Leonardo Sciascia negli occhi delle donne

Leonardo Sciascia negli occhi delle donne

ITALIA – Leonardo Sciascia negli occhi delle donne. Tessere di un mosaico al femminile di Rossana Cavaliere presenta al grande pubblico dei lettori un testo rivoluzionario rispetto alla trattatistica sull’intellettuale. Nessuno aveva infatti mai pensato di far parlare le donne che lo hanno conosciuto.

Leonardo Sciascia negli occhi delle donne. Tessere di un mosaico al femminile per la prima volta una donna presenta la visuale delle donne sullo scrittore.  Monografie su Sciascia ne esistono, ma per Rossana Cavaliere le donne hanno occhi diversi e prestano attenzione a dettagli che gli uomini trascurano: da qui l’intuizione che ha dato vita a un mosaico complessivo originale e dinamico, brillante e prezioso, ricco di aspetti inediti. La scrittrice ha così costruito un percorso culturale che scava nel profondo la personalità dello scrittore e dell’uomo.

Un libro significativo: Leonardo Sciascia negli occhi delle donne

Un testo che svela circostanze e particolari che solo le donne hanno saputo mettere a tema. Una sequenza di testimonianze ricchissima di quei lati della storia umana e culturale del grande scrittore. Uomo ormai da tutti riconosciuto di profilo europeo, che altrove è impossibile rintracciare. In Leonardo Sciascia negli occhi delle donne sono presenti 12, più tre, interviste a donne famose e dal vissuto importante. Apre la sequenza di “occhi  femminilila famosissima Barbara Alberti. Poi, passando per Dacia Maraini fino a Elisabetta Sgarbi, troviamo donne di cultura, giornaliste, imprenditrici, opinioniste. Ogni donna racconta il suo Sciascia, in un puzzle perfettamente riuscito. Scorrendo le pagine, il lettore ritrova la personalità autentica di questo intellettuale e non può non apprezzarla per la sua ironia, disponibilità, gentilezza.

Interessante il rapporto di amicizia che legava Sciascia a Giannola Nonino, la nota imprenditrice italiana della grappa, che, contro le aspettative, riuscì a convincere lo scrittore a recarsi fin su in Friuli a ritirare il suo premio Nonino, per la sezione letteraria, a lui dedicato nel 1982. Sciascia in seguito la invitò a casa propria a Racalmuto e “si capiva che era felice di averci lì con lui, quel giorno, alla sua tavola. Si creò un incredibile clima di festa e confidenza…Lui era un uomo profondo, eccezionale”. Memorabile e deliziosa la lezione di cucina dell’intellettuale alle due figlie adolescenti di Giannola. Tra l’altro si scopre che Sciascia amava moltissimo ospitare amici e colleghi (scrittori, giornalisti, pensatori), ma anche intervistatori o, a volte, semplici estimatori che arrivavano dal resto d’Italia, e cucinava per loro con piacere i piatti della tradizione siciliana.

Un viaggio nel passato ma attuale

In compagnia della giornalista Franca Leosini si ripercorre l’intervista esplosiva a Sciascia pubblicata sull’Espresso nel 1974. Una dichiarazione sul matriarcato in Sicilia che venne letta in formula misogina. Dopo lo scalpore immediato sui quotidiani, Sciascia non ritrattò mai la sua valutazione. Primo scrittore di “mafia”, mentre portava alla luce del sole un fenomeno sommerso, nascosto e negato, Sciascia era convinto che, leader in ambito domestico, certe donne siciliane, moralmente ricattatrici, erano in qualche misura depositarie di mentalità mafiosa e diventavano veicolo di conservazione e trasmissione di comportamenti a questa improntati. Sostenne così che queste, pur non essendo, in quegli anni, direttamente coinvolte nella malavita, nemmeno ne erano indenni.

In realtà Rossana Cavaliere, che ha affrontato la sua ricerca senza lasciarsi condizionare da pregiudizi e perciò senza una valutazione precostituita, con la sua ricerca sfata la tesi della sua misoginia.

