La favola di Amaranta, per sognare con gli animali

La favola di Amaranta, per sognare con gli animali

ITALIA – Nella presentazione de La favola di Amaranta Monica Attucci si rivolge al lettore e gli sussurra di lasciarsi ispirare e coinvolgere dalla forza della protagonista. Amaranta è infatti curiosa e animata dalla sete di sapere e vede negli animali i suoi amici.

La favola di Amaranta è l’esordio di Monica Attucci come scrittrice e sceglie il mondo antico delle favole, un genere amato fin dalla cultura classica: un genere trasversale perchè incanta essenzialmente i bambini, ma ha anche il potere di affascinare i lettori adulti.

 

Da sx: Teresa Paladin e Monica Attucci. Presentazione alla prestigiosa Biblioteca Roncioniana di Prato

 

Disponibile alle scoperte e aperta alle novità, la protagonista de La favola di Amaranta  è guidata nelle sue esplorazioni quotidiane  dal  suo amore incondizionato per la natura e per gli animali. La bambina  vede in loro dei veri amici e ognuno di essi ha un nome e caratteristiche caratteriali specifiche, per cui sono percepiti come soggetti viventi dotati di dignità e di una ben definita sfera psicologica.  Nella sua amica papera Lia, per esempio, rintraccia una  ricerca di bellezza quando la vede vanitosamente specchiarsi nell’acqua del lago.

Da sx: Flora Leoni Assessore), Ilaria Bugetti (consigliere regionale), Teresa Paladin (critica letteraria), Monica Attucci (autrice), Maddalena Ciambellotti (giornalista)

Normalmente gli animali nelle favole vengono utilizzati a scopo morale come specchio dei comportamenti umani: qui troviamo gli animali che acquisiscono autonomia, in qualche modo ognuno di loro ha un’identità specifica.

Sulla scia di Sepulveda e Richard Bach, Monica Attucci si inserisce in questo filone degli animali non solo come modelli di comportamento ma come depositari di sensibilità e empatia in modo similare al mondo umano.

La storia della protagonista  non si ferma temporalmente sulla soglia dell’infanzia, come avviene in tutte le favole. Amaranta la vediamo prima bimba e poi diventare adulta. Possiamo allora affermare che si tratta di una favola di formazione, o di un piccolo racconto favolistico  e proprio per questo prezioso.

Da dx: Alessandro Attucci (editore), d. Marco Pratesi (responsabile Roncioniana), M. Ciambellotti, M. Attucci, T. Paladin, Vannino Chiti (senatore), F. Leoni.

Il viaggio

Di fronte all’ansia di effettuare un viaggio in una terra sconosciuta, il lettore intuisce che nella piccola Amaranta qualcosa cambierà: la bimba è inconsapevolmente sulla soglia di una trasformazione. Si tratterà di una scoperta dell’intelletto, della conoscenza che implica un rapporto profondo col mondo sensoriale e con le emozioni percepite nel rapporto con la natura. Durante il suo soggiorno la bambina vedrà e incontrerà animali fino ad allora mai visti. Proprio questa esperienza le lascerà un’eredità profonda che nella sintonia tra sensorialità, affettività  e ragione sarà il trampolino di lancio del suo futuro.

Un elemento narrativo originale della favola è proprio che la storia della protagonista  non si ferma temporalmente sulla soglia dell’infanzia, come avviene in tutte le favole. Amaranta la vediamo prima bimba e poi diventare adulta. Possiamo allora affermare che si tratta di una favola di formazione, o di un piccolo racconto favolistico  e proprio per questo prezioso.

L’inserto sugli animali 

Conclusa la narrazione della favola, l’appendice finale presenta un ricco inserto espositivo oltremodo piacevole e importante: ritroviamo tutti gli animali incontrati nella narrazione visti secondo le loro specificità comportamentali con  una focalizzazione che sottolinea le affinità con i comportamenti umani. E’ una nomenklatura all’insegna delle corrispondenze psicologiche con l’uomo. Vi ritroviamo comportamenti paralleli , più di quanto ci aspetteremmo, a quelli umani e abitudini teneramente incantevoli: dai rituali di corteggiamento del delfino maschio alla fedeltà del calamaro vampiro. I cavallucci marini scopriamo che sono animali incredibilmente romantici al punto da riconfermare ogni mattina, all’alba, il proprio legame con una meravigliosa danza in cui eseguono delle  coreografiche piroette intrecciando le  code e mutando  colore. Tutto l’inserto ci fa vedere il mondo animale con altri occhi!

Animali in cui  ritroviamo caratteristiche comportamentali quali solidarietà, cooperazione, sensibilità per il dolore altrui e senso del gruppo. Viene da pensare che potrebbero insegnare qualcosa, guardando le cronache attuali, a qualche esponente della specie umana.

Teresa Paladin MyWhere

Il messaggio

Il messaggio educativo globale della favola è in questo rapporto educativo di rispetto per la vita naturale che ci circonda, in tutte le sue forme: la favola, invece che il tradizionale insegnamento specifico rivolto ai bimbi,  comunica un’apertura globale verso gli animali e la natura. Una lettura positiva molto adatta ai piccoli e adatto come regalo per le prossime feste natalizie.

