Arcimboldo a Tokyo

Arcimboldo a Tokyo

TOKYO – Ortofrutta, fiori, animali, oggetti venivano trasformati da Giuseppe Arcimboldo in allegorie di difetti, passioni, scomponimenti dell’animo umano. Bistrattato dalla critica per secoli, a partire dalla generazione surrealista lo si riconosce come uno degli anticipatori dell’arte delle avanguardie storiche.

“L’arte di Arcinboldo non è stravagante. Resta sempre ai margini del buon senso, sugli orli del proverbio. I principi, ai quali erano destinati questi giochi, dovevano esserne  sbalorditi e insieme trovarne facilmente la chiave; da qui un meraviglioso radicato in proporzioni usuali… Tutto si elabora in uno spazio di metonimie banali”

(Roland Barthes, Arcimboldo)

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Inverno (1572)

Giuseppe Arcimboldo (1526-1593), dopo una fase formativa e professionale milanese, nei primi anni dei sessanta del suo secolo, divenne ritrattista alla corte di Vienna quando vi regnava Ferdinando I. Riconosciuto dall’entourage del sovrano come “ingegnosissimo pittore fantastico”, era stato chiamato ad interpretare il ruolo di artista di corte dal principe e futuro imperatore, Massimiliano II, estimatore delle sue doti creative sia nella pittura che nell’allestimento di feste che allietavano la vita dei cortigiani. Infine, terminò la sua carriera di artista tuttofare al servizio dell’Imperatore, non più a Vienna bensì a Praga, città nella quale l’oscuro è un po’ squilibrato Rodolfo II, salito al trono dell’Impero Germanico nel 1576 dopo la morte di Massimiliano II, aveva trasferito la sua corte.

Le sue opere più conosciute sono l’allegoria delle quattro stagioni, delle quali esistono numerose versioni, dal momento che l’imperatore ne faceva dono ai personaggi di rango che venivano a rendergli omaggio. Possiamo facilmente immaginare quanto apparissero sorprendenti e stravaganti le opere del pittore agli occhi dei suoi contemporanei. Prendete come esempio il famoso ritratto allegorico che fece a Rodolfo II, ispirandosi al dio romano Vertumno: il pittore rappresenta l’imperatore nelle vesti del dio romano delle mutazioni stagionali; i frutti della terra (microcosmo) evocano la forza creatrice (che plasma il macrocosmo) e tutto sembra compiersi attraverso l’emersione della sintesi percettiva e configurativa raffigurata dall’evocazione di Rodolfo II. L’imperatore dunque veniva attribuito un significato magico che lo faceva apparire come una divinità che riassumeva in sé il mistero dell’unità della vita nel cosmo. Arcimboldo oltre ad essere un perfetto cortigiano (nel senso che dava a questa parola Baltasar Castiglione, anche se molti oggi preferirebbero definirlo un intelligente leccaculo) sapeva dunque trasformarsi in un colto umanista e si può dire che nelle sue festose allegorie, Aristotele scendeva dal piedistallo innalzato dai suoi articolati sillogismi per parlare attraverso immagini la cui chiave era facilmente comprensibile da chi frequentava la cerchia di persone colte che circondavano principi e imperatori .

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Primavera (1563)

Roland Barthes vedeva nella pittura di Arciboldo, un fondo linguistico orchestrato da un tipo di immaginazione poetica che non crea segni, bensì li combina, li permuta, li svia. In altre parole, secondo lo scrittore, le teste composte dal celebre ritrattista, sarebbero narrazioni un po’ ingenue come le fiabe, i proverbi popolari, i motti di spirito. Invece che dipingere cose, Arcimboldo, tramutando parti del linguaggio in oggetti, illustrerebbe descrizioni parlate relative ai temi da sviluppare. In tal modo, conferirebbe alla pittura un simulacro della doppia articolazione del linguaggio naturale. Cosa intendono i linguisti con questo concetto? le frasi che proferiamo possono essere scomposte in parole, e a loro volta le parole sono riducibili in suoni o lettere. Ecco perché parliamo di doppia articolazione del linguaggio naturale. Tuttavia sappiamo molto bene che tra questi due livelli, parole e suoni, esiste una grande differenza. Infatti nel primo che ho elencato riconosciamo unità dotate di senso; nel secondo troviamo suoni (i fonemi) che presi singolarmente non significano nulla.

Le arti visive, secondo l’opinione di Roland Barthes avrebbero invece una sola articolazione, ovvero, un quadro si presenta di solito come un insieme di forme che combinandosi, alluderebbero a significati più o meno stabili (dipende ovviamente dalla interazione tra forme), rispetto a quelli prodotti dal linguaggio.

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Estate (1572)

Ora, gli oggetti che Arcimboldo sottopone a una sorta di montaggio allegorico funzionerebbero come dei primitivi dai quali scaturisce una frase-concetto che produce quel supplemento di senso capace di conferire una identità al soggetto del quadro: dall’oggetto libro al bibliotecario, dal frutto alla silhouette che ci invita a leggervi l’identità figurata dell’ortolano…e così via.

Arcimboldo sarebbe dunque riuscito ad avvicinare la pittura alla consistenza strutturale delle nostre lingue. Per esempio, osservate il già citato Bibliotecario (caricatura di Wolfgang Lazlo, storiografo alla corte di Rodolfo II, verso la metà del cinquecento): un libro aperto per i capelli, un altro per il naso, nastri segnalibro per le orecchie, una pila di voluminosi tomi per il busto…Abbiamo dunque la scomposizione della testa che procede per forme che sono già oggetti nominabili; questi, a loro volta si scompongono in forme che non significano nulla.

Roland Barthes dice anche che le figure di Arcimboldo sono mostruose ovvero ci inquietano con il disordine che impongono alle cose, finendo con l’evocare qualcosa di larvale, di putrescente…qualcosa al limite della vita. Io credo che invece il pittore pensasse ai suoi mostri come una deriva dei molteplici significati della parola mostrum, che in latino si riferiva soprattutto ai prodigi, a qualcosa di soprannaturale, meraviglioso in quanto sorprendente. Se il nevrastenico Rodolfo II avesse visto nel suo ritratto l’elemento putrescente credo che l’Arcimboldo avrebbe fatto immediata conoscenza della stanza delle torture.  Non è andata così e quindi il mostruoso lo dobbiamo interpretare come l’allegoria   che, come ho già detto, nel pensiero ermetico e neoplatonico diffuso sin dal Rinascimento, permette di connettere al tipo umano i caratteri dell’universo…l’uomo ha la capacitazione di divenire tutto, fantasticava Pico della Mirandola. Per quanto riguarda la fruizione attuale credo che per gli abitatori del nostro tempo, nelle opere di Arcimboldo, eliminati tutti gli irrazionalismi del pensiero esoterico, sia rimasto attivo il loro carattere “sorprendente” oggi direzionato verso il ludico, il gioco come metafora di una identità, dopo Freud e il Surrealismo, fatalmente decentrata, fatta a pezzi, ma anche ridicolmente ricomposta in un fragile unità.

Qualche anno or sono, Palazzo Reale dedicò al grande pittore una eccezionale mostra, pensata dagli organizzatori per strappare l’Arcimboldo alla sua fama di pittore bizzarro e così ricollocarlo nel contesto d’origine, ovvero nella Milano post leonardesca, famosa in Europa per gli oggetti di lusso che esportava nelle corti più importanti d’Europa.

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L’Autunno

La tesi della curatrice di quel grande evento espositivo, Sylvia Ferino, era molto semplice da capire e condivisibile: la chiamata di Giuseppe Arcimboldo alla corte degli Asburgo fu determinata non da circostanze casuali bensì dal suo talento fuor dal comune nell’interpretare numerosi aspetti delle arti visuali che in quel periodo erano richieste dai grandi committenti. La sua abilità nel disegno naturalistico, i suoi ritratti plasmati dalle ricerche della tradizione milanese sull’espressività oltre i limiti della nascente moda della caricatura, la sua irrefrenabile fantasia come allestitore di feste e di cortei, lo predisposero ad interpretare il ruolo di funambolico image makers o creativo ante litteram al servizio degli imperatori asburgici Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II. Il suo personalissimo e riconoscibilissimo stile lo consacrarono ad un travolgente successo e ad una fama che pochi altri artisti del suo tempo raggiunsero. Tuttavia Arcimboldo fu, per così dire vittima della forte impronta emotiva che imponeva allo sguardo del fruitore il suo modo di interpretare il mestiere di artista di corte. Il successo della sua formula creativa accentrò prevalentemente l’interesse degli storici solo sulle opere ritenute sorprendenti che lo resero immediatamente famoso; il “sorprendente” si trasformò presto in bizzarro e di conseguenza il giudizio di valore sul significato più vasto della sua pittura risultò compromesso. I legami con le sue esperienze artistiche giovanili non vennero mai esplorati dalla critica storica internazionale; la tradizione dalla quale Arcimboldo era emerso venne rimossa o considerata un’esperienza artistica minore. Se leggiamo tra le righe di tanti testi di critici blasonati che a malapena lo ricordavano oppure se ci chiediamo la ragione della cancellazione del suo lavoro su molti libri di storia dell’arte, non possiamo fare a meno di dedurne che verso la fine del ‘600 si diffuse l’idea che Arcimboldo fosse un pseudo artista specializzato in divertissement ad uso e consumo di committenti illetterati e desiderosi di banali sorprese emotive o di grottesche, mostruose, ludiche  percezioni visive, le cui trovate compositive sembrerebbero create a partire dal contesto ristretto di artisti cortigiani, tutto sommato estranei alla esperienze estetiche dei grandi eroi della nostra tradizione pittorica. Molti storici dell’arte lo considerarono un tipico rappresentante della corrente manierista che dissolse lo splendore estetico del Rinascimento, dimenticando però che questa categoria oltre a non spiegare nulla, non può in nessun modo restituirci qualcosa di unitario a fronte di una eterogeneità di esperienze artistiche molto diversificate. Nella letteratura del ‘400 “maniera” aveva il significato di “stile”. Fu il Vasari a specificarne un uso che fu subito adottato per esprimere giudizi di valore, quando affermò che con Raffaello e Michelangelo il programma di ricerca della perfezione cominciato con Giotto e proseguito nel rinascimento, era stato realizzato. A questo punto il Vasari raccomandava ai giovani artisti di prendere come modello la tradizione ovvero l’insieme dei valori artistici ai quali si erano ispirati Raffaello e Michelangelo. Purtroppo molti giovani pittori trovarono più facile e immediato imitarne le forme per inserirle in ogni circostanza possibile guardando solo le loro opere senza coglierne l’ispirazione, con risultati spesso grossolani. Nei primi decenni del ‘600 ci fu una forte repulsione verso le opere che imitavano in modo superficiale le forme pittoriche dei grandi del nostro rinascimento e la categoria di “manierista” fu utilizzata per gettare un ombra negativa sulla generazione di artisti attiva alla fine del ‘500.
Divenne un “manierista” anche Arcimboldo ovvero uno artista superficiale abile solo in trucchi che eccitavano i filistei dell’arte.

