Giovanni Pascoli, 110 anni dalla morte di un Fanciullino

Giovanni Pascoli, 110 anni dalla morte di un Fanciullino

ACCADE OGGI – Oggi, 6 aprile, ricorre l’anniversario di morte di Giovanni Pascoli, uno dei più noti e importanti poeti italiani.

Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna. Siamo alla vigilia di capodanno, il 31 dicembre 1855. Figlio quartogenito di Caterina Vincenzi Alloccatelli e di Ruggero Pascoli. I primi anni della sua vita trascorrono felici, giorni spensierati passati nella tenuta dei Principi Torlonia, chiamata La Torre, che il padre Ruggero amministrava.

A sette anni, Giovanni comincia a frequentare il collegio dei Padri Scolopi di Urbino. Vi resta fino ai sedici anni. La svolta nella sua vita bussa alla porta il 10 agosto 1867. In quel nefasto giorno, il padre viene ucciso in un agguato (il mandante non verrà mai incriminato) rientrando da Cesena col suo calesse trainato dalla fedele cavallina storna.

Alla perdita del padre segue quella di quattro fratelli e della madre, per un attacco cardiaco. Questi lutti segnano enormemente il poeta, che stringe un legame sempre più stretto con le sorelle Ida e Maria.

Da Urbino, nel 1872 si trasferisce a Rimini, dove frequenta il liceo classico Giulio Cesare. Grazie a una borsa di studio si iscrive in seguito all’Università di Bologna, dove frequenta, tra gli altri, i corsi di Giosuè Carducci.

Gli anni universitari

Nel 1873 può iscriversi alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna grazie a una borsa di studio, che perde tre anni più tardi a seguito di una manifestazione contro il ministro della Pubblica Istruzione. Inizia così un periodo di sbandamento e di povertà.

Diventa socialista e si impegna in varie attività di propaganda. Persa la borsa, abbandona l’università e si mantiene con qualche supplenza e collaborando con varie riviste. Nel 1879 partecipa a una dimostrazione in favore di un gruppo di anarchici che erano stati processati, viene arrestato e rinchiuso nel carcere di Bologna. Al processo viene assolto e liberato.

Quello è stato il suo ultimo atto nel campo della politica.

Nel 1882 intraprende la carriera di insegnante di greco e latino e, in seguito, di professore universitario. Nonostante la sua professione lo spinga a lavorare in più città, Pascoli non si radica mai in alcuna di esse.

Giovanni PASCOLI MyWhere

Il fanciullino di Giovanni Pascoli

Nel 1892 vince la prima delle tredici medaglie d’oro del concorso di poesia latina di Amsterdam. Nel 1895 si trasferisce con la sorella Maria in una casa a Castelvecchio di Barga, nella campagna di Lucca.
In questi anni  pubblica le prime edizioni delle sue principali raccolte poetiche Myricae, Poemetti, Canti di Castelvecchio  e il testo in prosa Il fanciullino, dove espone la sua poetica.

Questa è apparentemente semplice ma innovativa e in questa sua opera Giovanni Pascoli esprime approfonditamente il suo pensiero sulla poesia. In un’introspezione lirica dell’io creativo più profondo, esplora e analizza il cuore stesso dell’animo umano.

Nel poeta vive un fanciullino, una creatura ancora pura, sensibile, vitale, non incatenata dai meccanismi della razionalità. Per questa sua naturalezza nell’essere, il fanciullino entra in contatto col mondo attraverso l’immaginazione, l’intuizione, e può dunque conoscere il mondo che lo circonda in modo autentico, genuino.

Lo scopo della poesia è quello di mettere in comunicazione gli esseri umani, che si parlano e si riconoscono tramite la voce interiore del fanciullino. Ecco che il poeta, tramite la poesia, risveglia il fanciullino negli uomini.

Nel 1905 è nominato titolare della cattedra di letteratura italiana dell’università di Bologna, succedendo proprio a Giosuè Carducci, che era stato suo professore.

De Pisis e Giovanni PASCOLI Foto MyWhere
De Pisis. Il silenzio delle cose Castello Estense. Foto MyWhere

Le ultime opere e la morte

Negli anni successivi, pubblica altre raccolte di poesie, come Poemi conviviali, Odi e Inni, Poemi del risorgimento. Nel 1911 pronuncia in occasione di una manifestazione in favore dei soldati feriti nella guerra libica il discorso La grande proletaria s’è mossa nel quale l’impresa di Libia viene giustificata come soluzione della povertà dell’Italia.

Insicurezza e pessimismo non fanno che aumentare con la fine del secolo, gettandolo nel baratro di depressione e alcolismo. A causa dell’alcol (presumibilmente per una cirrosi epatica, in seguito mutata in “tumore allo stomaco” dalla sorella Maria, che voleva eliminare il dato sconveniente) Giovanni Pascoli muore il 6 aprile 1912.

 

Ricordando il forte legame, l’amicizia e la stima reciproca che legò il poeta all’artista De Pisis, vi segnaliamo la mostra Il percorso De Pisis. Il silenzio delle cose a Castello Estense. Qui l’originale post-impressionismo e le influenze metafisiche derivate da De Chirico e Carrà trovano accordo nella rappresentazione delle piccole cose del quotidiano riportando De Pisis a figurare le nature morte, tra cui le più suggestive come quelle marine, di gusto crepuscolare, che l’artista aveva introiettato leggendo scrittori come Giovanni Pascoli, Corrado Govoni e Aldo Palazzeschi.

 

 

INFO MOSTRA: De Pisis. Il silenzio delle cose

Il percorso De Pisis. Il silenzio delle cose è organizzato dal Servizio Musei d’Arte e dalla Fondazione Ferrara Arte con la curatela di Vasilij Gusella.
Castello Estense Sala dei Comuni
Ferrara
28.10.21– 02.06.22

Francesco Frosini
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