Agnelli e Juventus, cento anni di storia

Agnelli e Juventus, cento anni di storia

ACCADE OGGI – Il 24 luglio del 1923 è una data storica per la Juventus. Quel giorno, di cento anni fa, Edoardo Agnelli assunse la presidenza della squadra bianconera. Un matrimonio tra i più duraturi della storia del calcio.

Il centenario della famiglia Agnelli alla presidenza della Juventus sarebbe dovuto essere un anno di festa. Invece tifosi, giocatori e dirigenza si sono ritrovati a dover affrontare vicende giudiziarie che hanno portato a dieci punti di penalizzazione in classifica e alle dimissioni di tutto il vecchio cda. Compreso Andrea Agnelli, indiscusso fautore dei nove scudetti di fila.

Adesso è rimasto solo il nipote di Gianni Agnelli, l’imprenditore John Elkann.

Ma com’è nato questo connubio vincente?

Cento anni fa

Nel 1923 la Fiat è ormai un colosso industriale secondo in Italia soltanto all’Ansaldo e all’Ilva.

La società Juventus stenta ancora a emanciparsi dalla dimensione pionieristica e dallo spirito goliardico degli inizi. L’avvento della nuova proprietà cambierà tutto. Non solo per la Juventus, ma per l’intero calcio italiano.

L’idea di prendere le redini della squadra nasce quando il dirigente della Juventus, Sandro Zambelli, va diretto da Giovanni Agnelli per far sì che il difensore Antonio Bruna, operaio della Fiat, potesse allenarsi di più.

Agnelli gli viene incontro. E capisce anche che il suo ingresso nel mondo del calcio avrebbe potuto avere effetti positivi sul consenso popolare. Indica nel figlio l’uomo adatto a prendere le redini del sodalizio.

Dobbiamo impegnarci a fare bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio. Il meglio è nemico del bene – Edoardo Agnelli

 

Il caso Rosetta

La prima presidenza Agnelli si apre con un affaire mediatico e sportivo-giudiziario che porta a una pesante penalizzazione in classifica. Si tratta del Caso Rosetta. Le conseguenze ricordano tanto quello che è avvenuto quest’anno.

Due giocatori di spicco della Pro Vercelli, il difensore Virginio Rosetta e l’attaccante Gustavo Gay, vengono messi fuori rosa in quanto la società, dopo aver vinto sette campionati, si trova in gravi difficoltà economiche e non può pagarli.

La Juventus piomba su Rosetta garantendogli uno stipendio di settecento lire. Gay invece va al Milan.

Di fronte alla reazione furibonda dei tifosi, il presidente della Pro Vercelli accusa la Juventus di scippo e il trasferimento di Rosetta è all’origine di una lunga battaglia che divide l’opinione pubblica e i giornali, e oppose la Federazione Italiana Giuoco Calcio alla potente Lega che raggruppa le squadre del Nord.

La Juventus schiera così il giocatore nelle prime tre partite del torneo 1923/24, vincendole tutte. Ma ogni volta la Lega Nord fa ricorso e decreta la sconfitta a tavolino. Si prosegue nel caos con verdetti e contro verdetti, con i punti che vengono tolti e restituiti e i bianconeri che scendono a salgono in classifica come in ascensore. Finché nelle querelle viene coinvolto anche il Coni, la Figc commissariata e le tre sconfitte a tavolino confermate.

Ricorda qualcosa vero?

Il primo scudetto Agnelli

La Juventus deve aspettare due anni per conquistare il primo scudetto dell’era Agnelli. Appena eletto, chiama a Torino il primo allenatore professionista nella storia del calcio italiano, l’ungherese Jenő Károly. Lo segue il coonnazionale attaccante Ferenc Hirzer e gli oriundi Luis Monti, Raimundo “Mumo” Orsi e Renato Cesarini.

Insieme a Gianpiero Combi, Umberto Caligaris e Felice “Farfallino” Borel costituiscono l’ossatura del mitico Quinquennio ’31-’35. Insomma, la voglia è quella di uscire dal bozzolo del dilettantismo, spingendo il calcio verso il business. Questo modello viene seguito anche da altri imprenditori. La formula è vincente.

Giovanni Agnelli, l’Avvocato nel cuore di tutti

Dopo quasi vent’anni dalla morte di Edoardo, raccoglie l’eredità in data 22 luglio 1947, Gianni Agnelli. Sotto la sua gestione, Gianni porta nella Torino bianconera campioni del calibro di Giampiero Boniperti, John Hansen e Karl Åge Præst.

Lascia l’incarico nel 1954, ma rimase sempre indissolubilmente legato alla Juve, diventandone presidente onorario, con cui poté mantenere la sua influenza sul club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività a suo fratello Umberto. La bacheca recita 23 trofei ufficiali in 48 anni. Quello tra Gianni Agnelli e la Juve è stato un grande amore, vissuto in maniera intensa e costellato di trionfi.

Un amore indelebile che ancora oggi per tanti juventini non può essere dimenticata.

Una storia vincente

Cento anni di storia ininterrotta e intrecciata tra sport e industria, tra città e nazione. Una felice anomalia nel calcio italiano, ma un unicum anche in quello mondiale.

Da tifoso avrei voluto un centenario più tranquillo, con Agnelli ancora presidente, la classica amichevole a Villar Perosa (l’Avvocato non avrebbe mai permesso che saltasse) e via con una nuova stagione. Ma la Juve è sempre andata avanti a prescindere da qualsiasi nome anche se, è inevitabile, il binomio vincente resterà per sempre.

Piaccia o non piaccia, la famiglia Agnelli ha fatto la storia. Insieme alla Juventus.

Francesco Frosini

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