Alla scoperta del Museo Hendrik Christian Andersen per la disabilità

Alla scoperta del Museo Hendrik Christian Andersen per la disabilità

ROMA – Oggi 3 dicembre ricorre la Giornata Internazionale della Disabilità. Molte le iniziative organizzate da musei e luoghi della cultura, pubblici e non, per rendere accessibile il proprio patrimonio ad un pubblico ampio ed eterogeneo. Per l’occasione, il Museo Hendrik Christian Andersen propone l’iniziativa Una Casa Museo da comprendere e da ascoltare con la presentazione di due progetti finalizzati al superamento di ogni barriera.

Il 3 dicembre ricorre la Giornata Internazionale delle persone con Disabilità, con l’obiettivo di stimolare il dibattito pubblico sul tema del diritto universale alla Cultura e sulla necessità di contribuire al superamento di ogni forma di discriminazione e di esclusione attraverso azioni concrete e iniziative di sensibilizzazione sui temi dell’inclusione e dell’accessibilità. Nel mio articolo vi invito, tra l’altro, a scoprire le iniziative previste al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma.

Obiettivo primario accessibilità

Per l’anno in corso, la Giornata acquista particolare significato anche grazie all’inserimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di una linea di intervento che punta a rendere pienamente accessibili musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche e monumenti (Missione 1 “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”).
Dagli interventi di messa in sicurezza dei luoghi di cultura alla sistematica redazione di un piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche fino alla realizzazione di percorsi tattili e piattaforme web dedicate a persone con esigenze speciali.
Non si tratta solo di rimuovere ostacoli e dislivelli di natura fisica, ma progettare spazi e attività educative in funzione di una fruizione potenzialmente totale, che investa anche aspetti sensoriali, cognitivi e culturali, tenendo conto di vari target di pubblico, compresi quelli che per ragioni sociali, culturali, etnici o religiosi, rimangono esclusi dalla partecipazione all’esperienza culturale.

 

Una Casa Museo da comprendere e da ascoltare

In vista della Giornata Internazionale della Disabilità, molte le iniziative organizzate da musei e luoghi della cultura pubblici e non per rendere accessibile il proprio patrimonio a un pubblico ampio e eterogeneo.
Per l’occasione, il Museo Hendrik Christian Andersen di Roma propone l’iniziativa Una Casa Museo da comprendere e da ascoltare con la presentazione di due progetti finalizzati al superamento delle barriere cognitive e sensoriali nella fruizione delle collezioni: una guida breve e accessibile a vari pubblici e un podcast a tre puntate fruibile su vari dispositivi, che permetteranno di scoprire la storia della casa-museo dell’artista norvegese insieme alla sua vita e al suo percorso artistico e umano che ci ha lasciato in eredità.

Hendrik Christian Andersen
Hendrik Andersen La Notte

 

Il Museo Hendrik Christian Andersen

Alle spalle del Lungotevere vicino Porta del Popolo, l’edificio che ospita il Museo statale in via Stanislao Mancini n.20, è stato costruito tra il 1922 e il 1925, su disegno del suo proprietario, l’artista norvegese naturalizzato americano Hendrick Christian Andersen. L’Italia è stata da sempre la meta agognata del Grand Tour, con la sua storia e la grande tradizione classica e lo stesso Andersen, scultore, architetto e pittore ne subì il fascino al punto che dopo il periodo di formazione, scelse la città di Roma a sua residenza stabile. Il villino, dedicato alla madre Helen, con cui l’artista visse insieme alla cognata Olivia Cushing e la musa e modella Alice Lice, fu lasciato allo Stato Italiano nel 1940 come un’eredità per “tutte le nazioni e i popoli con lo scopo di avviare gli sforzi concreti verso l’unità mondiale e la fratellanza” e nel 1999 passò alla proprietà dell’attuale Ministero della Cultura.

Nel Museo Hendrik Christian Andersen appare l’incarnazione del progetto utopico perseguito per tutta la vita dall’artista di una Città ideale o Centro Mondiale di Comunicazione.

L’idea era di creare una sorta di grande Hub culturale, diremmo noi oggi, pensato come sede internazionale di un perenne laboratorio nel campo delle arti, scienze e filosofia, dove si sarebbero incontrati tutti i popoli della terra in posizione di parità. In tal senso, fulcro del percorso museale è la Galleria al piano terra del museo, che accoglie i disegni progettuali, i busti-ritratto e le monumentali statue in bronzo e in gesso de “La Fontana della Vita”, vero manifesto del pensiero dell’artista.

 

Le opere dell’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare

Le statue di Hendrik Christian Andersen risentono fortemente degli influssi dell’Art Nouveau ma trovano poi una limpidezza, una misura classica negli anni del Ritorno all’Ordine e del Razionalismo. Acrobatiche figure di uomini e di donne si abbracciano e si sostengono l’un l’altro e nella perfetta simmetria dei loro movimenti, sembra esprimersi la moderna idea di una parità tra uomo e donna così importante per la costruzione di una società migliore.
Partecipano idealmente a questo clima dell’auspicato World Centre of Communication anche due curiose sculture acefale esposte al piano terra, opera di Yinka Shonibare, acquistate dal Museo nel 2002 in occasione della prima personale italiana dell’artista anglo-nigeriano. Si tratta del giovane Andersen e del suo amico e scrittore, Henry James, legati da una profonda amicizia ampiamente documentata. Le due istrioniche figure a grandezza naturale stanno in piedi l’uno di fronte all’altro, in abiti a stampe policrome ispirate ai batik africani ma dalla foggia europea catturando lo sguardo attento e divertito dell’osservatore.

 

Hendrik Christian Andersen
Yinka Shoribare abiti di Cristian e Henry

L’artista Shonibare generoso sostenitore delle giovani generazioni di artisti

Costretto sulla sedia a rotelle a causa di una malattia progressiva del midollo spinale, sin dai suoi esordi londinesi nel 1989, l’artista africano affronta i temi dell’identità culturale e degli stereotipi nascosti nell’idea di etnicità, esplorando il concetto di autenticità dell’arte africana.
Le sue teatrali sculture senza volto (o con mappamondi al posto della testa), posizionate in bilico, su globi colorati, monocicli o sedie ribaltate, come a far riferimento alla sua disabilità, raccontano i temi del colonialismo e post-colonialismo nell’epoca della globalizzazione, interpretando il complesso rapporto tra l’Africa e l’Europa, così diversi, eppure così legati da un lungo avvicendarsi di dominazioni e soppressioni.
Generoso sostenitore delle giovani generazioni di artisti in Gran Bretagna e in Africa al di là di barriere etniche e culturali, Shonibare ha da poco aperto una residenza d’artista nella sua patria, un nuovo centro culturale senza scopo di lucro, simile a quello pensato un secolo fa da Andersen per la sua abitazione privata, aperta da sempre al mondo dell’ arte e della cultura del suo tempo.

Per la Giornata della Disabilità, international day people with disability, la nuova guida breve e il podcast del Museo Hendrik Christian Andersen saranno presentati il 3 dicembre alle ore 11:00.

Museo Hendrik Christian Andersen

Iniziativa Una Casa Museo da comprendere e da ascoltare
Via Pasquale Stanislao Mancini n. 20 – Roma
Tel. 06 3219089

 

Immagine in Homepage: Shonibare transformation still

 

Testo di Valeria De Gasperis

Autore MyWhere

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