ITALIA – Si dice che l’Italia custodisca quasi il 70% dell’intero patrimonio artistico mondiale. Sarà vero? Non giurerei sulle cifre, ma sicuramente da millenni l’Italia è immersa nell’Arte, di tutti i generi e tipi. A noi italiani, oggi eredi di questo enorme e delicatissimo tesoro, spetta obbligatoriamente la cura, lo studio, la difesa, la valorizzazione e prima di tutto il restauro di questa fortuna.
Restauri italiani: gli abitanti della penisola italica sono stati nei secoli anche geniali e grandi artigiani del restauro. Solo dieci anni fa, però, entrava in vigore la riforma dell’insegnamento di Restauro in otto Accademie di Belle Arti. Presente nelle città di: Bologna, Como, L’Aquila, Verona, Macerata, Milano, Napoli, Palermo. Dopo un percorso quinquennale di alta formazione lo studente ottiene il titolo abilitante alla professione di Restauratore di beni culturali. Il restauro è diventato una disciplina accademica a tutti gli effetti, una prassi tecnica, tecnologica, ma ancora sempre di alto artigianato. E’ comunque sempre il sapere umanistico, la perizia manuale, l’oculatezza della prassi che si avvale della moderna scienza, chimica, fisica, elettronica…
In questi dieci anni le Scuole di Restauro delle Accademie di Belle Arti hanno trattato più di 38.000 opere del patrimonio pubblico d’Italia. Il voluminosissimo catalogo (pesa tre chili e duecento grammi!) ci presenta una scelta di interventi di conservazione e cura di manufatti antichi e contemporanei. Questi sono delle più svariate nature. Gessi, stucchi e pietre, mosaici e tessili, legni e dipinti murali, vetri e ceramiche, libri, foto, video, film e pergamene, ogni bendidio.
Il catalogo dei restauri italiani
Il curatore del volume che è un valente storico dell’arte e coordinatore della Scuola di Restauro dell’AABB di Bologna, Alfonso Panzetta, evidenzia che le opere del patrimonio pubblico che sono state recuperate, restaurate, mantenute in questi anni dalle Scuole di Restauro provengono dai depositi dei musei statali e comunali, dal territorio diocesano, da biblioteche e archivi. “Un numero di opere d’arte di proprietà pubblica fino ad ora mai qualificato dettagliatamente e tantomeno valorizzato, un patrimonio (tra l’altro) che mai avrebbe ottenuto un finanziamento dedicato. Un lavoro intenso e silenzioso, lento e costante, dove la formazione è sempre andata di pari passo con il recupero e talvolta il salvataggio di opere trascurate da decenni, talvolta da sempre”.
Un settore in cui l’Italia eccelle, e che attira tanti giovani e dà loro possibilità concrete di lavoro. Una sicura crescita d’interesse che, ce lo auguriamo, deve essere sempre più assistita e sostenuta dai finanziamenti pubblici, perché prima di tutto è scuola pubblica.
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