Vivian Maier La fotografa ritrovata in oltre 100 foto della sua produzione artistica

Vivian Maier La fotografa ritrovata in oltre 100 foto della sua produzione artistica

BOLOGNA – Il 3 Marzo 2018 Palazzo Pallavicini ha nuovamente aperto le sue magnifiche porte ai visitatori con la mostra Vivian Maier – La fotografa ritrovata, visitabile fino al 27 maggio. Nelle stanze di questo meraviglioso palazzo sito nel cuore di Bologna vengono esposte oltre 100 foto provenienti dall’archivio Maloof Collection e dalla Howard Greendberg Gallery di New York per raccontare la produzione artistica di una tra le più curiose fotografe della seconda metà del XX secolo.

Vivian Maier (1926-2009), nacque a New York ma visse buona parte della sua giovinezza in Francia. Ed è proprio lì, con una Kodak Brownie, che cominciò ad approcciarsi alla fotografia amatoriale. Nel 1951, di ritorno negli Stati Uniti, iniziò a lavorare come tata presso una famiglia residente a Southampton e a dedicarsi assiduamente, nel tempo libero, a quella che era ormai divenuta la sua passione. Comprò una Rolleiflex e iniziò ad immortalare la gente di strada, a documentare la New York degli anni ’50 fissandola nella sua quotidianità. Scattò fotografie per tutta la vita, producendo, in quasi cinquant’anni, un corpus di negativi superiore alle 100.000 unità, raccontando le storie degli altri nelle città in cui visse, giocando con la propria immagine riflessa negli specchi, fissando nella pellicola sensazioni e sguardi.

Vivian Maier, Self-portrait, 1953.
Vivian Maier, Self-portrait, 1953.

Con le 100 fotografie in bianco e nero e le 20 a colori esposte nelle sale di Palazzo Pallavicini, la curatrice Anne Morin intende raccontare proprio questi aspetti della vita e della produzione artistica della Maier: il visitatore viene accompagnato alla scoperta della gente di strada, dei bimbi, degli innamorati, dei vecchi, dei giovani, delle ombre e del viso della stessa Maier, in un susseguirsi di occhi, di mani, di emozioni. Traspare totalmente quello che è il tratto distintivo della produzione di questa fantastica fotografa: il suo voler cogliere l’attimo, fotografare il momento, il qui e ora che le si presentava davanti agli occhi. Documentare l’ordinario, il quotidiano, le scarpe rotte dei bimbi e le smorfie delle signore della borghesia, indisposte dalla presenza della Maier che le urtava appositamente per catturare i loro sguardi. Gli occhi bianchi di un vecchio pescatore e le braccia forti dei giovani marinai, il giornale della mattina, le insegne dei negozi ed anche il mare. Talvolta la fotografia diviene atto fine a se stesso, gesto compulsivo, ridondante; innumerevoli volte si trasforma nel medium in cui la fotografa cerca se stessa, in maniera quasi ossessiva. Vivian Maier scattava di continuo le sue fotografie ma non le mostrava mai a nessuno.

Il percorso della mostra termina con la testimonianza del passaggio dalla fotografia in bianco e nero a quella a colori, il quale avvenne negli anni ’70, quando l’artista decise di comprare una Leica IIIc e di concentrare la propria attenzione su soggetti nuovi: gli uomini lasciano spazio agli oggetti, ai rifiuti, alle composizioni, ai giornali e ai graffiti.

Vivian Maier lavorò come tata per tutta la vita: fino al 1956 a New York e poi a Chicago, per il resto dei suoi giorni offrì il suo spirito libero e la sua curiosità ai bimbi che accudiva. Furono proprio tre di questi bimbi, divenuti adulti, a prendersi cura di lei quando, negli anni ’80, ormai anziana e con problemi di denaro, non riusciva più a pagare l’affitto. Si riunirono e contribuirono a pagare per lei l’affitto di un monolocale in modo da assicurarle un tetto sulla testa: tuttavia, nel 2007, la fotografa era sommersa dai debiti e alcune delle sue cose vennero messe all’asta. Tra queste, il corpus di negativi, tesoro di tutta una vita, venne smembrato e venduto a vari acquirenti. Una consistente parte fu acquistata da John Maloof, colui che ha portato la fotografa ritrovata all’attenzione del pubblico mondiale e che ha curato l’archiviazione della massiccia collezione entrata in suo possesso.

La mostra di Palazzo Pallavicini è, dunque, occasione per ammirare dal vivo alcune delle finestre sulle vite degli altri aperte dalla Maier e custodite per tanto tempo dalla stessa fotografa, che fu al contempo donna, tata, artista, intellettuale, amante della vita e della curiosità, nonché una delle maggiori esponenti della fotografia di strada.

Copyright Marianne Bargiotti photography 2018

VivianMaierBologna

Informazioni utili:
Vivian Maier – La fotografa ritrovata
Dove: Palazzo Pallavicini, via San Felice 24, Bologna.
Quando: dal 03/03/2018 al 27/05/2018
Orari d’apertura: dal giovedì alla domenica, dalle ore 11 alle ore 20
Biglietto d’ingresso: Intero 13 €/ Ridotto 11 €
Info dettagliate sul sito www.palazzopallavicini.com
www.vivianmaier.com
Marika Jessica Farina

4 Responses to "Vivian Maier La fotografa ritrovata in oltre 100 foto della sua produzione artistica"

  1. Esius   12 Marzo 2018 at 09:28

    Ho visitato la mostra pochi giorni fa, leggere l’articolo mi ha fatto ripercorrere il percorso espositivo ad occhi chiusi. Mostra e palazzo fantastici, articolo super! Bravi!

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    • Marika   16 Marzo 2018 at 12:03

      Gentile Esius, la ringrazio per la sua preziosa testimonianza: Palazzo Pallavicini è un luogo carico di storia e al contempo ricco di sorprese. Effettivamente un motivo in più per visitare questa mostra.

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  2. zirbo   12 Marzo 2018 at 12:36

    Molto molto intrigante… il prossimo giro a bologna sarà una delle nostre tappe!

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    • Marika   16 Marzo 2018 at 12:07

      Buongiorno Zirbo, sono felice di averti incuriosito, è sempre una bella soddisfazione incuriosire il lettore. Ad ogni modo questa fantastica mostra merita davvero. Buona visita!

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