Visita ed emozioni narrate per il Museo Capucci ed il Museo Gucci.
Articolo collettivo parte prima: Testo di Ewa Banas, Diana Izzo, Francesca Perotti, Fausta Padula per il Master di Comunicazione e marketing della Moda allo IED Roma.
Accomunati dall’artigianalità, dal Made in Italy e dall’ispirazione alla natura, i due musei della moda di Firenze sviluppano in maniera opposta la celebrazione della storia degli stilisti. Capucci si concentra sulla continua ricerca di forme e volumi, senza vincolare l’abito al corpo, dandogli vita propria; al contrario, Gucci si cimenta nella valorizzazione del corpo attraverso l’abito, in un discorso di inscindibilità tra donna e abito-accessorio, alla ricerca della sensualità. Quali le conseguenze di due mondi differenti che si incontrano tra i vicoli del capoluogo fiorentino?
Roma vs. Firenze
Gucci, il brand fiorentino che a Roma raggiunge il suo apice, e Roberto Capucci, lo stilista-scultore romano che solo a Firenze trova un luogo consono alle sue creazioni. Il museo Gucci sorge nella centralissima Piazza della Signoria, in linea con la presenza dei suoi monomarca nelle vie dello shopping. Al contrario, la Fondazione Capucci sceglie un luogo più esclusivo, Villa Bardini, rispecchiando la visione elitaria dello stesso stilista.
Stilista vs. Brand
L’esposizione di Villa Bardini celebra la figura di Capucci, attraverso l’espressione della sua creatività personale e distaccata dalle dinamiche del mercato. Una produzione priva di obiettivi commerciali se non quello dell’estetica e dell’arte. Invece il museo Gucci celebra la storia dei successi del brand, dai prodotti iconici come la Bamboo bag e il pattern flora, fino alla sezione lifestyle, simbolo dell’intuizione anticipata della contemporanea politica di brand extension.
Scultura vs. Logomania
Lo stilista-scultore affida alla forma, agli accostamenti cromatici e al taffettà il compito di contraddistinguere le sue creazioni, rifiutando l’apposizione del proprio marchio sugli abiti. Diametralmente opposto, la maison toscana Gucci celebra il proprio logo con una sezione della mostra completamente dedicatagli. Uno spazio invaso dalla doppia G, dalla fantasia diamante, dal morso del cavallo e dalla fascia verde-rosso-verde ricostruisce l’intero immaginario Gucci.
Capucci si riconosce nella forma a scatola che gli vale l’oscar della moda, consacrandolo al successo. Gucci nasce come produttore di pelletteria e valigeria, con gli splendidi bauli d’inizio secolo, a cui attinge tutta la produzione successiva. La stessa ispirazione si modella in base alla creatività e alla soggettività degli stilisti, raggiungendo risultati equamente rivoluzionari e entusiasmanti ma visivamente opposti nonostante la medesima origine. La scatola, ventre materno della creatività.
Articolo collettivo parte due: Museo Capucci ed il Museo Gucci limpide emozioni.
Testo di Valentina Montanaro, Sara Della Corte, Martina Iannessa
In occasione della nostra visita all’ottantaseiesima edizione del Pitti Immagine Uomo, importante kermesse fieristica della moda maschile internazionale, abbiamo avuto l’opportunità di visitare i musei dedicati a Gucci e a Roberto Capucci.
Il museo Gucci è situato in Piazza della Signoria all’interno dello storico palazzo della mercanzia. Addentrandosi nel museo è possibile ripercorrere la ricchezza e la rilevanza culturale del brand attraverso la visione dell’esposizione permanente dell’archivio. Le creazioni, sinonimo di artigianalità e glamour italiano della maison, non sono esposte in ordine cronologico bensì sono suddivise in sezioni tematiche.
Il piano terra è interamente dedicato al tema del viaggio, in cui sono esposti i prodotti che hanno reso famoso Guccio Gucci a livello internazionale. Valigie e bauli interamente artigianali, creati per il jet set internazionale. Con il primo piano si passa alla sala dedicata alle borse, oggetti di culto ricercatissimi, divenuti i modelli storici del brand. Non poteva mancare la sala dedicata alla Logomania, che ripercorre l’evoluzione del monogramma della doppia G. La mostra si conclude con la sezione Evening, con abiti indossati dalle celebrities sul red carpet.
