ROMA – Nel pomeriggio del 9 novembre scorso si è tenuto il Convegno per la presentazione del progetto La bellezza dei margini, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali – MIBACT, un’occasione importante per focalizzare l’attenzione sul tema della disabilità ed avviare un confronto. Per l’occasione, sono intervenuti i partner del progetto ed alcuni esperti di settore, appartenenti al mondo universitario, delle associazioni e delle imprese.
Sono state sei le sessioni di lavoro, ognuna dedicata ad un tema: la formazione, l’impresa e l’etica sociale, il diritto alla bellezza e al confort dei luoghi in cui soggiornare, un’analisi sociologica della marginalità, affiancata dagli aspetti normativi, la menzione di alcuni casi aziendali di rilevo e l’applicazione delle culture digitali al tema della disabilità. A coordinare l’incontro, il prof. Gennaro Colangelo attualmente docente del Consorzio Universitario Humanitas e della Libera Università degli Studi Maria SS. Assunta – LUMSA – che ha dato l’avvio al workshop, come lui stesso l’ha definito, un lavoro interattivo non ammantato da lavori accademici, dal quale far emergere riflessioni e spunti sui quali continuare a lavorare. Il professore ha lanciato una sfida al folto pubblico in sala, cambiare l’approccio alle problematiche; necessita individuare prima il problem finding, individuare e definire il problema e solo successivamente, attraverso un processo mentale, arrivare al problem solving, trovare le soluzioni ma sempre a partire dalla condizione data; oggi invece, si è ossessionati dalla ricerca delle soluzioni, perdendo di vista il problema.
Il pomeriggio di lavoro, per i temi trattati ed i relatori coinvolti, è stata un’occasione per spiegare l’idea progettuale portata avanti dall’Istituto Leonarda Vaccari – Ente morale ed Ente pubblico non economico – per la riabilitazione, l’integrazione e l’inserimento delle persone con disabilità, nato oltre 70 anni fa e diventato uno dei centri di settore tra i più prestigiosi del Paese.
Il progetto è volto al miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità, mediante la realizzazione di quattro fasi specifiche, collegate tra loro: l’Analisi di best practice, con la definizione delle aree di intervento progettuale, al fine di elaborare le linee guida generali e contribuire al miglioramento dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità; una seconda fase dedicata a Formazione e Training sui temi dell’accessibilità, della fruibilità e dell’accoglienza, volta a formare la figura professionale del Travel Angel, una guida per persone con ogni tipo di disabilità, competente e preparata adeguatamente per svolgere il delicato compito di accompagnatore; oltre ad incentivare l’inserimento lavorativo ed il turismo, accedendo con facilità alle località turistiche ed ai siti culturali. La Realizzazione della web serie rappresenta la terza fase progettuale, con la realizzazione di un audiovisivo “Viale Angelico, 22”, dall’indirizzo dell’Istituto Vaccari sito proprio in viale Angelico, 22, un video visionato durante l’incontro, nel quale i protagonisti sono proprio gli utenti dell’Istituto, scelti tra i ragazzi disabili, il personale medico e gli addetti interni; un lavoro finalizzato a dare ampia visione del percorso formativo e di sostegno, sottolineandone la vivacità e l’entusiasmo di coloro ne sono coinvolti ed evidenziando il processo di inclusione e di divulgazione, possibile grazie al sostegno delle catene alberghiere e dei tour operator. Un’ultima fase, infine, è dedicata sia alla Realizzazione di una pubblicazione scientifica, a cura del Consorzio Universitario Humanitas, sia anche alla preparazione di un Convegno Internazionale tematico; con la finalità, dunque, di divulgare la metodologia utilizzata per il raggiungimento dei risultati raggiunti nel processo di integrazione delle persone con disabilità; per presentare la figura professionale del Travel Angel, formata e avviata al lavoro ed infine, elaborare l’elenco degli alberghi, delle catene alberghiere e dei tour operator che hanno collaborato al progetto e pubblicarlo.
