ITALIA – Nel giardino di Odile di Silvia Grifoni la Natura è una madre che riesce a risanare le ferite di due persone, Odile e Agatha. Una favola per i piccoli che piace ai grandi e che lancia un grande messaggio: conoscere per amare e proteggere la Natura aiuta tutti a noi a vivere meglio.
Maurizio Giardi ha dialogato con Silvia Grifoni e Pia Cristina Zavatti, che ha curato i disegni de “Nel giardino di odile”, un testo che ha tanto da donare a bambini e adulti in tema di sensibilità e interesse per il mondo della Natura: siamo presso la Libreria Cattolica di Prato, una libreria che favorisce l’ospitalità alle piccole case editrici del territorio, come la Attucci Editrice, che promuove la propria attività in chiave culturale prima che commerciale, ovvero scegliendo libri di qualità senza ossessione per il ricavato delle vendite.
La letteratura presenta varie forme e modalità di narrazione : la favola è una narrazione antica e da sempre considerata una forma letteraria importante per capire la realtà. Nel giardino di Odile è però un libro innovativo, che ha come protagoniste una signora di una certa età, Odile, e una bambina, Agatha, che si incontrerà non con gli animali, come sempre avviene nelle favole, ma col mondo delle piante nel suo fascino irresistibile.
La Natura è un tema fondamentale per noi uomini del terzo millennio, come tanti messaggi contemporanei insegnano: secondo Silvia Grifoni, come si scopre in questa favola, si tratta non solo di SALVARE LA NATURA ma di CAPIRLA E COMPRENDERLA,
Accadrà proprio così alla piccola Agatha, che sta attraversando un periodo difficile, nell’amicizia con Odile, una donna ricca di esperienza e cuore. Odile vive in una grande tenuta di famiglia circondata da un parco: un giardino con ogni specie di fiore, bulbo, seme e albero.
….talee, innesti ed esperimenti avevano dato vita ad un incredibile museo a cielo aperto che raccontava , con colori e profumi, la vegetazione e i miti del mondo intero.
Agatha imparerà ad avere fiducia in Odile: ho paura del mondo fuori, di quello che vi accade, di ciò che ha cambiato la mia vita. Ma con Odile Agatha parla e ride “n preda all’entusiasmo.
Agatha è una bimba dinamica e curiosa . C’è una porta sempre chiusa che separa il giardino dal bosco attiguo. Ma, come osserva Odile, per attraversare il varco occorre del tempo, occorre imparare la virtù della pazienza. Nel giardino di Odile si sottolinea così il ruolo positivo degli anziani, simbolo di una sapienza da consegnare, di una memoria da trasmettere ai piccoli. Agatha invece rappresenta la necessità di guardare il movimento della vita con occhi diversi, ascoltando il ritmo della Natura in cui siamo tutti immersi e che in qualche modo ci parla. Insieme a Odile, Agatha riuscirà a vedere il mondo in un giardino dove fiori, piante e spezie provenienti da tutto il mondo incantano l’occhio e svelano i propri segreti.
Questa fiaba unisce al testo la bellezza delle illustrazioni, eseguite dall’architetto Pia Cristina Zavatti mentre il progetto grafico è di Giacomo Doni: come per magia, scrittura e immagini camminano insieme, ma in realtà dietro c’è una sintonia preziosa, e non sempre raggiungibile, tra Silvia e Cristina. L’ accuratezza fiabesca di questi disegni esprime in chiave pittorica il contenuto delle pagine catturando visivamente l’interesse di piccoli e grandi: un equilibrio compositivo e illustrativo che accompagna tutta la storia.
Il processo creativo è molto bizzarro e incontrollabile. Il disegno ti guida la mano perché ha vita propria, osserva Pia Cristina Zavatti. Di fronte al caos delle emozioni vigila l’occhio della mente: il disegno non si spiega a parole, è di per sé un messaggio chiaro e semplice.
Nella novella la narrazione prevede tante citazioni di nomi di alberi e piante, per accrescere le conoscenze dei piccoli lettori e far loro capire l’armonioso equilibrio della Natura e la sua importanza nella vita quotidiana di tutti noi.
Il glossario di Odile in appendice fornisce le presentazioni delle piante, dei fiori e delle spezie che troviamo nel testo, oltre ai riferimenti dei miti citati.
Una novità per Silvia Grifoni la scrittura di Nel giardino di Odile, così come per Attucci Editrice pubblicare il genere della favola, ma merita l’audacia di questa scelta il dibattito in sede di presentazione, perché il testo apre a riflessioni a più livelli e sottolinea una concezione della Natura non matrigna, ma come patrimonio di risorse ed armonie a cui tutti possiamo attingere.
CONVERSAZIONE CON L’AUTRICE, SILVIA GRIFONI
Perché hai scelto di scrivere questa favola mettendo al centro la Natura?
Vi è una dimensione empatica con la natura che attraversa le nostre esistenze: vi sono luoghi naturali in cui amiamo stare e riposare perché diventano spazi dell’anima, in cui immergersi e abbandonarsi. L’uomo da quando è apparso come specie ha un rapporto culturale con il mondo vegetale. Oggi si parla molto di Natura in chiave di problemi da risolvere, di tutela ambientale; tutte tematiche molto importanti, ma occorre anche imparare a leggere la morfologia e l’importanza delle piante per la vita umana, di cui non tramettiamo a sufficienza alle nuove generazioni la consapevolezza.