Nel percorso della storia Monica Attucci svela ai bambini che è possibile credere in se stessi e nei propri desideri, perché la favola  di Amaranta ci annuncia che sognare è un fatto che riguarda i bambini e che i sogni  si possono concretizzare nella vita adulta. L’epigrafe “A mia mamma che mi ha permesso di sognare” preannuncia ai  bambini e agli adulti che è bello e possibile credere nei propri sogni e realizzarli.

Nota bibliografica:

Monica Attucci, La favola di Amaranta, Attucci editrice, Carmignano 2023. La favola è arricchita dalle illustrazioni di Sara Pecchioli. Il testo è spedito da  Il libraio Desiree-Prato  con un costo aggiuntivo di euro 2,50.

Intervista a Monica Attucci: la favola di Amaranta

Il mondo familiare che racconti ha radici nella tua storia personale? Quali riferimenti autobiografici ci sono nella favola?

Come accade da millenni, anche nella mia zona esistevano donne di grande forza che possedevano una sapienza semplice,  che permetteva loro di curare i piccoli malanni delle persone e degli animali all’interno delle loro comunità. Fortemente credenti, conoscevano antiche preghiere, l’uso delle erbe e il potere delle segnature. Erano le cosiddette guaritrici di campagna. Mia nonna paterna era una di queste. Dopo la morte precoce della mamma passavo con la nonna molte ore della mia giornata. Ancora oggi la ricordo con grande commozione, tutta vestita di nero, con lo scialle di lana sempre sopra le spalle e il fazzoletto nero in testa quando usciva di casa.

E tra le mani il suo rosario che sgranava da mattina a sera! Questo suo mondo mi affascinava e al tempo stesso mi incuriosiva. Seguivo con gioia mia nonna per i campi, alla ricerca di erbe selvatiche da raccogliere, quei momenti sono per me un ricordo prezioso. Ma solo in seguito, durante i miei studi di botanica da autodidatta, mi sono davvero resa conto dell’importanza di quegli insegnamenti. Le conoscenze che mi venivano da lei tramandate, infatti, risalivano ad un tempo davvero remoto.

Questo legame che il testo presenta col mondo degli animali come è nato?

Il mio amore per gli animali è stato fin da bambina senza misura, ma quando mi accingo a parlarne vengo  solitamente ricambiata da un sorrisino benevolo, quasi si trattasse di un “piacevole quanto inutile e leggero passatempo”. Per me non è mai stato così! In un particolare periodo di sofferenza della mia vita gli animali sono stati un rifugio.  L’animale infatti diventa un ascoltatore prezioso che  conforta durante un periodo emotivamente difficile e confuso. La loro presenza riesce tutt’ora a tranquillizzarmi. È una sensazione difficile da descrivere quella che avvertiamo quando in una carezza sentiamo il suo cuore battere nel nostro. E poi  vedere il volo di un uccello significa non solo avere un modello che ci esemplifica come si fa a volare, ma anche e soprattutto sapere che si può volare.

Tu da piccola vivevi in campagna: l’elemento dell’acqua e la presenza del mare quanto sono importanti per te?

Nata e cresciuta in campagna, sin da bambina ho amato profondamente la Natura e gli esseri che la abitano, manifestando continuamente la volontà di esplorarla, conoscerla meglio, entrare in contatto profondo ed empatico con essa.

Ne ero affascinata e compivo piccole indagini per scoprire la vita nel lago vicino casa. Lo immaginavo popolato da innumerevoli magiche creature. Era l’acqua, infatti, l’elemento che più mi attraeva, per questo ho amato il Mare fin da piccola quando rappresentava gioco, svago, estate allo stato puro. Crescendo la passione per il Mare si è rinnovata in qualcosa di più intimo e profondo. Non è più una semplice distesa d’acqua salata dove nuotare e rilassarmi; ma una  “casa” aperta e accogliente dove posso esorcizzare le mie paure.

Non è più solo il Mare simbolo dell’estate, ma forza tempestosa dell’inverno che racchiude sfumature cromatiche e ritmi sonori di infinita bellezza naturale. Caotico e quieto, sereno e tempestoso e ancora silenzioso, spumeggiante e sconfinato il mare mi attrae, perché ancora resta per me misterioso e pieno di segreti. Il suono dell’acqua è benefico per la mia mente: si tratta di una melodia regolare, che non richiede attenzione, ma che culla e fa riposare. La natura è la prima fonte di stupore e benessere e l’acqua è la meraviglia naturale per eccellenza.

Il movimento delle onde e la sua immensità mi genera una sensazione di tranquillità e mi  stimola un atteggiamento mindfulness. Difficile non sentire un brivido di fronte al richiamo dell’immenso che, come le sirene leggendarie, irretisce senza concedere via di scampo. Chi il mare lo ama davvero lo ama per sempre.

Teresa Paladin
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