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Il libraio (1566)

In realtà, ci suggeriva la citata mostra, le vere fonti ci raccontano un’altra storia. Arcimboldo si formò e portò al culmine del successo una interpretazione dell’atto artistico di scarsa valenza ideologica per i teorici dell’arte del periodo, ma di grande fascino per la committenza aristocratica. A partire da Leonardo, in Milano si diffuse un nuovo modo di utilizzare il disegno e la rappresentazione, che tra la stenografia di un reale caricato di effetti espressivi e il desiderio di visualizzare  l’impossibile, mostro o macchina che si voglia, fece emergere una delle prime avvisaglie di ciò che oggi, dopo le avanguardie storiche, definiamo arte. E’ questa la nicchia culturale dalla quale scaturì la maestria di Arcimboldo.

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L’imperatore Rodolfo II nei panni di Vertumno, il dio dei mutamenti

Per secoli la caricatura, lo scarabocchio non finito, l’interpretazione fantasiosa e grottesca del visibile venne considerata una aberrazione o qualcosa di deplorevolmente minore. Con il novecento l’assiologia che presiede la determinazione dalla valenza del valore della “cosa” artistica cambiò in modo brutale. A partire dalla generazione del surrealismo,  Arcimboldo venne riscoperto e vissuto come il pittore che con una risata materica, de-formata e colorata aveva invecchiato di colpo gran parte della pittura che lo aveva preceduto e che egli stesso all’inizio della sua carriera aveva seguito. Oggi, questo ruolo di innovatore e anticipatore delle pulsioni estetiche della modernità sembra mettere d’accordo la maggioranza dei critici e degli storici. Ma c’è qualcosa nel pittore che contrasta con la dimensione di gioco di gran parte dell’arte novecentesca: in Arcimboldo: l’esperienza visiva ludica non è mai fine a se stessa; le metamorfosi che scaturiscono dal rimescolamento degli elementi naturali non sono un semplice gioco bensì alludono ad un sapere magico che incantava principi e cortigiani. Come scrive elegantemente Barthes, “Così procede Arcimboldo, dal gioco alla grande retorica, dalla retorica alla magia, dalla magia alla sapienza”.

Anche l’attuale mostra di Tokio, che per la prima volta espone al pubblico giapponese le opere del fantasioso pittore, lo presenta nelle vesti di anticipatore delle tendenze artistiche che nel novecento hanno cambiato il modo di concepire il lavoro dell’artista. Le ironiche allegorie di Arcimboldo possono infatti, essere facilmente lette come un elogio della libera creatività dell’artista e del dominio dell’immaginazione. Questo punto di vista tra l’altro permette eccitanti parallelismi con l’arte figurativa e grafica tipicamente giapponese, anch’essa, con i suoi grandi maestri, incline a trasfigurare il reale attraverso narrazioni allegoriche che privilegiano il gioco, la fantasia, l’immaginario.

La mostra:

GIUSEPPE ARCIMBOLDO

Sarà dal 20 Giugno 2017 al 24 Settembre 2017

al
The National Museum of Western Art, Tokyo

Lamberto Cantoni
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59 Responses to "Arcimboldo a Tokyo"

  1. Mauri   17 Giugno 2017 at 15:27

    Amo Arcinboldo per la sua creatività e per la capacità di assemblare elementi diversi per ottenere un risultato sorprendente. L’articolo di Cantoni mi ha ravvivato l’amore per questo straordinario ed unico artista ed ha arricchito di notizie e considerazioni interessanti l’operato di Arcinboldo. Credo comunque che Cantoni non abbia visto la mostra.

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  2. Luciano   17 Giugno 2017 at 18:09

    Anche a me piace Arcimboldo e ho sempre pensato che definirlo come un manierista fosse come sminuirne la fantasia. Faccio fatica anch’io a credere che sia stato a Tokio a vedere la mostra dal momento che apre il 20. A meno che Mywhere non abbia un jet privato da mettere a sua disposizione e sia andato ad una anteprima per la stampa.

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  3. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   18 Giugno 2017 at 10:29

    Nessun viaggio. Ho solo approfittato della mostra di Tokyo per celebrare un artista divertente che ancora oggi molti sottovalutano. Devo dire che avendo visitato più volte la grande mostra milanese organizzata nel 2015 durante l’Expo di Milano, ho avuto agio di gustarmi praticamente quasi tutto ciò che è rimasto di Arcimboldo.

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  4. Anna   18 Giugno 2017 at 12:43

    Non ho mai considerato Arcimboldo un pittore importante. Penso che fosse più che altro un intrattenitore di corte. Ma la tesi dell’autore sulle sua importanza per l’arte moderna è interessante.

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  5. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   18 Giugno 2017 at 15:51

    Vorrei precisare che nel breve scritto dedicato ad Arcinboldo ho specificato che probabilmente ciò che nel cinquecento veniva considerato un divertissement cioè scarabocchi dal vivo, caricature e altro, hanno avuto dopo il romanticismo una importanza crescente per delineare il paradigma dell’arte moderna. Io credo di avere interiorizzato questa ipotesi leggendo Gombrich. Non ho citato il libro dal momento che non potevo fare una ricerca immediata.
    Per quanto riguarda la mostra di Tokyo aggiungo che nell’era del web, relativamente ad eventi espositivi arriva alle redazioni praticamente tutto per poterne dare notizie circostanziate.

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  6. Antonio Bramclet
    Antonio   19 Giugno 2017 at 16:16

    Vista l’importanza che hanno gli eventi oggi, direi che Arcimboldo è stato un antesignano dell’arte di suggestionare il pubblico. Come scrive Anna era un grande allestitore di feste. Non trovo affatto strana la contaminazione dell’arte con giochetti visivi, dei quali è diventato un maestro. Se voleva mantenere la posizione di privilegio che aveva presso il monarca, doveva eccitarne la fantasia, il gusto per il mistero. Oggi le sue opere forse interessano più la pubblicità che la storia dell’arte accademica per la quale rimarrà un pittore tutto sommato mediocre.

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  7. Blue LABA   8 Gennaio 2024 at 18:16

    Arcimboldo è sicuramente stato un artista interessante, infatti ha creato dei ritratti che difficilmente si vedono in giro. Come sostiene il commento del signor Antonio collocato pochi commenti sopra di me, sicuramente per essere parte integrante della corte di un sovrano dovevi essere in grado di stimolare la sua fantasia e Arcimboldo vedendo i suoi lavori era sicuramente capace di farlo, ad essere onesti lo è anche adesso, i suoi quadri sono inusuali anche oggi e ci aiutano ad aprire un occhio diverso sul mondo. Personalmente trovo quest’artista particolarmente amabile ed interessante. Penso sia un peccato non vederlo spesso nei libri di storia dell’arte o nei documentari, ricordo che nel mio libro delle superiori gli avevano rifilato due paginette striminzite o poco più. Non credo che Roland Barthes abbia ragione i suoi quadri non sono inquietanti, a massimo possono risultare bizzarri. Arcimboldo riesce con vari oggetti a semplificare il volto umano e a seconda del quadro anche il suo busto in elementi essenziali, cosa che non vedremo fino alle avanguardie. Penso ce alcuni suoi quadri fossero anche di difficile realizzazione, in particolar modo quelli fatti con il pesce, vista la sua decomposizione veloce, onestamente mi immagino questo artista intento ad osservare il pescato appena arrivato a corte, pronto a notare le somiglianze di un merluzzo con questo o quel membro della nobiltà, per poi inserire il pesce nel suo dipinto. Oppure a comprare un cavolo o un pezzo di lattuga e a pensare, a quanto potessero assomigliare al girocollo di quella dama.

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    • tb   11 Gennaio 2024 at 18:20

      Il tuo commento offre una prospettiva interessante e riflessiva su Arcimboldo, evidenziando la sua singolare ma affascinante visione artistica. La menzione dell’importanza di stimolare la fantasia dei sovrani nelle corti rinascimentali è un punto interessante e sottolinea il ruolo unico che Arcimboldo potrebbe aver svolto in quel contesto.

      La tua critica nei confronti dell’affermazione di Roland Barthes sulla presunta inquietudine dei suoi quadri è ben argomentata, anche se non sono completamente d’accordo in quanto le sue opere possono suscitare un senso di inquietudine. In un certo senso si può parlare di distorsione della raffigurazione classica della figura umana, il che può portare a diverse reazioni da parte del fruitore dell’opera.

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  8. tb   11 Gennaio 2024 at 18:08

    L’articolo offre una dettagliata esplorazione della vita e dell’opera di Giuseppe Arcimboldo, ponendo l’accento su diversi aspetti della sua carriera e della sua influenza nel corso del tempo. Si focalizza sulla biografia di Arcimboldo e sulla sua carriera alla corte degli Asburgo, fornendo dettagli interessanti sulla sua evoluzione artistica.

    L’interpretazione dell’opera di Arcimboldo attraverso la lente di Roland Barthes aggiunge un livello di profondità all’analisi, evidenziando la connessione tra la pittura dell’artista e la struttura del linguaggio. Tuttavia penso che la trattazione di Barthes potrebbe essere presentata in modo più accessibile per un pubblico non esperto nel campo della teoria linguistica, in modo che si possa capire meglio la connessione tra la pittura di Arcimboldo e il concetto di doppia articolazione del linguaggio.

    Il passaggio alla mostra di Palazzo Reale e la tesi della curatrice Sylvia Ferino aggiunge un interessante elemento di contestualizzazione storica. Condivido la critica alla percezione distorta di Arcimboldo come “pseudo artista”, anche se ritengo che potrebbe essere sostenuta da ulteriori prove e citazioni per rafforzare l’argomento.

    Alcuni studiosi ritengono che Arcimboldo avesse un interesse per l’esoterismo e la simbologia, attribuendo significati più profondi alle sue opere allegoriche. Questo potrebbe aggiungere un elemento ulteriore di bizzarria a mio parere.

    In ogni caso, la conclusione sull’attuale mostra a Tokyo offre una visione contemporanea dell’opera di Arcimboldo, collegando le sue allegorie ironiche alla libera creatività dell’artista. Questo permette sicuramente di dare valore alla figura di Arcimboldo come artista.

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    • Blue LABA   12 Gennaio 2024 at 14:02

      Concordo con te,l’analisi di barchessa è interessante ma un pó sbrigativa e complessa. Non so se Acimboldo conoscesse l’esoterismo, viste le importanti limitazioni che la religione dava all’epoca. Al contrario era sicuramente bravo nella simbologia e nella sintetizzatore dell’oggetto e della forma. Non condivido la considerazione “Arcimboldo pseudo artista”, era considerato un artista a suo tempo, e rispetta tutti i canoni per esserlo anche ora, essendo creativo ed originale.

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    • Blue LABA   13 Gennaio 2024 at 11:52

      Concordo che l’interpretazione di Roland Barthes sia posta in maniera un pò riduttiva. Al contrario non condivido il la percezione di Arcimboldo come pseudo artista, lui aveva e ha tutte le caratteristiche che possono essere considerate quando si parla un artista, è creativo, è amato ed è riconoscibile. Non so se Arcimboldo avesse conoscenze esoteriche vista l’importanza che la religione aveva all’epoca. Penso che se Arcimboldo avesse fatto parte di un culto secondario estraneo alla chiesa o al volere del signore locale sarebbe stato buttato fuori a calci dalla corte.