A presiedere la prima sessione dell’incontro, Formazione e disabilità, la prof.ssa Saveria Dandini De Sylva, Presidente dell’Istituto Vaccari, che ha illustrato la modalità con la quale l’Istituto porta avanti il suo lavoro, mettere la persona umana al centro dell’attenzione e cercare di migliorarne il contesto, quindi sia la qualità di vita del disabile, che quella delle famiglie e della società in senso più ampio. Il lavoro maggiore andrebbe fatto proprio sulla società, affinché possa cambiare mentalità, migliorando l’accoglienza; questo uno degli obiettivi portati avanti dal progetto. Il dott. Roberto Altieri, neuropsichiatra dell’Istituto Vaccari da oltre dodici anni, ha illustrato la sua precedente esperienza nel reparto di neuropsichiatria infantile, dove ha associato alle cure mediche le competenze acquisite in ambito teatrale, occupandosi di scenografia e teatro per bambini, fino alla realizzazione di un video avente come protagonisti dei giovani disabili, presentato durante un convegno universitario con la partecipazione di James Simons, personalità di spicco nel mondo accademico e della finanza, la cui Fondazione si è impegnata con molte donazioni in cause relative all’autismo. Altieri ha anche lavorato con Francesca Archibugi per il film Il grande cocomero, che ha preso il nome dall’Associazione della quale è stato il fondatore ed il Presidente; ed oggi, presso l’Istituto Vaccari, è impegnato nella formazione, con laboratori integrati, volti all’inserimento nel mondo del lavoro e la creazione di vari documentari sull’alternanza scuola – lavoro; un esempio concreto in tal senso è l’apertura di un bar nell’Istituto, offrendo la possibilità di lavorare all’interno ad alcuni disabili. A seguire nel dibattito, il Prof. Antonio Augenti, docente del Consorzio Universitario Humanitas, ha fatto un passo indietro, agli anni Settanta, ponendo l’attenzione sull’organizzazione scolastica; a quell’epoca veniva vietata l’iscrizione dei disabili negli istituti scolastici e la proposta di integrarli nelle classi, anche a livello internazionale, era considerata una follia. A distanza di tempo, l’integrazione nelle classi è avvenuta ma senza risultati apprezzabili e sono molti i casi di insegnanti che operano in grandi difficoltà. Il professore è poi passato ad analizzare alcuni aspetti del Piano 2016 – 2019 del Ministero dell’Istruzione – MIUR a favore della formazione del personale della scuola, che diventa obbligatoria e strutturale, per cui sono stati stanziati un miliardo e quattrocento milioni di euro. E si mira anche alla possibilità di garantire una reale inclusione dei soggetti nelle strutture educative. A tal proposito, il Consorzio Humanitas, orientato secondo le direttive del MIUR, ha impostato una rete di dialogo e di cooperazione, seguendo una finalità congiunta con gli istituti pubblici. A proposito delle università ed in particolare della Facoltà di Scienze della Formazione ha esortato al cambiamento, mettendo in campo una formazione con laboratori in cui fare pratica e sperimentare, con una strumentazione didattica innovativa e docenti che abbiano una reale vocazione all’insegnamento; su quest’ultimo aspetto molti Paesi stanno facendo verifiche, così da evitare inserimenti del tutto casuali.
