“O Viareggio più bella dell’oriente”. La città vista da un viareggino

“O Viareggio più bella dell’oriente”. La città vista da un viareggino

VIAREGGIO – Tanta gente in questi giorni sta affollando il Carnevale di Viareggio e secondo le previsioni, l’incasso dovrebbe aver superato i 500 mila euro. Non toccato dal Coronavirus, il Carnevale di Viareggio rappresenta ancora di più uno degli eventi principi di questa festività. Questa è una città tutta da scoprire e io voglio farvela conoscere! Ecco com’è Viareggio vista da un viareggino.

Mi chiamo Francesco e, da un anno, vivo a Firenze. Ma sono nato e cresciuto a Viareggio. Questo spensierato comune della costa toscana è stato, ed è tutt’ora, meta di migliaia di turisti ogni anno, provenienti anche dai posti più nascosti d’Europa e del mondo. Ma cos’è che fa di Viareggio… Viareggio? E com’è Viareggio vista da un viareggino?

VIAREGGIO, LA CITTà VISTA DA UN VIAREGGINO
Viareggio vista da un viareggino: la città negli anni ’30

Probabilmente oggi viene scelta principalmente come luogo di relax balneare, d’estate, e città del Carnevale, d’inverno. Ma non è (o non è stata) solo questo. Vi vorrei raccontare di alcuni posti, di alcuni personaggi che qui hanno contribuito a scrivere la storia di questa città.

Avete presente il bel viale a mare che corre lungo la costa, pieno di negozi di abbigliamento, bar e via dicendo? Quella è la Passeggiata ma, per come la conosciamo oggi, è profondamente cambiata da come si presentava ad inizio 1900, periodo in cui fu realizzata. Infatti fu un incendio datato 19 ottobre 1917 a distruggere quasi completamente gli edifici esistenti, che erano tutti in legno. Negozi, caffè, chalet, tutto andò distrutto in poche ore. Compresa la bellissima galleria Nettuno, l’elemento di maggior pregio. Una galleria con tetto a spiovente dove all’interno trovavano spazio negozi, teatro e sale da ballo.

Rimane adesso un solo edificio originale: il Martini (chalet di Samuele Martini). L’altro, al suo fianco, è il meraviglioso Gran Caffè Margherita. Quello che vediamo adesso è però un rifacimento della fine degli anni ‘20, su progetto anche di Tito Chini, grande interprete dello stile liberty, stile che caratterizza molti degli edifici viareggini.

viareggio vista da un viareggino
Viareggio vista da un viareggino: Il Martini

Quello che forse non sapete, (forse), è che qui era solito sostare il grande compositore Giacomo Puccini, per riposare in seguito a intere notti trascorse a lavorare sulla “Turandot”, ultimo atto della sua vita.

Sostate dunque a sorseggiare un buon caffè (o a leggere un bel libro) e, chiudendo gli occhi, perché non immaginare di volare indietro fino al 1919, quando l’illustre Puccini sedeva lì, magari al vostro fianco?

Magari vi avrebbe potuto invitare alla sua villa, sita nella frazione di Torre del Lago, da dove si può godere di una meravigliosa vista.

Giacomo Puccini non è stato l’unico personaggio illustre che qui ha avuto dimora. Vi dice nulla il nome di Mario Monicelli? Si, esattamente lui, il regista. Amava a tal punto la città da dire a tutti di esserci nato. In realtà qui frequentò le scuole, fino al secondo anno di liceo (per la precisione il Liceo Classico G. Carducci, che anche chi scrive ha frequentato e ha avuto la fortuna, negli archivi, di leggere le pagelle del regista). Nacque, invece, a Viareggio lo scrittore Mario Tobino che ci racconta della città nella sua raccolta “Sulla spiaggia e di là dal molo”. Ne potrei citare tanti altri, da Maria Luisa di Borbone fino ad arrivare a Lorenzo Viani.

