Agnese e la Maratona di New York: “Ecco cosa si prova quando la corri”

Agnese e la Maratona di New York: “Ecco cosa si prova quando la corri”

NEW YORK – Un’italiana alla Maratona di New York ha voluto raccontarci le sue emozioni da debuttante, in quella che è a tutti gli effetti la corsa più famosa ed emozionante del mondo.

Non è una qualsiasi maratona nel mondo, è LA MARATONA per antonomasia. Non c’è podista, corridore o amante della corsa e della fatica che non sogni un giorno di correre la Maratona di New York, una maratona che ogni anno a novembre regala sensazioni davvero difficili da spiegare. Perché la Maratona di New York è spettacolo, emozioni, divertimento, aggregazione, fatica, gioia e passione in un mix ad alto contenuto epico e narrativo.

E’ davvero difficile spiegare a chi non ha vissuto questa esperienza quello che accade in quei 42 e passa chilometri da Staten Island a Manhattan. Quella folla urlante che ti sostiene, ti incita, ti applaude e ti aiuta nei momenti di difficoltà, come fossi un suo grande amico, e quello sciame di corridori, 50 mila di media, disposti a tutto pur di superare i propri limiti, perché la corsa è una battaglia con se stessi non con gli altri.

Insomma, vi rendete conto di cosa stiamo parlando? Ecco, per farci un’idea ancora più particolare, abbiamo intervistato Agnese Monacelli, alla prima esperienza alla Maratona di New York, con la quale abbiamo parlato di molti argomenti dedicati alla corsa, dalla preparazione alle emozioni provate, dal tragitto, all’atmosfera della Grande Mela durante questo straordinario evento.

Maratona di New York
Agnese Monacelli alla Maratona di New York

Agnese, come descriveresti l’atmosfera della Maratona di New York?

E’ qualcosa di unico, di mai provato prima. Migliaia di persone, provenienti dai più disparati paesi del mondo, ragazzi giovani e meno giovani, tutti con un unico obiettivo. Sfidare e superare i propri limiti e arrivare alla fine del percorso, dopo mesi di sacrifici, fatiche e dolori… Il cammino per arrivare qui è scritto sul volto di ognuno dei corridore, ci si capisce e ci si riconosce al primo sguardo.

Agli occhi di un “non corridore”, questa prova può sembrare una sofferenza più che un piacere, ma naturalmente non è così. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa impresa?

All’inizio è nato tutto come una scommessa. “Vorrei fare la Maratona di New York”, dissi a una mia amica, una di quelle frasi che dici così tanto per dire, magari perché vedi una foto su Instagram o perché fantastichi su un traguardo così lontano e diverso dalla tua routine. Non ero una runner e la corsa non faceva parte del mio quotidiano, anzi, a parte andare sporadicamente in palestra, non ero una grande fan dell’allenamento e dello sport anche a causa dei molteplici impegni familiari e lavorativi.  

A un certo punto però, quella frase nella mia testa divenne un pensiero fisso e piano piano si trasformò in un obiettivo serio. Decisi di affidarmi a un coach e a un gruppo di supporto, e pian piano quella che poteva sembrare una follia divenne più che mai una realtà concreta. Volevo superare me stessa, superare i miei limiti, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

Come sei andata? Sei riuscita a ultimare il percorso? Che obiettivi ti eri prefissata?

Il mio obiettivo inizialmente era lo stesso di tutti i corridori non professionisti, vale a dire arrivare alla fine e “stare nelle 5 ore”. Andando avanti con la preparazione, fatta di alzatacce all’alba, corse al tramonto, ripetute intense e sessioni durissime, mi sono accorta che la mia condizione fisica stava migliorando rapidamente. Iniziai quindi a fantasticare e a sognare addirittura qualcosa di più. Il mio coach Max abbracciò la mia nuova motivazione e insieme mettemmo in pratica un allenamento ancora più duro con l’obiettivo di superare ulteriormente i miei limiti. Spingemmo con tutto l’entusiasmo possibile, ma, forse anche per questo, a un mese e mezzo dalla gara sono stata colpita da un brutto infortunio che mi ha obbligato a uno stop di qualche settimana. Ero demoralizzata, non ci credevo, dopo tutto l’impegno che ci avevo messo, non potevo perdere il mio sogno. Per fortuna il recupero è stato abbastanza veloce, Max in questo mi ha aiutato tantissimo, andando a lavorare a livello psicologico, poiché i miei limiti erano più mentali che fisici dopo l’infortunio.

Alla fine ce l’ho fatta, ho concluso tutto il tragitto della Maratona di New York ed è stato davvero il massimo che potevo fare. E’ stato un risultato importante, era la prima volta che svolgevo una maratona!