Nella sessione Impresa ed etica sociale sono intervenute tre donne manager. La dott.ssa Sabrina Florio, Presidente di Anima per il sociale nei valori d’impresa, un’associazione non profit nata nel 2001, che riunisce un gruppo di manager e aziende e promuove la cultura della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità, sul piano economico, sociale e ambientale. La dott.ssa Elisabetta Marini, Direttore di Field Service Italia, che da oltre 40 anni, lavora nell’ambito delle ricerche di mercato e dei sondaggi d’opinione, divenendo un’azienda leader nel settore e si è occupata anche di ricerche a scopo sociale. La dott.ssa Patrizia Magnante, sociologa e Presidente della SOIS – Società Italiana di Sociologia, un’associazione scientifico-professionale che opera a tutela e sviluppo della professione sociologica, promuovendo la diffusione della sociologia e il consolidarsi dei suoi ambiti applicativi. Dalla discussione è emerso che la popolazione dei disabili è in continua crescita, si contano 3 milioni nel 2013, il 3 percento della popolazione e solo il 3,7 percento è occupato in attività lavorative, con una prevalenza di uomini rispetto alle donne. Oggi le aziende pongono maggiore attenzione al tema della disabilità vivendo nel contesto internazionale; oltre a considerare l’aspetto più prettamente economico, per cui le aziende investono sempre maggiori capitali sulla sostenibilità perché ricompensate con profitti maggiori. Necessita avere delle best practice da raccontare, degli esempi di successo che possano fare leva nelle aziende per incentivare il processo di inclusione e di integrazione del disabile nella realtà lavorativa. Da ciò la persona affetta da disabilità non può che trarne vantaggio sia in termini economici che soprattutto come gratificazione personale. Si è parlato di ricerche svolte con l’uso di questionari con una successione rigida di domande; e di elaborazione di guide di conduzione, più generali sui temi, con una serie di domande la cui consequenzialità varia a seconda della risposta data, come accade nelle interviste, quindi adattandole alla persona e alla sua capacità di decodifica, oltre che al caso trattato. Ciò al fine di monitorare il grado di integrazione del disabile nella realtà aziendale, sia dal punto di vista del singolo che dell’azienda di riferimento.
La sessione Diritto alla bellezza ha visto la partecipazione dell’architetto Francesco Tata Nardini, anche docente presso il Consorzio Humanitas , dell’architetto Teresa Bonini e
della dott.ssa Barbara Casillo, Direttore Generale dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Si è parlato della bellezza del territorio italiano, tutto da scoprire ma si è anche focalizzata subito l’attenzione della platea su una grande criticità, l’assenza di strutture idonee ad accogliere i disabili, così che tutti possano godere della bellezza in modo eguale; si è fatto un approfondito quindi, sia sul concetto di accessibilità, sotto il profilo territoriale e sociale che sugli aspetti legati alla sostenibilità e allo sviluppo sostenibile, così da garantire la soddisfazione dei bisogni anche a chi verrà dopo di noi. I disabili in Europa sono sessanta milioni, dei quali trentasei milioni, oltre la metà, sono disposti a viaggiare; in realtà però solo 7 milioni vanno in vacanza. È ingente anche il numero dei disabili presenti nel nostro Paese, 6 milioni se si comprendono anche gli anziani e duecentosessanta milioni se andiamo a considerare che ogni disabile ha sempre accanto a sè uno o più accompagnatori. Sono cifre sulle quali riflettere, un bacino di utenza da soddisfare ed una forma di ricchezza che potrebbe portare nuova occupazione; accade però che il territorio non sia sufficientemente valorizzato e che le istituzioni idonee per occuparsene non siano preparate a dare risposte positive e vadano ancor più sensibilizzate.
Alla sessione Marginalità e bene comune hanno preso parte la prof.ssa Donatella Pacelli, Presidente del Corso di Laurea in Scienze della comunicazione, informazione, marketing, presso l’Università LUMSA, la dott.ssa Camilla Rumi dottore di ricerca e docente alla LUMSA e l’avv. Giulia Terenzi, esperta in Diritto amministrativo e civile. È stato affrontato il tema della marginalità, cruciale oggi, ancor più perché si va sempre più allargando la categoria delle marginalità; una condizione questa, ancora non ampiamente condivisa. Una marginalità dai mille volti, quella della disabilità ma anche dell’immigrazione, della disoccupazione giovanile e della povertà nella terza età a causa delle pensioni falcidiate. Ed anche questa volta si è portata l’attenzione sulle istituzioni che non sempre sono in dialogo con l’associazionismo. Si intravede l’impellente necessità di operare unna mappatura a partire dai singoli territori, onde individuare gli attori preposti ad intervenire. L’impegno che viene richiesto all’intera comunità è una conoscenza più approfondita dei diritti della disabilità e la messa in campo di sempre maggiori