool” della città, ha reso il viaggio ancora più affascinante.
L’itinerario per la città poi ha raggiunto il culmine nella mostra -In Bloom: i fiori in pittura al tempo dell’impressionismo- fulcro dell’estate al Denver Art Museum al (DAM). Il museo è una struttura affascinante nella sua architettura avanguardista di piani che si intersecano e geometrismi scultorei.
La scelta del soggetto dei fiori mi colpisce, e dalla passeggiata turistica si commuta in una visita stimolante.
“In fiore” esplora lo sviluppo del tema floreale dall’arte francese alla natura morta del 19 ° secolo, con circa 60 dipinti di artisti francesi di fama mondiale tra cuiÉdouard Manet, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, , Paul Cézanne, Vincent Van Gogh e altri…!
Capisco che non fa parte degli itinerari classici ma se passate per Denver non potete perdervela! Sarà infatti in mostra fino all’11 ottobre.
Attraversando il Palazzo siamo così coinvolti da affascinanti visioni dominate dal tema floreale nel passaggio di significato dove i fiori, dal soggetto come ornamento personale, prendono il sopravvento dominando nel romanticismo.
Quando un artista ci regala un unico fiore, ci invita a sperimentare la forza e la delicatezza del fiore e di prendere in considerazione la sua origine ed il relativo simbolismo che ne consegue. Come un amante che offre una rosa solitaria, l’artista fa una dichiarazione forte e semplice: un unico fiore può essere rappresentato in una varietà di modi che sfidano la nostra percezione.
I fiori sono stati utilizzati nel corso della storia anche come strumento di ornamento personale. Dagli antichi egizi agli appariscenti cappelli adornati di fiori, scelta alla moda per le donne nel 1800, mentre gli uomini del 1700 impreziosivano i loro cappotti di corte con stravaganti ricami floreali, fino agli hippy (o “figli dei fiori”) del 1960, quando le donne decoravano anche i capelli con fiori.
Attraversiamo così le sale tra Giardini in fiore, Victory Gardens, Giardini segreti, e ci rendiamo conto che pochi spazi catturano l’immaginazione e ispirano passione allo stesso modo. Spesso simbolo di paradiso in arte e letteratura, i giardini ci ricordano la perfezione senza sforzo della natura e del ciclo della vita.
Quando vengono raffigurate persone in giardini, gli artisti spesso vi fondono i valori con l’ambiente, sciogliendo la differenza tra soggetto e ambiente. E come un giardino che mescola piante e fiori provenienti da diverse regioni, gli oggetti qui riflettono le influenze di diverse culture.
La mostra dimostra come un genere tradizionale fureinventato da artisti del 19 ° secolo, così come l’attenzione del mondo dell’arte si spostava verso il modernismo.
“In fiore” esamina il cambiamento da una meticolosa e lussureggiante natura morta, diventando qui protagonista in dipinti e composizioni arricchite da vertiginose pennellate.
Il vigore del tratto poi lo ritroviamo negli artisti più celebri, da Van Gogh a Matisse fino agli impressionisti dove chiaramente non può mancare Édouard Manet con il suo –Flowers in a Crystal Vase- olio su tela del 1882. Stesso discorso per Vincent Van Gogh, con Vase with Cornflowers and Poppies, 1887. (Tutti in foto).
“In fiore” segue gli sviluppi prendendo come punto di riferimento il genere floreale francese, partendo dalla natura morta della fine del 1700 arrivando ai primi anni del 1900. Così la curatrice Angelica Daneo commenta: “Quando pensiamo agli impressionisti, immagini di paesaggi vibranti vengono in mente, ma in questa mostra i visitatori saranno in grado di provare la capacità degli artisti di catturare la bellezza fugace di mazzi di fiori “.
Ed è proprio questa la sensazione che si vive visitando questa mostra, quindi vi auguro di fare una bella passeggiata tra i giardini fioriti di Denver!
La mostra è co-curata dal dottor Heather MacDonald, Getty Foundation e prima dei Dallas Museum of Art, e il Dr. Mitchell Merling, Virginia Museum of Fine Arts, e curata localmente Angelica Daneo, curatore associato di pittura e scultura presso il DAM. Organizzata dal Dallas Museum of Art e il Virginia, Museo delle Belle Arti, il DAM sarà l’ultima fermata per questa mostra.
Bloom in Colorado
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Edouard Manet (French, 1832 – 1883 ), Flowers in a Crystal Vase, c. 1882, oil on canvas, Ailsa Mellon Bruce Collection
Napoletana fino alla milionesima generazione (dal 1.400), nobile d’animo ma non più per albero genealogico, viaggiatrice e curiosa delle bellezze e delle stranezze del mondo riporto tutte le mie impressioni attraverso tutti i sensi che abbiamo e che vogliamo usare. Di estrazione e definizione “fondista”. Azzurra di nuoto per tutte le distanze più lunghe e massacranti che vi possono venire in mente. La fatica è il mio karma. Mai nulla regalato, tutto conquistato. La comunicazione e la pubblicità sono la mia anima, la moda la mia vita presente e futura. Vivo in un paese bellissimo dal quale desidero sempre di allontanarmi, per tornare e riassaporare i profumi ed i sapori. La mentalità e l’amore sono anglosassoni, ma d’altronde si sa, i Borboni sono stati dominati dai francesi come gli inglesi e gli spagnoli, quindi le mie origini ed il mio essere è globale, sono bastarda dentro.