San Gennaro: la festa tra sacro, profano ed il tesoro più prezioso

San Gennaro: la festa tra sacro, profano ed il tesoro più prezioso

NAPOLI – Il 19 settembre, il Duomo di Napoli accoglie, ancora una volta, il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, Patrono della città.

È certamente uno dei santi più noti. Non che esista una classifica di celebrità tra i santi e le creature celesti, sia chiaro, eppure San Gennaro lo conoscono davvero tutti, per il prodigio del suo sangue che, tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – da solido diventa liquido.
Il Duomo della città di Napoli ne custodisce le reliquie: le ossa e due ampolle antichissime all’interno delle quali è contenuto il sangue raccolto dalla nutrice Eusebia dopo il martirio per decapitazione dell’allora vescovo di Benevento.

San Gennaro
Il primo episodio documentato, durante il quale si sarebbe verificata la liquefazione del sangue di San Gennaro, viene fatto risalire al 1839, in occasione della festa dell’Assunta. La tradizione, tuttavia, colloca la vicenda a un momento precedente, quando, durante il regno di Costantino I, il vescovo Severo trasferì le spoglie del martire dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Lungo il tragitto, Severo avrebbe incontrato Eusebia con le ampolle del sangue del Santo che, alla presenza della testa, si sarebbe sciolto.

Le relique di San Gennaro
Le relique di San Gennaro

“Il comportamento del sangue di San Gennaro è imprevedibile. A volte si liquefa subito all’uscita dalla cassaforte o addirittura dentro. Davanti a papa Ratzinger ritengo di avere mosso a sufficienza le ampolle, ma il sangue non si è sciolto. Ed era il papa” ha dichiarato, qualche tempo fa, l’abate Vincenzo De Gregorio.
La credenza comune sostiene che il prodigio del Santo annunci l’avvento di un periodo di buona ventura per l’intera città. Contrariamente, l’assenza del miracolo parrebbe nunzio funesto di severe disgrazie.

San Gennaro

Alla vigilia del 19 settembre – giorno della commemorazione della morte del Patrono del capoluogo campano – il canonico della Cattedrale e Assistente spirituale del Comitato diocesano San Gennaro, offre l’olio per la lampada votiva – sindaci e devoti raggiungono la chiesa di San Giorgio Maggiore proseguendo, da lì, fino al Duomo.
Alle 8.00 del mattino la celebrazione della Santa Messa a cui segue  l’apertura della cassaforte, all’interno della quale sono serbate le ampolle del sangue di San Gennaro, prima ad opera del cardinale Crescenzio Sepe, da febbraio 2021 dall’arcivescovo di Napoli monsignore Domenico Battaglia accompagnato dal sindaco Luigi de Magistris.
Le ampolle vengono poi esposte, insieme al busto del martire, sopra l’altare maggiore. Più tardi, nello stesso giorno, a presidio della Solenne Concelebrazione Eucaristica, annuncerà, se si dovesse compiere, l’avvenuto miracolo e la possibilità, per i fedeli, di rendere omaggio al sangue del Santo, dalle ore 16.00 alle 18.30.

Le relique di San Gennaro

Approfittate per andare alla scoperta dei luoghi legati al culto del martire, attraversare lo storico ingresso della Cattedrale, affacciato su Piazzetta Riario Sforza e da poco riaperto, arrivando al Museo del Tesoro di San Gennaro, all’interno del quale è custodita una pregiatissima collezione di gioielli – cui si aggiungono dipinti, sculture, arredi in argento e tessuti – donati dai devoti.

Le relique di San Gennaro

Il Tesoro di San Gennaro ha preso forma in 700 anni. Nel 1679, la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro affidò all’orafo napoletano Michele Dato il delicato compito di realizzare un ornamento per il Busto del Santo, costituito da 13 maglie d’oro con diamanti, smeraldi e rubini, donate dalla Deputazione. Ultimata la collana, essa fu giudicata, tuttavia, poco preziosa in considerazione dell’uso e della destinazione per cui era stata pensata. Così, in epoche successive, venne arricchita per mezzo di altri presenti donati dai sovrani di tutto il mondo.

