Lettera a Valentina. Perché mi hai lasciato?

Lettera a Valentina. Perché mi hai lasciato?

OGGI – Cara Valentina, oggi, come ieri, penso a te e non a San Valentino. Dedico questa lettera a te che mi hai lasciato il 13 Febbraio, un giorno prima della festa degli innamorati, un giorno prima del tuo onomastico.

Voi non ci crederete ma io non ci ho più visto. Non avrei mai pensato che fra noi finisse così, che alla fine non fosse colpa di nessuno dei due. Quando mi ha lasciato da solo come un fesso, ho pensato che mi sarei fatto del male. La prima, l’ultima, tutte quelle in mezzo: tante immagini che avevo di lei e che all’improvviso sono svanite. Ho paura che la mia Valentina sia nelle mani sbagliate, magari sotto la pioggia, magari tutta sgualcita. Avevo la serie quasi completa, per me non era più un fumetto, era una compagna di vita. Quando i ladri sono entrati nel mio appartamento e l’hanno trovata nel baule, l’avranno gettata nello stesso sacco dei candelabri di mia nonna. Hanno lasciato Diabolik fregandosene di Eva Kant, Maga Magò ed anche della più giovane Natasha Romanoff – la vedova nera Marvel -. Hanno rubato la più affascinante. In un giorno così triste ho deciso comunque di scrivere una lettera a Valentina, lei, la donna che ho tanto amato.

LETTERA A VALENTINA…

Foto dal profilo instagram @crepax_valentina

Cara Valentina, ricordo il primo giorno che ti ho vista, quel palazzo grigio in periferia, quel loggiato e l’edicola del portoghese. Andavo da lui sin da bambino a comprare le figurine dei calciatori, era basso, di Lisbona, calvo e con grossi problemi di alitosi. Eri appesa sopra lo scaffale dei quotidiani, penzolavi. Io ero già un ragazzo, tu una ragazza ed ho sentito che insieme incendiavamo quel negozietto. Con quei tacchi e con quel completino mi hai ucciso sin dal primo momento. Appena ti ho visto ho avuto le vertigini, invidioso di quel fumettista che poteva averti a suo piacimento. Crepax? Che nome è? Mi sono chiesto invidioso. Ho disprezzato quel milanese che avrebbe potuto trasformati in Crudelia Demon.

Ho imparato a conoscerti settimana dopo settimana, a collezionarti, a nasconderti alle mie prime fidanzate. Non avrebbero mai capito il nostro amore, gelose di qualcosa più profondo di una conoscenza verbale. In te non ho mai cercato una che mi stirasse i vestiti, una confidente, un’amica, una donna da sposare. Ci guardavamo, mi guardavi ed io perdevo la testa: ero in camera mia ma avrei potuto essere a Chittagong e non me ne sarei accorto. Ho smesso con i farmaci per te.

Ho ricominciato ad allenarmi per te. Ho trovato un equilibrio, ho smesso di rischiare tuffi senza rete grazie a te. Durante il servizio militare c’era uno che russava tutta la notte nella branda sopra la mia. Ho odiato lui e quel letto a castello. L’unica cosa che mi faceva stare sereno era accendere una piccola lucetta e guardarti per un po’. Queste cose devi saperle, per questa ragione ti scrivo questa lettera, Valentina.

Ti chiami Valentina Rosselli, fai la fotografa ed io sono Francesco e non ho ancora capito bene cosa faccio. Questa confusione è anche colpa tua o meglio di Crepax. Non ho ancora trovato un ruolo preciso, perché il vederti invecchiare mi ha mandato in confusione. Mi sono chiesto più di una volta per quale stupido motivo lui non ti disegnasse sempre adulta, perché si divertisse a crearti problemi. Da adolescente ha deciso tu dovessi essere patologicamente magra, quasi anoressica. E poi i tuoi incubi. Perché ha sentito il desiderio di farti fare psicoanalisi? Perché quei mostri e quelle allucinazioni?

Foto dal profilo Instagram @crepax_valentina

Sono un animale notturno: scrivo di notte, leggo di notte, quando mi sento giù corro di notte. Sono un animale notturno e geloso. Non avrei voluto che tutti ti vedessero nuda, sensuale, in pose feticiste. Quelle dovevano essere cose nostre ed invece lui, il Crepax, ti ha fatto danzare senza veli davanti a tutti. La ciliegia sulla torta è stata quando ti ha presentato Philip, quel tuo fidanzato discreto e comprensivo. E stato sempre palese che tu fossi una donna troppo energica per lui, per un invertebrato che sapeva solo fumare la pipa.

Sei nata il giorno di Natale ed ogni anno per festeggiarti frugavo su eBay alla ricerca di una copia particolare, di un pezzo della tua vita che ancora mi mancava. Quei bastardi si sono portati via tutto, ti hanno rapito e forse qualcuno di loro sa quanto vali. Non potranno mai apprezzare i tuoi occhi tristi, ti guarderanno solo il sedere. Divideranno la mia collezione e magari girerai fra Salerno e Busto Arsizio. Scrivo questa lettera a te, Valentina, soprattutto per dirti che non ti cercherò più, perché evidentemente era scritto. Qualcuno ha deciso che non ti potessi possedere, che tu fossi di tutti. Il cielo ha deciso che la nostra storia dovesse finire con un’effrazione, senza nemmeno il tempo di un ultimo saluto.

Come dice la Vanoni, sei tutta occhi come il mare. Sei una donna emancipata, libera, non temi la sessualità. Dovunque sarai adesso, saprai senz’altro difenderti. Sei più forte di me, lo sei sempre stata. Mi faccio bastare il ricordo dei tuoi capelli, di quel carré sensuale per eccellenza e delle tue gambe lunghe che immagino accavallate.

Francesco Danti

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