Agatha entrando in rapporto col giardino cambia la propria tristezza in sereno entusiasmo. Come sei arrivata a questa idea di scrittura?
Il giardino è qui specchio del mondo, un archetipo che rimanda al primigenio giardino dell’Eden ma anche alla nascita della civiltà. I primi costruttori di giardini furono i Sumeri, ma in seguito tutte le grandi culture hanno dato vita a una forma, a un progetto di giardino, perché ad esso si associano anche concetti legati alla storia filosofica, alla vita religiosa e culturale, alle esigenze di celebrazione ornamentale. In un’impostazione più recente il giardino rimanda a un concetto dell’inconscio: il giardino consente alla mente, ma anche al corpo, di rigenerarsi, lo stato d’animo muta dopo essersi immersi nella contemplazione delle specie naturali di un parco o dopo aver respirato l’aria di un bosco o di una zona verde.
Dopo la composizione di racconti e romanzi, scrivere una favola cosa ha voluto dire per te?
Uno scrittore normalmente usa molte parole in un romanzo, un testo per esempio di 300 pagine dà modo di scrivere tanto e di dilungarsi nella trama. Questa volta questo lavoro mi ha obbligato a una diversità di scrittura: dire tanto con poche parole. Usare un linguaggio comprensibile e tecnico insieme implica un selezione linguistica ed espressiva: per me è stata un’esperienza positiva!
Gli altri miei romanzi sono ambientati nell’ Ottocento: in un italiano senza frasi scarne e decisamente ridotte perché io amo il periodare armonico e riflessivo.
In questa favola l’aspetto magico non c’è, è una storia pensata e narrata seguendo la mente di una bambina. Questa fiaba invita i grandi a riappropriarsi di un rapporto consapevole con la Natura, i bimbi a vedere che la Natura con i suoi segreti, colori e profumi è una realtà a portata di mano….e di mente.
Scrivere un libro, sia questo un romanzo o un racconto, è un percorso davvero paragonabile allo sbocciare di un fiore o al germinare di una pianta.
Come è nata e come si è realizzata la collaborazione fra te e Pia Cristina?
Si può dire che io e Pia Cristina ci conosciamo da sempre. Come spesso capita nella vita, dopo un lungo intervallo, le nostre strade si sono incrociate di nuovo nel 2015, un anno professionalmente importante per entrambe: a ottobre io pubblicai il mio primo romanzo “Aneurin”, a novembre Pia Cristina, che oltre ad essere architetto dipinge con mirabili risultati, espose in una sua bellissima personale.
Da lì, ossia dal giorno in cui ci siamo riviste davanti alle tele di Pia Cristina, il passo che ci ha portato a desiderare di fare qualcosa insieme è stato breve.Ed è stato facile trovare subito anche un punto d’incontro fra di noi, una passione comune, un argomento che ci legasse negli intenti, ossia la preservazione e la conoscenza della Natura che ci circonda, qualcosa a cui entrambe teniamo in maniera particolare.
La novella quindi è nata strada facendo, in un susseguirsi perfetto di parole e immagini. Abbiamo lavorato insieme con raro piacere: io scrivevo e lei disegnava, lei disegnava e io scrivevo. I disegni di Pia Cristina infatti hanno il pregio di essere molto evocativi. Hanno il potere di trasmettere emozioni profonde e sono stati capaci di rendere esattamente quello che io avevo immaginato. Una collaborazione quindi che ha dato ottimi frutti e che speriamo di poter ripetere a breve.
Dunque lo sviluppo dell’uomo si intreccia con quello della Natura?
Noi uomini abbiamo un legame ancestrale con la Natura; fingiamo a volte di non vederla, trascuriamo di ammirarla, ancor più oggi la respingiamo da noi maltrattandola o deturpandola, ma con essa dobbiamo fare i conti per sopravvivere: dobbiamo inevitabilmente cogliere il valore della Natura e comprenderne il linguaggio.
Pensiamo alle piante presenti nel nostro Occidente: alcune sono autoctone, altre hanno viaggiato per volere di mercanti o più ancora di re e aristocratici, diffuse per la delizia degli occhi nel nostro universo abitativo urbano. Ad esse abbiamo associato simboli e significati che si legano a circostanze quotidiane significative: il crisantemo, la mimosa, la rosa rossa o di altro colore, la viola, ecc…. Per la profonda connessione tra i nostri gesti quotidiani , piccoli o grandi che siano, e la realtà delle piante occorrerebbe inserire lo studio di esse e dei loro significati simbolici all’interno dei percorsi scolastici.
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C’è bisogno di favole che ci facciano sorridere e pensare positivo per tirare su il morale.
Cara Teresa,
io e Pia Cristina ti ringraziamo per la bellissima recensione. Hai saputo cogliere il senso più profondo del nostro lavoro e lo hai reso davvero con partecipazione e sensibilità.
Grazie!
Silvia Grifoni
Sì, caro lettore. lo penso anche io. C’è bisogno di riempire la mente con storie a lieto fine.
Cara Silvia, ti ringrazio per quanto tu e Pia Cristina mi avete scritto. La tua favola e i disegni di Pia Cristina costituiscono un testo prezioso che ho assaporato con piacere. E’ una collaborazione che mi auguro sia fruttuosa anche nel futuro!
Le favole in questo momento sono necessarie. Aiutano a staccare da una realtà che è difficile e provante. Appena avrò modo, voglio leggere questo libro. Grazie Teresa per questa splendida recensione.