Un anno di femminicidi. Passato, presente e speranza senza futuro

Un anno di femminicidi. Passato, presente e speranza senza futuro

ITALIA – Il 2023 è stato un terribile anno di femminicidi in Italia, un trend che deve essere invertito assolutamente: numeri e casi di violenza vergognosi, vediamo come ha reagito il paese.

Un anno di femminicidi: Giulia, Vanessa, Jessica, donne di età diversa, fidanzate, madri, mogli, tutte accomunate dal semplice fatto di essere donne e di essere state uccise o oggetto di violenza da parte di uomini. E non uomini qualsiasi: sono i loro fidanzati, mariti, spesso ex, quelli che giuravano di amarle e rispettarle, ad essere i loro assassini. Il triste elenco delle donne maltrattate, violentate, uccise in Italia non si è fermato nemmeno nel 2023. Tra tutti è stato quello della giovane Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre dello scorso anno per mano del suo ex fidanzato, il femminicidio che ha scosso di più l’opinione pubblica. Un delitto che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone in occasione della giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. Secondo i dati del Viminale, sono 118 le donne uccise nell’anno appena trascorso, di queste 96 in ambito familiare o affettivo.

Un anno di femminicidi: la sensibilizzazione

Anche l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, ha voluto scegliere la parola femminicidio come simbolo del 2023, per porre l’attenzione sulla violenza di genere e promuovere un dibattito costruttivo che metta questa tematica al centro di un’esigenza culturale. La parola ha fatto la sua comparsa per la prima volta nella lingua italiana il 7 ottobre del 2001, sul quotidiano La Repubblica, ed è stata inserita all’interno della Treccani nel 2008. Da allora una violenza brutale continua ad uccidere troppe donne nel nostro Paese. Sul vocabolario Treccani on line si legge: “Femminicidio: Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo.”

Parole che confermano come la violenza contro le donne sia un fenomeno stabile nel tempo. Un problema trasversale, che ha radici profonde nella nostra cultura, fatto di stereotipi, discriminazioni e squilibri. Uno squilibrio che ha spinto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a raccomandare di «rafforzare nella società la cultura della parità non ancora pienamente conseguita». «Ogni femminicidio è una durissima sconfitta per la società», ha detto invece Il ministro dell’Interno Piantedosi, sottolineando che «occorre agire sul piano culturale ed educativo, soprattutto nei riguardi dei giovani, per evitare ogni forma di violenza e sopraffazione». Una violenza quella contro le donne, che si scatena quasi sempre all’interno delle mura domestiche.

L’arte e i social aiutano la denuncia del fenomeno

In quest’anno di femminicidi, l’autore è nel 48% dei casi il marito, nel 12% il convivente, nel 23% l’ex. Anche il cinema e la letteratura possono essere strumenti che aiutano a riflettere. Possono infatti far breccia sulla sensibilità, sulla capacità di una società di evolversi e migliorare. Non è un caso che il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, abbia colpito il pubblico in modo così potente e attuale, ricordandoci come il cambiamento della condizione femminile nella società italiana è stato importante ma ancora incompleto e insufficiente.

Anche su web e social network, nel 2023, dal 1° gennaio al 20 novembre, le menzioni del tema femminicidio sono state oltre 852 mila. Ciò ha  generato oltre 120 milioni di interazioni. La maggior parte delle quali hanno evidenziato emozioni come rabbia, tristezza, preoccupazione e sgomento su quanto accaduto. In generale, si registra un importante e crescente interesse della rete nel commentare e reagire alle notizie che si susseguono sui casi dell’attualità. 

Basti pensare che l’omicidio di Giulia Cecchettin, ha generato oltre 7,9 mila menzioni e 16,4 milioni di interazioni. Le parole più usate sono state “denunciare”, “fermare”, “cambiare”.  Parole di speranza, di una società che deve trovare il modo di bloccare, prima che accadano, episodi sempre più drammatici. Il cammino verso il cambiamento e il raggiungimento di questa consapevolezza purtroppo è ancora lungo e pieno di ostacoli.  

 

 

Alex D'Alessandro
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