NAPOLI – Il volume Bruno Munari. I colori della luce, edito da Gangemi Editore, è stato presentato lunedì 25 marzo presso la Biblioteca del museo Madre di Napoli.
C’è un angolo in cui via Duomo, prendendo le mosse da Piazza Nicola Amore e perciò incedendo dal basso verso l’alto, che incrocia via Luigi Settembrini. Lì, al civico 79, nello storico Palazzo Donnaregina, è ubicato uno dei complessi museali più belli di tutta Napoli: il Madre, il museo di arte contemporanea inaugurato nel 2005, a pochi passi dal centro storico, dal Tesoro di San Gennaro, dalla scacchiera di vicoli e palazzi in cui pulsa il cuore euritmico della città. È qui che Bruno Munari torna a far parlare di sé.

Nel pomeriggio di lunedì 25 marzo, al primo piano del Palazzo Donnaregina – la cui struttura, a suo tempo, fu resa strumentale all’impiego delle sale espositive dall’architetto portoghese Alvaro Siza – è stato presentato al pubblico il catalogo Bruno Munari. I colori della luce. L’opera, articolata in tre sessioni, racconta la mostra a lui dedicata, inaugurata lo scorso 29 novembre al Plart. A tal proposito, Marcello Francolini – uno dei due curatori, insieme a Miroslava Hajek – spiega che la rassegna “segue un andamento cronologico sintetizzabile nella formula: Macchina Inutile + Concavo-Convesso + Ambiente a luce polarizzata. Nel percorso della mostra, possiamo leggere limpidamente una conquista progressiva dello spazio reale che muove dall’abbandono della bidimensionalità della tela per seguire il movimento diretto della luce nello spazio, una trascendenza della pittura, che va da una pittura dipinta a una pittura proiettata”.

L’evento – prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI – ha analizzato da vicino le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate da Bruno Munari negli anni Cinquanta del secolo scorso, con l’obiettivo di conquistare una spazialità nuova, antesignana, capace di valicare la bidimensionalità comunemente intesa e di coinvolgere l’osservatore: nelle opere di Munari, i bagliori luminosi vincono il confine fisico del vetrino, riproducendo forme e colori sulle pareti circostanti e perciò generando una interazione tricuspide tra l’ambiente, la luce, e l’uomo. Progetto XXI è la piattaforma della Fondazione Donnaregina che, dal 2012, lavora alla “produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee basato sulla collaborazione e l’interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in regione Campania” come si legge nel comunicato stampa. Alla presentazione del volume Bruno Munari. I colori della luce sono intervenuti la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Laura Valente, il Direttore del museo Madre Andrea Viliani e la Presidente della Fondazione Plart Maria Pia Incutti, i curatori della mostra e del volume, Miroslava Hajek e Marcello Francolini.

La prima sessione del catalogo, Da un passato futurista a un futuro programmato, raccoglie le analisi critiche dei curatori, i quali individuano la genesi del pensiero di Bruno Munari in un punto di mezzo tra avanguardia futurista e arte programmata, al cui ordinamento egli approda attraverso lo studio eclettico del movimento e la ricerca condotta sulle proiezioni di luce, l’espressione più alta della sperimentazione creativa alla quale dedicò il suo genio, edificando un ponte, un collegamento, tra la meccanica e l’elettronica. Le fotografie, scattate da Luciano Romano, documentano le opere esposte e l’allestimento progettato da Mario Coppola.
La seconda sessione – curata dal Laboratorio di ricerca e conservazione del Plart e adeguatamente integrata a mezzo di un apparato iconografico e documentativo – è dedicata alla Digitalizzazione delle Proiezioni a luce polarizzata. La Fondazione Plart, in occasione della retrospettiva dedicata a Bruno Munari, ha svolto un lavoro scientifico di restauro dei vetrini, dall’analogico al digitale. Trattandosi di opere risalenti agli anni Cinquanta, questo genere di intervento si è reso necessario a scopo tutelativo, così da proteggere la composizione delicatissima dei materiali, portando altresì alla scoperta di elementi manchevoli, riempitivi delle parti lacunose rintracciate nella ricostruzione dell’indagine dell’artista, in special modo con riferimento al rapporto tra arte e tecnologia.
La terza sessione, Testimonianze, contiene i testi di Giuseppe Morra, Direttore del Museo Hermann Nitsch, e di Giuseppe Furlanis, Direttore dell’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Firenze. Il primo ha rievocato l’esperienza della mostra Sculture nella città, durante la quale, nel 1990, una selezione di opere in metallo alte fino a 7 metri fu esposta sul lungomare Caracciolo, al porto, in Piazza del Plebiscito. Furlanis, dal canto suo, qualifica Bruno Munari come poeta della semplicità, focalizzando l’attenzione sul suo metodo di ricerca e sull’aspetto pedagogico della sua produzione artistica.
Andrea Viliani, direttore del Madre, in sede di conferenza, ha posto l’accento sull’incontro tra la cultura del progetto e il bello estetico reso possibile dallo spirito pionieristico di Munari, e su quei “palinsesti di futuro” – così li ha definiti – che hanno profetizzato il futuro stesso e lo hanno poi materializzato. Il volume Bruno Munari. I colori della luce, edito da Gangemi Editore, consente di leggere e interpretare il lavoro di Bruno Munari in chiave poliedrica, multiforme, con particolare riguardo ai capolavori che hanno sfidato le logiche della critica dell’arte, muovendosi o sostando lungo i margini della stessa, in attesa di una necessaria e adeguata rivalutazione. “Quando vengono prodotte opere come quelle di Munari, in principio sono accolte con occhio diffidente e scettico, spesso disprezzate o, addirittura, non considerate arte. Molte delle opinioni e delle scelte di Munari lo hanno posto in aperto conflitto con il sistema dell’arte ufficiale. Malgrado ciò è diventato un mito e un modello per molti artisti delle generazioni seguenti tanto che viene chiamato il Leonardo da Vinci del ventesimo secolo” scrive la curatrice Miroslava Hajek.
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CREDITI PHOTO in homepage: FONDAZIONE PLART. BRUNO MUNARI. Vetrini a luce polarizzata 1953. Materiali vari. Courtesy Miroslava Hajek
INFORMAZIONI UTILI
CATALOGO: Bruno Munari. I colori della luce
A CURA DI: Miroslava Hajek e Marcello Francolini
PRODOTTO DA: Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione con Fondazione Plart, nell’ambito di Progetto XXI ed. 2018
EDITO DA: Gangemi Editore
LINGUA: Italiano/ Inglese
PAGINE: 144
PREZZO DI COPERTINA: 28.00 €
ISBN 978 – 8849236996
Ufficio stampa Fondazione Plart
Culturalia di Norma Waltmann
Ufficio stampa Fondazione Donnaregina/Museo Madre
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