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  9. Giorgia Adani LABA   11 Gennaio 2024 at 18:40

    La creatività ed il successo di Arcimboldo fu proprio la semplicità degli oggetti che utilizzò: prese degli oggetti naturali, dei fiori, della frutta o, alcune volte, animali, e ne fece la sua arte.
    Mi piace molto come artista, poiché utilizza gli oggetti al tempo in suo possesso in una maniera unica per quell’epoca per crearne dei ritratti, molto ingegnoso per un artista del ‘500. Anche se la sua fama non è data dalla pittura con un pennello come altri artisti, secondo me è stato innovativo e unico, ha realizzato dei ritratti fantasiosi, con una composizione delicata ma allo stesso tempo sovversiva. Ha utilizzato oggetti che conosciamo, e li ha posti in un altro contesto, facendogli assumere un significato diverso.
    Mi ricorda molto un artista dei giorni nostri: Vik Muniz, un artista brasiliano che utilizza oggetti non convenzionali, come cioccolato, rifiuti, fili o giocattoli per ricreare opere d’arte storiche. Secondo me questo approccio creativo richiama molto lo spirito innovativo di Arcimboldo, poiché entrambi pensano fuori dagli schemi utilizzando dei materiali insoliti per creare opere d’arte uniche e affascinanti.

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    • Gabriele Brilli LABA   15 Gennaio 2024 at 00:04

      Concordo con la tua affermazione “La creatività ed il successo di Arcimboldo fu proprio la semplicità degli oggetti che utilizzò” a volte pensiamo che per essere dei grandi artisti bisogni possedere o utilizzare grandi elementi artistici o colori costosissimi.
      A volte la semplicità e la creatività derivano dalle semplici cose.
      Il successo di Arcimboldo e la sua capacità di voler comunicare un messaggio alle persone ci fa capire molto di come siano fatti i grandi artisti.
      Concludo e ti faccio i complimenti per l’artista con cui ai paragonato Arcimboldo, il suo approccio creativo utilizzando oggetti non convenzionali come il cioccolato, i rifiuti, fili o giocattoli è davvero sorprendente.

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  10. Aurora Laba   12 Gennaio 2024 at 09:28

    Pur trovandomi d’accordo con l’affermazione di Roland Barthes in cui sostiene che le figure di Arcimboldo sono mostruose, non lo sono quando sostiene che esse evocano qualcosa di putrescente e larvale. Per me la parola mostruosità, nel caso di Arcimboldo, va interpretata come qualcosa di sorprendente. Egli è riuscito a dare vita ai suoi personaggi attraverso l’uso della fantasia, utilizzando delle allegorie che hanno reso unici i suoi dipinti. Apparentemente i suoi quadri possono risultare di facile realizzazione ma in realtà non è così. Tutti gli elementi sono dipinti e collocati sul ritratto con grande precisione e minuzia. Non a caso, grazie alla sua maestria nel realizzare ritratti a carattere naturalistico, egli è stato apprezzato e chiamato alla corte di vari imperatori del tempo. E’ un peccato che col passare del tempo, la critica non abbia dato spazio ad altre opere dell’artista, in particolare a quelle giovanili, ma si è limitata a commentare quelle in cui venivano utilizzati gli elementi naturali.

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  11. Celeste LABA   12 Gennaio 2024 at 10:33

    Leggendo l’articolo sulla vita e l’opera di Giuseppe Arcimboldo, emergono molteplici sfaccettature affascinanti di questo artista rinascimentale. La sua capacità di trasformare oggetti inanimati in ritratti sorprendenti e fantasiosi, in particolare attraverso le allegorie delle quattro stagioni, è un esempio straordinario di creatività e ingegno artistico.

    Mi colpisce l’idea che, attraverso le sue opere, Arcimboldo abbia cercato di comunicare non solo visivamente, ma anche attraverso una sorta di “linguaggio figurativo”. La sua abilità nel combinare oggetti in modo tale da evocare significati più ampi e allegorici è notevole, e la prospettiva di Roland Barthes, che vede nelle sue opere una narrazione simile a fiabe o motti di spirito, aggiunge un ulteriore strato di comprensione alla sua arte.

    La prospettiva di Roland Barthes, che vede nelle opere di Arcimboldo una narrazione simile a fiabe o motti di spirito, aggiunge un intrigante strato di interpretazione. Questa visione suggerisce che i ritratti di Arcimboldo non siano semplicemente composizioni visive, ma piuttosto un modo di raccontare storie visivamente, coinvolgendo gli spettatori in una sorta di enigma allegorico. Questo approccio rende la sua arte tanto accessibile quanto ricca di significato, coinvolgendo gli spettatori in un processo di scoperta e interpretazione.

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  12. Lorenzo Pollini LABA   12 Gennaio 2024 at 19:33

    Ho apprezzato particolarmente l’articolo.
    In primis perchè mi ha aperto gli occhi su di un personaggio di cui non conoscevo l’esistenza. Il mio primo appunto è tecnico, ed asserisco che mi é piaciuto molto l’avere sott’occhio alcune delle opere citate nell’articolo. Trovo infatti che la potenza delle immagini giunte alle parole sia decuplicata piuttosto che le sole prime.
    Penso che l’usufruire di oggetti per comporre personaggi sia geniale, una anticipazione gigantesca di ciò che poi osserviamo ad oggi, dove gran parte delle illustrazioni e dei loghi identificanti i grandi marchi, sono insieme di linee e segmenti che tentano di esprimere l’essere di questi grandi brand.
    Stiamo forse parlando, come citato in articolo del primo dei creativi, un vero e proprio “consulente d’immagine” frequente braccio destro dei personaggi storici. Vedi ad esempio Mussolini con il “MINCULPOP”, ministero della cultura popolare atto a curare l’immagine, l’immaginario e la propaganda del duce. Così come Elena Schlein ad oggi segretaria del Partito Democratico, si serve di un’ armocromista che cuce i colori del suo vestiario in base all’occasione in cui deve presenziare.
    La genialità di andare a comporre la figura (che rimane comunque centrale nel quadro) con oggetti atti a rappresentare la personalità, le peculiarità del personaggio raffigurato fa sicuramente spiccare Arcimboldo rispetto a tutti gli altri, per il suo stile.
    Per certi versi l’artista citato in articolo con le sue allegoriche rappresentazioni, capaci di strappare un sorriso, mi ricorda i manifesti futuristi o gli scritti degli scapigliati, che vezzeggiavano il romanticismo, con ironia, ed un tocco di colore, che nonostante ciò avevano parecchie cose da dire. Oltre che capaci di andare oltre a ciò che li aveva preceduti.

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    • Lamberto Cantoni
      lamberto cantoni   16 Gennaio 2024 at 10:08

      Interessante l’idea che proponi di un Arci consulente d’immagine dell’imperatore. Ma trovo irriguardoso paragonarlo alle idiozie del miniculpop al servizio di Mussolini. Rodolfo II non aveva certo bisogno di comunicare buffonate con il suo popolo. Voleva divertirsi o fuggire dalla noia in modo sofisticato, misterioso, ermetico.

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  13. Giulia Minghini LABA   13 Gennaio 2024 at 14:42

    Mi ha particolarmente colpito questo articolo sul “ingegnosissimo pittore fantastico”.
    Giuseppe Arcimboldo trasformava ortofrutta, fiori, animali, oggetti in allegorie di difetti, passioni, scomponimenti dell’animo umano. Per questo le sue opere apparivano sorprendenti e stravaganti agli occhi dei suoi contemporanei.
    Roland Barthes dice che le figure di Arcimboldo sono mostruose ovvero ci inquietano con il disordine che impongono alle cose, invece a parer mio sono tutt’altro che spaventose.
    Sono ritratti realizzati in modo innovativo, visti da un altro punto di vista, ci lasciano perplessi, perché rispecchiano la realtà in modo alternativo e insolito,rispetto a come spesso siamo abituati, soprattutto nei ritratti. Sono ritratti realistici ma con forme diverse, quindi rimaniamo confusi perché vorremmo capire cosa vuole dirci con questi montaggi allegorici. Proprio per questo credo che sia da ammirare come sia riuscito a dare una doppia articolazione del linguaggio naturale convertendo parti del linguaggio in oggetti, creando delle descrizioni all’interno dell’opera stessa.
    Arcimboldo ha anticipato le tendenze artistiche del novecento ed ha cambiato il modo di percepire il lavoro d’artista. Questo pittore è riuscito ad essere innovativo grazie all’uso dell’immaginazione e fantasia, credo sia il perfetto esempio di creativo.

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  14. Alice Turchini LABA   13 Gennaio 2024 at 15:44

    La genialità di Arcimboldo emerge in modo molto spiccato tra gli artisti del suo tempo, artisti che creavano sicuramente capolavori e opere d’arte, ma che non avevano sicuramente la stessa capacità di innovazione e creatività.
    Roland Barthes ritiene che le figure di Arcimboldo sono mostruose e ci inquietano con il disordine che impongono alle cose e, sempre secondo lo scrittore, le teste composte dal celebre ritrattista, sarebbero narrazioni un po’ ingenue come le fiabe, i proverbi popolari, i motti di spirito.
    Quello che invece penso io è che non poteva dire niente di più sbagliato, le figure create da Arcimboldo creano qualcosa di unico, alle volte fanno sorridere, altre volte sono cupe, ma mai mostruose. E poi cosa c’è di meglio di quadri che narrano una storia? Guardando quei dipinti non li trovi statici come i soliti ritratti, le persone rappresentate prendono vita e riescono a portarti in un mondo diverso, che sia di fiabe o proverbi popolari come dice Barthes non ha importanza, il fatto è che riescono a trascinarti via dalla realtà e portarti nella sua immaginazione.

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  15. Luigi Pezzella Laba   13 Gennaio 2024 at 16:45

    L’arte di Giuseppe Arcimboldo è affascinante e straordinaria nel suo approccio innovativo alla pittura del XVI secolo. La sua abilità nel creare ritratti composti da elementi naturali, come frutta, fiori e libri, dimostra una genialità creativa che va oltre i confini delle convenzioni artistiche dell’epoca.

    Le sue opere più celebri, come le allegorie delle quattro stagioni, rivelano una profonda comprensione della simbologia e una maestria tecnica nel combinare elementi diversi in una singola immagine coerente.
    Però secondo me le sue opere spesso si concentrano sulla pura creatività visiva e sulla tecnica, trascurando una delle parti più importante di un opera: la profondità emotiva del soggetto. Inoltre, l’ossessione per la creazione di immagini composite è un forte limitazione artistica, poiché Arcimboldo sembrava riluttante a cambiare da questa formula,
    può risultare una mancanza di sperimentazione o di evoluzione nel suo stile artistico nel corso del tempo.

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    • lice Turchini LABA   15 Gennaio 2024 at 10:08

      Le opere di Arcimboldo si distinguono per la loro audace innovazione e la capacità di sfidare le convenzioni artistiche dell’epoca. Contrariamente all’affermazione sulla mancanza di profondità emotiva, le opere di Arcimboldo sono piene di complessità e significato simbolico, richiedendo una riflessione più profonda per coglierne appieno il messaggio.
      L’ossessione per la creazione di immagini composite è invece un’innovazione avanguardistica che ha posto Arcimboldo in un ruolo pionieristico. La sua costante adesione a questa formula non dovrebbe essere vista come una limitazione, ma piuttosto come una scelta artistica consapevole che ha contribuito a definire il suo stile unico e inconfondibile. La coerenza nel suo approccio testimonia la sua audacia nel perseguire una visione artistica distintiva, al di là delle mode e delle tendenze del suo tempo.

