Fonte della Fata Morgana per riscoprire la Casina delle Fate

Fonte della Fata Morgana per riscoprire la Casina delle Fate

FIRENZE – Un luogo magico situato alle pendici del colle Fattucchia: la Casina delle Fate e la sua Fata Morgana

Sapete quanto noi siamo affascinati da luoghi che serbano magia e fascino esoterico e non potevamo non raccontarvi della Fonte della Fata Morgana andando alla scoperta della Casina delle Fate.

Notizie desunte dalla lettura de Il Riposo di Raffaello Borghini del 1584, ci informano che la Casina (ci troviamo nel comune di Bagno a Ripoli) venne progettata negli anni ’70 del Cinquecento dal Giambologna (nome italianizzato di Jean Boulogne, nato in Francia a Douai nel 1529 e spirato a Firenze nel 1608) come ninfeo all’interno del parco di Villa Il Riposo della potente famiglia Vecchietti.

Ritratto Giambologna
Ritratto Giambologna. Photo Credit: Teylers Museum

L’edificio, conosciuto anche con il nome Fonte della Fata Morgana, presenta un’insolita pianta a L. Si viene accolti nella stanza centrale da un pavimento a mosaico di piccoli ciottoli bianchi e neri, formanti la scritta Fonte Morgana; di fronte una grande conca, sorretta da un basamento vagamente somigliante alla coda di una sirena, che ospitava il mezzo busto della Fata (l’originale del Giambologna si trova in una collezione privata).

Statua fata Morgana
Giambologna, Fata Morgana, 1572, collezione privata. Photo Credit: Arrigo Coppitz

A lato della fontana si apre un portale, che tramite minute scalette, dà adito al piano superiore, qui stretti locali erano utili per apprestar le vivande, scrive il Borghini.

La statua è stata concepita dallo scultore a mezzo tra un Afrodite accovacciata e una anadiomede (emergente -dal mare-) di epoca ellenistica, dà l’idea di essere seduta, o quanto meno appoggiata con parte di una gamba.

Venere/Afrodite (leggenda vuole che sia nata dalla schiuma del mare) in antichità è scolpita sovente in unione con l’elemento acqua, la stessa Morgana vi è spesso associata, del resto mor in antico celtico significa acqua. Entrambe sono ritratte frequentemente come geni acquatici o sirene.

Fontana Morgana
Fontana della Fata Morgana, dettaglio basamento. Photo Credit: Clara Vannucci

Un classicismo che l’opera del Giambologna indubbiamente lascia trasparire: nella capigliatura, nella torsione del busto, nell’imperturbabile espressione del volto e nella grazia delle forme. Tratti classici che si confondono con lo spiccato manierismo dell’architettura esterna del piccolo complesso.

La facciata ha gusto teatrale: finti mattoncini graffiti, color rosa-quarzo, mettono in rilievo la biancastra pietra alberese dell’arco di accesso e delle due strette monofore laterali (a me ricordano tanto quelle absidali di una pieve romanica!).

Casina delle Fate
Casina delle Fate. Photo Credit: Clara Vannucci

Le bugne degli archi e del timpano d’ingresso, forse a forma di coda di ermellino (5 ermellini arrampicanti sono raffigurati proprio sullo stemma della famiglia Vecchietti), lasciano filtrare sagome di luce in continuo e lento movimento sulle pareti interne. Tre finestrelle nel registro superiore accentuano l’illuminazione che si tramuta in qualcosa di magico.

Insieme allo scintillio dell’acqua e ai dipinti, che secondo Borghini dovevano ricoprire gran parte degli spazi, l’effetto generale doveva essere a dir poco scenografico.

Fonte fata Morgana
Giochi di luce all’interno della Casina delle Fate

Un tabernacolo a sinistra e vasche con archi a destra fiancheggiano il locale della fontana. Il tabernacolo un tempo era affrescato (molto probabilmente da Santi da Tito, ingaggiato per dipingere anche numerose stanze della Villa di Bernardo Vecchietti) con l’episodio biblico di Gesù e la Samaritana.

Il Ninfeo è stato voluto dall’artista fiammingo come luogo aperto, dove i viandanti potessero riposare, abbeverare i propri animali, o dove le contadine potessero lavare i propri panni. Un posto dedicato all’accoglienza, con la peculiarità antesignana del riuso circolare dell’acqua per ridurre al minimo gli sprechi.

