MONDO – Fantasia, colori, animazione, tecnica mista e live action. Quali sono i migliori film della Disney e quali sono le migliori pellicole Pixar? In questo articolo abbiamo voluto unire i migliori prodotti delle due case di produzione da sempre in connubio.
Vera propria industria di sogni, la Walt Disney Pictures ci ha accompagnati per quasi un secolo con lungometraggi d’animazione che nel bene e nel male si sono sempre fatti amare e apprezzare. In anni più recenti, la nascita dello studio parallelo Pixar, incentrato su prodotti in tecnica digitale, ha dimostrato quanto la Casa del Topo fosse interessata anche a rimanere al passo coi tempi per quanto riguarda l’avanguardia tecnologica, ma ciò non ha certo nuociuto alla qualità contenutistica dei film, che invece non ha fatto altro che aumentare. Consci che selezionare solo venti film tra le infinite meraviglie della filmografia disneyana non le rende giustizia, vi proponiamo la nostra lista dei migliori film Disney e Pixar, i titoli animati più rappresentativi delle due case di produzione, quelli che più hanno segnato la storia del cinema e rapito l’immaginazione di grandi e piccoli.
Biancaneve (1937)
Con strepitosi sfondi in acquerello e l’allora avanguardista tecnica del rotoscopio a dar realismo alle figure umane, la trasposizione della fiaba di Biancaneve fu una visionaria scommessa vinta. Se fino a quel momento l’animazione era relegata alla forma del corto comico, ora si poteva puntare a lungometraggio dalla struttura narrativa più ampia e articolata. La paura più grande era quella di annoiare la platea, ma il successo ha vanificato i timori, regalando un capolavoro dai tempi comici perfetti, una giusta dose di romanticismo e un pizzico di horror che non guasta.
Fantasia (1940)
In contemporanea con il bellissimo Pinocchio, Walt Disney sforna il suo capolavoro riconosciuto: Fantasia. È una grandissima antologia di corti visionari accompagnati da alcuni tra i più potenti e celebri brani di musica classica in assoluto, una continua stimolazione sensoriale veicolata da un’animazione strepitosa e da una cura per il montaggio sonoro stereofonico che ha fatto scuola. Al netto di alcuni frammenti non invecchiati benissimo, come l’epopea dei dinosauri commentata da La sagra della primavera di Stravinsky, bastano la stupenda rievocazione dello Schiaccianoci o il divertentissimo corto sull’Apprendista Stregone a meritare tutti gli elogi possibili. Nel 1999 ne è uscito un sequel eccellente, Fantasia 2000.
Dumbo (1942)
Quella dell’omonimo elefantino dalle grandi orecchie è una meravigliosa storia di amore materno, amicizia e riscatto che prevalgono sulla discriminazione degli handicap, da sempre mostruosa fonte di solitudine e scherno. Sequenze da antologia come l’allestimento del circo sotto un’epica pioggia torrenziale o il trip antelitteram degli Elefanti Rosa fanno da contraltare al concentrato di emozioni quali commozione estrema e divertimento spensierato. Un racconto di formazione che fa pensare e si lascia ricordare per sempre.
La carica dei 101 (1961)
L’insuccesso finanziario dello sfarzoso La bella addormentata nel bosco ha costretto la Disney a ripiegare su tecniche d’animazione più semplici, volte al risparmio. La carica dei 101 è il primo lungometraggio è il titolo più rappresentativo di questa nuova era dello studio. Niente più fiabe di principesse e incantesimi; l’azione si svolge in una fredda e piovosa Londra, negli stessi anni in cui il film viene distribuito nelle sale, i suoi personaggi affrontano problemi reali della quotidianità. Memorabili gli antagonisti, soprattutto la lunatica e vanitosa Crudelia De Mon con il fetish per le pellicce, vera anima comica di un film che trova pure il tempo di citare i film di guerra-carcerari degli anni Cinquanta.
Robin Hood (1973)
Dai realizzatori di La spada nella roccia arriva questa versione con animali antropomorfi delle avventure del bandito che ruba ai ricchi per dare ai poveri in un’Inghilterra mal governata dall’avido Re Giovanni. Un’impeccabile caratterizzazione dei personaggi va di pari passo con l’orchestrazione delle gag, le movimentate scene d’azione e il tema profondo della lotta a una monarchia corrotta, dando vita a un lungometraggio d’animazione congegnato a regola d’arte, con alcuni dei motivi musicali migliori mai sfornati per un cartone Disney. Forse la più riuscita versione sul personaggio di Robin Hood, con tutto il rispetto per Kevin Costner e Ridley Scott.
