Dopo Roma sarà a Bologna da giovedì 21, fino a domenica 24 gennaio, il musical “Rapunzel” che ha visto salutare l’atteso ritorno in teatro di Lorella Cuccarini qui nel ruolo della cattiva Madre Gothel, con un affluenza di oltre 60.000 spettatori – solo a Roma – la scorsa Stagione, Rapunzel il musical viene considerato ormai un classico dei musical per tutti gli appassionati di questo genere tanto che nel 2017 la Compagnia andrà anche in Tournée all’estero, per presentarlo. Nel mentre lo spettacolo sarà finalmente visibile anche all’EuropAuditorium di Bologna da giovedì 21, fino a domenica 24 gennaio.
La fiaba dei Fratelli Grimm viene riscritta sotto la suggestione di nuove idee con le musiche create da Alessandro Procacci, Davide Magnabosco e Paolo Barillari e l’aggiunta poi di personaggi inediti quali Rosa e Spina (Alessandra Ruina e Martina Gabrielli) due fiori parlanti assenti invece nella versione originale tedesca e uniche amiche di Rapunzel (Alessandra Ferrari) rinchiusa nella torre; inoltre ci sono la guardia reale Segugio (Mattia Inverni), che usa il grammelot per esprimersi e aiuterà il ladro Phil (Giulio Maria Corso) a liberare Rapunzel, infine lo specchio Spiegel (nomen omen: letteralmente “specchio” in tedesco), che riflette la coscienza di Rapunzel dando voce quindi al suo Io.
Il brillante cast è costituito anche da 18 performers fra ballerini, acrobati, cantanti e attori. Le scenografie molto imponenti sono state progettate nientedimeno che da Alessandro Chiti e rappresentano una rilettura in chiave più moderna dei luoghi e delle ambientazioni della fiaba classica, tant’è che l’impianto scenico si avvale di oltre 15 quadri in costante movimento, una festa quindi per gli occhi, non c’è che dire!
Se aggiungiamo, poi che per la prima volta in assoluto a teatro, una sorta di double-fiction animerà lo spettacolo, dove i personaggi passeranno dal video alla realtà fatta quindi di carne ed ossa in un continuo alternarsi tra realtà e finzione, comprendiamo bene come uno spettacolo così debba essere assolutamente visto!
Dalle note di regia si evince che:
“I personaggi ed il ritmo dei dialoghi sono caratterizzati dallo stile registico di Maurizio Colombi che utilizza rumori e sottofondi per dare un effetto cinematografico e un ritmo in stile cartoon alla recitazione. Tra gli effetti speciali vi è quello della lunga chioma intrecciata di Rapunzel che si illuminerà magicamente grazie ad una miriade di piccole magiche luci. La magia dei capelli non si ferma qui poiché consentirà alla principessa perduta di far salire e scendere dalla torre madre Gothel (grazie alla loro lunghezza di ben otto metri). Particolarmente suggestiva la scena in cui vengono fatte volare fra il pubblico le lanterne che ogni anno il popolo libera in cielo per ricordare la principessa scomparsa”
Non solo effetti speciali seppur grandiosi, poiché la storia ha un valore intrinseco in quanto: “vuole portare sulla scena l’eterna lotta tra il bene e il male, tra la brama delle vanità delle cose fatue e il gusto per le cose semplici a favore di una vita in armonia con il mondo. Nasce così il confronto tra Rapunzel, l’eroina positiva alla ricerca della sua vera identità, e l’eroina negativa, Madre Gothell (Go-to-Hell), egoista e presa da se stessa, dal desiderio nefasto dell’eterna giovinezza, desiderio che la spingerà ad usare ogni mezzo pur di fermare lo scorrere ineluttabile del tempo”.
I personaggi spingono lo spettatore a interrogarsi anche sui rapporti non sempre facili fra madre e figlia, insomma ci sono in “Rapunzel” tutte le premesse per uno spettacolo stratificato nei suoi significati, uno show questo adatto veramente a tutti.
Intervista a Giulio Maria Corso
Ben prima del debutto a Bologna dello spettacolo, ho modo di intervistare proprio Giulio Maria Corso che nello musical copre un ruolo da protagonista essendo Phill, colui che salverà Rapunzel. Giulio Maria Corso è un giovane attore con alle spalle un’ottima formazione di recitazione espressa poi in campo lavorativo sia per il cinema che per la televisione, si è però dedicato anche a studi musicali e di canto, a questo punto sono curiosa di sapere come sia nata in lui la passione per il musical, ecco di seguito cosa ci siamo detti.
Un ragazzo giovane con un curriculum come il tuo e una carriera aperta, com’è finito a fare proprio il musical?
