ROMA- Day 4 alla Festa del Cinema della Capitale. E’ il giorno di Michele Riondino che presenta il suo primo film Palazzina Laf ispirato a fatti realmente accaduti.
E’ il quarto giorno della Festa del Cinema e nella sezione non competitiva Grand Public viene presentato il film Palazzina Laf opera prima di Michele Riondino. Per il suo esordio il celebre attore sceglie di ispirarsi a fatti realmente accaduti nella sua città, Taranto.
E’ un film politico e ideologico dichiara fermamente alla conferenza stampa.
Si inserisce infatti nel solco del genere di impegno civile che ha avuto grandi maestri come Elio Petri. Pellicole come La classe operaia va in Paradiso o Pane e cioccolata sono stati suoi riferimenti cinematografici aggiunge come pure, in qualche modo, anche la saga di Fantozzi per quella vena grottesca e surreale che circonda la storia.
Il film racconta infatti la vicenda di quei terribili cosiddetti reparti confino della storia industriale italiana. Un sistema cinico e crudele attuato dalle industrie per fiaccare impiegati scomodi, costringendoli a restare inattivi nella speranza di spingerli alle dimissioni o ad accettare un demansionamento.
Il primo caso di mobbing in Italia
Quello descritto è il primo caso accertato di mobbing in Italia. Lo scrittore e giornalista Alessandro Leogrande, purtroppo prematuramente scomparso, sintetizza il fenomeno con queste parole
Ai lavoratori confinati non è chiesto di produrre, ma di trascorrere le giornate senza fare niente, guardando il soffitto o girandosi i pollici, fino a quando quel lento, prolungato stato di inazione non diventa una forma estrema di violenza contro la propria mente e il proprio corpo. In breve, il confinato diventa monito per tutti gli altri, per tutti quelli, cioè, che continuano a lavorare alla catena. Se non ti comporti bene, ecco cosa ti aspetta… Allo stesso tempo, chi è spedito in un reparto confino è costantemente esposto al ricatto di passare dal confinamento al licenziamento, di cadere dalla padella nella brace.
Le vicende narrate sono, dunque, documentate e reali. Ad esse si aggiunge un elemento di finzione, quello del personaggio interpretato dallo stesso Riondino. Caterino Lamanna viene, per così dire, reclutato dai capi per fare la spia. Un personaggio che il regista e lo sceneggiatore Maurizio Braucci affermano di aver modellato sul protagonista del libro Cuore di Cane di Michail Bulgakov.
Un individuo diviso tra il compito di osservare e contenere le intemperanze dei colleghi e il desiderio di far parte del gruppo.
La regia di Riondino si concentra e indugia sui volti, sulle persone. Questo fa sì che la storia per quanto legata fortemente a quel territorio diventi in qualche modo paradigmatica delle ingiustizie e vessazioni subite dai lavoratori.
Completano il cast Elio Germano nel ruolo dello spietato dirigente, Vanessa Scalera e vogliamo citare la bellissima canzone La mia terra di Diodato che fa parte della colonna sonora.
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