Il re leone (1994)
Progredendo nella tecnica mista di animazione tradizionale e inserti digitali che ha fatto la fortuna di La bella e la bestia, Il Re Leone si ispira all’Amleto scespiriano per trarne un perfetto bilanciamento di grande narrazione epica e momenti ludici deliziosissimi. A quasi trent’anni di distanza, questo classico lascia ancora a bocca aperta per le atmosfere di grande effetto che restituiscono la maestosità degli scenari africani, al servizio di una storia mai stucchevole, che vibra di vita. Eccezionale la colonna sonora di Hans Zimmer (Il Gladiatore), premiata con l’Oscar e commento ideale per il toccante rapporto tra il leoncino Simba e il padre Mufasa, sovrano della savana invidiato dal perfido fratello Scar assetato di potere.
Hercules (1997)
A patto di non aspettarsi la filologica fedeltà alla mitologia greca, il trentacinquesimo classico della Casa del Topo ha da offrire un racconto formativo (su un eroe che impara quanto i muscoli non siano tutto) all’insegna del ritmo scattante e di alcune gustosissime gag. Il design di sfondi e personaggi, ispirato alle pitture delle anfore greche, è sicuramente la cosa migliore del film, ma non va trascurata l’arguta caratterizzazione dei personaggi, su cui spicca lo sfortunato dio dei morti Ade, uno dei cattivi più spassosi e simpatici mai apparsi in un film Disney.
Toy Story 2 (1999)
Primo film Pixar in lista, otrebbe sembrare il classico sequel realizzato mirando all’incasso, ma Toy Story 2 riesce a essere anche migliore del suo già formidabile e avanguardista predecessore, nonché un deciso passo avanti per quanto riguarda la sua tecnica computerizzata. Non avendo più bisogno di introdurre i giocattoli parlanti protagonisti, il film parte in quarta per lasciar maggior spazio all’azione, mai fine a sé stessa poiché diretta conseguenza dell’introspezione. Il rapporto tra i balocchi e i bambini viene sviluppato e ammantato di tristezza dal trauma dell’abbandono e dell’emarginazione, regalando un capitolo più adulto ed emozionale forse non troppo adatto ai più piccoli.
Le follie dell’imperatore (2000)
Dopo il decennio degli anni Novanta vissuto all’insegna degli alti e dei bassi commerciali, la Disney ha pensato bene di inaugurare il nuovo millennio con una serie di prodotti innovativi, più mordaci e adulti. Così, tra l’interessante variazione preistorica di Dinosauri (2000) e l’avventura fantascientifica di Atlantis (2001) si colloca Le follie dell’imperatore. Ciò che colpisce delle disavventure di Kuzco, giovane imperatore con manie di protagonista trasformato in lama dalla malvagia consigliera Yzma, è la marcata vena dissacrante e demenziale, già presente in Hercules ma qui portata ai massimi livelli di brillantezza. Le esilaranti situazioni si susseguono a rotta di collo per poco meno di un’ora e venti corniciata da un look artistico che richiama l’arte incas.
Monsters & Co (2001)
Dalla semplice intuizione di una realtà rovesciata dove sono i mostri ad avere paura dei bambini, Monsters & Co è una piccola perla di disinvolta goliardia e riflessione sull’amicizia che valica ogni barriera. Sorretti da una coppia di protagonisti irresistibili, il film corre come una scheggia, dispensando ottime gag, qualche momento spettacolare (la sequenza delle porte) e soprattutto tanta tenerezza. Finale tra i più belli e poetici mai visti in un prodotto Disney-Pixar.
Il pianeta del tesoro (2002)
Il celeberrimo romanzo d’avventura di Robert Louis Stevenson prende vita in chiave steampunk con questo gioiello che all’uscita fu un insuccesso solo perché reo di allontanarsi dai canoni della Casa del Topo. Tutto in Il pianeta del tesoro funziona alla perfezione, dalla fusione spettacolare di innesti in CGI e animazione tradizionale alla coinvolgente colonna sonora di James Newton Howard, dal design di personaggi e ambienti a una sceneggiatura dai tempi giusti. Il pianeta del tesoro trasmette quel sapore avventuroso che ogni racconto di pirati e marinai che si rispetti dovrebbe promettere, ovviamente senza trascurare un bel percorso di crescita intrapreso da un adolescente ribelle e spericolato alla ricerca del suo posto nel mondo.
Gli Incredibili (2004)
Ben prima che la Disney acquistasse la Marvel, quando il cinecomic era ancora un filone “di nicchia”, ci pensava la Pixar ad affrontare l’argomento supereroistico. Le musiche alla 007 di Michael Giacchino contribuiscono a un’atmosfera unica, in cui una famiglia americana di eroi in costume prova a “normalizzare” la propria vita, senza superpoteri, salvo poi dover affrontare la nemesi di turno e salvare il mondo. Tutte le implicazioni adulte sull’infanzia rubata e la responsabilità danno solo un sapore in più alla vivacità di un film che, sia dal punto di vista tecnico che contenutistico, non ha nulla da invidiare con i bellissimi Spider-Man di Raimi.