Sono proprio le donne che Cavaliere intervista che ne hanno svelato la delicatezza e l’attenzione nei confronti del mondo femminile. Non solo in famiglia, con la moglie Maria, vera colonna della famiglia, ma anche con le donne incontrate Sciascia visse un rapporto di stima, rispetto, amicizia. Del resto la stessa Dacia Maraini, che lo aveva attaccato per i giudizi espressi sulle presunte matriarche siciliane, si riconciliò idealmente con lo scrittore quando Sciascia pubblicò La strega e il capitano, a difesa di una serva colta, Caterina Medici, caduta vittima dell’accusa di stregoneria. La scrittrice testimonia che “era un piacere discutere con lui, per quanto si potesse essere in disaccordo, perché il suo discorso era sempre inatteso, imprevedibile e quindi stimolante, e inoltre (…) non cadeva mai nel disprezzo o nel malanimo”.

Leonardo Sciascia, Negli occhi delle done

E ancora…

Dopo anni che non ne concedeva, un successo strepitoso aver realizzato l’intervista ad Annamaria Sciascia, figlia dello scrittore.  Ne emerge un padre capace di sostenere nelle scelte senza coercizioni: la fermezza unita alla tenerezza, una modalità relazionale  formativa ma rispettosa, di un uomo che ha amato la sua famiglia, come marito e come padre.

Imperdibili le considerazioni di Francesca Scopelliti, la compagna di Tortora. Era il 7 agosto 1983: sul «Corriere della Sera» Sciascia, prendendo le distanze dal mainstream dei giornalisti dell’epoca, fu il primo a sostenere le ragioni dell’innocenza di Enzo Tortora perché, leggendo personalmente gli elementi di colpevolezza, non li aveva trovati probanti.

Come osserva Francesca Scopelliti era un uomo che “non faceva nulla per apparire simpatico, per entrare nelle grazie altrui. Aveva una forza dentro e sapeva assumersi le responsabilità del suo pensiero, del suo operato”. Ancora oggi Giannola Nonino davanti ai fatti della nostra complessa quotidianità si chiede: “Che ne penserebbe Sciascia?”.

Rossana Cavaliere è affascinata dal coraggio di Sciascia di esprimere le proprie idee, spesso andando controcorrente. Distaccato dalle mode e dal pensiero dominante, lo scrittore ha sempre portato avanti il culto della libertà e dell’indipendenza intellettuale con coerente fermezza. La scrittura, asciutta, ponderata, senza fronzoli ma lucidamente icastica nel presentare fatti e personaggi secondo un perfetto equilibrio tra stile, materia narrativa e responsabilità dello scrittore fanno di Sciascia un intellettuale senza tempo. Di più: un testimone per il suo e nostro tempo e vera icona moderna del ruolo dell’intellettuale, che persegue la verità e non la comodità dei compromessi.

Questo libro di Rossana Cavaliere fa emergere con elegante e piacevole stesura le sfumature più profonde di questa indipendenza intellettuale. Emergono anche le caratteristiche relazionali dello scrittore. Indubbiamente il testo Leonardo Sciascia negli occhi delle donne apre a una dimensione nuova e articolata della personalità dello scrittore.

Presentazione alla Biblioteca Lazzerini di Prato

INTERVISTA ALL’AUTRICE

Leonardo Sciascia negli occhi delle donne prevede 15 interviste a donne che hanno conosciuto Sciascia e che tu, Rossana, personalmente non conoscevi: come sei riuscita a portare a casa un risultato così importante e significativo?

