MONDO – La notte degli Oscar 2024 ha emesso i suoi verdetti. Uno dei film più acclamati, il francese “Anatomia di una caduta” di Justine Triet, si è aggiudicato il premio alla miglior sceneggiatura originale. Il film, pluripremiato con il Golden Globe al Critics’ Choice Award come miglior film straniero, Palma d’oro a Cannes e vincitore di cinque riconoscimenti agli “European Films Awards” del 2023, era candidato in ben 5 categorie diverse, tra cui miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura ma non come miglior film straniero. Al suo posto la Francia gli aveva preferito, come proprio rappresentante agli Oscar, The taste of things di Tran Anh Hung, che poi non è pervenuto nella lista finale delle nomination. L’Oscar alla migliore sceneggiatura è più che meritato. La regista ha scritto la storia insieme al compagno Arthur Harari ed è una storia del tutto originale anche se sembra ispirata ad una storia vera. Una sceneggiatura impeccabile, degna dei migliori film sul tema del dramma psicologico, dove la tensione non accenna mai a calare, con nuovi e continui colpi di scena che coinvolgono e intrigano lo spettatore man mano che la storia va avanti.
Anatomia di una caduta era stato proiettato alla Festa del Cinema di Roma e ve ne avevo parlato in anteprima assoluta. Il film di Justine Triet, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2023 e con incassi da record in Francia, è uscito poi nei cinema di tutta Italia il 26 ottobre.
Anatomia di una caduta: teso, inquietante, misterioso, il film è un thriller psicologico incentrato su una famiglia che vive in un isolato chalet sulle Alpi francesi. I personaggi principali sono tre: Sandra Voyter, una scrittrice tedesca, il marito Samuel Maleski e il figlio undicenne non vedente, Daniel. La loro vita viene stravolta quando Samuel viene trovato morto, immerso nella neve davanti allo chalet, in circostanze misteriose. Si tratta di un terribile incidente? di un suicidio? Si è gettato come sembra dalla finestra o è stato ucciso? Le indagini mettono sotto i riflettori la moglie Sandra, unica sospettata e senza alibi credibili, che viene arrestata per omicidio.
Per lei inizia un lungo processo che ne mette a nudo la personalità ambigua e provocatoria e il difficile rapporto con il marito. Rapporto che ha il suo punto di massima rottura proprio nell’incidente che ha provocato la cecità del figlio Daniel. Le cose si complicano nel momento in cui anche il ragazzo viene interrogato, al banco dei testimoni, rivelando aspetti di una vicenda ancora più intricata.
Un film intenso
A tenere inchiodato il pubblico sono le indagini per scoprire la verità e il processo difficile e complesso, seguito da vicino dai media dell’intera nazione. Ma se il meccanismo è quello tipico del film giudiziario-processuale, (non a caso il titolo omaggia uno dei grandi film del genere, Anatomia di un omicidio di Otto Preminger), la narrazione si muove dentro l’universo divergente dei due genitori, in cui i ruoli di coppia tradizionali vengono ribaltati dalla regista in modo netto e spiazzante. Infatti le scene di conflitto tra i due, le reciproche accuse e lamentele, sono quelle che di solito vengono mostrate a generi invertiti. Così il racconto scorre come una radiografia implacabile sull’impossibilità delle relazioni uomo-donna, soprattutto all’interno del matrimonio.
Una storia in cui la verità mostra sempre due facce, è sfuggente e invisibile, scomoda e sottile. Secondo la regista, co-sceneggiatrice del film con Arthur Harari, la vita è “un caos in cui tutti siamo persi”. Un mondo dove ognuno lotta per sopravvivere ed emergere, accecato da una rivalità che una volta penetrata all’interno della coppia, la distrugge inesorabilmente. Anatomia di una caduta è non solo un perfetto e intrigante dramma giudiziario, ma anche una spietata riflessione sulle relazioni familiari.
La forza di questa pellicola
A contribuire in modo determinante al successo del film, che ha avuto recensioni entusiastiche dalla critica internazionale, è anche il cast. Prima di tutto per la bravura di Sandra Huller, favorita secondo molti nella corsa agli Oscar, nel ruolo della protagonista Sandra (lo stesso nome, a conferma che la parte sembra scritta proprio per lei?) ma anche Swann Arlaud nel ruolo dell’avvocato Renzi e tutti gli altri. Ottimo anche il lavoro di Simon Beaufils alla fotografia e di Laurent Sénéchal al montaggio.
La pellicola distribuita nel nostro paese da Teodora Film, segna l’affermazione definitiva della regista francese Justine Triet che in questa opera mostra una sorprendente capacità di miscelare diversi punti di vista: non solo quello dei protagonisti, ma anche dei media, dei telegiornali, le riprese della polizia, le foto di famiglia. Perchè ognuno ha la sua verità: l’accusa, la difesa, l’opinione pubblica o chi conosce o crede di conoscere Sandra Voyter, nella vita di tutti i giorni.
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