La nuova frontiera della maternità: La figlia unica di Guadalupe Nettel

La nuova frontiera della maternità: La figlia unica di Guadalupe Nettel

MESSICO – La nuova frontiera della maternità:  La figlia unica di Guadalupe Nettel, con tre donne protagoniste e molte  altre a loro collegate, ci presenta  il tema della maternità e dell’essere donna secondo la prospettiva molteplice dettata dalle posizioni delle molte figure femminili presenti nel romanzo. Una certezza trionfa: la vita intende offrirci  infinite possibilità e le situazioni di fragilità possono ad ogni passo aprire nuove strade e trasformarsi.

Con La figlia unica,  Guadalupe Nettel mette a tema la maternità  interpretata sotto varie prospettive e sfaccettature. Più che presentare una posizione univoca e “blindata” della maternità, la Nettel delinea varie figure di donne con opzioni diverse: chi sceglie la sterilizzazione chirurgica per affermare la propria autonomia, chi decide di procreare nonostante le perplessità avute in gioventù, chi ritrova la propria maternità in tarda età sentendosi appagata per la  scoperta di un rapporto materno più sereno e accogliente, chi cede momentaneamente l’incombenza materna al parentado  in attesa di superare determinati momenti di disorientamento psicologico-esistenziale.

In questa varietà di “maternità”, tutte sostenibili e nessuna superiore alle altre, emerge la tematica dell’accudimento, l’aver cura degli altri: trasversale, tra amiche, nel vicinato, tra amiche di altre amiche.

 

Un contesto di rete femminile che permette che le soluzioni, piccole e circoscritte ma certamente reali, siano trovate a tanti problemi grazie a chi ha già attraversato una data esperienza e può offrire un  sostegno concreto. Ne emerge che non esiste un modo univoco di essere madre e, soprattutto, si può essere madri anche senza figli.

L’incipit è rigorosamente illuminante. Si comincia dalla constatazione che guardare un neonato mentre dorme significa contemplare la fragilità dell’essere umano. Seguendo la linea della fragilità che corrisponde nel suo massimo grado all’esistenza del neonato, che nella sua impotenza genera calma ma anche sgomento, scopriamo che in fondo tutti noi  siamo impotenti e vulnerabili quanto lui.

In questo rapporto tra maternità e fragilità, accudimento a 360 gradi di adulti e bambini che caratterizza la  vita delle donne a prescindere dalla maternità biologica,  il percorso esistenziale  incontra ostacoli imprevisti, a volte macigni, ma è sempre in grado di trovare la strada. Le sentenze lanciate da specialisti frettolosi che si infrangono, lo sconforto per non sapere come fare, un lutto iniziato e poi rimosso, lo sconcerto di una madre inaspettatamente a confronto con una realtà travisata dagli specialisti: se il futuro è impossibile da poter pensare, il presente è certo e reale. Accanto alle donne, ma non meno forti, i loro bambini. Bambini che restano attaccati alla vita anche quando gli adulti hanno il fiato corto e che non cessano di proclamare il loro istinto vitale e il loro desiderio di godere serenamente di quanto hanno a disposizione e la natura loro concede. Figli venuti al mondo per insegnare che la vita è preziosa e che la lotta per la vita, la volontà di vivere è sintomo di una vitalità insopprimibile, presente nel paradigma dell’umanità, che ci porta fuori da sconfitte e traumi. E quando gli occhi non vedono che ombre, l’istinto alla solidarietà di qualcun altro compie per noi i passi per rimanere attaccati alla vita. In questo romanzo non c’è situazione che non trovi insospettate angolazioni alla luce di nuove possibilità.

Oltre alla maternità altre tematiche costruiscono la trama de La figlia unica, come il ruolo del destino e dell’esercizio del proprio arbitrio, con cui scegliamo chi siamo e vogliamo essere e soprattutto la vita delle donne in un luogo come Città del Messico.

Nel romanzo non avvengono delitti di genere, ma sicuramente si sente la voce delle donne che, organizzate in associazioni femministe,  reclamano  tutela e giustizia per l’universo femminile. E’ drammatico  infatti osservare  che la cronaca nazionale registra dieci femminicidi al giorno. Ciò forse ci spiega perché fu proprio l’antropologa messicana  Maria Marcela Lagarde la prima esperta che ha coniato il termine femminicidio e oggi  presiede la Commissione Speciale della Camera dei Deputati che indaga sul femminicidio in México.

Ma se la tematica sociale è presente nello sfondo, il vero fulcro narrativo ne La figlia unica è la possibilità costante che la vita si faccia strada indicando incontri e adattamenti, consigli e accadimenti grazie alle relazioni amicali e affettive, lungo le cui sponde il nostro destino  riesce a scorrere e procedere. La Nettel, autrice considerata  nuovo astro della letteratura latinoamericana,  ha scritto un romanzo dalla semplicità apparente ma dai contenuti significativi, con pennellature che, pur  misurandosi con la dimensione del dolore, garantiscono leggerezza e forza vitale al discorso narrativo.

La figlia unica di Guadalupe Nettel è edito da La Nuova Frontiera: vedi qui.

 

 

 

 

 

Guadalupe Nettel

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Teresa Paladin
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3 Responses to "La nuova frontiera della maternità: La figlia unica di Guadalupe Nettel"

  1. Marco   25 Marzo 2021 at 20:39

    Un commento così poteva essere fatto solo da una donna che sa capire un’ altra donna. Brava

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  2. Franca   25 Marzo 2021 at 21:23

    Brava Teresa, è importante parlare delle donne e della solidarietà tra donne.

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  3. Teresa Paladin
    Teresa Paladin   26 Marzo 2021 at 11:02

    Grazie a Marco e Franca: per l’apprezzamento e per aver colto il tema in gioco per una scrittrice che sa rimanere aderente alla realtà senza nulla togliere alla poesia dei sentimenti.

    Rispondi

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