La Regina Maria Amalia di Sassonia, ad esempio, Carlo III di Borbone, la Regina Maria Carolina d’Asburgo, Francesco I d’Austria, Giuseppe Bonaparte, Maria Cristina di Savoia, Vittorio Emanuele II di Savoia. Persino una popolana, scampata alla peste, volle offrire a San Gennaro, per grazia ricevuta, un paio di orecchini, tramandati dalla bisnonna, che avrebbe dovuto lasciare in eredità alle figlie.
Nel 1929 Maria José del Belgio, moglie di Umberto II di Savoia, decise di visitare la Cappella del Santo ma, non avendo portato in dono alcun omaggio, per rimediare, pensò di sfilarsi dal dito un anello d’oro con diamante regalandolo alla Deputazione, che decise di inserirlo al centro della collana, tra i due orecchini della popolana.

La Mitra gemmata di San Gennaro è un altro dei cimeli di incalcolabile valore presenti nel museo. Unica nel suo genere, conta 3964 pietre, 198 smeraldi – che rappresentano la conoscenza – 168 rubini – a indicare il sangue del martire – 3.328 diamanti – la fede. Fu realizzata dall’orafo Matteo Treglia in un solo anno, con l’aiuto di altri 50 colleghi.

La Mitra gemmata di San Gennaro

Dal 30 ottobre 2013 al 16 febbraio 2014, nella sede di Palazzo Sciarra, Museo Fondazione Roma, sono state esposte al pubblico le donazioni che il Santo patrono di Napoli ha ricevuto nell’arco di sette secoli di storia, come abbiamo raccontato in questo articolo sul Tesoro San Gennaro .

“Cibo e arte per sfamare corpo e spirito, un connubio quasi naturale per offrire agli artisti visibilità in luoghi non canonici e allo stesso tempo a turisti e frequentatori di luoghi destinati al buon cibo, anche la possibilità di fruire della bellezza di un’opera d’arte”. Con queste parole, il direttore artistico Gianni Simioli introduce, accanto al San Gennaro Day, il San Gennaro Art.

San Gennaro
Murales con San Gennaro e Maradona tra le vie della città di Napoli

A chi volesse soggiornare a Napoli, e prendere parte attivamente al calore profuso dalla mia terra, specie in periodi dell’anno come questo, quando tradizione fede e leggenda si incontrano generando un’atmosfera di sicura magia, consigliamo di alloggiare presso Palazzo Caracciolo, hotel di lusso con marchio MGallery by Sofitel della catena ACCOR, in via Carbonara, la cui posizione strategica consente di raggiungere agevolmente il MANN – Museo Archeologico Nazionale, e la splendida chiesa di San Giovanni a Carbonara, una delle massime dimostrazioni di architettura gotica della metropoli.

Museo MANN
Il chiostro del Museo MANN

“Fiore all’ occhiello dell’ospitalità partenopea, la bellezza dell’antico palazzo racconta otto secoli di storia e rappresenta la porta d’accesso al cuore della città”. Se vi incuriosisce potete approfondire nella nostra intervista al Direttore Armando Salvemini 

Oltre a Palazzo Caracciolo, per una vacanza all’insegna della comodità e del benessere, suggeriamo caldamente anche IBIS STYLES NAPOLI GARIBALDI. Come sappiamo le strutture Ibis, del gruppo IBIS della catena ACCOR, si contraddistinguono per la particolare offerta economica competitiva ed il rispetto di alcuni standard, ma per ognuno ci sono evoluzioni con diverse e nuove tipologie.

Abbiamo amato soggiornare qui per la strategica posizione che, da piazza Garibaldi, ci dà la possibilità di attraversare, e vivere, tutta la città attraverso le stazioni dell’arte. Un percorso assolutamente da non perdere! La metropolitana infatti sposa il connubio tra arte e innovazione.

San Gennaro Stazioni dell'arte

Il lavoro di riqualificazione dei mezzi e dei trasporti pubblici fa il resto, contribuendo ad alzare, sensibilmente, lo standard di vivibilità di Napoli, tanto per i cittadini quanto per i turisti. Le stazioni metropolitane, prima fra tutte la fermata Toledo, sono state ufficialmente dichiarate tra le più belle d’Europa: una autentica commistione di funzionalità e arte contemporanea grazie alla quale è possibile spostarsi da un punto all’altro della città, raggiungendo musei come il MADRE, il PAN, oppure Piazza del Plebiscito, la Galleria Umberto, con facilità e, al contempo, consentendo agli occhi di fare scorta di bellezza.

Piazza del Plebiscito
Piazza del Plebiscito

 

Testo di Antonia Storace

Tutte le foto MyWhere©

Redazione

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