Maratona di New York
Una visione unica di New York. La fotografia è scattata dal traghetto dei runner che porta alla partenza della Maratona

La maratona tocca un po’ tutti i luoghi importanti della città: qual è il pezzo che ti è piaciuto più’ correre e perché?

Correre la Maratona di New York non è soltanto un’esperienza fisica, è un avventura che coinvolge tutti i tuoi sensi; quelle sensazioni sulla pelle, quei suoni, quei colori, quei profumi della città, insomma è davvero qualcosa di incredibile. Ero preparata al percorso, sapevo cosa mi avrebbe aspettato ad ogni kilometro che correvo: la lentezza della partenza a causa del numero elevatissimo di persone che iniziano con te, l’accelerazione quando cominci a prendere il tuo passo, l’eccitazione quando vedi che il ritmo cardiaco e quello del tempo stanno andando come da previsioni, la carica che ti danno le persone. Ecco, la folla è incredibile, sembra che ti mangi passo dopo passo! E ancora, quei fatidici 3 km di salita, sul Queensboro Bridge, bellissimi e spaventosi per lo sforzo, ma che quasi non senti per quanto sei galvanizzata in quel momento. Mentre corri la Maratona di New York più che la fatica, rivedi gli allenamenti, le alzatacce, i dolori muscolari, il ghiaccio sulle gambe tutte le sere, ma capisci anche che senza tutta quella sofferenza non saresti mai stata in grado di superare una salita del genere.

Tutto questo infonde una carica pazzesca, perché dopo quei 3 km di salita, sarebbe facile fermarsi e dire: “ok sono arrivata fino a qui, ma ora il mio corpo non può più reggere” e invece no! Ti scatta qualcosa, il momento di arrendersi può aspettare ancora un po’. Allora riprendi il passo, consapevole che il tuo tempo diminuirà, che le gambe ti faranno ancora più male e che la sofferenza aumenterà… e corri, corri e piano piano, capisci che il traguardo, quello vero, sta arrivando, il traguardo che certifica la tua forza di volontà, la tua capacità di combattere le paure e di non arrenderti a ogni costo e fatica.

 Parlaci un po’ del tuo allenamento; come ci si prepara per una cosa del genere a livello fisico?

Come detto in precedenza ero una totale neofita in questo campo. Mi sono affidata quindi a Massimiliano Natalizi (Max) grande runner e collezionista di numerose maratone e medaglie, a cui devo la mia attuale passione per la corsa e, naturalmente, tutti i risultati raggiunti. Max mi ha seguita in ogni allenamento e mi ha preparata dettagliatamente per ogni miglio che ho percorso sulle strade di New York. Grazie a lui beh… ho fatto tanti chilometri!!

Sono partita da tratti brevi, a base aerobica, innalzando sempre di più l’asticella e il mio primo successo è stato un ottimo risultato alla mezza maratona di Roma.

La fase del potenziamento del ritmo cardiaco e anche di quello della prestazione a livello di tempi di percorrenza è culminata con la mezza

maratona della Cortina-Dobbiaco (30 km), gara impegnativa ma anche affascinante. Le domeniche successive le ho trascorse con i cosiddetti “lunghissimi specifici”, per abituare il fisico e mente a sforzi di questo genere: le gambe avrebbero dovuto rispondere agli impulsi del cervello per molti chilometri.

Maratona di New York

 Un consiglio a chi si approccia a correre la sua prima maratona di New York.

L’unico consiglio che mi sento veramente di dare è quello di credere al vostro sogno, di essere resilienti, di sapersi adattare ai momenti di sconforto, alla delusione di un allenamento sotto le aspettative, al dolore fisico, perché quello c’è e non puoi evitarlo, al sacrificio, al sonno, al freddo degli allenamenti invernali e… iniziare a correre, perché quando corri la mente si libera. Prepararmi a correre alla Maratona di New York, con tutto quello che comporta, mi ha fatto rivalutare i problemi della quotidianità e vedere tutto sotto un’altra luce, quella di un’alba bellissima, di un tramonto mozzafiato, di un lago al risveglio, del mare e delle sue onde lunghe alla fine del giorno. Spingersi al limite ti fa capire tante cose del mondo in cui viviamo ma soprattutto di te stessa, perché quando focalizzi l’obiettivo, tutto il tuo corpo, concorre alla vittoria, qualsiasi essa sia.

Maratona di New York
Agnese Monacelli con la medaglia commemorativa della Maratona di New York

Grazie Agnese e complimenti per la determinazione.

 

Maratona di New York

Fabiola Cinque

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