America Latina: il terzo film firmato Fratelli D’Innocenzo non delude le aspettative

America Latina: il terzo film firmato Fratelli D’Innocenzo non delude le aspettative

ITALIA – E’ appena uscita nelle sale questa pellicola che lascia lo spettatore col fiato sospeso sino alla fine. I registi D’Innocenzo diventano ogni volta più bravi e convincenti. Una vicenda strana ma possibile, una famiglia qualunque e inquietante.

 America Latina è stato scritto e diretto dai gemelli Damiano e Fabio D’Innocenzo ed è stato presentato in concorso alla 78° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. I due giovani hanno senz’altro un indubbio talento per la macchina da presa e per la costruzione di storie che fanno riflettere.

Dimostrano anche un fine fiuto nella scelta degli interpreti che animano la loro sceneggiatura. Con questo, hanno già all’attivo tre piccoli capolavori, grazie anche agli attori che hanno vestito i panni dei protagonisti. Un cinema italiano riconoscibile, puro, potente. Un thriller che non ha niente da invidiare a produzioni americane o scandinave. Le riprese del film sono iniziate il primo marzo 2021 e si sono concluse l’11 maggio dello stesso anno.

FRATELLI D’INNOCENZO: NON CONTA DA DOVE SI PARTE, MA LE IDEE CHE SI HANNO

Foto da: hotcorn.com

I registi di America Latina sono nati nel 1988 a Roma nel quartiere di Tor Bella Monaca. Questa partenza popolare già può far intuire che non si tratti di figli d’arte. Sono cresciuti nei comuni romani di Anzio e Nettuno, dovendo seguire gli spostamenti lavorativi del padre pescatore. In entrambi nasce spontaneamente una delle più grandi virtù: la curiosità. Non si fanno mai schiacciare dalla negligenza oziosa temuta dal Macchiavelli. Hanno grande forza e inventiva. Studiano pittura, poesia, fotografia e si appassionano moltissimo al grande schermo.

Iniziano a muovere i primi passi nel mondo del cinema, senza avere alcuna formazione specifica. Si guadagnano da vivere come camerieri, baristi, giardinieri, senza perdere mai di vista il loro obiettivo: hanno in mente una storia e vogliono raccontarla. Nel 2018, dopo trenta anni di sacrifici, realizzano il loro primo lungometraggio: La terra dell’abbastanza. Hanno la fortuna di presentarlo al Festival internazionale del cinema di Berlino. Una storia cruda di periferia, girata con sapienza e realtà. È il primo dei loro tre film ma il loro marchio di fabbrica è già evidente.

Personaggi scavati all’interno di una borgata. L’architettura popolare, il futuro asfissiante di chi sa di essere nato troppo distante dal centro, uccidere per cambiare giubbotto e regalare uno smartphone alla sorella. Il peso del male che ti rapina l’aria giorno dopo giorno, violentare il proprio essere pacifico in cambio di una via di scampo. Quando ho visto questa loro prima opera, ero sicuro che sarebbe stata solo l’inizio di una lunga serie.

Poi è arrivato il tanto auspicato secondo film: Favolacce. Erano attesi alla prova del nove, in molti pensavano ad un fiasco, ad un passo indietro. Invece è un film da vedere e rivedere, un microcosmo così devastante e reale da mettere paura. È una fotografia del vicinato, una carrellata di personalità distanti, fragili, fallite, esasperate. Questa storia agghiacciante, interpretata fra gli altri da un Elio Germano strepitoso, ha vinto l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura a Berlino 2020 e cinque Nastri d’Argento, tra i quali miglior film. Un capolavoro di scrittura girato con la loro solita maniacale attenzione al luogo.

In ogni loro film le case, i prati, i palazzi, le strade deserte, sono i veri protagonisti. Hanno l’abilità di far guidare la vicenda dagli spazi nei quali avvengono le scene. Il loro modo di girare la storia piena di particolari fa impazzire lo spettatore lettore. Andare a vedere un film dei Fratelli D’Innocenzo è come leggere un bellissimo libro pieno di dettagli. Proprio per questo siamo corsi a vedere il primo spettacolo del nuovo film. Eravamo sicuri di spendere bene i nostri soldi.

AMERICA LATINA: IL FILO NARRATIVO

Foto da: vanityfair.com

America Latina: paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse. Luoghi! Appunto. Ancora una volta siete comodamente seduti in poltrona; eppure, vi sembra di vivere in quell’umidità tipica degli acquitrini laziali. Disegnano, anche questa terza fiaba amara, con i colori di una primavera a tratti piovosa.

Massimo Sisti, un Elio Germano da brividi, è il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile, pacato, è in una fase adulta dove ha la consapevolezza di aver conquistato tutto ciò che poteva desiderare. Vive in una villa di proprietà, una cattedrale immersa nella quiete della provincia. Ha una famiglia realizzata che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni.

La moglie Alessandra – Astrid Casali – e le figlie Laura, Carlotta Gamba – e Ilenia, Federica Pala, sono la ragione di vita di Massimo. Laura è un’adolescente, Ilenia ancora non lo è ma entrambe rappresentano la felicità del padre, come se lui le percepisse come la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza.

Immaginate un salotto di questo tipo, un nucleo pacifico e monotono, un quadro che avete visto milioni di volte sbirciando i vicini o frequentando amici borghesi risolti. È in questa calma apparente che irrompe l’imprevedibile: un giorno Massimo scende in cantina e l’assurdo s’impossessa della sua vita. Percorre le scale con passo regolare pensando alla faccenda domestica da svolgere, ma arrivato nella cantina vi trova una ragazza legata e imbavagliata che chiede aiuto. America Latina prende il volo, lo spettatore che conosce i registi si aspettava il botto e non rimane deluso. Ben incollato alla seduta deglutisci l’ultimo popcorn in modo ansiogeno e aspetti che il genio dei Fratelli D’Innocenzo faccia il resto.