La bella Viareggio divenne famosa anche per la cantieristica navale, un fiore all’occhiello tutto italiano, e per i suoi palombari. Per questo, ben nascosto per chi non conosce la città, da visitare c’è assolutamente il Museo della Marineria (Via Pescheria 9 se volete andare) che, all’interno di un’unica grande sala (un ex mercato ittico) ci porta nella storia della cantieristica della città, fino a raccontarci la tragedia dell’Artiglio, una nave di recuperi con a bordo i migliori palombari viareggini che nel 1930 esplose a largo delle coste francesi, durante la demolizione di un’altra nave affondata carica di munizioni.

Oggi sono conservati e visibili a tutti il timone e l’elica del relitto che furono recuperati 75 anni dopo. Da menzionare è sicuramente la presenza del cannocchiale del poeta inglese Percy Bysshe Shelley. Questo dopo una vita errabonda, tragica e avventurosa, annegò nel mare di fronte a Lerici, all’età di circa trent’anni. Il mare restituì il suo corpo sulla spiaggia di Viareggio il 18 luglio 1822, dieci giorni dopo il naufragio della sua goletta. Nel punto in cui il suo corpo fu bruciato, sorge l’omonima piazza, di fronte alla villa di Paolina Bonaparte (adesso un museo archeologico) e al Liceo classico.

viareggio vista da un viareggino
Louis Edouard Fournier “The Funeral of Shelley”

Ulteriore pezzo di storia viareggina è la Torre Matilde, esempio di architettura militare del XVI, che prende il nome dall’errata attribuzione alla Matilde di Canossa. Fu eretta a sostituzione del precedente castello di Viareggio a protezione della costa, che era avanzata di 600 metri. All’inizio del XIX secolo fu invece adibita a carcere. Adesso, dopo vari restauri nel corso del tempo, ospita esposizioni artistiche ed eventi culturali. Con la sua altezza è un punto di riferimento per tutti quanti.

Consiglio di visitare la città anche nel periodo di marzo, in particolare la settimana prima del 25, festa di Maria Annunziata, patrona della città di Viareggio, viene infatti organizzata la tradizionale Fiera dei Ciottorini. Con questo termine si indicano piccoli oggetti artistici, giocattoli e vasellame in terracotta, quasi sempre non colorata, prodotti artigianalmente. La fiera, di dimensione molto ridotta, si svolge in piazza del Mercato Vecchio e in piazza Ragghianti, un tempo in piazza Grande (poi diventata piazza Nieri e Paolini). Vi si possono acquistare oltre ai “ciottorini”, prodotti alimentari tipici, libri di storia locale, oggetti artigianali, e altri oggetti della tradizione viareggina.

E si, infine, c’è il famoso Carnevale. La prima storica edizione è datata 1873, e nasce dall’idea di alcuni giovani della Viareggio bene di allora che frequentavano il caffè del Casinò. Era il 24 febbraio 1873 e si pensò ad una sfilata per il giorno successivo, Martedì Grasso.

Da allora, se si esclude la pausa dovuta alla seconda guerra mondiale, non ha mai smesso di rallegrare grandi e piccini, accompagnata dalle sue mascotte Burlamacco e Ondina.

Questo che ho voluto scrivere non ha la supponenza certo di essere una guida o una descrizione, ma una semplice esca per incuriosirvi un po’ e spingervi a perdervi nella storia di quella che un tempo era il fiore all’occhiello della costa toscana e dell’Italia, desiderata, amata e vissuta da poeti, scrittori, artisti e nobili.

O Viareggio più bella dell’oriente

che nell’immacolato celeste delle tue sere

esali l’acuto profumo dell’oleandro,

in te son nato

in te spero morire.

E lacerino le trombe l’aria,

solenni e motteggiatrici,

quel dopopranzo di malinconia pensierosa

che trasporteranno al cimitero

l’unico poeta.

poesia di Mario Tobino da L’asso di picche (1955)

 

Se cercate un alloggio a Viareggio qui vi consigliamo un’altra struttura storica, il Sina Astor Hotel  e se passerete in città entro metà marzo vi consigliamo la mostra: FESTA Enrico Coveri Art Collection, alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani (fino al 15 marzo 2020 )

testo di Francesco Frosini

Autore MyWhere

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