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  16. NiccoZ LABA   13 Gennaio 2024 at 17:35

    Le particolari e creative opere di Arcimboldo mi erano già note, ho quindi apprezzato l’articolo siccome con esso ho potuto approfondire di più sulla sua evoluzione artistica.
    Particolarmente interessante la parte dove si cita la riflessione espressa da Roland Barthes, dove viene paragonata l’arte di Giuseppe Arcimboldo alla poesia, donando maggiore comprensione alla complessità delle sue opere; definito anche un “pittore bizzaro”, nella tesi della curatrice della mostra a Palazzo Reale, Sylvia Ferino, sottolineandone la sua importanza nel contesto della Milano Post Leonardesca, questo ha influito in maniera positiva ad un’analisi critica sulle opere di Arcimboldo.
    In conclusione viene riconsiderata la sua arte nel contesto del XX secolo, definendolo un anticipatore delle tendenze artistiche moderne, infatti le opere ironiche di Arcimboldo vengono paragonate all’arte giapponese, donando all’artista un tocco di contemporaneità, sottolineandone quindi il suo valore artistico a livello globale.

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  17. Nicole Pieri   13 Gennaio 2024 at 17:57

    Giuseppe Arcimboldo, pittore rinascimentale italiano, si distingue per il suo approccio unico alla rappresentazione umana attraverso ritratti allegorici. Nato a Milano nel 1526, Arcimboldo ha sviluppato uno stile sorprendente, particolarmente evidente nelle sue opere più iconiche, come le allegorie delle quattro stagioni. Qui, la sua abilità nel combinare elementi naturali, come frutta, fiori e animali, dando vita a ritratti umani straordinariamente fantasiosi e allegorici. L’aspetto distintivo delle opere di Arcimboldo risiede nell’uso inventivo degli oggetti, trasformando il quotidiano in un’esperienza visiva sorprendente.
    Secondo me un interessante confronto potrebbe essere fatto tra Arcimboldo e Hieronymus Bosch, i due artisti, infatti, pur appartenendo allo stesso periodo storico, hanno sviluppato approcci artistici sia analoghi che molto differenti. Le opere di Arcimboldo, come detto, si concentrano sulla creazione di ritratti umani attraverso l’uso di oggetti naturali e inanimati. La sua opera è ludica, allegorica e spesso associata alla corte degli Asburgo, dove servì, contribuendo a fornire una nuova visione dell’allegoria e della pittura di corte. Bosch, d’altra parte, crea anche lui creazioni originali allontanandosi da un puro realismo per abbracciare concetti più ampi; famoso per i suoi dipinti fantastici e visionari, spesso popolati da creature mitologiche e demoni. La sua opera “Il Giardino delle delizie terrene” è un capolavoro di simbolismo complesso, e i suoi dipinti sono interpretati come commenti critici sulla condizione umana, la moralità e la società del suo tempo. Bosch ha un approccio più oscuro ed enigmatico rispetto ad Arcimboldo. Le opere di Arcimboldo, infatti, possono essere interpretate in un contesto più leggero, anche se l’uso di oggetti naturali allude spesso a elementi legati non solo alla natura e alla stagionalità ma anche alla ‘vanitas’. La sua pittura rimane una pittura aperta all’interpretazione personale e all’umorismo. Bosch, al contrario, utilizza un simbolismo più complesso e ambiguo. Le sue opere sono ricche di allusioni religiose, moralistiche e sessuali. L’enigma e la complessità simbolica rendono le opere di Bosch soggette a interpretazioni multiple e le sue ‘visioni’ possono essere percepite come visioni apocalittiche o come rappresentazioni di peccati umani. Servendo nelle corti degli Asburgo, Arcimboldo rispondeva alle richieste artistiche della nobiltà. La sua opera rifletteva il gusto dell’epoca per l’allegoria e l’ornamento visuale. Bosch, invece, operava in una fase precedente del Rinascimento. Il suo lavoro è intriso di simbolismo medievale e riflette una visione più cupa e critica della società. Le sue opere sottolineano aspetti spirituali e moralistici, con una sfumatura di pessimismo sulla natura umana.
    Sebbene Arcimboldo e Hieronymus Bosch siano contemporanei del Rinascimento, i loro stili, contenuti e approcci artistici sono profondamente distinti. Mentre Arcimboldo celebra l’immaginazione e la ludicità, Bosch si avventura in territori più oscuri e complessi, offrendo una visione critica e simbolica del mondo rinascimentale. Entrambi, tuttavia, hanno contribuito in modo significativo a ridefinire i confini dell’espressione artistica nel loro contesto storico.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   13 Gennaio 2024 at 23:49

      Fai attenzione Nicole, normalmente Arcimboldo non lo si considera un pittore rinascimentale. Appartiene alla generazione definita “manierista”. Comunque aldilà delle etichette degli storicismi che valgono fino a un certo punto, è importante capire che Arcimboldo dal punto di vista storico rappresenta una crisi del programma di ricerca per convenzione definito rinascimento congetturato dal Vasari.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   14 Gennaio 2024 at 06:24

      Interessante la comparazione che fai tra Bosch e Arci. Il primo muore dieci anni prima della nascita del secondo, è un uomo del Nord poco interessato al lussuoso intellettualismo tipico dell’umanesimo, se ne frega delle regole della bella composizione di corpi, scorci, edifici,oggetti, madonne e santi del nostro rinascimento ed è ossessionato dal Male, dall’inferno che ci spetta dal momento che troviamo più piacevole peccare… Arci è invece un perfetto paraculo di Corte. La sua missione è divertire e incuriosire chi lo mantiene nel lusso. E lo fa in modo magistrale, con quella leggerezza che in realtà diventa poi improvvisamente pensosa, misteriosa, evocativa… Io credo che entrambi siano stati attratti dall’Altro del Rinascimento addomesticato, codificato e sacralizzato dagli storici. Ovvero dal lato eterogeneo, disordinato delle cose. Bosch lo rappresenta come un monito. Arci come una misteriosa esoterica verità.

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  18. Camilla Fabbri LABA   13 Gennaio 2024 at 19:03

    MI ha particolarmente stupito l’articolo su Giuseppe Arcimboldo grazie all’approfondimento che viene fatto nei confronti della sua arte rivoluzionaria, che sfidò le norme tradizionali dell’epoca.

    
La sua capacità di trasformare frutti, fiori e oggetti in complesse allegorie delle emozioni umane, è per me qualcosa di estremamente sorprendente.
    
Roland Barthes offre una prospettiva interessante sull’arte di Arcimboldo, come combinazione di linguaggio poetico e narrazione visiva che combina strutture pittoriche e linguistiche;
    le critiche rivolte al pittore, inizialmente considerato stravagante, furono contestate ed ora viene riconosciuto come un pioniere delle avanguardie storiche.
    
La mostra a Palazzo Reale cerca di collocare Arcimboldo nel contesto della Milano post-leonardesca e, inoltre, cerca di dimostrare il suo importante ruolo nel soddisfare le esigenze dell’aristocrazia dell’epoca.
    Il concetto di mostruosità nell’opera di Arcimboldo, interpretato da Barthes come un’alllegoria connessa ai caratteri dell’universo, aggiunge un livello di profondità.
    
Questo confronto tra il mostruoso e l’ermetico offre una chiave per comprendere il pensiero del pittore e il suo rapporto con la magia e la sapienza.

    Infine, un collegamento che mi viene spontaneo esporre è il paragone che si può fare tra Arcimboldo e due artisti contemporanei, come:

    Banksy che nonostante il fatto che il suo stile è molto differente da quello dell’artista analizzato, possiamo notare che quest’ultimo riesce a condividere lo stesso approccio concettuale del pittore attraverso la sua street art. Banksy riesce ad unire immagini e testo per trasmettere messaggi sociali e politici, creando un impatto simile all’allegoria di Arcimboldo.
    Inoltre vi è anche la presenza di Yayoi Kusama, la quale è conosciuta per le sue installazioni immersive.

    Kusama crea esperienze sensoriali uniche anche se il suo stile è differente; la sua capacità di trasformare lo spazio e coinvolgere lo spettatore, richiama l’approccio innovativo che è possibile notare in Arcimboldo.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      lamberto cantoni   16 Gennaio 2024 at 09:53

      L’arte allucinatoria di Kusama può essere paragonata ad Arcimboldo? i musicali pois come elemento base del suo linguaggio privato giocano il ruolo degli oggetti base presenti nei ritratti del manierista? Ci devo pensare. Arci, al contrario di Banksy non ha bisogno del testo per l’allegoria; non voleva certo trasmettere un “messaggio sociale”, probabilmente non conosceva nemmeno il significato di questa espressione. Tra concettualismo ed ermetismo è meglio mantenere una certa distanza.

      Rispondi
  19. Achille   14 Gennaio 2024 at 11:32

    Fino ad ora non ero mai venuto a “contatto” con Giuseppe Arcimboldo, ma dopo aver letto l’articolo e aver osservato alcune delle sue celebri opere come: Libraio (1566), L’Autunno, Estate (1572)…, posso affermare che, le sue straordinarie composizioni di teste formate da oggetti,suscitano in me interesse e allo stesso tempo, tra molte virgolette, inquietudine. Tale inquietudine è stata anche affermata da Roland Barthes, dopo una approfondita critica, il quale sostiene che ≪le figure di Arcimboldo sono mostruose ovvero ci inquietano con il disordine che impongono alle cose, finendo con l’evocare qualcosa di larvale, di putrescente…≫; le teste composte diventano narrazioni ingenue, simili a fiabe o proverbi, secondo Barthes.
    Le opere di Arcimboldo, lontane dal realismo tradizionale, incorporano numerosi elementi naturali che aggiungono complessità e ambiguità concettuale, tale particolarità è la caratteristica principale del manierismo, movimento artistico nato nel XVI secolo , ossia l’eccesso decorativo e l’interesse per l’originalità.
    L’artista non si limita a dipingere oggetti, ma in realtà crea un simbolismo profondo, associa a simboli e immagini suggestive idee astratte, emozioni profonde e concetti spirituali;di conseguenza le teste ambigue di cui parla Barthes vanno oltre l’apparenza superficiale, richiamando significati più profondi.
    Arcimboldo, sebbene inizialmente misconosciuto ad eccezione del il periodo in cui l’artista era in vita, ha subito una rivalutazione nel Novecento, riconosciuto come anticipatore delle tendenze artistiche moderne. La sua esplorazione “festosa” e magica dell’immaginazione artistica offre uno sguardo innovativo che ancora oggi affascina e ispira. La mostra di Tokyo, presentandolo come un precursore delle nuove visioni artistiche, sottolinea la sua rilevanza continua nell’evoluzione dell’arte.
    Arcimboldo mi affascina con la sua creatività unica: trasforma frutta e fiori in ritratti sorprendenti, attribuendogli un curioso e profondo significato. Trovo nella sua arte un invito alla fantasia e alla creatività, sfidando le regole tradizionali. A lungo dimenticato nell’oblio, oggi brilla come un faro di originalità.