Colle Fattucchia e le sue leggende

Le reminescenze magiche qui evocate sono accresciute ancor più dalla toponomastica. Raffaello Borghini nel suo libro afferma che già anticamente la sorgente era nominata Morgana e il colle (236 m.), alle cui ripide pendici si trova la Casina, è stato chiamato Fattucchia. Nel Nuovo dizionario del 1838 di Vincenzo Mortillaro il termine fattucchia’ra indica una strega, una ammaliatrice, fattucchia è quasi certamente la forma apocopata della parola.

Colle Fattucchia
Colle Fattucchia e la Casina in una vecchia cartolina

E chi se non Morgana, l’ammaliatrice per eccellenza del ciclo arturiano, poteva troneggiare in questo scorcio di campagna? La donna in origine, nel folclore europeo, era in realtà interpretata come una dea benevola, regina delle Isole Felici, solo nel Medioevo con Vita Merlini del chierico Goffredo di Monmouth (1184) viene degradata a rango di strega, in grado di provocare miraggi e trasformare gli esseri umani in animali e cose inanimate.

Lapide fonte delle fate
Lapide esterna con scritta. Photo Credit: Clara Vannucci

Leggende narrano di feste e baccanali, di apparizioni di giovani ninfe e del potere ringiovanente di quelle acque. Un quadro paesaggistico dove tutto, i nomi dei luoghi e le sculture offrono ai passanti, capitati lì per caso o meno, attimi rubati ad un ameno passato.

Una speciale raccolta fondi per Morgana

L’edizione 2020 di Artigianato e Palazzo che prevede un fitto programma (Blogs & Crafts i giovani artigiani e il web, Ricette di Famiglia con show cooking e degustazioni, Premio Perseo per l’espositore più apprezzato dal pubblico, Premio del Comitato Promotore per lo stand più bello), lancia una speciale campagna volta a raccogliere fondi per restaurare la Fonte e, nel contempo, ricreare e ricontestualizzare una copia della statua Morgana.

Ogni anno l’iniziativa si rinnova per salvare dal degrado luoghi o opere. Nel 2018 è stata devoluta la somma di 50.000 euro per la riapertura del Museo della Manifattura Richard Ginori di Doccia, nel 2019, 40.000 euro sono serviti per finanziare i restauri delle opere d’arte russe, eseguite a Firenze tra Ottocento e Novecento.

Morgana in mostra nella Sala da Ballo di Palazzo Corsini

La statua di Morgana, che durante la manifestazione a settembre sarà esposta nella Sala da Ballo buontalentiana di Palazzo Corsini (per l’evento si aprirà al pubblico!), è già in lavorazione sotto le sapienti mani di Filippo Tattini, diplomato presso l’Opificio delle Pietre dure e specializzato in restauri dei Beni Culturali. Sono stati adoperati materiali speciali, resina mista a polveri di marmo, una soluzione che consentirà una preservazione pressoché totale, nonostante l’ambiente del Ninfeo sia molto umido e sottoposto a frequenti sbalzi di temperatura.

Filippo Tattini
Filippo Tattini nel suo laboratorio, fase preparatoria calco Fata Morgana

Altre sculture decorative depredate dall’edificio come la maschera di Medusa, un muso di gatto, il sole trigramma di San Bernardino da Siena e lo stemma dei Medici, saranno riproposte con disegni dell’artista contemporaneo Nicola Toffolini (insignito oltreoceano del prestigioso Pollock-Krasner Foundation Grant 2020-2021), nella cui arte si mescolano Natura e Artificio in linea con l’impronta manierista della costruzione del Giambologna.

Egli è chiamato a pensare secondo una nuova ottica, non seguendo necessariamente l’iconografia classica, soprattutto il mascherone della Gorgone. In una recente intervista, in seguito a una visita presso la Fonte, ha dichiarato di essere rimasto colpito in principal modo dallo scorrere onnipresente dell’acqua, dal rumore scrosciante costante e dalle concrezioni calcaree accumulatisi in modi bizzarri. I disegni saranno esposti nella Sala da Ballo e riuniti in un catalogo, la cui vendita confluirà nella campagna fondi.

XXVI edizione Artigianato e Palazzo

La manifestazione Artigianato e Palazzo, giunta alla sua XXVI edizione, organizzata dall’Associazione Giardino Corsini su progetto di Neri Torrigiani e Giorgiana Corsini, ha come obiettivo promuovere e far apprezzare ad un pubblico sempre più vasto la fantasia, l’originalità e la magistrale competenza dei nostri artigiani.