competenze a tutela dei più deboli. Ciò con l’auspicio che possa essere offerta ai disabili ed alle categorie svantaggiate la possibilità di inserimento sociale e produttivo onde permettere, attraverso l’inserimento lavorativo, il raggiungimento di un riconoscimento sociale. Un altro proposito è quello di collocare il tema della disabilità con l’Osservatorio lifetime, una svolta culturale che non vuole negare l’approccio scientifico. Si è parlato di inclusione – esclusione nella società e di integrazione – emarginazione alla quale vanno incontro i disabili. È stata menzionata un’indagine svolta dall’Istat – Istituto di Statistica, secondo la quale a fronte di 3 milioni di disabili solo ad un milione è stata concessa un’indennità e meno di un disabile su cinque è impegnato in attività lavorative. Infine, uno sguardo al Terzo settore, quale bacino utile ai fini occupazionali e alla legge delega di riforma del Terzo settore, che sebbene abbia un peso sul prodotto interno nazionale, tuttavia stenta ad avere visibilità. Infine, alcuni aspetti in merito allo stato attuale della normativa vigente: la Convenzione delle Nazioni Unite del 13/12/2006 ratificata in Italia con la L.18/2009, un punto di approdo per le persone disabili, avente il fine di aumentare l’inclusione sociale, correlando il lavoro alla libertà personale. Ed ancora, la L.68/99 ed integrazioni, per promuovere l’inserimento dei disabili attraverso il collocamento mirato; e la L.104/92 in materia di disabilità è la più conosciuta ed ha consentito, tra le altre cose, la fruizione di permessi retribuiti per chi si occupa di assistere famigliari in situazione di disabilità. Per finire, quello che voleva essere un corpo normativo organico e rivoluzionario è risultato poco efficace e lo dimostra il numero esiguo di casi applicativi.
La sessione Best Practice ha visto la partecipazione del Prof. Manlio Marucci, docente presso il Consorzio Humanitas, consulente finanziario e relationship manager. Il dott. Giuseppe Fagnano, psicologo e Dirigente per l’Azienda Sanitaria Locale ASM di Matera e dell’avvocato Salvatore Lorusso.
Si è discusso circa la difficoltà d’inserimento dei disabili negli ambienti di lavoro, sebbene debbano esserci dei posti garantiti per loro nelle realtà aziendali. La risposta è da ricercarsi nel contesto generale in cui, nonostante il numero elevato di disabili, in Italia intorno ai 4 milioni, tuttavia non fanno notizia sui giornali e non sono agevolati dagli apparati politici e dalla burocrazia nel caso vogliano intraprendere la strada dell’imprenditoria; sono in pochi a sapere che con il crowdfounding c’è la possibilità di accedere a dei finanziamenti, segno che i mezzi di liquidità ci sono ma per varie ragioni sono solo in pochi a sapere come accedere ai fondi. Si è parlato molto anche della situazione favorevole presente in alcune zone della Basilicata e della Puglia; in particolare, le spiagge di Matera consentono un accesso agevole al mare e alle piscine e sono spiagge con bandiera blu dove il mare è pulito. Sono territori in cui la cultura dei disabili è iniziata già subito dopo la legge Basaglia L.180/78, che ha sancito il superamento degli ospedali psichiatrici ed ha promosso un cambiamento culturale, riconoscendo i diritti del paziente a partire dalla qualità della vita. Già nell’estate del ’78 nasceva la prima casa famiglia, a Matera, una svolta epocale per quei tempi e soprattutto l’inizio di un percorso che ha portato le persone disabili verso l’integrazione sociale ed ha dato un sostegno alle famiglie non lasciandole sole. Sono stati molti i casi in cui persone affette da disagio mentale o da disabilità fisica sono state impegnate in attività manuali, come l’orto terapia; un esempio in tal senso è l’attività svolta dalla Cooperativa Sociale Fratello Sole, con cinque sedi poste tra Puglia e Basilicata, proprio perché far crescere una piantina è come prendersi cura di una vita; per di più i disabili che vi lavorano e che sono impegnati anche nello stabilimento balneare ed in vari altri compiti sono contrattualizzati e retribuiti. Il concetto messo in pratica è in linea con il metodo utilizzato nell’Ottocento dal dottor Benjamin Rush che trovava una forma di cura e riabilitazione nei lavori manuali come tagliare legna, preparare il fuoco, zappare od essendo donne, collaborare alle faccende domestiche. Si è parlato più dettagliatamente del lavoro svolto presso la sede di Policoro, in provincia di Matera. La Cooperativa riconosce la centralità della persona, intesa come soggetto portatore di diritti, valorizza il carattere di utilità sociale del lavoro che si svolge, in sinergia con il territorio, attivando collaborazioni con altre agenzie del Terzo settore e ricercando nuove aree di sviluppo in un’ottica imprenditoriale volta alla creazione di nuove opportunità di lavoro. Si è posta poi l’attenzione su tutte quelle forme di attività che sviluppano la relazione mente – corpo, come il teatro terapia, la musicoterapia, e l’arteterapia.