    È proprio vero che ≪I pionieri sono spesso criticati perché sfidano lo status quo. Ma quando dimostrano il proprio valore e portano innovazioni, diventano il riferimento per gli altri≫
    -Cit Anonimo

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  20. Chiara Gasperi Laba   14 Gennaio 2024 at 13:46

    Giuseppe Arcimboldo è considerato uno dei pittori più fantasiosi della storia dell’arte. Egli ha passato gran parte della sua vita al servizio della casata degli Asburgo dove ha lavorato come ritrattista, disegnatore di costumi e di modelli per feste. L’arte di Leonardo da Vinci è stata per lui fondamentale in quanto ispirò molti dei suoi studi maturi. Inoltre ciò che accomuna questi due artisti è anche un’inarrestabile creatività. A Leonardo si devono infatti diverse invenzioni come la macchina volante e i galleggianti; così anche Arcimboldo alla corte di Massimiliano II a Vienna progettava fantastici costumi in maschera.
    Arcimboldo è famoso soprattutto per le sue “teste composte”, ovvero ritratti dove le sembianze del soggetto venivano riprodotte con accumuli di oggetti, frutta, tutti in linea con un tema. La “testa composta” della primavera è per esempio realizzata con diverse specie di fiori e foglie, ma troviamo anche l’estate, l’autunno e l’inverno realizzati sempre con frutti e fogliame della stagione rappresentata.
    Tutti gli elementi che utilizzava nelle sue opere venivano selezionati e sistemati per nascondere la loro funzione primaria e acquisirne una nuova all’interno dell’insieme.
    La sua serie di opere è stata apprezzata da alcuni suoi contemporanei come il poeta e storico Gregorio Comanini o l’umanista Giovanni Battista Fonteo. Nonostante ciò, questi assemblaggi dove si intrecciavano il naturale e l’artificiale, non sempre sono stati riconosciuti per il loro contenuto ricco di metafore, venendo al contrario considerati come delle bizzarrie.
    Un artista affine ad Arcimboldo è “Marcel Duchamp”, pittore considerato uno degli artisti più influenti e importanti del XX secolo. A lui si deve la nascita dell’arte concettuale, ovvero oggetti di uso comune selezionati dall’artista stesso che venivano decontestualizzati in modo da diventare opere d’arte. L’influenza di Arcimboldo si può per esempio notare nella sua opera “Sculpture-morte”.
    Anche in “Cocktail drinker”, opera di Max Ernst si possono notare richiami all’arte di Arcimboldo.
    La possibile provenienza della corrente arcimboldesca è stata studiata nel corso del Novecento da diversi studiosi come Maurizio Calvesi o Jurgis Baltrušaitis.
    Quest’ultimo nel suo saggio “Prima dell’Arcimboldi: mostri e bizzarrie medievali”, ha osservato la possibile connessione delle “teste composte” con “l’alfabeto dei codici medievali”, in quanto alcune di queste raffigurazioni furono modellate utilizzando diversi soggetti assemblati tra loro per formare un carattere.
    Anche alcuni artisti quattrocenteschi attraverso l’osservazione degli elementi presenti intorno a loro si davano il compito di collegarli per creare invenzioni.
    Michelangelo per esempio nella sua celebre opera il “David”, scelse le più perfette membra per collegarle tra loro e dar vita al “corpo perfetto” che ancora oggi ammiriamo.

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    • Lamberto Cantoni
      lamberto cantoni   16 Gennaio 2024 at 09:31

      Grazie per la dritta sul quadro di Max Ernst e per il saggio di Baltrusaitis nel catalogo della mostra che citi. Non ne ero a conoscenza. L’unica perplessità è il parallelismo che proponi tra Michelangelo e Arci.

      Rispondi
  21. eros laba   14 Gennaio 2024 at 15:28

    Grazie a questo articolo ho un po approfondito e capito qualcosa in più su Arcimboldo, del quale ho sempre visto le opere ma mai capito bene chi fosse. Per l’epoca, offriva una prospettiva creativa e surreale nel campo della ritrattistica, mescolando perfettamente la creatività e l’immaginazione con la tecnica. Ci invita ad ampliare il modo in cui vediamo la realtà, provando a fondere completamente la natura con noi stessi e con appunto la realtà che ci circonda, contemplando così la bellezza in altri modi rispetto a quelli classici, spingendoci a ragionare sulla relazione fra il mondo naturale e la creatività. Per il contesto del tempo, Arcimboldo rappresentava un’uscita dai canoni dell’epoca dimostrando che l’arte poteva essere anche ‘’divertente’’ e fantasiosa.

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  22. Alessio Ponzetto   14 Gennaio 2024 at 15:46

    Arcimboldo è stato un artista molto creativo che è riuscito a far emergere da cose semplici, grandi capolavori, utilizzando la natura come ispirazione principale delle sue opere: come fiori, frutta, animali e ne ha fatto un marchio della sua arte.
    Le opere che ammiro maggiormente dell’artista sono le rappresentazioni delle varie stagioni dell’anno con frutta e fiori di quel periodo, in modo così originale e unico.
    Il capolavoro che mi ha colpito particolarmente delle quattro stagioni è l’Estate. L’artista ha creato i lineamenti del viso e la corporatura dell’uomo utilizzando frutta e verdura estiva con grande senso di proporzione e grande maestria nell’uso delle sfumature dei colori, giocando e ottenendo così un risultato stupefacente, ludico e unico per quel periodo storico. Tutto ciò crea una grande giocosità visiva così piacevole e di immediata comprensione artistica.

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  23. Nicolò LABA   14 Gennaio 2024 at 16:42

    Il testo offre una visione articolata e approfondita sulla complessità di Giuseppe Arcimboldo come artista, il suo contesto storico e la sua influenza nel panorama artistico, passato e presente. Personalmente, ho trovato molto interessante la descrizione delle opere, come l’allegoria delle quattro stagioni e il ritratto di Rodolfo II, che offre una chiara visione della creatività dell’artista nel combinare elementi della natura in rappresentazioni sorprendenti. Inoltre, lo scrittore introduce la prospettiva di Roland Barthes, che vede nell’arte di Arcimboldo una sorta di linguaggio poetico, combinando e permutando segni visivi per narrare storie ingenuamente simili a fiabe o proverbi popolari. Personalmente, trovo che questa prospettiva aggiunga un ulteriore livello di comprensione all’opera di Arcimboldo, avvicinando la pittura alla struttura linguistica. Il testo esplora anche la reinterpretazione di Arcimboldo nel contesto artistico del XX secolo, evidenziando il suo ruolo di anticipatore delle tendenze surrealiste e delle pulsioni estetiche della modernità. Personalmente, ho trovato molto interessante il confronto tra la sua arte e le tradizioni figurative giapponesi, che suggerisce la sua influenza nella trasfigurazione del reale attraverso narrazioni allegoriche. In sintesi, il testo offre una visione articolata e approfondita sulla complessità di Arcimboldo come artista, il suo contesto storico e la sua influenza nel panorama artistico, passato e presente.
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  24. Roberta De Vito LABA   14 Gennaio 2024 at 16:56

    L’articolo su Giuseppe Arcimboldo presenta un’analisi profonda e multistrato del suo lavoro, evidenziando come le sue opere abbiano trascinato la pittura in una nuova dimensione, quella dell’immaginazione e della retorica visiva. Le critiche degli storici dell’arte, come menzionato, oscillano tra l’ammirazione per la sua abilità nel combinare elementi naturali in composizioni allegoriche e una certa riluttanza nel riconoscerlo come un pittore di primo piano a causa della sua appartenenza al manierismo e alla sua enfasi sul bizzarro. Roland Barthes, con la sua interpretazione del lavoro di Arcimboldo come un gioco linguistico visivo, offre una chiave di lettura moderna, mettendo in luce la natura quasi surreale delle sue opere. Arcimboldo anticipa, in un certo senso, le tendenze surrealiste e postmoderne nell’arte, che vedono la frammentazione e la ricomposizione dell’immagine come un mezzo per esplorare nuove realtà percettive.

    Per esempio, Salvador Dalí e i surrealisti hanno ripreso il suo spirito di trasformazione e di gioco visivo, mescolando il reale con l’immaginario in modi che sfidano la percezione convenzionale. Inoltre, l’influenza di Arcimboldo è palpabile anche nell’arte popolare e nella cultura contemporanea, dove il gioco tra realtà e immaginazione continua a essere un tema centrale.

    La mostra di Palazzo Reale, come descritto nell’articolo, ha svolto un ruolo cruciale nel ricollocare Arcimboldo nel contesto storico-artistico appropriato, offrendo una nuova prospettiva sul suo lavoro e sulla sua importanza. La curatrice Sylvia Ferino ha evidenziato come le radici artistiche di Arcimboldo a Milano e la sua abilità nel mescolare il naturalismo con la fantasia siano state fondamentali per il suo successo presso le corti asburgiche.
    Arcimboldo emerge come un artista complesso e, sebbene sia stato a lungo relegato a un ruolo marginale nella storia dell’arte, la sua riscoperta e la valutazione critica contemporanea hanno riaffermato il suo posto come innovatore e precursore.

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  25. Lisa LABA   14 Gennaio 2024 at 17:48

    L’approfondimento dell’articolo sulla figura di Arcimboldo è molto interessante, soprattutto perché vuole analizzare i pregi e le controversie del contesto in cui l’artista ha lavorato. È difficile non rimanere sbigottiti davanti alle sue opere in quanto sono in grado di far emergere diverse sensazioni negative, escludendo il fascino compositivo, come l’inquietudine. Perciò, mi trovo in linea con la mostruosità grottesca di Roland Barthes. In particolare, la forte staticità del soggetto e la sua scomposizione in parti riconoscibili mi ricordano dei manichini o dei fantocci, che, per quanto siano inanimati, riescono ad avere uno sguardo, come se fossero vivi. Mi riferisco a “L’estate” e a “L’acqua”, rispettivamente del 1572, dove nella prima emerge un sorriso velenoso quasi cattivo, mentre nella seconda è visibile un volto imbronciato. Chiaramente, sono sensazioni strettamente soggettive vista la mia poca simpatia per i manichini, ma è incredibile che riesca a evocarla con oggetti reali e di uso comune. Tuttavia, forse è proprio la natura morta la chiave per interpretare un umore così particolare come quello di Arcimboldo: la frutta, una volta colta, tende lentamente ad appassire; i pesci fuori dall’acqua muoiono per soffocamento, e le piante selvatiche si impadroniscono di qualsiasi superficie. Con questa ottica, è facile trovare del mostruoso, ma come asserito dall’autore dell’articolo, probabilmente è un’interpretazione fuorviante rispetto al gusto e alle relazioni sociali dell’epoca. Un ritratto composto da pesci morti poteva essere considerato stravagante e fantasioso alla corte, ma una critica alla personalità del nobile, visto il soggetto poco piacevole per noi. Interessante l’ipotesi della narrazione ingenua e del paragone linguistico con le opere proposte che apre un possibile punto di discussione con il pensiero di Kandinsky a partire dal libro “Punto, linea e superficie”.

