Don Milani Michele Gesualdi al Salone del Libro di Torino per il centenario della nascita

Don Milani Michele Gesualdi al Salone del Libro di Torino per il centenario della nascita

ITALIA – Don Milani, una delle personalità più significative del dibattito culturale del secondo dopoguerra, oggi viene considerato una figura di riferimento, un modello  per il Cattolicesimo socialmente attivo, per la scuola e per il suo impegno civile col famoso “I CARE”.   

dialogo in aula, 1958

Don Milani di Michele Gesualdi. Don Lorenzo Milani col suo famoso “I CARE” è una figura esemplare che ha inciso profondamente nella cultura italiana del dopoguerra. E non solo, per i suoi valori e la testimonianza di vita che ha dato. Figura complessa e probabilmente fraintesa, ma sicuramente incisiva per il mondo della scuola e per l’impegno a praticare il Vangelo all’interno di situazioni di emarginazione e arretratezza culturale. È appena uscita la nuova edizione arricchita di nuovi contributi del libro che racconta la storia della sua vita, Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana, (Edizioni San Paolo), presente anche al Salone del Libro di Torino 2023.

Don Milani e Michele Gesualdi

Copertina Don Milani Michele Gesualdi

È stato scritto da Michele Gesualdi, alunno della prima ora, della Scuola di Barbiana, testimone di una vita e figlio spirituale del priore, successivamente sindacalista e politico. Visse per 13 anni a Barbiana con don Milani e fu egli stesso assistente della scuola, dal 1956 al 1967.  Michele Gesualdi  per tutta la vita ha portato avanti l’opera di ricerca , documentazione e divulgazione sulla figura di don Milani e della sua “scuola”. Da qui, in occasione del centenario della nascita, il libro in cui ne traccia la vita, dal seminario in poi, con questo inizio:  “Don Lorenzo Milani è prete scomodo. Ha una grande fame di verità e una grande sete di giustizia….Spende il suo sacerdozio per armare la povera gente di dignità e di parole perché si ribellino contro le ingiustizie sociali che offendono Dio e l’umanità. La sua guida è il Vangelo”.

Attivista sociale e culturale e prete dalla vocazione adulta,  da taluni venne qualificato come eversivo: in realtà fu il primo sacerdote a parlare di obiezione di coscienza e di rifiuto della guerra. Uno spirito libero e anticonformista che si dedicò, in totale obbedienza alla Chiesa e ai sacramenti, e schierato con la comunità dei poveri della montagna barbianese.

 Fu pietra miliare di un cambiamento radicale che ha completamente rivoluzionato il modo di concepire l’insegnamento. In quella scuola autogestita di montagna praticò il “tempo pieno”, perché lì si rimaneva a mangiare e anche il pomeriggio si studiava.  “È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui”  amava dire don Milani. Era l’unico modo, l’istruzione, per i ragazzi di quel posto sperduto tra i monti di ritrovare la propria dignità, era premessa indispensabile per loro per poter gustare diversamente la vita e la società.

Don Milani era profondamente convinto  che la cultura, diritto costituzionale per tutti, ma importantissimo per gli emarginati,  sviluppa la propria personale umanità e può essere fermento, portare frutto per il resto della società. A Michele che gli chiedeva come volesse essere ricordato dopo la morte, rispose che i suoi ragazzi   non si dimenticassero dell’umanità bisognosa e di tenere a bada il loro egoismo.

Don Milani ci ricorda che la povertà non deve essere cancellata, né stravolta”. Perché è un punto di partenza  per realizzare opere importanti, per le quali  non occorrono grandi mezzi:  basta non arrendersi e amare la causa per cui si è scelto di vivere.

CONVERSAZIONE CON SANDRA GESUALDI, FIGLIA DI MICHELE 

”Lettera a una professoressa” col suo esordio strepitoso  segna un confine indimenticabile nella storia scolastica del paese. “Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.  Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete». Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate”.  Cosa ispirò la “scuola di Barbiana?

La scuola di Barbiana era una comunità educante che tutti i giorni si modellava sui bisogni dei ragazzi e delle ragazze per dare loro risposte ai problemi reali”, osserva  Sandra Gesualdi, che ha seguito la pubblicazione del libro.  “ Barbiana era un mondo isolato. Per i mezzadri e i pastori di questa comunità il mercato del Mugello era unica occasione di socialità. Quando vi arrivò don  Lorenzo non vi era né l’acqua, né l’elettricità, né la strada. Il popolo barbianese era chiuso e dimenticato nel destino bieco di vinti figli dei vinti.  Don Lorenzo lassù e insieme a loro aprì una scuola in cui i ragazzi erano i protagonisti. Una scuola “dura”, seria e loro dovevano portare fuori il meglio di se stessi. Sul tavolo vi erano sempre il Vangelo e la Costituzione che entravano nelle discussioni e nelle lezioni ogni giorno”.

Con quale scopo don Milani creò questa scuola?

“Il suo intento era fare di questi diseredati non la classe dirigente, ma uomini e donne consapevoli e critici, non futuri capi dei poveri. Poi molti hanno cercato di tirarlo dalla propria parte, ma in realtà all’epoca erano criticato in ambito cattolico e anche dai comunisti. Prendersi cura dei bisogni del singolo, il famoso “I CARE”, era il motto della scuola. La scuola di Barbiana è stata un’ esperienza unica e irripetibile perché costruita intorno ai ragazzi che la frequentavano.

A partire dall’esigenza di dare loro la ricchezza della parola e della riflessione critica praticata in comune. Il suo insegnamento ha voluto contrastare le  differenze di classe che nella scuola pubblica italiana dell’epoca  penalizzavano i ragazzi più poveri e che provenivano  da ambienti deprivati. È stata una scuola dai contenuti e intenti altissimi. Si approfondiva tutto, dalla politica all’astronomia e lo si faceva per formarsi un pensiero libero che potesse contribuire a uscire insieme dai problemi. Chi la rappresenta, ancora oggi, come la scuola del sei politico ha capito ben poco di quell’esperienza”.

 “Il problema degli altri è uguale al mio” è un’affermazione profonda con un forte messaggio .

“Sì. È l’idea che quanto la vita ti ha dato, anche in termini di conoscenza e cultura, non può che essere ridonato. Quello che hai imparato deve diventare un bene collettivo. Non basta studiare per se stessi, per affermarsi in una professione, per diventare qualcuno. Si studia per conoscere e occorre che la propria cultura e umanità siano a disposizione dei meno fortunati.Diventino opportunità per altri, per la società intera che deve progredire. Mio padre Michele ha testimoniato anche con il suo impegno sindacale e politico come gli insegnamenti di don Lorenzo lo abbiano condotto a sviluppare il senso della dedizione per gli altri e l’impegno al servizio della società. Sempre con l’esempio, però, non solo a parole”.

Riferimenti del libro:  Michele Gesualdi, Don Lorenzo Milani- L’esilio di Barbiana, con i contributi di Tomaso Montanari, Andrea Riccardi, don Luigi Ciotti, edizioni San Paolo, 2023.

Le foto presenti in homepage rispondono a Crediti Archivi privati e FDLM

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Teresa Paladin
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