L’ultima sessione Disabilità e culture digitali ha visto la partecipazione del prof. Ettore Franzini, docente della LUMSA, esperto in Information Technology, la dott.ssa Donata Carelli, scrittrice allieva di Ugo Pirro e docente presso il Consorzio Humanitas ed il dott. Daniele Di Giorgio, docente per il Consorzio Humanitas e per l’università LUMSA, esperto in Marketing e Pubblicità. La discussione ha avuto subito inizio con una osservazione critica, oggetto di riflessione: garantire lo sviluppo sostenibile dei territori per soddisfare i diritti delle persone con disabilità ed emanare leggi a loro favore non è sufficiente se prima non si cambia il grado di civiltà delle persone; a chi non sarà capitato di vedere gli scivoli per i disabili ostruiti dalle auto parcheggiate? Le nostre città sono piene di mezzi e strumenti per i disabili ma a mancare è il rispetto. E anche sulla cosiddetta cultura digitale è necessario fare una riflessione; nel mondo digitale c’è una massa incredibile di informazioni, un cantiere senza progettazione e poi ci sono leggi emanate per mettere ordine ma il risultato è deludente, perché ognuno ha un suo interesse e così facendo una cultura digitale forse riusciremo ad averla solo tra qualche decennio. Necessita, quindi mettere in atto azioni che sviluppino maggiormente la sensibilità verso il disabile e le sue problematiche ed è necessario che ciò avvenga indipendentemente da qualsiasi normativa esistente in materia. A placare gli animi dopo le amare riflessioni è servita un po’ di pubblicità ma non del tipo finalizzato all’acquisto di un prodotto, tutt’altro genere. Una comunicazione pubblicitaria che non agisce sul comportamento del consumatore ma punta dritto al cuore e lo fa pulsare, si tratta della comunicazione sociale; nel suo genere un esempio di successo è la campagna pubblicitaria per finanziare la ricerca sull’atrofia muscolare spinale portata sugli schermi televisivi con simpatia dall’attore pugliese Checco Zalone. Uno spot diventato virale, con due milioni di visualizzazioni raggiunte sulla pagina dell’attore su Facebook, proprio perché Zalone è riuscito a catturare l’attenzione dello spettatore trasmettendogli un messaggio laterale e spingendolo a fare qualcosa. Poi, ripresa la discussione, si è fatto un salto indietro nel tempo, per poter dimostrare quanto possa essere cambiata la comunicazione sociale negli ultimi quarant’anni. Siamo al 1977 e la Fondazione Pubblicità Progresso manda in onda una pubblicità sociale con l’obiettivo di combattere il pregiudizio dei genitori che nelle aule scolastiche non vedono con benevolenza la presenza dei disabili con i loro bambini; abbiamo di fronte un video simile al Carosello, privo di una regia e dal target piuttosto celato, dunque molto diverso da quello di Zalone mostrato in precedenza. Gli ultimi minuti della discussione sono stati dedicati alla visione parziale di un altro video, quello di Angelico 22, un mediometraggio di circa mezz’ora, realizzato mediante un progetto di collaborazione tra l’Università LUMSA, l’Istituto Vaccari ed il Consorzio Humanitas ed avente tra gli interpreti proprio gli ospiti disabili dell’Istituto Vaccari, il personale medico e gli operatori.
Giunti fino qui, la domanda nasce spontanea, l’incontro sarà servito a destare l’attenzione sulle problematiche della disabilità?
Ce lo auguriamo tutti di cuore; ed intanto il pomeriggio, volato via in un soffio, non poteva che terminare con Angelico 22, testimonianza di un approccio autentico della Bellezza dei Margini.
Testo di Angela Attolico
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