Un altro museo dedicato alla moda, ospitato dalla città di Firenze, è il museo ideato dalla Fondazione Roberto Capucci all’interno della Villa Bardini. L’intento del museo è ricostruire l’arte di Capucci, attraverso alcuni tra i più significativi abiti icona. La mostra è divisa in tre sezioni per un totale di ventitre abiti. Ogni sezione ha un preciso concept che è rappresentato dagli abiti esposti. Il giardino che circonda la Villa Bardini è uno dei più famosi giardini d’Europa, cosiddetto “Giardino Antiquario”, dal quale si gode di una spettacolare vista sulla città.
I due musei si trovano pertanto in due luoghi della città completamente diversi, la riva destra centralissima e la riva sinistra degli orti e dei giardini. Il Museo Gucci si trova nel cuore pulsante della città e rappresenta un importante archivio storico nel quale sono raccolti tutti i principali prodotti che hanno fatto la storia della casa di moda. Al contrario, il museo Capucci è un luogo di esposizione con mostre temporanee al fine di preservare e ricordare costantemente la creatività e l’estro del grande maestro.
Museo Capucci ed il Museo Gucci attraverso le loro storie.
Articolo collettivo parte tre: Testo di Chiara Piperni, Nicola Bosso, Pablo Cermeño, Veronica Bellucci
Firenze, culla indiscussa dell’arte Rinascimentale, ospita i musei di Gucci e Capucci.
Situato nella celebre Piazza della Signoria, a pochi passi dalla Galleria degli Uffizi, il Museo Gucci narra la storia della maison attraverso le tematiche che caratterizzano da sempre il suo stile.
All’interno di questo museo è presente l’intero mondo Gucci, dalle antiche valigie alla famosa Bamboo bag, dalle carte da gioco alla Cadillac by Gucci. L’allestimento, organizzato per tematiche come il viaggio o il mondo Flora, è incentrato su un gioco tra luci e ombre, le quali colpiscono unicamente le opere per metterle in risalto agli occhi dei visitatori. Nell’ultima sala, dedicata all’emblema del marchio ossia la Bamboo bag, le borse, illuminandosi a intermittenza, sono esposte come vere e proprie opere d’arte.
Un museo ricco di storia, che grazie a un’organizzazione solida e alla raccolta di capi vintage, riesce a descrivere appieno l’intero mondo Gucci.
Il museo Capucci, situato nella Villa Bardini, ha invece optato per una diversa struttura. Gli abiti nella mostra attualmente esposta dal titolo “SORGENTI CREATIVE: GLI ABITI-ICONA DELLO STILE CAPUCCI” non seguono un percorso cronologico e sono divisi in tre sezioni: Una moda architettonica, Giochi di geometrie, Abiti preziosi declinati in oro. La nostra impressione è stata quella di assistere a due macro-messaggi: uno cromatico e uno stilistico. Troviamo, infatti, una sala dedicata interamente ai colori argento e oro, ma anche uno spazio che raccoglie alcuni abiti ispirati alle farfalle. I capi-scultura del grande maestro Capucci, però non sono ben valorizzati.
Nonostante lo studio dell’architetto Michele de Lucchi, che per l’occasione ha creato un tipo di specchio in grado di creare profondità e di non riflettere la luce, l’allestimento del museo non riesce a creare quell’atmosfera che abbiamo riscontrato nel museo Gucci. Gli abiti sono presentati senza una protezione di plexiglass e l’intensità della luce non mette in risalto la bellezza delle sculture di tessuto.
Nessuno può negare la bellezza e la storia di queste due maison ma, mentre il museo Gucci mostra la sua storia, in modo dettagliato e performativo, al museo Capucci avremmo preferito un percorso storico e un allestimento più curato.
A prescindere dalla struttura interna, questi musei, assieme a quelli di Gianfranco Ferrè e di Salvatore Ferragamo, caratterizzano Firenze come città d’arte e moda.
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Complimenti. Una suggestiva interpretazione. Mi e’ piaciuta la vostra attenzione a come gli “oggetti” vengono presentati.
Vorrei precisare, non e’ una critica, che non esiste un museo Ferre’. Per contro esiste una ricca donazione dello stilista/architetto al museo del costume. Ma non mi risulta sia stata presentata in cornici particolari.