Non è stato facile, in quanto conoscevo personalmente solo Dacia Maraini e la figlia Annamaria. Mi è stata di grande aiuto la consultazione dell’archivio dei carteggi conservati presso la Fondazione allo scrittore intestata. Rintracciati numerosi nominativi illustri del mondo dello spettacolo, dell’editoria, della scrittura, del giornalismo e dell’imprenditoria, si è trattato, una volta avvicinate le varie personalità, spesso grazie a preziosi agganci amicali, di convincerle a ripercorrere momenti lontani del loro vissuto. E quest’ultima è risultata l’operazione più stimolante, dal momento che le donne, in genere, sanno raccontare e raccontarsi e queste in particolare, dall’ars narrandi allenata e dalle qualità molteplici e conclamate, lo hanno fatto rivelando aspetti inediti di Sciascia e di sé stesse, ricorrendo a un’aneddotica ricca e coinvolgente e, a volte, scavando negli anfratti dell’anima.

Da sempre tu sei lettrice appassionata e studiosa di Leonardo Sciascia, scrittore che ti coinvolge profondamente: quali emozioni hai provato contattando le donne che lo hanno per vari motivi frequentato?

Leggo Sciascia dai tempi del Liceo, grazie a un docente illuminato, e lo studio, per scelta, da quelli dell’università. Mentre è dal dottorato di ricerca che faccio della sua narrativa materia di approfondimento sistematico nonché di analisi comparata tra letteratura e cinema. Ma non l’avevo conosciuto di persona. Sentirne parlare da tante donne acute e attente come di un amico, di un collaboratore, di un mentore, di un “antagonista” (di idee) o di una persona di famiglia (anche in metafora) è stato esaltante: a mano a mano che le tessere venivano a comporre un ritratto-mosaico sempre più vivo e definito, mi rendevo conto che queste testimonianze stavano ribaltando l’immagine che ne era stata data, rendendogli giustizia proprio come uomo attento al femminile.

Qual è stata l’intervista che non credevi di poter realizzare? Sei soddisfatta di aver scritto questo libro?

Non una soltanto ma diverse sono state le interviste delle quali dubitavo, per motivi vari. A volte la difficoltà ad avvicinare il personaggio, altre i differimenti dovuti agli impegni incalzanti delle interlocutrici, oppure gli strascichi di una pandemia che complicava i contatti, etc. etc. Aggiungo che non tutte le interviste che ho avviato o perfino completato sono poi confluite nel libro. Per lo più quando le stesse non si sono rivelate portatrici di oggettivi elementi aggiuntivi. Posso dire, infine, che questo libro sta ricevendo critiche lusinghiere da Nord a Sud e raccogliendo il favore del pubblico: come potrei non esserne più che soddisfatta?

Dietro il testo, che ha un andamento narrativo, nonostante l’importanza dell’argomento, leggero e divertente in certi passaggi, c’è un grande lavoro di documentazione? Come lo hai condotto?

Grazie per questa domanda che illumina il lavoro sommerso dei saggisti. Nel mio caso, è stata proprio la conoscenza dello scrittore in toto, polemiche comprese, che mi ha indotto a dare una risposta direi risolutiva al sospetto di misoginia che aleggiava su di lui, dai tempi della querelle con le femministe degli anni ’70. È stato utile inoltre documentarmi capillarmente sui vari momenti storici e socio-politici (indispensabili le ricerche nelle emeroteche) in cui Sciascia ha avuto parte, ma anche sulla vita e sull’operato delle tante donne che ho incontrato. E se poi sono davvero riuscita a raggiungere l’obiettivo di piacevolezza, a tratti di leggerezza. Come in tanti mi state testimoniando, è in gran parte merito della sintonia che si è creata con queste donne eccellenti e generose di sé.

N.B. Rossana Cavaliere ha al suo attivo, oltre a numerosi articoli saggistici, la pubblicazione del testo   “Sciascia e le immagini della scrittura. Il poliziesco di mafia dalla letteratura al cinema” (Felici editore), in cui mette a confronto testi scritturali e cinematografici, cogliendo convergenze e divergenze tra i due linguaggi, analizzati nelle loro peculiari forme di narratività.

Teresa Paladin
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