L’importanza degli abbracci: perché ci mancano e perché ci fanno stare bene

L’importanza degli abbracci: perché ci mancano e perché ci fanno stare bene

MONDO – Un gesto d’affetto apparentemente semplice ma che in questi mesi difficili ci è mancato più di ogni altra cosa.

Uno studio condotto in un istituto di Kyoto ha riportato che, per mantenere uno stato di benessere, il nostro cervello necessita di almeno otto abbracci al giorno. No, non sto parlando dei biscotti, di quelli ce ne andrebbero come minimo un pacco intero, ma – parlando di benessere – andremmo sicuramente fuori strada.

Gli abbracci, gesti (un tempo) quotidiani e scontati trovano riscontro nella biologia, giungendo ad essere definiti “fondamentali”. La spiegazione a questa apparentemente folle teoria risiede nella presenza della cosiddetta ossitocina nel sangue, la quale apparirebbe in quantità maggiore nei soggetti che ricevono una rilevante dose di abbracci.

Cosa sia l’ossitocina? Non ne ho idea. A che cosa serva? Ancora meno.

Mi immagino un piccolo puntino luminoso, simile ad una lucciola, che si accende e si oscura ad intermittenza. Può partire dal cuore o dalla mente, in solitaria o a capo di un’armata, scorre nelle vene, attraversa le braccia, sfiora le dita fino ad insinuarsi nel destinatario. È veloce, ma non fa rumore, brilla ma non grazie ad Enel, ci fa sentire bene ma non si paga con il bancomat.

8 ABBRACCI AL GIORNO PER ESSERE FELICI

È trascorso un anno dal momento in cui il paradosso della distanza come simbolo di amore é divenuto quotidianità. Gli unici abbracci consentiti sono proprio i biscotti, forsennatamente impegnati a riempire vuoti e mancanze che vetri di schermi e finestre chiuse non sanno più come colmare. L’ossitocina brilla ancora, ma come le lucciole si nasconde spaesata: é da un po’ che non compie il suo dovere. Un grande ribaltamento di priorità a favore dei nostri abbracci, quel semplice contatto al quale, ognuno di noi, guardava in modo diverso.

Oggi, accomunati dalla paura di scambiarli, condividiamo la mancanza delle “braccia al collo” e delle lucciole in corpo. Sorridiamo con gli occhi e sfioriamoci i gomiti, mangiamo i biscotti e baciamoci con la tastiera, in questo modo e così solamente potremmo tornare al nostro numero otto.

Io, intanto, inizio a contare…

Testo di Sara Garlaschelli                                    

Autore MyWhere

Leave a Reply

Your email address will not be published.