AMERICA LATINA: IL TITOLO

Foto da: corriere.it

L’America, almeno per noi italiani, è da sempre considerata il sogno. Auto grandi, grattacieli mossi dal vento, bistecche che sembrano esploderti nel piatto. Una folla di Signor Nessuno è sbarcata a New York ed ha fatto successo, ha stracciato i vecchi documenti in coriandoli ed oggi può guardare dall’alto in basso. L’America è il sogno. Quello che ognuno desidera davvero nel profondo dell’anima. È intesa come l’immaginario represso del singolo. Saper suonare il piano, avere amici divertenti, essere indispensabili per i propri genitori. Essere amati anche quando non si merita nemmeno il rispetto. Massimo di America Latina è un po’ tutto questo.

Latina invece è la realtà, è la città nella quale vive e lavora il nostro dentista. È un luogo terreno. Intorno a lui la sola logica è sperare appunto in un dualismo fra il sogno e la cruda verità. A Latina c’è l’invidia, ci sono le ossessioni, le paure, i fallimenti. A Latina non si ha il tempo di riposare, si dorme male, si piange immaginando cosa saremmo potuti diventare con un padre diverso alle spalle. Massimo non si fida di nessuno, dubita di chiunque ha intorno, è sicuro che il diavolo che ha rinchiuso quella ragazzina in cantina faccia parte della sua vita.

America Latina è un film veramente intenso che osserva cosa siamo diventati attraverso gli occhi di Massimo, un uomo tenero e vulnerabile. Il protagonista è l’esatto contrario del maschio alfa che oggi affolla gli scaffali. E’ un uomo debole che lentamente capisce le sue fragilità e tenta di venirne fuori senza nuocere a nessuno. Massimo s’interroga sulla realtà che ha attorno fra mal di testa e insonnia. La realtà appare come un accordo che abbiamo con gli altri. Basta poco e tutte le credenze su cui ha costruito la sua esistenza crollano. È il racconto di uno di noi, di uno qualunque, non del protagonista inverosimile di un romanzo.

LE DONNE DEL FILM

Foto da: comingsoon.it

Ilenia in America Latina è la figlia minore, è considerata ancora una bambina un po’ da tutti in famiglia; infatti, cercano un po’ di proteggerla. Lei invece vorrebbe crescere alla svelta, si capisce che desidera dimostrare di non essere poi così piccola. Suona il piano, è delicata, adora il padre, lo giustifica anche quando commette errori. Laura invece è forse la figlia che assomiglia di più a Massimo. In lei, il padre riproietta le sue difficoltà, i suoi grovigli. Ha un fidanzato con il quale esce spesso la sera. Pende dalle labbra del padre e chiede scusa anche quando non dovrebbe. Dimostra maturità e protezione nei confronti della sorella più piccola.

Alessandra è come un affacciarsi alla vita, una donna che nasce e rinasce e rinasce. Anche il suo aspetto fisico ed il suo abbigliamento possono ingannare. Sembra quasi la terza figlia, la maggiore, anche lei semplice e senza un filo di trucco. Rimane accanto al marito sino alla fine, nel dolore e nella malattia come ci si promette solennemente.  Ha occhi solo che per Massimo anche quando lui dimostra cedimenti.

E poi c’è la ragazzina legata in cantina, una povera innocente imbavagliata che non emetterà mai una parola. La sua disperazione nel riconoscere il problema enorme nel quale si trova è disarmante. I suoi occhi disperati sono quelli di chi ha paura d’aver finito il suo cammino. L’attrice è la giovane Sara Ciocca che interpreta al meglio quello stato d’animo, sembra chiedersi: quest’uomo mi libererà mai?

IL FINALE DI AMERICA LATINA, DEGNO DEI FRATELLI D’INNOCENZO

Foto da: latinatu.it

Ovviamente non vi sveliamo cosa capiterà a Massimo, quali idee costruisce durante la vicenda di America Latina, chi considera i colpevoli. Inizialmente è solo un uomo medio che vorrebbe chiamare immediatamente la polizia, ma poi inizia a pensare a chi può aver fatto una cosa del genere. E se l’artefice fosse una persona a cui lui vuole molto bene?

Ha un amico che è sempre a corto di soldi, un padre molto vendicativo che lo odia e sarebbe contento di rovinargli la vita. E poi ha le sue tre donne, così simili fra loro, così unite e così senza una macchia da poter aver voglia di sporcarsi. E ancora quella villa enorme e isolata dove vive; una cantina dove scende davvero di rado: magari qualche malvivente lo sa ed ha approfittato di quel nascondiglio sicuro in attesa di un riscatto.

Quando pensi d’aver capito qualcosa, in realtà non hai capito ancora abbastanza. Quando la storia finisce, lo spettatore ha il tempo di riflettere su cosa davvero è importante per lui. Credo che, come anche negli altri due film, quello che i D’Innocenzo vogliono comunicare è quanto sia complicato gestirsi.

Vivere, quando si ha il tempo di pensare, è veramente faticoso. Nei loro film i personaggi più sereni sono quelli che lavorano troppo e non hanno sufficiente tempo per riflettere. L’uomo in questione, il nostro Massimo, è per sua disgrazia senz’altro un personaggio che ha l’occasione di potersi logorare, di rimuginare sul suo passato. Massimo vuole sognare un po’ come tutti noi. Anche nell’ultimissima scena lui è seduto vicino alla sua famiglia e, con grande pacatezza e calma si lascia avvolgere dal calore familiare che tanto desidera.

Ancora un 8 pieno ai Fratelli D’Innocenzo!

 

Francesco Danti

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