Dunque, che dire? In realtà questa è la mia prima esperienza nel musical, ma mi ha sempre incuriosito questa nostra attitudine alla commedia musicale, secondo me nella lingua italiana c’è una musica che ricorre che ritorna in tutti i nostri dialetti.
Questo è vero e scusa se ti interrompo, ma l’Italia è anche la patria dell’Opera…
Sì è vero, io sono sempre vissuto in questo ambiente perché mamma e papà sono due teatranti e si occupano di musica lirica io mi sento di dire che sono cresciuto in un ambiente un po’ privilegiato e… in fatto del Bel Canto, di musica eterna, complessa e universal, ma il musical è tutt’altra cosa! Direi che è qualcosa che non appartiene molto alla nostra cultura “italiota” ma che in qualche modo e negli ultimi anni Rapunzel ne è veramente un fulgido esempio. L’Italia sta cercando in questo momento di fare suo quel linguaggio. Rapunzel è un musical tutto italiano con musiche e testi originali, che combina un po’ la nostra innata capacità di fare melodramma di mettere testo su musica, di fare commedia leggera con anche l’allegria della musica, insieme a quella capacità tutta americana di fare un prodotto che combini insieme il linguaggio della musica, della recitazione, del canto come un solo linguaggio. A me diverte moltissimo vedere che in realtà è una ricerca perché io sono un appassionato del genere, cioè mi piace vederlo! Starci dentro significa ogni giorno rimettersi in gioco chiedersi di rimettere in discussione tutto quello che si fa. Perché poi è così interessante che il canto arrivi quando tu non puoi più parlare, non ti basta più per raccontare il percorso di un personaggio.
E’ vero, però il musical è anche molto complicato come tipologia di spettacolo da realizzare, è una macchina gigante, ci sono tantissimi elementi da mettere in relazione perché far cantare, recitare, ballare…insomma c’è tutto un meccanismo importante dietro, Rapunzel che ha una storia molto bella se tu dovessi presentare questo prodotto, organizzando tu un tuo “comunicato stampa orale”, adesso, che cosa diresti?
Io dico di Rapunzel innanzitutto che è una fiaba meravigliosa scritta dai Fratelli Grimm e saggiamente rielaborata dalla mente brillante del nostro regista Maurizio Colombi che ne ha fatto uno show veramente forte. Non posso non ricordare gli interpreti che in questo momento sono il motore, il cuore pulsante di questa macchina: Alessandra Ferrari, la nostra Rapunzel e la meravigliosa Lorella Cuccarini che è un’interprete divertentissima, autoironica, sensuale, una macchina da guerra e devo dire un esempio importante per noi che ogni sera ci dobbiamo rinnovare… il gioco intorno alla favola di Raperonzolo. Della storia voglio ricordare così come mi trovo a ripensare da solo nei momenti di prova, che questa è la fiaba di una ragazza che trova l’amore. E’ una fiaba che parla principalmente di amore, inizia con un amore negato… dei genitori che sono costretti ad abbandonare la bambina, perché una strega la rapisce e la segrega in una torre per diciotto anni, poi è la fiaba della riscoperta dell’amore, con un super happy ending, con una strega cattiva che poi si troverà a fare i conti, diciamo, col male che ha fatto in questi anni a questa ragazza che è una ragazza che non ha conosciuto la vita durante questi diciotto anni ma che poi in un fortunato incontro con un personaggio che si chiama Phill…
Che saresti tu!
Che sono io! Scopre in una notte tutto quello che non ha mai visto ma che ha sempre immaginato, per Phill lei invece rappresenta la scoperta della vita in qualche modo perché lui che è un ladruncolo che campa alla giornata, trova in Rapunzel l’amore che è la sua ragione d’essere, questa è la storia!
Senti, il tuo ruolo quello di Phill ti avrà messo sotto torchio, immagino, perché in scena ci sei comunque parecchio.
E’ un ruolo interessante che mi diverte molto perché in un certo senso è un ruolo senza tempo, Maurizio Colombi si è un po’ divertito a mescolare i fatti e i personaggi come racconta il Cantastorie all’inizio della vicenda eh..così il mio personaggio è un risultato di un’epoca che noi…così ci divertiamo a raccontare che è un non-tempo unito a tutta una serie di conoscenze legate alla nostra epoca, che fanno di questo personaggio, un personaggio principalmente brillante devo dire che a me diverte molto trovare , scavare nelle corde più intime del mio essere interprete, perché credo che stare in scena, al di là del testo che è sempre un pretesto per raccontare un po’ di sé stessi.
Insomma un doppio impegno comunque, come per ogni opera!
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