BOLOGNA – Alessandro Pessoli e Piero Manai insieme in un’unica mostra alla Galleria P420. L’allestimento “Sentimento illumina” unisce l’arte dei due maestri in una fusione incredibile.
Pessoli e Manai uniscono i loro mondi artistici. Negli ampi e luminosi spazi della galleria P420 di Bologna è ora allestito un vero e proprio canto a due voci, dove la singole linee musicali si annodano, si allontanano, si attraggono e si respingono componendo una sinfonia avvolgente e dissonante allo stesso tempo.
L’idea è nata ad Alessandro Pessoli, sessantunenne artista romagnolo di Cervia, residente in California a Los Angeles da più di dieci anni: da sempre ammiratore di Piero Manai, artista bolognese morto a 37 anni nel lontano 1988. Pessoli ha intrecciato le proprie opere con quelle oramai storiche di Manai e ha composto dei trittici, dei polittici con la stessa accuratezza degli antichi maestri. Una vera mostra di pittura pittura, come si diceva negli Anni Ottanta; due veri pittori pittori, l’uno sgargiante elettrico bizzarro e quasi frivolo, l’altro cupo denso tonale profondo e poderoso.
La mostra
Il tema è proprio La Pittura, così racconta lo stesso Pessoli: “Un disegno di Manai mi è rimasto nella memoria per lungo tempo, una piccola figura descritta in modo sommario, un pittore di fronte ad un cavalletto ha una torcia accesa in mano, e c’è una sua scritta ‘Illumina la Pittura’. Ma il vero desiderio di Manai è di illuminare la nostra interiorità da una passione in primis, quindi in ultima analisi dall’amore”. Ecco oltre alla Pittura l’altro legame il Sentimento che concatena i due artisti. Tutte le opere in mostra sono infatti l’espressione del sentire umano in tutti i suoi aspetti, della condizione umana: per Manai permeata di dolore, isolamento, angoscia, per Pessoli vivida e strampalata funambolica forse per mascherarne i travagli.
Dalla mostra emerge evidente che la pittura vive del corpo del pittore stesso che Manai scava dall’interno per giungere al nocciolo. Su grandi fogli di carta la testa rarefatta arriva a farsi monolite monocromo, il corpo scarnificato una scultura arcaica. La sua pittura grave, cupa nel colore, densa nelle pennellate, penetra l’artista stesso – sono tutti autoritratti – nella sua disperazione e solitudine. Il controcanto è sostenuto dalle tele squillanti, dai colori acidi e decisi di Pessoli. Esemplare è il raffronto tra le vivaci Ragazze con le lunghe gambe e il disegno al bitume di Manai; e ancora tra la severa testa/monolite e la Testa fiorita di Pessoli, aggraziata da un mazzolino di fiori che riprendono quelli pop di Andy Wahrol.
Pessoli e Manai alla Galleria p420 di Bologna
Due modi artistici formalmente molto diversi che danno vita ad un unico mondo, quello dell’umanità. Una mostra rara per intelligenza e sensibilità. Da vedere senz’altro.
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