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  26. Letizia Casotti   14 Gennaio 2024 at 19:34

    L’arte di Arcimboldo la trovo molto innovativa per il suo tempo.
    La differenza che lo distacca da molti artisti dell’epoca é questa ironia e senso di intrattenimento che possiedono le sue opere, una certa leggerezza e minor pretenziositá che le rendono accattivanti.
    Sfidano l’occhio e la fantasia come le bellissime miniature presenti nei bestiario medievali.
    Cosí come nei bestiari sono rappresentati in modo assurdo animali esistenti anche egli rappresenta in modo fantasioso personaggi reali.
    Questo articolo su Arcimboldo mi ha fatto venire in mente la recente visita che ho fatto all’esposizione zoologica presente nell’università di Bologna.
    In alcune teche si trovano animali impagliati risalenti agli anni 30 del 1900 e purtroppo non tutti gli esemplari sono in ottime condizioni.
    Alcuni esemplari peró mi hanno colpito per la fantasia.
    Come Arcimboldo faceva nei suoi quadri e i monaci facevano nei loro manoscritti anche per alcuni esemplari molto vecchi di specie Impagliate é accaduto un fantasioso taglia e cuci di elementi.
    Alcuni degli animali che si sono conservati peggio sono stati ricuciti tra loro unendo elementi diversi, quasi a ricreare animali esistenti ma che non hanno quell’aspetto o animali sproporzionati nelle dimensioni delle varie parti del corpo.
    Seppur nel loro caso sia stata una necessità conservativa mi ha ricordato il lavoro di unione di oggetti diversi attuato da Arcimboldo per i suoi soggetti, ovviamente in modo molto piú surreale.

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  27. Filippo Bruno LABA   14 Gennaio 2024 at 20:03

    L’opera di Giuseppe Arcimboldo è una straordinaria fusione di genialità artistica e creatività visionaria che mi ha sempre affascinato profondamente.
    Le sue allegorie giocose e fantasiose, come il ritratto del Bibliotecario, diventano narrazioni ingegnose, una sorta di frase-concetto visiva che trascende la semplice rappresentazione artistica. In qualche modo, le sue opere anticipano anche l’arte concettuale moderna, sfidando il pubblico a vedere oltre la superficie delle cose: credo che questa interconnessione tra maestri del passato e pionieri moderni dimostri l’indelebile impronta lasciata dalla sua arte.

    L’influenza di Arcimboldo, si estende ben oltre il suo periodo storico, influenzando numerosi artisti nel corso dei secoli: un esempio notevole è Salvador Dalí, un altro artista è René Magritte, mentre, nel contesto contemporaneo vorrei citare l’artista britannica Cornelia Parker
    che, nelle sue installazioni, esplora la trasformazione degli oggetti attraverso processi inusuali.

    Roland Barthes offre una prospettiva intrigante sull’opera di Arcimboldo: la sua interpretazione si focalizza sulla capacità dell’artista nel trasgredire difronte alle norme convenzionali, sfidando lo spettatore a riconsiderare la propria percezione dell’arte e della natura.
    In particolare l’uso dei dettagli e delle composizioni fittizie sembra stimolare una riflessione sulla costruzione della realtà stessa, suggerendo che l’arte non debba essere limitata alla mera imitazione della natura, ma possa esplorare nuove prospettive e dimensioni concettuali.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   14 Gennaio 2024 at 20:29

      No! Arci fu presto dimenticato poi per due secoli considerato praticamente un buffone al servizio di imperatori un po’ svitati. È vero che furono i surrealisti a riscoprirlo.

      Rispondi
  28. Manuela Guida LABA   14 Gennaio 2024 at 20:24

    Giuseppe Arcimboldo è un vero genio dell’arte che ha saputo rivoluzionare il concetto di ritratto nel XVI secolo. La sua abilità nell’assemblare frutta, fiori e altri elementi naturali per creare immagini umane è affascinante e rappresenta una forma di espressione artistica davvero unica.
    In particolare, la sua serie “stagioni” e “elementi” cattura la mia attenzione per la sua straordinaria creatività e per la capacità di trasmettere significati più profondi attraverso la combinazione di elementi apparentemente disconnessi. “Autunno”, ad esempio, mi colpisce per la sua rappresentazione della ciclicità della vita e la connessione tra l’umanità e la natura.
    Paragonando Arcimboldo ad altri artisti manieristi, come Giorgio Vasari, emergono le divergenze nelle loro approcci artistici. Mentre Vasari segue una strada più tradizionale, Arcimboldo si distingue per la sua stravaganza e originalità. Tuttavia, alcuni potrebbero sostenere che questa eccentricità potrebbe aver sacrificato la profondità emotiva in favore dell’effetto visivo. Guardando avanti nel tempo, vedo l’influenza duratura di Arcimboldo in artisti come Salvador Dalí, che ha abbracciato il surrealismo e l’assurdità. La capacità di Arcimboldo di sfidare le convenzioni artistiche ha sicuramente aperto la strada a nuove forme di espressione artistica, come evidenziato dalla tecnica del “paranoico critico” di Dalí. In conclusione, l’arte di Arcimboldo va ben oltre la sua epoca, e il suo impatto può essere visto in artisti successivi che hanno abbracciato la sua visione unica. La sua originalità e la sua abilità nel trasformare elementi comuni in opere d’arte straordinarie continuano a ispirare la mia percezione dell’arte e della creatività.

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  29. Enrico Rossi LABA   14 Gennaio 2024 at 22:21

    Notevoli sono le sue complesse e intriganti creazioni di figure e forme, possiamo dire che ha un approccio ludico e fantasioso quando realizza le sue opere.
    Pensando ad uno studente di graphic design, potrebbe prendere spunto da Giuseppe Arcimboldo soprattutto nel modo di disporre oggetti comuni per creare nuove composizioni e poi la capacità di vedere oltre la superficie classica degli oggetti in modo tale da esplorare nuove prospettive per la progettazione grafica. La sua capacità di trasformare concetti astratti in immagini tangibili sono aspetti cruciali per uno studente di Graphic Design.
    Pensandoci possiamo associarlo a Dalì. Come lui, Dalì, giocava con oggetti comuni per creare nuove forme o trasformandoli in cose surreali e sorprendenti. Entrambi gli artisti sfidavano un po’ le convenzioni artistiche della loro epoca, trasmettendo messaggi complessi.
    In sintesi la sua fusione di gioco, retorica, magia e sapienza può essere uno stimolo per esplorare nuove frontiere nell’arte e nella progettazione visiva.

    Rispondi
  30. Gabriele Brilli LABA   14 Gennaio 2024 at 23:55

    Giuseppe Arcimboldo, un genio dell’arte rinascimentale, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della pittura con le sue opere visionarie e uniche. Nato a Milano nel 1527, Arcimboldo è diventato famoso per la sua straordinaria abilità nel creare ritratti compositi e allegorici utilizzando frutta, verdura, fiori e altri oggetti. La sua creatività e la sua maestria nel manipolare la natura per dare vita a opere d’arte straordinarie hanno fatto di lui un pioniere e un’icona dell’arte del XVI secolo.
    Una delle opere più iconiche di Arcimboldo è “L’Inverno” del 1563, parte di una serie di quadri dedicati alle stagioni. In questa composizione, il pittore fonde abilmente elementi invernali come ghiaccio e neve con frutta e verdura, creando un ritratto sorprendente di un anziano con barba di ghiaccio e vesti di neve. La maestria di Arcimboldo nel combinare oggetti così diversi in un’immagine coerente è evidente in ogni dettaglio, dalla cura con cui dispone le singole componenti alle sfumature dei colori utilizzati.
    Un’altra opera celebre è “L’Autunno”, anch’essa parte della serie sulle stagioni. In questa rappresentazione, Arcimboldo dipinge un volto che emerge dalla terra, con frutta e verdura che costituiscono i capelli, il naso e la bocca. I colori caldi e avvolgenti richiamano l’atmosfera dell’autunno, mentre le foglie secche e le bacche contribuiscono a creare una sensazione di maturità e abbondanza. Attraverso la sua abilità nel catturare l’essenza di ogni stagione, Arcimboldo dimostra una profonda connessione con la natura e un’intuizione straordinaria nella rappresentazione simbolica.
    Un’opera ancora più enigmatica è “La Libreria” del 1566, in cui Arcimboldo utilizza libri e manoscritti per creare un ritratto. Questa opera, un esempio straordinario di allegoria, cattura l’importanza della conoscenza e dell’apprendimento nel Rinascimento. Il viso composto da volumi e pagine suggerisce la profondità e la vastità dell’universo intellettuale, sottolineando il potere della mente umana di creare e assimilare il sapere. Attraverso “La Libreria”, Arcimboldo trasmette un messaggio eterno sull’importanza della cultura e dell’educazione.
    Partendo da una mia considerazione personale ritengo che sia un aspetto affascinante del lavoro di Arcimboldo la sua capacità di intrattenere e stupire il pubblico. Le sue opere sono spesso caratterizzate da un tocco di umorismo e un senso del ludico che riflette il suo spirito giocoso. “L’Acqua” del 1566, ad esempio, mostra un volto composto da creature marine, alghe e coralli. La sua immaginazione stravagante trasforma un ritratto in una celebrazione della diversità della vita marina, catturando l’attenzione degli spettatori con la sua vivacità e originalità.

    In conclusione, Giuseppe Arcimboldo rimane un maestro della generazione del Manierismo, le cui opere sono intrise di creatività, simbolismo e genialità. La sua abilità nel trasformare elementi naturali in ritratti straordinari ha lasciato un’eredità duratura che continua a ispirare artisti e appassionati d’arte in tutto il mondo.
    Ne sono un esempio Salvador Dalí, noto per il suo approccio stravagante e surreale all’arte. La sua opera “The Face of Mae West Which May Be Used as an Apartment” del 1935 è un esempio di come Dalí abbia reinterpretato il concetto di ritratto, simile all’approccio di Arcimboldo nella creazione di volti attraverso elementi diversi.
    Un altro esempio potrebbe essere Giuseppe Penone noto per le sue opere concettuali che esplorano il rapporto tra l’uomo e la natura. In alcune sue sculture, come “Albero di 12 metri” (1980-1982), Penone utilizza rami e foglie per creare una sorta di autoritratto, richiamando il concetto di Arcimboldo di usare la natura come elemento artistico.
    Se invece pensiamo ad artisti contemporanei non potrei non citare Philip Haas,
    regista e artista americano, famoso per le sue “Quattro Stagioni” (2007), sculture tridimensionali basate sui quadri di Arcimboldo, che sono state esposte in varie gallerie e musei. Attraverso la sua arte infatti Philip Haas è riuscito a rappresentare a 360 gradi la vera tridimensionalità che Giuseppe Arcimboldo tentava in tutti i modi di trasmettere nei suoi quadri.
    Questi artisti moderni, ognuno a modo suo, hanno espresso ammirazione per l’originalità e la creatività di Giuseppe Arcimboldo, adattando il suo spirito innovativo alle loro visioni artistiche contemporanee. Mentre alcuni hanno preso ispirazione diretta dalle sue opere, altri hanno affrontato temi simili di connessione tra uomo e natura, utilizzando una varietà di mezzi espressivi, dalla pittura alla scultura e oltre.
    Vorrei concludere con un piccolo estratto del critico Roland Barthes: “Le teste di Arcimboldo sono mostruose perché rimandano tutte, quale che sia la grazia del soggetto allegorico, […] ad un malessere sostanziale: il brulichio. La mischia delle cose viventi […] disposte in un disordine stipato (prima di giungere alla intelligibilità della figura finale) evoca una vita tutta larvale, un pullulìo di esseri vegetativi, vermi, feti, visceri al limite della vita, non ancora nati eppure già putrescenti.”
    Egli sosteneva che le tavole di Giuseppe Arcimboldo, allo sguardo dell’uomo moderno, suscitassero repulsione. Io personalmente mi ritengo in pieno disaccordo con lui, infatti dal mio punto di vista le opere di Arcimboldo suscitano fantasia, colori e pura espressione artistica incanalata in un unico artista

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   15 Gennaio 2024 at 00:20

      Intervento autorevole e ricco di suggestioni. Ma ti volevo chiedere: prima dici che Arci è un genio del Rinascimento poi lo collochi tra i manieristi. Non ti pare poco chiaro?

