Il Carnevale di Napoli: tra colori e tradizione

Il Carnevale di Napoli: tra colori e tradizione

NAPOLI – In questi anni così difficili per la nostra società, il periodo di Carnevale ci riporta alla mente la bellezza di una tradizione senza tempo. Quale migliore città, per parlare di cultura carnevalesca, se non la Napoli dai mille colori?

In questo particolare periodo storico, parlando di maschere, la prima cosa che ci viene in mente sono le FFP2 e le chirurgiche. È triste realizzare quanto la nostra vita sia cambiata negli ultimi due anni. A volte sarebbe bello riportare indietro l’orologio e tornare alla nostra vita di una volta, fatta di semplice quotidianità e piccoli eventi che ci permettevano di ricongiungerci con i nostri cari. Dunque, se me lo permettete, vi propongo un piccolo viaggio nel passato, alla scoperta delle tradizioni e della cultura del Carnevale di Napoli, perché sì: il Carnevale è vicino e così anche le abbuffate che porta con sé!

Per la precisione, il 1 Marzo 2022 è martedì grasso, il giorno che precede l’inizio del periodo di Quaresima, e sono già in atto i preparativi per vivere, in sicurezza, un’esperienza unica. Ma procediamo con ordine, iniziando dal principio.

LE ORIGINI DEL CARNEVALE DI NAPOLI

CARNEVALE a NAPOLI MyWhere

Il Carnevale ha origini molto antiche, come vi abbiamo raccontato più volte: tanti anni fa, durante le feste religiose pagane, i nostri antenati erano soliti indossare delle maschere, perché credevano che in questo modo avrebbero allontanato da sé gli spiriti maligni; successivamente, con l’avvento del cristianesimo, questa credenza si è subito mitigata, ma si è conservata la tradizione di mascherarsi per divertimento durante questa particolare festività.

Il Carnevale di Napoli ha ufficialmente inizio il 17 Gennaio, ossia il giorno di Sant’Antonio Abate, quando fino a qualche anno fa non sarebbe stato insolito scendere per strada e vedere un gruppo di bambini correre in giro, in cerca di legna da ardere: era usanza, infatti, accendere o cippo ‘e Sant’Antuono, ossia un mucchio di legna che simboleggiava tutte le cose da dimenticare e da lasciarsi alle spalle. Sarebbe utile, in questo momento, averne un po’ a disposizione per superare questa terribile pandemia!

Tornando a noi, il Carnevale ha iniziato ad assumere i connotati di una vera e propria festività a partire dal XIV secolo, quando i nobili della città cominciarono ad organizzare vari eventi, quali balli in maschera, spettacoli, tornei, ecc. In seguito, l’entusiasmo coinvolse anche le persone comuni, i cosiddetti plebei, i quali, indossando sempre delle maschere, scendevano per strada e festeggiavano.

TRASFORMARSI IN QUALCUN ALTRO

Questo, se ci pensate bene, è proprio lo spirito del Carnevale: cedere all’euforia e lasciarsi trasportare dal clima gioioso che è nell’aria. Insomma, immaginate di essere un povero plebeo napoletano del XVII secolo e di avere per un giorno, per un solo assurdo giorno, la possibilità di mettere da parte le vostre preoccupazioni, nascondervi dietro una maschera e fingere di essere qualcun altro, chiunque voi vogliate. E festeggiare, ridere, scherzare, con chi vive le vostre stesse frustrazioni.

Anche oggi, in effetti, il senso di mascherarsi da supereroe o da principessa è lo stesso: fingere di essere qualcuno che non sei, concederti la libertà di sognare una vita migliore, un mondo migliore, più colorato e gioioso, pieno di coriandoli e cibo in abbondanza per tutti. Questa festività fu particolarmente apprezzata dai sovrani del XVIII secolo, in particolare dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale in questo periodo dell’anno faceva costruire le cosiddette cuccagne, cioè delle strutture in legno sopra le quali veniva messa una copiosa quantità di cibo, destinato al popolo.

LA NASCITA DI PULCINELLA

 

A partire dalla seconda metà del Cinquecento, si è diffusa nell’immaginario e nella cultura partenopea una figura emblematica, che oggi è considerata la prima maschera, nonché il simbolo della città: Pulcinella. La maschera è stata inventata da un famoso attore dell’epoca, Silvio Fiorillo, il quale prese ispirazione da un contadino di Acerra, con il naso lungo e il viso scurito a causa delle molte ore di lavoro trascorse sotto il sole della campagna.

È rappresentato con il caratteristico cappello bianco e una mezza maschera nera dal naso adunco e pronunciato; indossa pantaloni e camicia bianchi e larghi e una cintura nera legata alla vita. Secondo alcuni però, l’origine di questa figura potrebbe essere ancora più antica: l’attore napoletano avrebbe infatti tratto ispirazione da un personaggio delle Fabulae Atellanae del commediografo latino Plauto – IV secolo a.C. -, il Maccus, un servitore con il naso lungo.

