Sentieri bonsai, al cuore dell’Oriente con Sandro Segneri

Sentieri bonsai, al cuore dell’Oriente con Sandro Segneri

FROSINONE – Abbiamo incontrato il bonsai artist, scultore e fotografo Sandro Segneri, che ci ha svelato i segreti di una delle più affascinanti tradizioni orientali, alla base anche di due libri tradotti in tre lingue. Vi raccontiamo il nostro incontro con lui, nel suo studio-laboratorio in perfetto stile giapponese a Ceccano, sede della Bonsai Creativo School, prima scuola in Italia a insegnare l’arte del bonsai con un approccio accademico.

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«L’estetica giapponese è molto sofisticata. È qualcosa di accennato, velato, mai ridondante, che lascia sempre un alone di mistero». Ed è proprio così, delicato e curato nei minimi dettagli, l’angolo di estremo Oriente che Sandro Segneri, istruttore bonsai, fotografo e scultore, ha ricreato nel cuore verde della Ciociaria, dove vive e lavora. Ce lo mostra in un pomeriggio piovoso di metà novembre, scandito dal gocciolare regolare delle foglie e dei rami delle decine di opere d’arte in miniatura, frutto di tanti anni d’esperienza. Lo ha chiamato on fu en, un’espressione giapponese che significa giardino del vento e del suono, per la brezza che soffia sempre su queste colline, quasi sussurrando, come quella che in altri tempi e altri luoghi si placava solo un attimo prima dell’ultimo scatto di due samurai, pronti a sferrarsi il colpo decisivo. Qui, Segneri ha scelto di fondare la Bonsai Creativo School, un centro di formazione aperto a tutti coloro che vogliano avvicinarsi all’antica arte del bonsai e, attraverso di essa, apprendere un intero modo di vivere.

Bonsai Creativo School Sandro Segneri
Veduta del giardino in stile giapponese della “Bonsai Creativo School”, a Ceccano (FR)

La scuola, di cui lo stesso Sandro Segneri è Direttore Artistico, è nata nel 1996 ed è presente oggi con 16 sedi in Italia e all’estero. Diversi sono i percorsi di studio e specializzazione, pensati per adattarsi alle esigenze e inclinazioni personali degli studenti. Ineludibili, invece, gli elementi fondamentali, che comprendono l’estetica giapponese, nozioni di storia e filosofia orientale, come lo zen, approdato in Giappone dalla Cina, conoscenze tecnico-artistiche fondamentali per la gestione delle piante e, soprattutto, un approccio metodologico accademico. Quest’ultimo è il fattore che, almeno in Italia, distingue la Bonsai Creativo School dalle altre scuole bonsai. Fanno il resto le qualità personali e le poliedriche doti artistiche del docente principale. Poco oltre l’ingresso del giardino, infatti, Segneri si ferma accanto a un manufatto in rame, che dalla forma ricorda una spirale. «L’ho chiamato “occhio magico” -ci spiega, con la grande serenità che trasmette-. Ho voluto realizzarlo per posizionarlo in questo punto, perché premendo qui -protende l’indice verso il centro della spirale- si sente un pulsare che mi fa pensare agli aspetti creativi presenti nel bonsai, come nella scultura, nella musica e nella danza». Una visione ampia e totale della realtà, dunque, che abbraccia il mondo esterno e quello interiore, uniti dal flusso della vita che scorre. Una storia personale di crescita che è diventata anche racconto, in due libri intitolati Sentieri Bonsai e Sentieri Bonsai – Volume II, Sine Qua Non, pubblicati rispettivamente nel 2001 e nel 2014 da Aiep Editore e tradotti in tre lingue.

Camminiamo posando lo sguardo su una lunga fila di alberi in miniatura, che creano un’incredibile armonia di specie, essenze e varietà, trattate con i diversi stili bonsai, dal vaso fino all’ultimo elemento del fogliame. Sono piante gestite per almeno 5 anni di lavoro quotidiano, meticoloso e paziente, come ci spiega l’artista. «Alcune di esse -continua-, possono diventare proprietà dei collezionisti».

Sandro Segneri pino silvestre
Un esemplare di pino silvestre, proveniente dal Massiccio Centrale, trattato con le tecniche bonsai della scuola di Segneri

Osserviamo esemplari di pino silvestre, taxus baccata con rappresentazione in stile a cascata, pino mugo, magnifico nello stile ishizuki che simula scenari rocciosi… A colpirci però, poco oltre, è una vera e propria installazione che rappresenta una sintesi tra l’arte scultorea di Sandro Segneri e quella bonsai. Il tronco di una figura femminile plasmata nella resina culmina in una maschera, su cui è impressa una smorfia di dolore. Verso il basso, invece, il ventre femminile trova una continuazione nel verde di un albero. «L’idea nacque pensando all’eruzione di Pompei -ci confida l’autore-, quando i corpi di tante persone furono dilaniati dal calore che solo un vulcano può produrre». L’immagine è una chiara metafora della dura legge a cui siamo tenuti a soggiacere dalla nascita. Quella di una vita che si rinnova, incessantemente, a prescindere dalla sua stessa durezza, da noi e dai nostri dolori. Il concetto di impermanenza, che permea il buddismo e in generale la filosofia orientale, è eloquentemente espresso da ognuno degli alberi immersi nel silenzio sospeso del giardino. I colori, dal verde tenue al rosso caldo dell’autunno, e le forme, che procedono ora per linee rette e scontrose, ora lungo curve più dolci, narrano bonacce e tumulti dell’esistenza. Dinanzi a essi, sta il sorriso distaccato del budda, che ascolta, seduto nella posizione del loto.

Sandro Segneri scultura bonsai
Esempio di scultura bonsai, realizzata da Sandro Segneri

Veniamo sopraffatti per un attimo dai pensieri, di colpo interrotti dalla voce di Segneri, che ci riporta alla realtà, come il maestro dei film degli anni ’80 risvegliava la consapevolezza del giovane allievo occidentale, acquetandone il caos interiore. «Le cose che si osservano hanno un aspetto, in cui la nostra mente, la nostra semplicità e il nostro cuore, devono imparare a osservare ad esempio quello che in giapponese viene chiamato wabi e sabi, ossia le patine e le texture, -conclude- tutto ciò che ci racconta il tempo trascorso ed è capace di evocare il bello». Di bellezza intanto ci riempiamo gli occhi e lo spirito, mentre si fa chiaro come il sacrificio e l’umiltà richiesti a chi intraprenda la via del bonsai non rappresenti una fuga da ricercare nell’altrove di un mondo che non ci appartiene. Non occorre trascorrere mesi o anni chiusi in un monastero isolato sulle vette del Tibet, per essere in pace e presenti a sé stessi. Anzi, la vera sfida è proprio questa. Migliorare la qualità della nostra vita nel qui e ora del disordine metropolitano a cui siamo tutti più o meno legati. Il giardino del vento e del suono, in altre parole, può diventare un luogo dentro di noi, che non si abbandona mai.

Bonsai Creativo School

 

 

 

 

 

Stefano Maria Pantano

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