      Rispondi
      • Gabriele Brilli LABA   23 Gennaio 2024 at 16:18

        Ha ragione effettivamente mi sono spiegato male nel commento ma personalmente considero il Rinascimento un periodo che si prolunga fino al 1600

        Rispondi
        • Lamberto Cantoni
          Lamberto Cantoni   24 Gennaio 2024 at 04:02

          Sei in buona compagnia. Anche il grande storico Fernand Braudel sosteneva che soprattutto per la dinamicità delle fiorenti città italiane il Rinascimento dovesse essere prolungato rispetto le convenzioni cronologiche ordinarie.

          Rispondi
  31. Francesco Giacomucci LABA   15 Gennaio 2024 at 00:27

    Grazie a questo articolo ho approfondito la storia di Arcimboldo, un’artista di cui ho sempre inconsapevolmente ammirato le opere senza sapere fossero sue. La sua abilità nel mescolare creatività e immaginazione con la tecnica è notevole dato che la sua produzione artistica, risalente a un periodo passato, presenta una prospettiva innovativa e surreale nel campo della ritrattistica. Nell’ambito del suo tempo, le opere di Arcimboldo rappresentano una significativa deviazione dagli standard dell’epoca, dimostrando che l’arte può anche essere divertente e fantasiosa. Attraverso la fusione completa tra natura, individualità e ambiente circostante, Arcimboldo ci spinge a contemplare la bellezza in modi alternativi rispetto agli approcci tradizionali, stimolando una riflessione sulla relazione tra il mondo naturale e la creatività.

    Rispondi
  32. Davide Zanatta LABA   17 Gennaio 2024 at 14:04

    Il fascino delle opere di Arcimboldo viene dato dalla capacità di saper spingere ai limiti estremi il parallelismo tra l’uomo e il mondo naturale. Come già scritto nell’articolo, i dipinti emanano una certa inquietudine, ma se l’occhio si concentra nell’osservare il legame che gli elementi di natura morta hanno tra di loro, si potrà percepire un certo senso di armonia, dato dal talento che il pittore ha nel saper trasformare una pera in un naso, dei funghi in orecchie, oppure delle mele in guance paffute.
    Trovo impressionante come Arcimboldo non si sia affidato solamente al mondo vegetale, ma bensì anche a quello degli animali esotici, tanto da essere riuscito a elaborare nuove e più ricercate tecniche pittoriche.
    Ritengo quindi che l’arte di Giuseppe Arcimboldo sia fantastica e bizzarra, ma in ciò ne riesce a ritrarre delle composizioni mai viste prima, che accompagnano l’osservatore in un mondo dove le persone sono fatte di frutta, verdura e animali.

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  33. Martina Toscano Laba   17 Gennaio 2024 at 15:29

    Arcimboldo
    Nelle opere di Arcimboldo ho notato un nuovo stile utilizzando oggetti naturali per ricreare i ritratti, per me un nuovo modo di fare arte riprendendo i vecchi i ritratti di altri artisti e utilizzare un nuovo metodo con la prospettiva.
    Con questi oggetti naturali è riuscito a creare alla perfezione le forme umane dando all’occhio il modo di riconoscere la persona.
    Questo suo modo di fare arte è divertente e fa risaltare la sua creatività.
    Una delle sue opere più celebri è “allegorie delle quattro stagioni” dove mostra una grande tecnica anche nel far combaciare gli elementi in una o più opere.

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  34. Giorgia Venturi LABA   17 Gennaio 2024 at 23:01

    Il pittore italiano Giuseppe Arcimboldo è conosciuto specialmente per i suoi ritratti che rappresentano oggetti organici come frutta, verdura e fiori. Ciò che nei suoi dipinti sembra essere un’accozzaglia caotica di oggetti, è in realtà una composizione ben pensata. Arcimboldo è considerato uno dei precursori del movimento surrealista ed era un maestro della prospettiva. Grazie alla sua abilità, i suoi ritratti presentano un effetto tridimensionale .Premetto col dire che l’arte manierista non mi ha mai attratto più di tanto, ritengo che la costante ripetizione dello stesso soggetto, faccia un po’ perdere la “specialità” di esso. ma nonostante ciò non posso negare che il manierismo originale, bizzarro e a tratti, anche un po’ inquietante, di Arcimboldo, ha la capacità di attirare l’attenzione dello spettatore. Giuseppe Arcimboldo, viene riconosciuto soprattutto per le sue “teste composte”, ovvero ritratti dove le sembianze del soggetto vengono riprodotte con accumuli di oggetti, frutta, animali, tutti in linea con un tema (per esempio, la testa composita della primavera composta da diverse specie di fiori e foglie).in quell’epoca molti studiosi di scienza e di anatomia iniziarono ad occuparsi dei cosiddetti “mostri”, ossia esseri umani nati con difetti fisici. C’è da dire che molti di questi “mostri” non erano reali, ma presi dalle cronache dei viaggiatori, che avevano una fantasia così viva da inventare esseri di tutti i tipi: il pesce vescovo (un pesce abbigliato come un vescovo), uomini con una sola gamba e un piede gigantesco e cose di questo tipo. E Arcimboldo, essendo anche lui stesso uno studioso e un appassionato della natura, collaborò con un grande “scienziato” dell’epoca, Ulisse Aldrovandi. Aldrovandi, nei suoi libri, parlò spesso di questi esseri “mostruosi”. Allo stesso tempo, Arcimboldo aveva studiato in modo profondo le opere di Leonardo Da Vinci, e fu colpito dalle sue caricature, che certamente lo ispirano per la pittura delle “Teste composte”. Attraverso le teste umane, egli riuscì a simboleggiare i quattro elementi (Aria, Fuoco, Terra, Acqua) e le quattro stagioni (Primavera, Inverno, Estate e Autunno), a cui dedicò opere davvero eccezionali. Illustrandone alcune opere. Si pensa che i significati che si nascondono dietro questi dipinti, non sarebbero altro che una celebrazione della corte asburgica (almeno questo è ciò che pensava il letterato Giovanni Battista Fontana). Tra le altre opere interessanti di Giuseppe Arcimboldi è possibile menzionare il Bibliotecario del 1566 (che probabilmente rappresenta un personaggio della corte di Massimiliano II che effettivamente faceva il bibliotecario) e le teste reversibili, ovvero dipinti che da un lato sembrano nature morte, ma capovolgendoli diventano teste composite: e l’esempio più famoso è il celeberrimo Ortolano del 1590 Sembra una natura morta, una scodella ripiena di ortaggi, con cipolle, patate, funghi e quant’altro, ma capovolgendo il dipinto appare la raffigurazione caricaturale di un ortolano (il naso è la patata, la cipolla è la guancia, i funghi dànno forma alle labbra e la scodella diventa il cappello del personaggio), alcuni suoi dipinti si possono guardare anche capovolti, e daranno vita ad altre immagini, diverse. Teste un po’ divertenti e un po’ mostruose, sicuramente geniali e stravaganti. L’artista, era senz’altro un pittore in anticipo sui suoi tempi di cinque secoli. I dipinti, realizzati durante l’alto rinascimento, sembrano assolutamente contemporanei e sorprendentemente moderni. Sembrano sfidare le mode e le tendenze, e anticipare le avanguardie del ventesimo secolo. Dopo secoli di oblio, solo dal 1900 in poi, Arcimboldo è stato riscoperto dai modernisti e dai surrealisti. Le opere di Pablo Picasso, Max Ernst,George Grosz, Rene Magritte, ed in particolare, Salvador Dalì che lo chiamava “il padre del surrealismo”, sono state influenzate da Arcimboldo. Man Ray, rese omaggio diretto alla sua pittura sul volto nodoso dell’Arcimboldo “Winter”. I ritratti di Arcimboldo, aggregano diversi archetipi del XVI secolo: il naturalismo, la botanica, l’astrologia. Per quanto riguarda questo l’approccio provocatorio e concettuale alla creazione artistica: Egli sfidava le norme ritrattistiche del suo tempo. Questo elemento, lo possiamo ritrovare in un’artista del nostro tempo Banksy: Bansky è famoso per il suo approccio politicamente impegnato e provocatorio, spesso esprimendo critiche sociali attraverso opere d’arte urbana. Inoltre, entrambi gli artisti hanno una componente di sorpresa nelle loro opere: Arcimboldo sorprende gli spettatori con la sua ingegnosa composizione di oggetti, mentre Banksy crea spesso opere d’arte di strada sorprendenti e inattese, apparendo improvvisamente nelle città. In questo modo, il parallelismo tra Arcimboldo e Banksy può essere visto attraverso la loro sfida alle norme artistiche e la capacità di catturare l’attenzione del pubblico attraverso l’originalità e la provocazione nelle loro opere.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   17 Gennaio 2024 at 23:29

      Di gran classe il riferimento ad Ulisse Aldrovandi. Forse mi ripeto: il parallelismo con Banksy mi sembra forzato…Arci era un integrato, Banksy un apocalittico. L’unica provocazione che interessava il nostro era la sorpresa divertente per compiacere il suo nevrotico mecenate.