Nel XIV secolo, molti poeti di Napoli iniziarono ad indicare con il termine Pulecenella uno scansafatiche, un imbroglione pigro e nullafacente, e in effetti questa descrizione calza a pennello con il personaggio a cui è associata: Pulcinella è furbo, irriverente e con la sua spiccata e stravagante ironia, si prende gioco dei potenti, vendicando così il popolo napoletano, che per anni era stato vittima dei soprusi dei sovrani e dei nobili, che vedevano nel territorio partenopeo solo altre terre da annettere al proprio potere.

PULCINELLA OGGI, NELLE TRADIZIONI DEL CARNEVALE DI NAPOLI

San Gregorio Armeno Napoli Foto MyWhere

In fondo, Pulcinella è lo specchio di una cultura popolare, radicata in un territorio ricco di storia e d’amore. Proprio per questo motivo, la sua essenza è ancora molto viva nella tradizione napoletana. Per farsene un’idea, basta fare una passeggiata a San Gregorio Armeno, la via famosa in tutto il mondo per le botteghe dedicate all’arte presepiale: oltre alle statuette di personaggi famosi e figure che hanno dato lustro alla città di Napoli, tra i quali ad esempio Pino Daniele e Maradona, spicca ovunque un omino vestito di bianco e con la caratteristica maschera nera, il nostro amato Pulcinella, per l’appunto.

La figura di Pulcinella dunque sta molto a cuore a tutti gli abitanti di Napoli e dintorni: basti pensare che su tutto il territorio sono dislocati i famosi teatrini di Pulcinella, gestiti solitamente da famiglie di burattinai, come i fratelli Ferraiolo, che con le loro storie intrattengono i più piccoli – e non solo! -, trasmettendo loro un po’ della nostra tradizione.

LE TAVOLE IMBANDITE DEL CARNEVALE DI NAPOLI

Un altro aspetto fondamentale del Carnevale è sicuramente il cibo: la tradizione vuole che, nel giorno del martedì grasso, ognuno si sieda a tavola con i propri cari per gustare tutti insieme un prelibato e abbondante pranzo, perché si sa: a Carnevale ogni sgarro vale. Ah, non era così? Vabbè, pazienza! La tradizione è chiara e va sempre rispettata! Immaginate dunque di sedervi ad un tavolo imbandito di cibo gustoso appena sfornato, circondati dalle persone a voi care. Questo è l’aspetto della felicità!

Il menù tradizionale è pressoché tutto a base di carne. Dopo gli antipasti a scelta, si passa al primo: sua maestà la lasagna al forno; in base alla ricetta originale, prima bisogna preparare il ragù con le polpette, poi si deve mettere da parte la carne ed unire la ricotta al sugo, finché non otteniamo una crema con la quale possiamo andare a riempire gli strati di pasta.

Come secondo piatto invece, abbiamo l’imbarazzo della scelta: possiamo assaggiare la carne al ragù, le polpette fritte, le braciole, gli involtini di carne, le tracchiulelle, che sarebbero sostanzialmente delle costine di maiale, oppure, possiamo optare per il classico: Prendo un po’ di tutto!, per essere sicuri di non sbagliare mai. Ad accompagnare, solitamente, c’è un assaggio di parmigiana di melanzane, piatto tipico della tradizione napoletana a base di melanzane fritte e gratinate in forno con passata di pomodoro, formaggio, aglio e basilico.

E infine, non si può concludere un buon pranzo senza il dolce. Il dessert carnevalesco per eccellenza sono ovviamente le chiacchiere, croccanti sfoglie coperte di zucchero a velo che possono essere servite sia fritte che al forno, e di solito sono accompagnate dal sanguinaccio, nel quale vengono intinte; si tratta di una crema al cioccolato fondente, che anticamente veniva preparata aggiungendo il sangue di maiale – da qui il nome – ma, per fortuna, questa tradizione è andata persa nel tempo.

GLI EVENTI A NAPOLI PER IL 2022

Se il pranzo in famiglia non dovesse bastarvi, in tutta la regione sono stati organizzati degli eventi proprio per festeggiare in compagnia e in sicurezza il Carnevale di Napoli 2022.
Per esempio, potete prenotare per l’1 Marzo per partecipare alla cosiddetta Carnascialata, una cena spettacolo organizzata dalla Casa-museo di Pulcinella e che prevede un menù a base di pietanze tradizionali napoletane, accompagnate dalle voci di vari attori partenopei che intratterranno il pubblico per tutta la cena.

Se invece siete in zona, potete assistere alle magiche sfilate dei carri allegorici per le strade di Limatola, che saranno accompagnate da spettacoli di majorettes e dalla musica offerta dal gruppo folk e dal coro limatolese; a coronare il tutto, ci sarà anche il carro gastronomico, che distribuirà gratuitamente a tutti i presenti pane con mortadella e sarde e vino sannita, preparato dai piccoli produttori locali. Un evento simile si svolgerà anche a Capua: verrà allestita una colorata e gioiosa festa in maschera che attraverserà tutta la città; ci sarà una grande sfilata di carri e vari gruppi musicali allieteranno la serata.

Insomma, si prospetta proprio un bel Carnevale in Campania, pieno di gioia ed allegria, nel rispetto della tradizione e delle norme di sicurezza vigenti.

Testo di Alessandra Persico

Autore MyWhere

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