Cars (2006)
Nato dalla passione del regista John Lasseter per le automobili, Cars vanta una storia dalla morale forse un po’ troppo semplice e immediata per gli standard della Pixar, ma indubbiamente capace di accattivarsi la simpatia degli spettatori. Come sempre accade nei lavori dello studio, il punto forte sono i personaggi, catalizzatori di tutte emozioni che il regista vuole veicolare attraverso percorsi evolutivi ben studiati e credibili.
Ratatouille (2007)
Una Parigi romantica e luminosa a vedersi è la meravigliosa ambientazione della storia di Rémy, un giovane topo con la passione per la cucina. Era fin troppo facile cadere nel ridicolo con questo concept, ovviamente evitato dalla profondità di una sceneggiatura di ferro, stimolo per significative meditazioni sull’amicizia e i sogni che ogni giorno ci inducono a migliorarci per trovare il nostro posto del mondo. Una perla di risate e commozione assicurate.
Wall-E (2008)
La prima incursione della Pixar nella fantascienza pura porta a risultati di pura eccellenza.
Wall-E si distingue da tutti gli altri lavori dello studio soprattutto per una sceneggiatura magistrale nel calibrare con sguardo sottile ma giocoso intrattenimento e riflessione ambientalista. A una prima parte, maestosa e con pochi dialoghi, che fa da introduzione alla visione distopica, entra in scena la piega più d’ampio respiro della space opera con tutti i suoi messaggi che inquadrano l’impoverimento emotivo che conduce all’involuzione umana come contraltare dagli impulsi emozionali del simpatico robottino protagonista del titolo.
Up (2009)
Basterebbe il commovente prologo per consegnare alla storia del cinema un titolo come Up, ma l’intera ora e mezza è piena di cose bellissime da vedere e ascoltare. Con la solita ed eccezionale tecnica, qui asservita a una direzione visiva intensa e piena di colori, il regista Pete Docter coinvolge e diverte, giostrandosi con disinvoltura tra le coordinate dell’avventura pura, del dramma e della comicità. L’effervescente maturità del lungometraggio si deve anche alla strepitosa chimica tra i due protagonisti, un giovane boyscout e un burbero vecchietto che grazie al compagno riscopre il piacere delle cose semplici della vita per affrancarsi dei fantasmi del passato.
Brave (2012)
Forse il più ardito tra i lavori della Pixar, Brave trasuda di emozioni e trasmette una dimensione epica, da cinema d’altri tempi, in grado di rievocare atmosfere di puro incanto, dove allusioni storiche e ammiccamenti fantasy si amalgamano per raccontare la donna che impara ad essere sé stessa andando contro tradizioni spersonalizzanti. Il suggestivo sfondo della Scozia medievale, ricreato da una tecnologia allo stato d’arte, cattura l’occhio tanto quanto le qualità drammatiche e l’intelligenza della sceneggiatura stimolano mente e cuore. Superbo.
Inside Out (2015)
Ormai giunta alla totale maturazione, la Pixar si addentra in un viaggio psicologico dove il tema della crescita a lei caro viene affrontato dal punto di vista delle emozioni della giovane Riley, inserite in un mondo immaginifico di pura creatività, connesso in un un rapporto simbiotico con i drammi del mondo esterno alla mente della protagonista. L’espressività del film conduce spesso e volentieri alla commozione davanti alle mille geniali intuizioni, il tutto mentre viene fatto passare il giusto messaggio della tristezza vista come componente necessaria della vita.
Zootropolis (2016)
Tra i classici disneyani in tecnica computerizzata, Zootropolis è il più riuscito, molto più equilibrato rispetto a Rapunzel e decisamente più solido di Frozen. Con uno schema narrativo da giallo a misura di bambino, il film è ben scritto e di vero intrattenimento, e parla di mille argomenti attuali quali razzismo ed emarginazione senza mai essere superficiale o retorico. Malgrado il tono per nulla serioso, gli autori sono riusciti a dare il giusto peso al tema della “demonizzazione” del diverso in modo da rendere il lungometraggio fruibile anche agli adulti. Una cura tecnica come sempre impeccabile, e gag strepitose (leggendaria quella della motorizzazione dei bradipi) completano il cerchio con intelligenza.
Coco (2017)
Tra gli ultimi capolavori Pixar, Coco va annoverato come uno dei migliori, unione di concept potente e look colorato e visionario a estetizzare un tema tanto duro come quello della morte in maniera mai macabra o pesante per i più piccoli, pur non edulcorandone il peso. Qualche momento di stanca nella parte centrale non toglie nulla alla gioia visiva e alla forte emotività; il culto messicano dei morti viene valorizzato con rispetto e affetto, riuscendo a trasmettere quanto bella possa essere la vita, a prescindere dalle difficoltà.
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