      Rispondi
  35. Chan Vannak Vinella (LABA Cinema 1)   18 Gennaio 2024 at 10:24

    Il movimento manierista del XVI secolo sviluppatosi prima in Italia e poi in Europa ha sempre posto in me una sensazione di disorientamento unito a una concezione basata su preamboli dove gli artisti manieristi si discostano dai canoni rinascimentali. Analizziamo però la radice del termine: maniera, ovvero stile pittorico di un pittore o di una regione in particolare come ad esempio la teoria dei colori della pittura veneta. E’ evidente che durante la storia dell’arte i tre grandi geni del rinascimento quali Leonardo Da Vinci, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti siano il culmine della perfezione artistica lasciando un grande segno per i prossimi artisti futuri. I manieristi subiscono questo contatto con i loro stili prendendo ispirazione e facendoli da modello, ma si discosta dal tema principale che esaltava tanto il Rinascimento: la natura. I corpi cominciano ad assumere forme innaturali, quasi artificiose, seguite da prospettive ambigue e da una forte carica espressiva. La ritroviamo in Jacopo Pontormo come nel dipinto “La Deposizione di Cristo” o in Giulio Romano nella grande “Camera dei Giganti” a Mantova, dove la stessa architettura e pittura sembrano crollare addosso allo spettatore. Altri pittori invece fanno un genere pittorico come il ritratto una nuova forma di stile tutta sua.
    L’arte di Giuseppe Arcimboldo ad esempio, uno dei più importanti pittori della corrente artistica manierista, è conosciuta principalmente per le sue “teste composite”, ovvero ritratti dalle sembianze umane che vengono ricreate dall’assemblamento di oggetti, frutta e verdura per creare una composizione. Questo segna l’importanza del contatto con la natura, tema molto caro al pittore, creando un vero e proprio stile unico nel suo genere. Inizialmente ho trovato i suoi ritratti buffi e ‘caricaturizzati’ che distolgono il lettore dal tema principale, ma osservando con più attenzione si riesce a notare la sua precisione quasi millimetrica dei vari oggetti all’interno dello spazio. Tutto è al suo posto, niente è casuale. Analizziamo per esempio il dipinto “Il bibliotecario” realizzato nel 1562: i libri sembrano quasi diventare un tutt’uno con un corpo privo di materia uniforme. La resa della mani attraverso un ‘ventaglio’ di fogli, il libro aperto che funge da chioma per i capelli,…sono tutti elementi armonici e complementari che creano una composizione quasi metafisica e paranormale.
    La sua grande passione verso quel mondo naturale viene condivisa con il grande naturalista del Cinquecento Ulisse Aldrovandi attraverso una serie di schizzi dei disegni che realizza sulla natura. Non possiamo dimenticarci che Arcimboldo è molto stretto verso delle tematiche ben definite. Voluto da Massimiliano II tra il 1563 e il 1566 realizza la prima serie delle Quattro stagioni: Estate, Inverno, Primavera e Autunno. La sua grande attenzione verso la scelta degli oggetti da scena da dipingere rende un soggetto molto apprezzato dalle corti nobiliari di quell’epoca.
    I suoi dipinti mostrano anche un significato quasi aristotelico del macrocosmo e del microcosmo, ove la frutta o verdura costituiscono quel microcosmo che compongono il mondo sono il rapporto che compongono il tutto (il macrocosmo) il ritratto del quadro. Non a caso quello che vediamo di piccolo costituisce le fondamenta del nostro essere, la base per la nostra sopravvivenza all’interno di un complesso ciclo dalla vita alla morte. E’ chiaro che i dipinti di Arcimboldo siano prevalentemente dei ritratti di nobili, ma forse potrebbe anche allo stesso momento essere natura morta? Dal mio punto di vista riesco a intravedere entrambi i generi che sembrano entrare in contatto quasi simbiotica fra loro.
    “L’uomo è ciò che mangia” disse il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, sottolineando l’importanza della nutrizione come chiave non solo per la sopravvivenza dell’uomo ma anche da un punto di vista quasi intellettuale, perché noi abbiamo un corpo finito che ha bisogno di assimilare del cibo per far funzionare al meglio la nostra mente. Ritrovo questa teoria nei ritratti di Arcimboldo, scandita da una continua visione distorta della realtà dove il ribaltamento del quadro costituisce lo stesso ribaltamento della realtà medesima. Vedi un ritratto ma vedi anche un casco di frutta caotico.
    Infine ritrovo una leggera velatura satirica e ironica lo possiamo tradurre nelle sue opere, promuovendo il contatto che l’uomo deve entrare con la natura e dei suoi limiti, mostrando non la realtà così come l’avevano dipinto i geni del Rinascimento, ma la vera natura dell’uomo: ‘mostruosa’ ed enigmatica.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   18 Gennaio 2024 at 22:20

      Ottimo intervento. Ma non credo che Arci avesse e tantomeno pensasse alle nevrosi alimentari di Feuerback

      Rispondi
  36. Giulia Monti Laba   19 Gennaio 2024 at 18:36

    Le opere di Giuseppe Arcimboldo sono caratterizzate da una straordinaria creatività e da un approccio artistico innovativo che sfidava le convenzioni del suo tempo.
    È famoso soprattutto per i suoi ritratti composti da frutta, fiori, vegetali e animali che formano volti umani. Tra i suoi dipinti più famosi ci sono “La primavera”, “L’estate”, “L’autunno” e “L’inverno”, in cui, appunto, rappresenta le stagioni umanizzandole attraverso la combinazione di elementi naturali.
    Un artista che può essere paragonato a Giuseppe Arcimboldo è René Magritte. Entrambi gli artisti cercano di sconvolgere l’osservatore attraverso l’uso di elementi familiari e comuni in contesti inaspettati. Hanno un approccio giocoso e provocatorio all’arte, utilizzando l’immaginazione per rivelare nuovi livelli di significato e di esperienza.
    Mi piace il modo in cui Arcimboldo gioca con la percezione e l’illusione ottica, creando opere che possono essere osservate sia come ritratti tradizionali che come composizioni astratte.

    Rispondi
  37. Facchini Valeria LABA   20 Gennaio 2024 at 15:58

    L’articolo offre un approfondito sguardo sulla vita e l’opera di Giuseppe Arcimboldo, evidenziando il suo ruolo nel XVI secolo e la reinterpretazione moderna delle sue opere come precursori delle tendenze artistiche del XX secolo. La visione di Roland Barthes sulla doppia articolazione della pittura di Arcimboldo, combinando e permutando segni in modo simile alla struttura linguistica, aggiunge una dimensione intrigante alla sua opera.
    Il riconoscimento del carattere “mostroso” delle figure di Arcimboldo come un richiamo all’antica definizione latina di “mostrum” come qualcosa di soprannaturale e meraviglioso fornisce una prospettiva interessante, sottolineando la capacità dell’artista di connettere il tipo umano ai caratteri dell’universo.
    È particolarmente stimolante notare come Arcimboldo sia stato rivalutato nel XX secolo, rompendo con le critiche precedenti che lo consideravano superficiale. L’associazione con il surrealismo e la sua percezione come innovatore e anticipatore delle pulsioni estetiche moderne, come sottolineato dalla mostra a Tokio, contribuiscono a una reinterpretazione più positiva della sua eredità artistica.
    In questo contesto, citare George Grosz, un importante esponente del Dada e della Nuova Oggettività nell’arte tedesca del XX secolo, potrebbe aggiungere un interessante confronto. Grosz, noto per la sua satira politica e sociale, avrebbe potuto apprezzare la capacità di Arcimboldo di sfidare le convenzioni artistiche del suo tempo e il suo uso innovativo della forma e del contenuto.
    In conclusione, l’articolo offre una rilettura avvincente di Arcimboldo e della sua eredità, suggerendo una connessione tra il gioco visivo e la grande retorica, la magia e la sapienza. La rivalutazione di artisti come Arcimboldo nel contesto delle correnti artistiche del XX secolo è una testimonianza della fluidità e dell’evoluzione della percezione artistica nel corso della storia.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   21 Gennaio 2024 at 01:28

      Tutto bene, però non sono convinto che Grosz ipotizzando lo conoscesse, percepisse Arci come un pittore che sfidava le convenzioni con l’obiettivo di produrre immagini ironiche, satiriche contro il potere e la stupidità dell’uomo. Arci era pur sempre l’artista al servizio dell’imperatore e si può dire facesse di tutto per compiacerlo. Per un artista impegnato, di non comune rigore etico, spesso incazzato oltremisura con i politici e l’élite dirigenziale di merda colpevoli degli innumerevoli errori che fecero precipitare il mondo nella barbarie della guerra, i divertissement artistici di Arci erano l’equivalente di una untuosa sviolinata, geniale finché si vuole, ma poco conformi allo stile esplicito, espressivo, arrabbiato, maturato da Grosz per ridicolizzare le bassezze dei suoi simili.

      Rispondi
  38. Sara Cadegiani LABA   21 Gennaio 2024 at 18:02

    Arcimboldo è un artista rinascimentale che ha guadagnato notorietà per le sue straordinarie e originali opere, ma la sua produzione è spesso oggetto di controversie e interpretazioni contrastanti. La sua abilità nel creare ritratti componendo figure umane con elementi naturali, come frutta, fiori o animali, è indubbiamente unica e affascinante.
    Da un lato, la sua creatività e maestria tecnica sono evidenti, poiché è riuscito a trasformare oggetti apparentemente ordinari in opere d’arte straordinarie. Il suo approccio giocoso e fantasioso alla pittura offre uno sguardo innovativo e divertente sulla rappresentazione del corpo umano, sfidando le convenzioni artistiche del suo tempo.
    D’altro canto, alcuni critici potrebbero sottolineare che l’opera di Arcimboldo può essere interpretata come puramente concettuale e priva di profondità emotiva o concettuale. La sua predilezione per la forma a scapito del contenuto potrebbe essere vista come una mancanza di serietà artistica da parte di alcuni osservatori. Inoltre, la sua predilezione per la rappresentazione allegorica potrebbe rendere le sue opere difficili da decifrare per alcuni spettatori, limitando così la loro accessibilità.
    Arcimboldo è indubbiamente un maestro nell’arte dell’ingegno e dell’innovazione, ma la sua espressione artistica potrebbe non risuonare con tutti gli spettatori, poiché alcuni potrebbero preferire opere con un significato più profondo o emozionale. La sua eredità artistica rimane, comunque, un intrigante capitolo nella storia dell’arte rinascimentale.

    Rispondi
  39. Cecilia Ruffini LABA   22 Gennaio 2024 at 13:45

    Arcimboldo ritengo sia un genio creativo dell’arte, il mondo dell’arte ha conosciuto una rivoluzione affascinante e straordinaria grazie ai suoi ritratti. La sua abilità nell’intrecciare elementi naturali per creare ritratti sorprendenti è a parer mio un esempio di ingegno e originalità. Le sue opere sono vere e proprie sinfonie visive, dove frutti, fiori e creature viventi si fondono alla perfezione in una sinfonia pittorica per dar vita a composizioni uniche. L’approccio innovativo di Arcimboldo ha aperto nuove prospettive nella rappresentazione artistica, dimostrando che la bellezza può essere trovata nelle connessioni inaspettate della natura, nonostante questo sono assai dispiaciuta sia visto come un artista mediocre.

    Rispondi
  40. Francesco Zambelli LABA   24 Gennaio 2024 at 21:13

    Ho sempre considerato Arcimboldo come un predecessore del surrealismo.
    Potersi immaginare persone/soggetti composti di elementi differenti dalla loro natura è prettamente impressionista.
    Noto anche un leggero parallelismo con la fase del cubismo analitico: il ri-assemblare oggetti con la propria visione, dando nuove forme e contesti è come di entrambi gli stili (quelli di Arcimboldo e quello di Pablo Picasso), vedi “Il libraio” e “Natura morta con sedia impagliata”.
    La ricerca delle forme e dell’armonia tra i vari elementi, mi sembra correlata fra loro.

    Rispondi
  41. giacomo   24 Marzo 2024 at 13:32

    Arcimboldo a parere mio ha dato uno schiaffo a tutta l arte del 1500 innovativo e molto definito nei dettagli delle sue opere, mi piace il fatto che per secoli, l’interpretazione fantastica e grottesca della realtà visibile sono stati considerati aberrazioni o forme artistiche di poco valore. Tuttavia, nel corso del Novecento, l’approccio all’arte e alla sua valutazione ha subito un radicale cambiamento.

    Rispondi
  42. Tommaso Francioni LABA   1 Aprile 2024 at 17:11

    Una delle cose che mi ha preso di più di questo articolo é il fatto che il manierismo é ed é stato all’ora uno dei periodi più, nel campo dell’arte produttivi di idee e Giuseppe Arcimboldo é stato uno dei padri di questo nuovo modo di vedere l’arte tramite la creazione di opere, aventi come tema principale, il mescolarsi dei vari elementi al fine di risucire a renderli un’unico soggetto. In’oltre é stato interessante notare che molti artisti, anche manieristi, hanno espresso opinioni contrastanti fra di loro ai fini del suo metodo come, appunto, il citato Roland Barthes

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