Neri Torrigiani e Giorgiana Corsini
Giorgiana Corsini e Neri Torrigiani all’interno del Ninfeo. Photo Credit: Clara Vannucci

Anche quest’anno, dal 17 al 20 settembre, nella suggestiva cornice del seicentesco Giardino Corsini, tra profumate limonaie, aiuole, siepi geometriche e statue secolari si esibiranno oltre 90 testimoni della più alta tradizione artigiana, con particolare riguardo verso le generazioni emergenti: ceramisti, molatori, intagliatori, liutai, sarti, orafi, intarsiatori di pietre dure e legno, intrecciatori di paglia, designer ecc….

blogs and crafts
Artigianato e Palazzo, Blogs and crafts. Photo Credit: Clara Vannucci

Sarà un’occasione per rilanciare la stagione delle fiere, regionali e fiorentine, per condividere e interpretare tanti differenti stili che si sviluppano e contaminano tra antichi saperi e nuove tecnologie.

Vetrine a cielo aperto

Verranno ricreati angoli di bottega, vetrine a cielo aperto dove chiunque possa interagire e testare di persona la creazione di oggetti unici.

Per la prima volta, sotto il monumentale loggiato del Buontalenti, presenzieranno i laboratori di San Patrignano con le loro enormi carte da parati realizzate a mano, e le sedute del giovane designer Cosimo De Vita. Sono 16 in legno massello decorate con un singolare pantografo e ispirate a siti culturali d’interesse mondiale (progetto CITYNG).

Nel corso della videoconferenza di presentazione della manifestazione, tenuta qualche giorno fa, Giorgiana Corsini ha definito questi artigiani monumenti viventi, e d’obbligo è propagandare il loro ingegno e la loro abilità. Durante le esposizioni avremo la possibilità di osservare e scoprire step by step il processo lavorativo che sta dietro agli straordinari manufatti; attireranno l’attenzione di grandi ma soprattutto accenderanno la curiosità dei bambini.

Firenze, nessuna città più adatta

Nessuna città, se non Firenze, poteva offrirsi come palcoscenico migliore. Fin dal Medioevo le Corporazioni di lavoro, Arti e Mestieri, sono state figure essenziali che hanno contribuito a conformare la società odierna e improntare il tessuto urbano.

Via Spadari, Via dell’Ariento, Via Calzaioli, Via de’ Cimatori, Via Calimala (una delle Arti maggiori dedite al commercio internazionale dei panni di lana), sono solo alcune tracce lasciate nella viaria fiorentina, zone che derivano il loro nome dalle officine che lì operavano. Associazioni dotate di rigide regole e alta professionalità, ognuna possedeva un gonfalone che le distingueva, un tribunale per le contese e un proprio statuto disciplinante il lavoro degli affiliati.

Artigiani al lavoro
Immagine tratta da De Spherae, bottega dell’orafo, 1480-1490, Biblioteca Estense Modena. Photo Credit: Wikipedia.com

Preziosa manodopera che si è pazientemente tramandata nei secoli, arricchita da continui scambi e influssi creativi provenienti da oltre confine e resa oggi maggiormente sofisticata grazie a moderni strumentari.

Ricompense per le donazioni del restauro della Casina delle Fate

Le ricompense per chi volesse sostenere tale nobile causa prevedono: incontri e visite esclusive in palazzi storici fiorentini solitamente chiusi al pubblico (compresa la Fonte della Fata Morgana), cappelli di paglia eseguiti a mano ispirati alle fate, disegni di Nicola Toffolini, affissione del proprio nome (o logo in caso di aziende) su targhe apposte sul muro esterno dell’edificio cinquecentesco.

Verrà, inoltre, battuto all’asta un bracciale in oro, lo stesso indossato da Morgana sul braccio, realizzato dal maestro orafo Paolo Penko, anche in questo caso il ricavato sarà devoluto per il restauro della Casina.

 

 

Comunque se vi affascinano le magie, le fate, l’esoterismo o ancor più le Profezie qui trovate diversi nostri articoli dedicati a Quanti “previdero” il Coronavirus

 

Arianna Tinagli

One Response to "Fonte della Fata Morgana per riscoprire la Casina delle Fate"

  1. David Giacomelli   17 Luglio 2020 at 09:39

    Finalmente qualcuno che si è accorto che sul pavimento c’è scritto Fonte Morgana non Fata Morgana, sembra un particolare da poco ma non lo è!

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